La Foce in Val d’Orcia: giardini, musica, arte

Da Chianciano, prendendo la strada provinciale che porta in Val d’Orcia, si superano alcuni tornanti e, prima ancora di essere abbracciati dal meraviglioso panorama punteggiato da file di cipressi che si snodano sulle colline dominate dal massiccio del Monte Amiata, proprio al colmo della collina, si incontra Villa La Foce, la fattoria modello creata ai primi del ‘900 da Antonio Origo e dalla moglie Iris, scrittrice anglo-americana.
Acquistata nel 1924 dai coniugi Origo in stato di grande abbandono, ben presto la tenuta della Foce divenne un esempio di intelligente gestione del territorio grazie ad un accorta organizzazione agraria: i mezzadri che vi lavoravano avevano scuole, ambulatori, centri di socializzazione. In parole povere, un principio di benessere.
Non ci sono cartelli sfacciati ad indicarla, la Villa rimane discosta dalla strada: c’è ma non si espone, accoglie ma non si offre. L’accoglienza è sempre stata una prerogativa di Villa La Foce: il nucleo centrale più antico era un ospizio dell’Ospedale senese Santa Maria della Scala, la cui missione di sostegno e accoglienza veniva realizzata anche lungo l’itinerario su cui transitava la via Francigena. E la propensione all’accoglienza venne rinnovata anche dagli Origo: durante la seconda guerra mondiale la Villa divenne rifugio per i bambini ed i prigionieri in fuga ed ancora se ne possono leggere le vicende nel libro di Iris Origo “La Guerra in Valdorcia”.
La passione per la cultura e per l’arte a La Foce è ovunque: le stesse eredi Origo sono artiste (danzatrici, musiciste, scultrici), in estate si organizza “Incontri in terra di Siena – festival musicale internazionale con un programma fitto e molto interessante – ma la massima espressione si ha nello splendido giardino creato da Iris Origo con l’aiuto dell’architetto paesaggista inglese Cecil Pinsent (sul sito ufficiale potete vedere qualche foto): rappresenta uno dei più bei giardini all’italiana del ‘900, perfettamente integrato nell’ambiente circostante.
La campagna tutto attorno, nella sua rusticità, esalta la perfezione delle linee create dalle siepi, la pulizia delle linee degli archi ricoperti di piante rampicante, le macchie di colore del glicine in fiore. I giardini si possono visitare da da marzo a novembre: nella foto trovate tutte le informazioni ed i riferimenti utili.
A La Foce, che è ancor oggi un’azienda agricola (vi si produce eccellente olio extravergine), si può anche alloggiare nei lussuosi casali mentre a poca distanza, in quello che era il vecchio Dopolavoro dove le maestranze agricole si riunivano la sera, è stato aperto un bar ristorante che propone piatti tipici toscani e prodotti locali.

Tutte le foto sono state scattate da Francesco Iaccio (e qualcuna da Claudia Boccini)

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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