Dove mangiare sull’Amiata? Alla Taverna di Pian delle Mura!

Le “pere picciole”
Alle pendici del Monte Amiata, nel piccolo borgo del Vivo d’Orcia, piuttosto nascosta alla fine di una strada in salita che per trovarla al primo colpo ci vuole un po’ di fortuna, la Taverna del Pian delle Mura rappresenta un esempio di ristorazione biologica a chilometro zero dove la cura (quasi maniacale) per la cucina del territorio si sposa con la continua ricerca di produzioni agricole ed artigianali locali di nicchia da salvaguardare. Tanto da essere segnalato – a pieno titolo – nella guida Slow Food.
Nata dalla passione per la cucina e la buona tavola di Nadia, Luisa ed Umberto, che di mestiere “vero” fanno altro,  alla Taverna vengono proposte ricette di una volta, le stesse che venivano preparate per il desco familiare dalle casalinghe amiatine e della Val d’Orcia.
Il locale è accogliente, l’entusiasmo  dei proprietari contagioso: Luisa è fissa in cucina, anche se di tanto in tanto fa capolino in sala per assicurarsi che tutto sia di gradimento, mentre Nadia ed Umberto si occupano con competenza del servizio, raccontando, per ogni portata, la genesi degli ingredienti utilizzati.
Qui potrete assaggiare salumi di cinta senese, funghi e castagne locali se stagione adatta, carni certificate aromatizzate con olio eccellente ed aromi di campo, insalate di erbe spontanee, pasta rigorosamente stesa a mano al momento (utilizzando farine bio e certificate), formaggi di latte crudo con caglio naturale.
Preparato in casa anche il pane (ottimo, anzi, superlativo, quello con farina di castagne!). Incredibilmente gustosi anche i dolci ed i “biscotti dei poveri”, preparati senza uova (che nell’economia domestica di una volta erano destinate alla vendita).
 
Una volta entrati nella sala (piccola, non più di una decina di tavoli, arredamento rustico ma curato: nelle feste i tavoli vengono apparecchiati con preziose tovaglie di canapa e decorati con candele che rendono magica l’atmosfera), il benvenuto è caloroso ed arriva assieme ad un calice di sidro di mele frizzantino, che apre lo stomaco e ben predispone ai successivi assaggi. 
Che si concretizzano in una gustosa selezione di antipasti: piccoli nervetti di chianina preparati in insalata, un fico dottato (ovvero caramellato) avvolto in prosciutto di cinta, un tortino di verdure in crema di pecorino , una cipolla al forno farcita con formaggio e salsiccia, tortini di patate e baccalà con crema di formaggio oppure di funghi e castagne.
Si prosegue poi con pici conditi con ricotta e salsicce, oppure tagliatelle di farina di castagne ai porri, ravioli ai cardi, maltagliati al ragù finto… ed ogni boccone è una sorpresa, perché i sapori sono unici, sanno di casa e di famiglia. Anche i secondi non sono da meno e se non amate la carne – ma anche se siete carnivori osservanti, non fatevelo scappare – optate per il tagliere di formaggi biologici, che vi saranno serviti accompagnati con salse insolite e gelatine di mosto d’uva locale.
Un paragrafo a parte va aperto per i dolci: da indigestione consapevole la torta di castagne, che però trovate solo nella stagione adatta, il caffè solido al cucchiaio con zabaione (un intrigante preparazione tra lo sformato ed il budino), gli insoliti ricciarelli artigianali con salsa pasticcera e gocce di crema di nocciole, le rarissime “pere picciole” cotte nel vino accompagnate da crema.
Ed i dessert sono accompagnati dai liquori artigianali preparati utilizzando erbe e fiori (foglie di ortensie, verbena, bacche di rosa canina…).
I vini serviti non sono meno interessanti: a disposizione una selezione di etichette locali ma, se posso consigliarvi, puntate sul vino da tavola della casa: è Rosso di Montalcino!
I costi? Assolutamente sostenibili se rapportati alla qualità ed all’unicità delle proposte (in due, abbiamo speso per una cena “dall’antipasto al liquore” 89 euro). E non stupitevi troppo se alla fine del pasto lascerete il locale portando con voi, come ricordo, un sacchettino di biscotti dei poveri o una caraffina di castagne al rum.
La Taverna del Pian delle Mura si trova al Vivo d’Orcia, in via delle Casine 12 (qui trovate le indicazioni per raggiungerla).
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

1 Comment

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    Eugenia Cerulli Gennaio 02, 2014

    M’intriga Claudia, conosco l’Amiata grossetana ma poco quella senese, sarà uno dei miei prossimi spostamenti…magari in stagione più calda!

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