Sono ricordi di una scout quelli che mi balenano per la mente, e sono questi ricordi che aiutano a capire perché mi piace davvero tanto conoscere, scoprire, essere curiosa della vita. Ed anche viaggiare: viaggiare è come aprire un libro avvincente la cui trama ti cattura e ti fa sognare ed il bello del libro dei viaggi è che possiede una caratteristica speciale: per quanto tu legga, ha sempre un seguito!
Mi sono chiesta spesso da dove abbia origine questa mia passione per la scoperta, la voglia di riempire una valigia o uno zaino con “quattro panni” e partire (grandi città, piccoli borghi dispersi nella campagna, sentieri di montagna… non importa, l’importante è andare in esplorazione!). Non solo per vedere posti nuovi, ma anche e soprattutto per incontrare persone nuove, apprendere usi, confrontare abitudini diverse, per arricchire il bagaglio delle conoscenze.
Spero quindi di non annoiarvi troppo se oggi facciamo un salto nel tempo (no, tranquilli, non arriviamo fino alla preistoria…) per spiegare come nasce questa mia passione e perché sono “travel addicted”!
Siamo nel lontano (sic!) 1975 quando mia cugina Alessandra ebbe la geniale idea di proporre ai miei genitori di farmi partecipare come mascotte al campo delle Guide Scout del Siena 1 – in assoluto la più piccola tra le tante partecipanti (in un reparto “normale” non mi avrebbero mai accettato, semmai mi avrebbero spedita dritta dritta tra le coccinelle ma avere una cugina che era anche il capo del gruppo aveva il suo peso… 😛 ).
Il campo si sarebbe tenuto a San Casciano dei Bagni. Sì, proprio nel posto dove ora è aperta Fonteverde, la SPA termale di lusso: all’epoca c’era solo una strada di campagna con alla fine una vecchia piscina piena di ranocchi gracidanti, qualche fontana che versava l’acqua termale (all’epoca dicevano che era “speciale” per i problemi degli occhi!), un casale diroccato che usavamo come cucina e riparo dalle intemperie e poi solo campagna, tanta campagna e qualche milione di zanzare!
Da quel momento la mia vita, i miei interessi, le mie prospettive sono cambiate: da figlia unica abbastanza “malavvezza“, come diceva nonna Paolina, ho scoperto un mondo nuovo: tanti ragazzini – anzi, nel caso specifico, ragazzine, all’epoca tra gli scout era d’obbligo la separazione dei sessi, peggio che nelle scuole delle monache – mille giochi di squadra, escursioni nella natura, la possibilità (sì, lo ammetto!) di non lavarsi per giornate intere, dormire in tenda con il sacco a pelo, poter far tardi la sera attorno al fuoco per cantare fino a farsi venire il mal di gola… tutte emozioni che mai avrei pensato di vivere!
Insomma, tornata a casa, la prima cosa che ho chiesto ai miei genitori è stato di continuare l’esperienza estiva con gli scout di Roma e, da “brava bimba saputella” qual’ero ho preso l’elenco del telefono, ho cercato alla voce ASCI (acronimo per Associazione Scout Cattolici Italiani) ed ho chiamato per informarmi su quale fosse il gruppo scout più vicino. Probabilmente mi hanno snocciolato una serie di indirizzi e di gruppi, ma la parrocchia più vicina e soprattutto più “sottocontrollo” di zie e parenti (non dimentichiamoci che avevo una manciata di anni) era quella di San Leone, dove c’era (ed ancora oggi c’è…) il Gruppo scout Roma 120.
Il mio gruppo. Per 12 lunghi, pieni, felici anni, San Leone è stata la mia seconda casa, la meta delle mie domeniche e dei pomeriggi dopo lo studio, il porto sicuro dove trovare amici, affetti, dove sentirsi parte di qualcosa che andava oltre la somma delle singole individualità, dove il gioco si tramutava in impegno e formazione, dove ho posto le basi per costruire il presente di donna realizzata.
E’ stato con il gruppo scout che ho appreso l’importanza del confronto e della condivisione, è sempre con loro che ho avuto la possibilità di mettermi in gioco e di far venire alla luce capacità che non credevo di possedere e di comprendere che solo tutti insieme si riesce a trovare la strada, anche quando sembra di averla persa e non solo metaforicamente!Quante volte nelle escursioni il sentiero che sembrava perfettamente tracciato improvvisamente scompariva nel folto del bosco: quante volte siamo dovuti tornare indietro sui nostri passi per poi ricominciare su un percorso diverso! La strada, metaforica ma anche reale, dura, polverosa, continua fonte di scoperte, ha plasmato gran parte delle mie scelte ed ha rafforzato i valori che ancora oggi guidano le mie azioni.
Gli scout (nel frattempo l’evoluzione della società aveva aperto le porte alla cosiddetta coeducazione, i ragazzi e le ragazze potevano finalmente condividere le medesime esperienze di scoutismo), mi hanno permesso di crescere e di conoscere, mi hanno fornito le basi per essere curiosa, per non fermarmi dinanzi alle difficoltà e per sorridere, comunque vadano le cose, perché la vita che ci è stata donata merita di essere vissuta tutta.
Voi avete mai costruito un muro? Lavato piatti in cambio di un pasto? Raccolto patate al sorgere del sole? Munto una mucca (oddio che schifo!)? Montato tende vicino al greto di un torrente che con la prima pioggia è diventato impetuoso ed ha portato via tutte le pentole e le padelle? Bevuto acqua appena sgorgata dalla sorgente? Quante avventure, quante scoperte e, soprattutto, quanto entusiasmo!
Il treno preso nella notte per raggiungere l’Alto Adige, i viaggi scomodi nelle carrozze declassate con i sedili di legno duri più del cemento, i pullman sgangherati che la domenica ci portavano in uscita e poi i chilometri a piedi, con il peso dello zaino sulle spalle e la leggerezza nel cuore. C’è una canzone degli scout che nel ritornello fa “sento nell’aria profum di libertà/conosco la felicità“: ecco, quella era la sensazione forte che provavo.
Durante i campi estivi pranzavamo su tavoli costruiti con tronchi di albero, i ruscelli erano il nostro idromassaggio personale, i mirtilli colti nel sottobosco una merenda sopraffina e i nostri Capi scout erano esempi da seguire, ma soprattutto eroi normali, amici.
Un post non è sufficiente per raccontare tutti gli episodi che ho vissuto come scout. Ci vorrebbe un libro o, meglio, una collana di volumi e forse ancora non basterebbero… tante storie, mille incontri hanno accompagnato la mia esperienza di Guida prima, di Scolta e di Capo infine.
Già, perché oramai adulta mi è sembrato giusto restituire la felicità, la gioia e l’entusiasmo che avevo avuto in dono, mettendomi a disposizione dei ragazzi e dei bambini che volevano provare l’esperienza della vita scout. Ho fatto la Capo Branco, la Vice Capo Reparto e sono stati anni di crescita: imparare a programmare, ad organizzare, ad ascoltare con empatia. Camminare con il passo dell’ultimo della fila affinché tutti riescano ad arrivare sino in cima alla vetta, svegliarsi al mattino prima di tutti gli altri per immergersi nel silenzio del giorno che inizia. Con in mano il bicchiere della vita. Possibilmente sempre mezzo pieno e mai vuoto.
E se mi rivedo nelle foto, ragazzina dai capelli corti e cappellino in testa (a proposito, un grazie grande a Roberto Buri, cui le ho “rubate” dalla pagina Facebook), mi ritrovo ancora adesso sorridente in mezzo ai miei compagni di avventure. Perché tutto inizia lì, da quelle tende piantate alla bene e meglio nel campo in mezzo al bosco e dalla voglia – che ancora oggi ho – di continuare a conoscere, scoprire, imparare, mettermi in gioco e non fermarmi, no, non ancora.
Grazie ad Alessandro S., Elvira M., Stefano H., Marco B., Stefano P. Daniela P., Giuliana S., Emilio P., Francesco M. che compaiono nelle foto e con cui ho condiviso momenti felici ed un grazie grande a Rosa Maria S., la mia prima Capo reparto, che ha accolto una ragazzina viziata e “malavvezza” e l’ha accompagnata – con il suo esempio – lungo la strada che si chiama “vita”.
15 Comments
È stata donata dagli scout una piantina di mirtillo a un gruppo di volontari che gestisce degli orti siciali.
Sto cercando di sapere che significato danno gli scout a questa pianta perchè vorrei scrivrre un articoletto su questo fatto dando delle spiegazioni al gesto.
Grazie
Che io sappia non c’è un significato specifico, tuttavia un motivo potrebbe essere che gli scout spesso vanno in montagna e amano le escursioni nei boschi, dove appunto crescono le piante di mirtillo.
Scusate mi rivolgo agli ex agesci e agli ex cngei , se vi manca da matti lo scoutismo e volete ritornare e per una serie di ragioni non vi è permesso ritornare o non vi siete trovati bene nell’agesci o nel cngei contattatemi Araba.fenice229@virgilio.it ci sono altri sentieri , altre associazioni, vi parlo come ex agesci le associazioni non sono tutte uguali.
Ciao Rosa, credo che ogni strada – almeno per quel che mi riguarda – abbia un inizio ed una fine. Poi magari ne comincia un’altra, ricordando il sentiero percorso, ma noi evolviamo così come i nostri interessi. Di certo, l’insegnamento scout resta 🙂 Grazie comunque
Io, ti dico solo che, 10 anni fa, ho sposato il mio capo reparto!
E’ stato bellissimo leggerti!
Ciao,
Maria.
Ciao Maria! Quante le storie d’amore e di vita sbocciate attorno ad un fuoco di campo! 🙂
bellissimi ricordi. anche io sono ststa scout tantissimi anni. e adesso che mio figlio è lupetto rivivo tantissime emozioni. questo è il post che ho scritto al momento della partenza per il campo estivo l’estate scorsa http://acasadiclara.blogspot.it/2013/07/lettera-aperta-ai-lupetti.html ciao ciao
a me lo scoutismo manca da matti. l’ho lasciato dopo molti anni quando dovevo fare la tesi e partecipare a scavi archeologici (che pensavo sarebbero stati la mia vita). per fortuna hanno preso mio figlio ai lupetti e ora è al terzo anno. anche io ho scritto qualche post (l’ultimo: http://acasadiclara.blogspot.it/2013/07/lettera-aperta-ai-lupetti.html). è stata un’esperienza bellissima e quello che sono adesso dipende molto dallo scoutismo. spero che anche per i miei figli sia così. ciao!!!
Non posso che leggere tutto questo con una lacrimuccia…
Anch’io ho trascorso un’infanzia da scout, facendo esperienze uniche che credo mi abbiano segnato molto in positivo, che mi hanno fatto amare la vita all’aria aperta, la montagna, la tenda, le cose semplici…
Credo che tutti dovrebbero poter fare un’esperienza del genere perchè arricchisce e ti fa affrontare la vita in un modo tutto diverso.
Mi mancano gli anni dello scoutismo e anche grazie a questo post li ho rivissuti e mi ci sono ritrovata molto.
Grazie Claudia
A presto
Valentina
Mai stata scout, semplicemente perché nella mia parrocchia e nelle parrocchie vicine non c’era il gruppo… cmq ho partecipato a vari campi e campi scuola e fatta l’esperienza in tenda durante le giornate mondiali della gioventù… BELLISSIMI RICORDI 😉
anche le GMG sono state delle belle avventure!!! io sono stata a Santiago, a Parigi e a Roma. Non me le dimenticherò mai!!!
In questo tuo post hai messo tutta te stessa e tutta la tua passione e si sente. La passione per la condivisione, per l’avventura, per la scoperta del mondo.. io non sono mai stata scout ma sono sicura che sarei stata come te, esattamente come te. E sai perchè lo dico? Per questa tua frase “svegliarsi al mattino prima di tutti gli altri per immergersi nel silenzio del giorno che inizia… con in mano il bicchiere della vita – possibilmente – sempre mezzo pieno e mai vuoto.”… lo faccio anche io, esco dalla tenda, mi riempio gli occhi di quello che vedo e respiro a pieni polmoni con l’entusiasmo di poter scoprire cose nuove e vivere momenti da ricordare!
Sei una persona davvero fantastica!!!
Grazie per aver condiviso questi bei ricordi. Ho una specie di invidia retroattiva….
Bellissimo post, Claudia! sarà che come età anagrafica siamo vicine ma le tue parole hanno ben accompagnato le foto nel raccontare anche la dimensione del ‘tempo’ ed i suoi frutti. E’ stata questa la sensazione che ho avuto; non so in quale altro modo spiegarlo.
Che ricordi a leggere il tuo post!
Io mi sto informando per mandare mia figlia agli scout perché per me sono stati una scuola di vita e mi piacerebbe che anche lei vivesse le mie bellissime esperienze!
Io amato tutto, i viaggi in treno, cucinare sul fuoco, il falò sotto le stelle, costruire una capanna con le felci…tutto insomma, proprio come te!