All’Esquilino per la Porta Magica. E per i dolci di Regoli…

C’è un rione, a Roma, che scatena sentimenti contrastanti. L’Esquilino infatti o si ama visceralmente o… si tende ad odiarlo (ed evitarlo) con tutte le proprie forze! Si odia per il caos di persone che di corsa raggiungono gli ingressi della metropolitana, per le auto troppo spesso parcheggiate in doppia fila (ma questa è una costante di Roma, contro cui nulla possono nemmeno le frequenti multe inferte dai vigili urbani), per i tram che sferragliano lungo l’asse viario che collega via Napoleone III a via Principe Eugenio costeggiando il Giardino di Piazza Vittorio, o per l’aria da suk mediorientale che talvolta assume per i numerosi venditori ambulanti che animano il rione.
Al contempo, si ama per il suo stile architettonico – unica zona della Capitale dove si può passeggiare sotto i portici – per l’ambiente multietnico, per i volti di chi ci vive, che portano a Roma i colori del Mondo, per essere un laboratorio di esperienze che hanno dato vita a realtà artistiche di fama (l’Orchestra di Piazza Vittorio è nata proprio qui), per ospitare uno dei mercati più grandi e caratteristici della città, per le tante vie piene di negozi, dove accanto a merce proveniente da ogni dove è possibile ancora trovare ancora alcune botteghe storiche.
L’Esquilino ha un cuore verde: il Giardino di Piazza Vittorio Emanuele II, circondato dai palazzi costruiti in stile piemontese da Gaetano Koch alla fine dell’800, quando con il trasferimento della Capitale d’Italia da Torino a Firenze ed infine a Roma, fu necessario creare un quartiere che ospitasse gli impiegati ed i funzionari impegnati nel governo del nuovo Stato. In questo rione tutti i toponimi richiamano l’Unità d’Italia ed i suoi protagonisti: da via Ricasoli a via Nino Bixio, da Via Mamiani a Via dello Statuto, passando da una strada all’altra farete un bel ripasso di storia patria! I palazzi umbertini ed i loro portici avvolgono, quasi in un abbraccio, la grande piazza rettangolare, il parco verde con le tante essenze arboree che potrebbero non sfigurare in un giardino botanico (tra cui palme, aceri, querce, carpini).
Piccola curiosità: il Giardino è anche sede di una nutrita colonia felina, curata e coccolata e soggetto prediletto delle innumerevoli foto scattate dai tanti turisti che gravitano in questo rione, attratti dall’ambiente speciale e dalla disponibilità di alloggi e B&B.
Un po’ nascosta dagli alberi e dai resti del Ninfeo di Alessandro, ben protetta da una cancellata, si trova una curiosità che da sola vale una passeggiata al rione Esquilino: la Porta Alchemica o Porta Magica. Unica traccia superstite di quella che una volta era Villa Palombara, edificata nel XVII secolo nel bel mezzo di quella che al tempo era piena campagna romana da Massimiliano Palombara, marchese appassionato di alchimia ed esoterismo appartenente al circolo culturale che faceva capo a Cristina di Svezia.
Sulla porta magica di Piazza Vittorio (che pur essendo un rudere, semplice pietra e marmo, riesce stranamente a trasmettere sensazioni di mistero e imponderabilità del futuro) si vedono ancora diversi simboli misteriosi: sul frontone il sigillo di Salamone, il triangolo, la croce, l’esagramma e l’oculus richiamano l’iconografia esoterica in una commistione di sacro e profano mentre sugli stipiti della porta sono incisi i simboli dei pianeti e dei metalli e motti ermeticiNumerose frasi criptiche sono riportate sulla Porta, tra cui la più curiosa è forse il motto “Si sedes non is” inciso sulla soglia, che si può leggere sia da destra che da sinistra con due significati contrapposti: “se siedi non vai” “se non siedi vai”.
Poco fa vi accennavo alla presenza di numerose botteghe ed esercizi commerciali storici o a gestione familiare che è ancora possibile trovare nel rione dell’Esquilino, baluardo all’avanzare delle decine e decine di negozi etnici o catene in franchising che pian piano stanno prendendo possesso della zona.
La pasticceria Regoli, al n. 60 di Via dello Statuto, è una di queste, con 100 anni di storia: fondata nel secolo scorso, nell’oramai lontano 1916, da artigiani arrivati nella capitale dalla provincia di Pisa (“su un carretto in cerca di fortuna”, come riportato nell’articolo del Messaggero orgogliosamente e giustamente incorniciato ed appeso nei locali della pasticceria), il locale è giunto con Carlo e Laura Regoli alla terza generazione di imprenditori pasticceri mentre la quarta generazione già è parte dell’attività di famiglia. Nella Capitale la pasticceria Regoli è molto conosciuta, sinonimo di dolci e specialità prelibate ed la rivendita di via dello Statuto è meta di romani, che arrivano da ogni zona della città pur di acquistare dolci ottimi. Ma non macano nemmeno i turisti, che arrivano da Regoli grazie al passa-parola ed alle lusinghiere recensioni sulle guide di viaggio.
Nata come forno-pasticceria – prima della ristrutturazione all’interno del locale si poteva ancora vedere il forno dove veniva cotta la pizza da vendere a taglio – la pasticceria Regoli è specializzata in profiteroles, dolci ai frutti di bosco (le tortine con le fragoline di bosco e crema chantilly sono un piacere da mangiare e da vedere!) e in lieviti. Qui si può ancora acquistare il “vero” maritozzo con la panna, il dolce tipico delle colazioni romane che è buono solo se è ben lievitato, sempre più difficile da trovare perché soppiantato dagli onnipresenti croissants della grande distribuzione.
La produzione di Regoli segue il ciclo delle stagioni e della disponibilità di ingredienti, oltre che delle diverse ricorrenze: nel periodo giusto (novembre-dicembre) si sfornano panettoni e pandori artigianali, sotto Pasqua è il tempo dei casatielli napoletani, delle pastiere e delle colombe, mentre tutto l’anno si trovano crostate, torte farcite o decorate e torte rustiche.
Dopo aver girato per l’Esquilino – vi ricordo che a breve distanza potete visitare la Basilica di Santa Maria Maggiore, l’Auditorium di Mecenate a Largo Leopardi, la Basilica di Santa Prassede con i suoi grandiosi mosaici,  la piccola Chiesa di Santa Bibiana, comunque più decentrata rispetto a Piazza Vittorio e accostata alla massicciata della ferrovia che porta alla Stazione Termini – una tappa ristratrice da Regoli è d’obbligo, approfittando dei suoi orari estesi (dalle 6.30 di mattina alle 20.20 di sera, tutti i giorni ad esclusione del martedì, in cui è chiusa per riposo settimanale).
Se non sapete cosa assaggiare tra le tante paste, pastine e dolcetti di Regoli perché avete l’imbarazzo della scelta… potete sempre chiedermi un suggerimento!
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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