Oggi il colore è giallo.

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Ovunque mi volto oggi vedo giallo dappertutto: giallo nelle vetrine delle pasticcerie, giallo lungo le strade, giallo ai semafori… giallo come le mimose che invadono questo giorno dedicato a “festeggiare” le donne.
Ecco, io sono una di quelle che non festeggia. Niente. E non voglio nemmeno che mi vengano fatti gli auguri…
Perchè la festa dell’8 marzo mi fa infuriare. Ma per davvero.
Non tanto per il coté commerciale che la accompagna (cioccolatini, mimose, profumi, cene con spettacolo…), quanto per la sensazione di essere presa in giro. Intanto perchè non dovrebbe essere una festa ma semmai una commemorazione (ricorda operaie morte in un incendio a New York agli inizi del secolo), poi perchè mi sembra davvero ridicolo che ci sia una “festa” dedicata alle donne come “genere” e non in quanto medici, scienziate, magistrate, giornaliste, operaie, impiegate, insegnanti, mamme, mogli, sorelle. Ed è una ricorrenza tutta “occidentale”, perchè andatelo a spiegare ad una madre del Saharawi che dovrebbe festeggiare il suo giorno…
Ricordo che quando ero ragazza in questo giorno particolare le donne scendevano in piazza per gridare con forza le speranze per un futuro diverso, aperto e condiviso, non erano femministe nel senso stretto della parola, ma certo vedevano delle porte socchiuse che, con coraggio, costanza e determinazione, avrebbero consentito di passare al di là del “muro di cristallo” della discriminazione. C’era l’allegria stupefatta di ritrovarsi nelle strade tutte assieme, trasformate in forza propulsiva e pensante della società.
Quanto tempo è passato, quante speranze deluse e quanta strada ancora da percorrere… anche se con lauree, master, specializzazioni, competenze acquisite dopo faticosi tirocinii, sempre con entusiamo e passione – quando si tratta di impegnarsi nel lavoro, nella politica, nella società giochiamo ancora in serie B, perchè ritenute comunque non affidabili causa impegni materni e/o familiari (spesso “scaricati” sulle nostre spalle proprio dai signori maschietti…) o soggette a tempeste ormonali che ci renderebbero inaffidabili .
Se si parla di pari opportunità di genere, allora io voglio che ci sia anche la festa dell’uomo, o meglio ancora una festa sola, quella delle donne e degli uomini di buona volontà!
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

3 Comments

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    Gua-sta Blog Marzo 08, 2012

    Hai ragione su tutto. Brava.
    Anch’io non amo questa “festa”. L’anno scorso avevo scritto un post, oggi nemmeno quello. Sono stati fatti molti passi avanti, ma c’è strisciante la solita fastidiosa sensazione di essere quelle considerate un po’ meno brave, un po’ meno colte, un po’ meno adatte, un po’ meno…insomma. Che fastidio!

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    Lallabel Marzo 08, 2012

    Come ti ho già scritto condivido bene il tuo sentimento. In più, la parte sulle competenze, lauree, tirocini (dottorato)ecc mi colpisce al fianco come uno stiletto avvelenato.

    Ma sorridiamo andiamo avanti sperando di poter essere ancora una “forza propulsiva” come la definisci meravigliosamente tu!

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    Nicky Miranda Marzo 08, 2012

    Condivido tutto quello che hai detto,dalla prima all’ultima parola.Io non mi infurio,ma mi innervosisco parecchio.E ,a differenza tua,non ho più nemmeno la voglia e la pazienza di spiegare il mio punto di vista…In ogni caso gli auguri che ricevo li ricevo da persone che non conosco e che non mi conoscono,tutti gli altri sanno come la penso ed evitano accuratamente di farmi gli auguri!;-)

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