La Butte aux Cailles

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Il nostro itinerario alla ricerca della Parigi insolita e meno turistica ci ha portati a scoprire la Butte aux Cailles, una zona della città dove i turisti “mordi e fuggi” difficilmente arrivano (mentre è ben conosciuta dagli intellettuali e dai cultori della storia della città) perché al di fuori dei percorsi classici e assai poco pubblicizzata. In ogni caso, distante dai principali luoghi di attrazione parigini.

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La Butte aux Cailles è, come dice anche il nome, in collina: prima ancora di essere un quartiere della capitale francese, era un piccolo borgo periferico circondato da boschi e dove svettavano i mulini a vento. Alle pendici della collina scorreva – prima che il suo corso fosse coperto a partire dal 1881 –  la Bièvre, uno degli affluenti della Senna, che alimentava piccole industrie di conceria, lavanderie e botteghe di artigiani. Un quartiere popolare, insomma, fin dalle origini.

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La Butte aux Cailles conserva ancora oggi l’aspetto e le atmosfere di un villaggio di campagna, dove ci si aspetta che tutti si conoscono tra loro. La piazza con il campo per giocare a petanque, i lampioni liberty una volta alimentati a gas, i piccoli negozi dalle insegne colorate e un po’ naif, le strade acciottolate, i fiori sui davanzali delle finestre. Da queste parti la rivoluzione urbanistica di Haussmann non è arrivata, i boulevard si sono fermati ai piedi della collina lasciando indisturbate le piccole strade e gli edifici bassi. In compenso, hanno attraversato queste vie ben altre rivoluzioni, lasciando scie di sangue.

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La Butte aux Cailles ha infatti un ruolo di rilievo nella storia di Parigi: qui nel 1871 fu organizzata la resistenza durante la Comune di Parigi e tutt’oggi la piazza che si trova nel punto più alto della Butte, Place de la Commune de Paris, ne ricorda nel nome i sanguinosi avvenimenti.

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Sembra di essere in un villaggio ma siamo in città, non troppo distante la trafficatissima Place d’Italie è una giostra in perenne movimento, il boulevard Auguste Blanqui è a due passi, con il metrò che corre su piloni di ferro seguendo il tracciato dei Mur des Fermier, le mura che circondavano Parigi prima della rivoluzione francese per consentire l’imposizione di dazi a chi entrava nella città (e velocemente abbattute dopo i tumulti rivoluzionari per evitare che eventuali ribelli si asserragliassero nella città).

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Alla Butte aux Cailles accanto a negozi con l’aria antica iniziano a farsi strada i locali di tendenza e lungo Rue des Cinq Diamants, Place Paul Verlain, Rue du Moulin des Pres, Rue Daviel, Rue Bobillot, Rue Tolbiac – non mancano ristoranti e bistrot. La cucina è fusion: accanto a bistrot che offrono cucina genuinamente francese, si aprono le porte dei ristoranti etnici  (noi abbiamo pranzato molto bene da Thai Papaya).

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Molto conosciuto in zona il bistrot Le Temp des Cerises, il cui nome richiama l’omonima canzone del 1866 di Jean Baptiste Clement: è una S.C.O.P., ovvero una Société Coopérative Ouvrière de Production, quella che in Italia verrebbe definita società cooperativa di produzione lavoro, si mangia bene e si spende poco, soprattutto a pranzo con il menù formule. La scelta della forma giuridica, così come il nome ed i colori dominanti degli arredi, nonché i prezzi praticati, sono un costante omaggio ai giorni ed alle idee socialiste della Comune di Parigi del 1871.

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Non stupitevi se sui muri grigio chiaro delle case di Butte aux Cailles spiccano uomini e donne stilizzati o graffiti onirici: sono le  opere di Miss Tic e di Nemo, due artisti che attraverso la street art esprimono il proprio concetto di partecipazione. Mi è dispiaciuto non poco non aver avuto poco tempo per fotografarli tutti: volendo, si può esplorare la Butte aux Cailles seguendo la loro traccia, quasi in una caccia al tesoro!

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Facendo un minimo di ricerche per documentare questo post, ci siamo imbattuti nel testo della canzone Le temps de cerises, che è stata interpretata dai più famosi chansonniers francesi (oltre a Charles Aznavour, di cui vi lascio il video di YouTube, era nel repertorio di Yves Montand e Charles Trenet, tanto per dire!). Sembra solo una canzone romantica ma in realtà divenne uno degli inni della Comune.

Le temps des cerises

Quand nous chanterons le temps des cerises

Et gai rossignol et merle moqueur

Seront tous en fête

Les belles auront la folie en tête

Et les amoureux du soleil au cœur

Quand nous chanterons le temps des cerises

Sifflera bien mieux le merle moqueur

Mais il est bien court le temps des cerises

Où l’on s’en va deux cueillir en rêvant

Des pendants d’oreilles…

Cerises d’amour aux robes pareilles

Tombant sous la feuille en gouttes de sang…

Mais il est bien court le temps des cerises

Pendants de corail qu’on cueille en rêvant !

Quand vous en serez au temps des cerises

Si vous avez peur des chagrins d’amour

Évitez les belles !

Moi qui ne craint pas les peines cruelles

Je ne vivrai pas sans souffrir un jour…

Quand vous en serez au temps des cerises

Vous aurez aussi des chagrins d’amour !

J’aimerai toujours le temps des cerises

C’est de ce temps-là que je garde au cœur

Une plaie ouverte !

Et Dame Fortune, en m’étant offerte

Ne saurait jamais calmer ma douleur…

J’aimerai toujours le temps des cerises

Et le souvenir que je garde au coeur !

 

e, questa, è l’interpretazione di Nana Mouskouri con il grande Charles Aznavour.

 

Per arrivare alla Butte aux Cailles, nel 13° arrondissement, si prende la metropolitana scendendo alle fermate in Place d’Italie, Corvisart o Tolbiac. Oppure, come abbiamo fatto noi che arrivavamo dallo Chateau de Vincennes, con il tram che segue i boulevard esterni: si scende a Port d’Italie e si scende lungo Avenue d’Italie fino a Rue de Tolbiac.

(Grazie a Francesco Iaccio per le foto, le ricerche storiche e l’editing)

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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