Nei musei in giro per shopping

Non so voi, ma io non riesco a fare un viaggio (che può limitarsi anche ad una “scampagnata”) senza riportare un oggetto, un dolce, una bottiglia di vino, insomma, qualcosa di caratteristico, seppur piccino, che abbia in sè lo spirito del posto dove siamo stati e che mi aiuti a conservare le emozioni che ho provato.
Soprattutto se sono all’estero e viaggio in aereo, l’acquisto è preceduto da attenta riflessione: i bagagli sono contingentati ed è quindi necessario fare una attenta selezione!
Cosa scegliere? Un alimento? Un libro? Una stampa? Un foulard? Le scontate calamite per il frigo no (che per lo più sono made in China), ma deve essere qualcosa che pesi poco e che entri facilmente nel bagaglio a mano!
British Museum
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Una buona “fonte di rifornimento” sono gli shop dei musei che vendono molte curiosità e pezzi speciali. A Londra ricordo ancora con molto piacere il ricco e fornito shop del British Museum, così come quelli della National Gallery o del Museum of London, che hanno gadget e complementi di abbigliamento molto sfiziosi, come le stole in seta che rimandano alle atmosfere veneziane del Canaletto, i libri per bambini che invogliano a scoprire le grandi opere d’arte, i puzzle colorati e le scatole da montare decorate con i tessuti ricamati.

Victoria & Albert Museum – London
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Ancora a Londra, lo shop del gigantesco Victoria & Albert Museum è il regno della decorazione e dello stile, mentre al Natural History Museum sono imperdibili i modellini di dinosauro di tutte le forme, dimensioni e colori (i vostri bambini impazziranno!).

Un capitolo a sè lo meritano i Musei di New York, dove il marketing ed il brand la fanno da padroni e dove vengono venduti oggetti di design internazionale (gli ombrelli con il logo del MOMA mi sono rimasti nel cuore, così come le sedie Panton Chair… impossibile portarle in aereo!). Se volete “soffrire” anche voi, sfogliatevi il catalogo
Anche in Germania i museum-shop hanno un vasto assortimento di prodotti, tant’è che alla  Pinacothek der Moderne  di Monaco di Baviera ho comprato una parte dei miei regali di Natale (e ne ho anche dimenticati alcuni in aeroporto… sgrunt!), mentre non sono niente male i diversi gift corner dislocati all’interno del Castello e del Parco di Potsdam, vicino Berlino.
MAK Wien
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A Vienna, invece, ho saccheggiato gli shops del Belvedere (dove Klimt regna sovrano) e del MAK, il museo di arte applicata, dove erano in vendita tanti oggetti di design e foulard coloratissimi.

 

Palazzo delle Esposizioni – Roma
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Per restare “a casa”, shop forniti sia con oggettistica che libri si trovano all’interno del Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale ed al Museo di Palazzo Massimo alla Terme (specializzato in oggetti in stile antico romano) di Roma.

La cultura del merchandising museale in Italia deve ancora fare tanta strada… eppure un negozio all’interno di un museo – se ben gestito e assortito con prodotti selezionati -può essere fonte di notevoli introiti aggiuntivi: sma non è che in fondo in fondo c’è il timore di “contaminare” l’arte con il vile denaro?

 

Fino ad ora ho parlato degli shop che vale la pena di visitare ma c’è un esempio di cattiva gestione dei museum shop in Italia che devo segnalare: la Galleria degli Uffizi di Firenze ha un negozio brutto, caotico, fermo agli anni ’50, un bazar che espone paccottiglia assieme a qualche pezzo interessante, con addetti alla vendita distratti e poco coinvolgenti… eppure agli Uffizi ne passano di turisti (nel 2011 oltre 1,7 milioni)!
Riuscite ad immaginate l’incasso se ciascuno di loro acquistasse un solo segnalibro da 1 euro? Voi come promuovereste il marketing e l’offerta dei museum shops?
Nota:
molti shop di musei esteri vendono anche on-line… per favore, NON fatevi del male!!!
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

6 Comments

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    Alessandra Gennaio 08, 2013

    Claudia, argomento scottante, quello dell’autofinanziamento dei nostri musei! Bookshops, ristoranti, caffé… perché non poter prenotare la sala da té di un museo in centro città per festeggiare il proprio compleanno? In Italia generalmente si pensa che tutto quello che è cultura sia un patrimonio da conservare e valorizzare (finché ci son soldi) e non un capitale da far fruttare.

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    Claudia Gennaio 08, 2013

    compratrice folle di souvenir dei musei, (matite, notes, segnalibri, magneti e tazze sono un must) mi limito ad elencare qui le cose più originali per non intasarti il blog:
    – metro di legno stile falegname con tutto il percorso della storia dell’arte dagli albori a oggi (Louvre? mah!)
    – portapreservativi di design (comperato al MoMa di New York nel 1999 per regalarlo al figlio, allora adolescente, di una mia amica)
    – bavaglino per la pappa con chitarra per traverso per il bimbo di una coppia per la quale ho fatto tableau e segnatavolo per il matrimonio a tema musica anni ’70 (Museo d’arte moderna di Nizza)
    …magari ci sarà un seguito…

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    Sig.na Silvietta Gennaio 08, 2013

    Concordo su Firenze… il bazar degli Uffizi fa paura… ma noi fiorentini su questo punto non ci sappiamo proprio fare… abbiamo una miniera di cose a Firenze e non sappiamo valorizzarle e(o riuscire a farci “due lire” … io sono una che difficilmente all’estero comrpa souvenir.. non mi piaciono troppo… mi limito a segnalibri , calamita da attacare rigorosamete al frigo e , questa è una mia perversione che dira da anni… compro una tazza da starbucks con il nome della città visitata… faccio da anni la collezione…
    Per ilr esto se regalino o ricordino deve essere .. meglio quelli alimentari!!!

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    ilenia Gennaio 08, 2013

    Ottima la tua osservazione sulla grande possibilità di autofinanziarsi che potrebbero avere i nostri Musei! Non ci avevo mai pensato… !Ile

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    Lallabel Gennaio 08, 2013

    Io riporto sempre cartoline da attaccare nel mio album scrapbooking e poi qualche prelibatezza.. da Bologna ad esempio vino rosso e marmellate, entrambi dall’agriturismo dove abbiamo soggiornato. Però avrei portato volentieri anche il ragù bolognese 😉

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