Il Chianti senese: riempire gli occhi di bello

Finalmente sono tornata nella mia terra d’origine. Per una volta nessun motivo particolare, nessun impegno di famiglia o, men che meno, nessun viaggio stampa o blog tour organizzato. Solo la voglia – tanta – di riappropriarmi delle mie radici, di fare un bagno nel verde e nell’ocra che caratterizza la campagna attorno a Siena, immergermi nei filari gonfi di grappoli, perdermi nel cielo azzurro e cavalcare le nuvole che riempiono il cielo disteso su panorami infiniti. E di dividere tutto questo con Francesco, per ritrovare – anche se solo per poche ore prima di essere di nuovo fagocitati dal quotidiano – il piacere di stare e ridere insieme e di seguire i nostri ritmi e le nostre passioni.
Il mio fine settimana è iniziato a Buonconvento, è passato lungo le strade piene di curve che si inoltrano nel Chianti senese ed è terminato camminando sotto il sole per le strade di Siena, le stesse che i pellegrini percorrevano nel loro lungo itinerario verso Roma lungo la Via Francigena.
Perché per quanto tu pensi di conoscerla, la zona attorno a Siena riserva sempre tante belle sorprese, scoperte inaspettate ma soprattutto piacevoli riscoperte, che riportano indietro nel tempo ai giorni felici dell’infanzia. Il territorio del Chianti senese, ad esempio. Filari che ricoprono colline, interrotti da boschi e campi coltivati a grano, punteggiati da Castelli e fattorie. Borghi fatti di mattoni rossi dove il tempo sembra essersi cristallizzato, in attesa del moderno viandante.
Dire Chianti è generalizzare: Chianti territorio o Chianti vino? E quanto l’uno coincide con la produzione dell’altro? Se il primo è geograficamente ben definito a cavallo delle province di Siena e Firenze, il vitigno sangiovese è la base comune della produzione enologica che va sotto la definizione “Chianti” e che si estende ai colli fiorentini, ai colli aretini e pisani.
Solo il Chianti Classico, il cui emblema è il Gallo Nero in campo dorato, nasce nel medesimo territorio che costituisce la meta toscana tanto amata dai turisti. In questa zona l’esposizione, l’acidità e l’altezza dei terreni unite alle tecniche di coltivazione ed alla sapiente aggiunta di uvaggi (Ciliegiolo, Canaiolo e Malvasia i più utilizzati, in una percentuale che per disciplinare non può eccedere il 20%) trasformano il rustico sangiovese nel vino italiano più conosciuto all’estero.
Non pensate che il Chianti-vino sia un prodotto enologico moderno: la zona di produzione è stata la prima ad essere dettagliatamente definita per legge, grazie a Cosimo III Granduca di Toscana che nel 1716 specificò in un bando i confini mentre il suo nome risale addirittura al 1200, quando venne costituita la Lega del Chianti, alleanza militare della Repubblica di Firenze creata per difendere gli insediamenti di Radda, Gaiole e Castellina, comuni che ancora oggi costituiscono il cuore del territorio vocato alla produzione vitivinicola assieme a Greve.
Al di là delle definizioni tecniche o dei disciplinari, quel che rende unico il Chianti senese sono i colori che lasciano senza fiato, i Castelli e le Ville che appaiono dopo una svolta improvvisa della strada, le tenute ordinate che sembrano solo aspettare i visitatori per offrir loro un wine tasting fantastico.
L’atmosfera ovunque è rarefatta, il ritmo lento e piacevole, la sorpresa costante: non stupitevi mai, nel Chianti senese. Potrà capitare, come a noi, di trovarvi a seguire la scia di una fila colorata di macchine d’epoca guidate da azzimati drivers inglesi ed olandesi, oppure di fermarvi in una valletta in cui antichi mulini hanno dato vita ad un complesso balneare nel mezzo del verde (scoperto per caso nei dintorni di Quercegrossa, credo proprio che il Parco Aqualis dell’Agriturismo Il Mulino sarà la meta di un prossimo giro, quando la calura estiva impone refrigerio!).

Tutte le foto sono state scattate da Francesco Iaccio (e qualcuna da Claudia Boccini)

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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