Terminal G di Fiumicino: con Alitalia da Roma a Tokyo

Volare con Alitalia non è mai la mia scelta prioritaria. Una serie di esperienze non piacevoli nel corso degli anni, qualche ritardo di troppo, crew di cabina non sembre cordiale e un po “con la puzza sotto il naso” mi fanno scegliere se possibie altri vettori per i miei viaggi internazionali. Lufthansa per prima, come ho già avuto modo di raccontare.

Tuttavia nel nostro viaggio a Tokyo il pacchetto superconveniente prevedeva proprio la combagnia di bandiera (ops… si può dire ancora così dopo l’ingresso massiccio di Ethiad tra i soci?) per raggiungere Tokyo. E viceversa.

L’offerta era tropo conveniente per non accettarla e quindi abbiamo incrociato le dita e nel primo pomeriggio ci siamo diretti al Terminal G di Fiumicino, il satellite che si raggiunge dal corpo principale dell’aerostazione tramite un trenino automatico frequentissomo, in tragitto di non più di 2 minuti, per prendere il nostro volo AZ per Narita.

In attesa dell’imbarco, come al solito ne approfitto per girellare nel terminal: si capisce che da qui partono i voli intercontinentali, gli store sono veri cavalli di battaglia del Made in Italia e il regno delle grandi firme italiane, da Gucci a Valentino, da Prada a Bottega Veneta.

L’imbarco è puntuale e rapido, nonostante l’aereo sia completamente pieno: i passeggeri nipponici, la maggioranza, sono discilinati ed ordinati e facilitano di non poco le operazioni d’imbarco. Immagino che se al loro posto ci fossero stati solo italiani, saremmo ancora in attesa di imbarcarci!

L’aereo, un Boeing 777, è strapieno e ci siamo dovuti accontentare degli due unici sedili vicini disponibili. Al 90% i passeggeri sono giapponesi ed anche in volo mostrano la loro incredibile organizzazione: non fanno in tempo ad occupare i loro posti che immediatamente escono dalle borse ciabattine per non stancare le gambe, mascherine sugli occhi oscuranti, piccoli plaid in pile ripiegabili. Nel team di assistenti di volo notiamo che c’è anche una hostess dalle chiare origini nipponiche, con il compito di facilitare i clienti giapponesi e di tradurre i messaggi e le informazioni.

La prima brutta sorpresa per noi, una volta a bordo, sono i sedili di economy a cui siamo destinati: davvero angusti, credo che quelli di EasyJet siano addirittura più larghi. Per di più, Francesco ha quasi tutto lo spazio destinato alle gambe occupato da un cubo metallico con hadware/software dei dispositivi multimediali individuali. Farsi 12 ore filate così, non è davvero piacevole!

Sui sedili il solito kit di volo basic, coperta sintetica e micro cuscino di tessuto non tessuto più la cuffia audio che resterà inutilizzata perchè il sistema individuale di intrattenimento dopo 5 minuti 5 dalla partenza smette di funzionare, così come il pulsante per la gestione della luce, che resterà accesa per quasi tutta la durata del viaggio: dormire è impossibile e il calore emanato davvero fastidioso.

Poco dopo la partenza viene servito uno snack (bevande e sacchettino con piccoli taralli di Matera: la produzione nazionale è una sicurezza) e alle 17 quella che dovrebbe essere la cena. Optiamo per il vassoio giapponese, più sfizioso rispetto al menù “all’italiana” che risulta essere la fiera dell’ovvio: trancetto micro di lasagna triste, una fettina di salame ed una di formaggio con insalatina, tiramisu senza sapore.
Per fortuna, oltre alle classiche bevande, viene proposto anche dell’ottimo the verde, servito in una bella teiera di porcellana giapponese. Buono, ci è piaciuto talmente tanto che abbiamo fatto il bis!

Durante il volo, che sarà in notturna perché viaggiamo verso est, le hostess lasceranno a disposizione nella kitchen vassoi a libero uso con bevande e snack. Al mattino (ora di Tokyo) ci viene servita la colazione: nel vassoio troviamo pane, burro, marmellata, un dolcetto di pastafrolla, yogurth, affettati.

 L’equipaggio è una sorpresa: cordiale, attento, abbastanza giovane, parecchio demoralizzato e preoccupato per le sorti della Compagnia (era gennaio 2014 ed ancora non si sapeva bene che fine avrebbe fatto Alitalia). Nulla da dire sui piloti,  la scuola Alitalia è una delle migliori nel mondo ed il volo è filato liscio fino a Narita.

Al ritorno il viaggio è stato decisamente migliore, sia perché questa volta funzionavano sia le luci che gli schermi audio/video, sia prché abbiamo avuto la fortuna di poter scegliere le penultime poltrone centrali in coda, non distanti dalla kitchen e dalle toilette, che hanno più spazio lateralmente perché il corridoio si allarga per permettere il passaggio e lo scambio dei carrelli. Non riabilitata totalmente Alitalia (i posti sono davvero troppo stretti, soprattutto per i voli intercontinentali) ma l’opinione finale è migliore di quella che avevo alla partenza.

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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