Sarteano: vera Toscana

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Toscana regione, toscanità del carattere e dei paesaggi: questo ho ritrovato a Sarteano, nella forma più pura dell’accezione. Ed era tanto che non mi accadeva più di guardare la “mia” terra con occhi sorpresi, con lo stesso sguardo che dovevano avere i viaggiatori che si incamminavano lungo i numerosi rivoli che dan vita a quella che noi oggi chiamiamo via Francigena, mentre da lontano osservavano la torre del Castello svettare alta sul colle.

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Perché a Sarteano ho ritrovato la Toscana “vera”, ancora non sciupata dagli effetti distorti del turismo portato all’estremo, la Toscana garbata fatta di terra generosa che trova nutrimento e concime nell’amore e nella passione, di poderi avvolti da boschi dove trova rifugio la selvaggina e di borghi dove il tempo scorre con ritmi più simili a quelli del cuore.

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Nascosta tra le colline che demarcano il confine con l’Umbria, tant’è che nelle belle giornate Orvieto si intravede ed il Lago Trasimeno brilla sull’orizzonte, Sarteano è schiva, un po’ schiacciata tra le vicine città toscane di Chianciano, Montepulciano e Pienza. Che poi, uno dice Pienza e pensa al cacio, pensa a Montepulciano e immediatamente viasualizza un calice di vino, nomina Chianciano e rapido c’è il collegamento alle acque termali. Ma se si parla di Sarteano (ma se ne parla?) si resta senza associazioni. Sarteano, cosa?

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Io stessa – e son decenni che frequento questa parte di Toscana, percorrendo le numerose strade che si intersecano tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana – non la conoscevo. Eppure è a 6 km. dal casello autostradale di Chiusi Chianciano, lo stesso da cui esco per raggiungere Buonconvento. Una freccia ad un crocevia, ecco cos’era per me Sarteano fino a pochi giorni fa. Poi capita che ti invitino a trascorrere a Sarteano un fine settimana, ti permettano di viverla insieme a chi ci abita e ci lavora, di condividerne i riti e le tradizioni e per di più ti lascino carta bianca. Libera di girare le strade, di entrare nelle chiese, di perderti a guardare le targhe commemorative sulle mura, di entrare nelle botteghe per riempirti di odore di pane appena sfornato. Di assumerne i ritmi sereni e un po’ slow, proprio te che vivi in città e non sai quasi più quanto può essere piacevole sedersi al bar per bere un caffè facendo scorrere la giornata.

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No, non pensate ora che Sarteano sia noioso. E’ tutto, fuorché una cittadina soporifera. Qui chi viene per vacanza ha mille possibilità di riempire le giornate. E ce ne sono per grandi e per piccini. Per chi ama dare un piglio attivo alle sue giornate affrontando a piedi o in bicicletta i sentieri che si allungano sui monti e per le colline o, ancora, per i felicemente pigri che preferiscono rilassarsi sui bordi delle piscine di acqua termo-minerale. A Sarteano la storia dei libri di scuola assume contorni tangibili nel Museo civico archeologico e nelle necropoli etrusche, così come nelle imponenti pietre con cui è stato edificato il Castello.

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E se l’arte classica trova una delle più alte rappresentazioni nella sublime Annunciazione del Beccafumi conservata nella Chiesa di San Martino e Santa Vittoria, anche  l’arte contemporanea trova spazio e seguito. Sarteano è piccola, raffrontata alle altre città  vicine: meno di 5.000 anime suddivise tra chi dimora nel capoluogo e chi ha scelto di continuare ad animare le piccole frazioni.

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Un borgo medievale le cui due due porte, Monalda ed Umbra, sono ancora vie d’accesso e dove le piazze e le vie nella sera ritrovano il fascino discreto di salotti. E potrà capitare anche a voi di vivere attimi sospesi nel tempo ascoltando il suono che giunge da un liuto lontano accompagnato dalla melodia del silenzio, mentre la brezza fresca dell’autunno fa muovere lentamente i drappi delle bandiere.

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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