Una domenica con Papa Francesco
Un giorno speciale, domenica 27 ottobre 2013, di quelli che segni sul calendario – ma soprattutto sul cuore – con una X grande per paura di dimenticare l’appuntamento. Una giornata che entra di diritto tra i momenti che ricorderemo per tutti i giorni che verranno.
Siamo infatti riusciti ad ottenere (grazie ad una collega di lavoro, la teoria del 6 gradi di separazione è vera!) due accrediti per assistere – in una posizione decisamente privilegiata, praticamente a 20 metri dal baldacchino papale – alla messa officiata in Piazza del Vaticano da Papa Francesco.
Per un’occasione così importante abbiamo portato con noi tutto l’armamentario audio/video: ipad, cellulari, macchine fotografiche con l’idea di raccontare “dal vivo” ai nostri amici le emozioni provate. Poiché la celebrazione avrebbe avuto inizio soltanto alle 10.30, c’è stato tutto il tempo per scattare foto e per guardaci intorno: peccato che solo dopo ci siamo accorti che che in Piazza San Pietro la trasmissione dati è bloccata (ma forse è giusto che sia così, si va dal Papa per pregare insieme, non per fare live twitting!).
Se pensavamo di aver esagerato in attrezzatura (una giornata così importante deve essere assolutamente fissata anche in immagini!), ci siamo tranquillizzati quando abbiamo visto, sedute davanti a noi, delle “suorine ipertecnologiche” che, tra un Pater, un Ave e un Gloria, si organizzavano per fare le riprese video e parlavano come nulla fosse di App, di programmi, di sistemi operativi, di link e di permalink!
Il colpo d’occhio su Piazza di San Pietro era meraviglioso: strapiena di famiglie con bambini, striscioni (che per rispetto sono stati tolti all’inizio della celebrazione), palloncini colorati, passeggini a non finire… Aria di festa, di allegria, di complicità ma soprattutto di fede sincera: le famiglie ed i pellegrini arrivati da tutto il mondo si sono ritrovati in quello che è il centro del Cattolicesimo mondiale, accolti come figli beneamati da Papa Francesco.
– i simboli liturgici sono preparati secondo l’ordine di utilizzo;
– i calici vengono riempiti con il vino;
– si preparano gli ostensori con le particole che verranno portati dai sacerdoti ai fedeli assiepati in piazza;
– le candele vengono accese;
– si coordinano e si riprovano all’infinito i gesti della liturgia, codificati nei secoli.
In tutto ciò ho avuto l’impressione che Papa Bergoglio in questa organizzazione meticolosa e dettagliata al millesimo di secondo ci stia piuttosto stretto: diventa attore principale della liturgia suo malgrado e senza compiacersene, per ritornare ad essere molto umano, sorridente e cordiale, non appena smessi i paramenti sacri (incurante del cerimoniale, non aspetta certo che l’assistente provveda a “svestirlo”!).
A proposito di omelia: non aspettatevi da Papa Francesco discorsi filosofici o concetti in cui la retorica fa a gara con la teoretica. Psicologo oltre che pastore di anime, è un grande comunicatore con la fondamentale capacità di parlare utilizzando parole semplici, che arrivano dritte al cuore di chi lo ascolta.
E mi è piaciuta tantissimo la sua omelia domenicale, dove la parola che è risuonata di più è stata “gioia“: gioia di stare assieme, gioia di vivere, gioia di pregare, gioia come stile di vita e gioia di essere e fare famiglia.
In realtà so bene che le mie aspettative di cambiamento sono esagerate.
Sarebbe stato un gran gesto di speranza. Per tutti.
2 Comments
Io credo che da lui dovremo aspettarci molto in merito ai temi più scottanti in seno alla Chiesa, avere tutto e subito può bruciare le ali e credo ci sia bisogno di una forte preparazione da parte di tutti in modo che certi passi possano avvenire nel modo più naturale possibile.
chiedi troppo, eh;)