I contrasti di Tokyo: lo shopping di Harajuku ed il Santuario Meiji Jingu

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Shinjuko

Difficile decidere da dove cominciare a raccontare la “nostra” Tokyo. Impossibile darne una definizione che sia una e assoluta: sembra di essere racchiusi in uno di quei giochi per bambini in cui un prisma moltiplica le pagliuzze colorate dando vita a forme fantastiche, che cambiano in continuazione. A Tokyo è  fin troppo facile perdere la cognizione del tempo e dello spazio, trovarsi a camminare per strade dove è perenne il ribollire di umanità in fermento non conosce ozio, fermarsi a guardare – con occhi alquanto stupìti – ragazzi che indossano severe uniformi scolastiche accanto a teen-agers abbigliati come i personaggi dei cartoni animati o severi templi che riposano accanto a torri di acciaio luminoso.

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Takeshita Street

Difficile non farsi irretire dalle luci che di notte disegnano la città, trasformandola in un firmamento artificiale, non farsi coinvolgere dalla sua vitalità proiettata nel futuro eppure così saldamente ancorata e rispettosa del passato. Tokyo è presente, è futuro, è passato. E’ armonica raffinatezza, caos leggiadro, contrasto fatto di concretezze. Tokyo è una città enorme, immensa, di cui non si conosce il centro e ancor meno i confini, dove il cemento delle case e dei palazzi crea un Tetris gigantesco, fatto di mattoni, fili della luce, lampioni e sembra fagocitare ogni punto di riferimento naturale.

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Takeshita Street, in orario privo di ressa…

La capitale giapponese è fatta di contrasti, di questi si nutre e da questi trova la forza per evolversi. Tutto cambia, a Tokyo, nel volgere di pochi anni: qui le mode nascono e muoiono, i trend internazionali vengono rielaborati fino a stravolgerli e diventare “cosa a sè”,  lo shopping assume la forma di un rito sacro, da celebrare ed onorare nel quartieri della moda.

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Shinjuko – una delle torri del Palazzo del Governo di Tokyo

Quanto è corretto, poi, definire le zone di Tokyo “quartieri”, con un termine così legato all’urbanistica europea? Come si può racchiudere in confini territoriali una città che è più simile ad un organismo vivente, dove le vene sono le gallerie della metropolitana, i polmoni i tanti parchi verdi che spezzano la linea continua del cemento e il cuore, forse, è nascosto a Chiyoda, proprio all’interno del parco imperiale che è – non solo simbolicamente – il centro della città?

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Per scoprire Tokyo c’è solo un modo: scegliere una zona sulla mappa, raggiungerla con i veloci collegamenti sotterranei e poi…. camminare, senza aver troppa paura di perdersi. Ci sarà sempre qualcuno che, in un inglese compito oppure a gesti, vi rimetterà sulla giusta via: in ogni caso, ogni poche centinaia di metri potrete affidarvi ai provvidenziali koban, i posti della polizia di quartiere, dove con l’aiuto di una dettagliatissima mappa vi daranno ogni utile indizio per ritrovare la via smarrita.

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Tuttavia c’è un modo speciale, per un turista, per visitare la città: insieme a  chi la conosce bene perché ci abita, ci lavora e … la ama! Passeggiare  lungo le vie di Tokyo ascoltando le storie della città, metabolizzando numeri, cifre, statistiche e ricordi. Noi abbiamo avuto come nostre guide amichevoli il signor Matsui e la signora Mineko, che in un ottimo italiano ci hanno fatto non solo scoprire la zona di Harajuku, ma ci hanno anche consentito di conoscere, almeno un po’, la cultura e gli usi sociali del Giappone.

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Ufficio del Turismo, all’interno del Palazzo del Governo di Tokyo, a Shinjuko

Non pensate che visitare Tokyo con una guida sia un’esperienza riservata a pochi fortunati, oppure eccessivamente costosa: se andate su Go Tokyo –  sito ufficiale dedicato al turismo a Tokyo – e cercate la  pagina con il servizio di guida turistica per turisti stranieri, potrete anche voi scoprire la città di Tokyo “like a local” (cliccate sull’itinerario che vi interessa, si aprirà una schermata di dettagli. Alla fine, troverete un link al modulo di prenotazione, che può essere inviato sia per mail che per fax). Il team di guide è completamente composto da volontari, che si rendono disponibili ad accompagnare i turisti alla scoperta dei luoghi più interessanti o caratteristici della capitale giapponese.

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nelle vie di Shinjuko, tra store di lusso

Le guide volontarie parlano le principali lingue estere, tra cui inglese, cinese, coreano, francese, spagnolo ed anche italiano. L’importante è inviare il modulo con ampio anticipo (almeno un paio di mesi prima), in modo da consentire l’organizzazione della visita. Una volta accettata la vostra candidatura, vi verrà inviata una mail di conferma in cui saranno indicati riferimenti, nominativi e costi. Il punto di incontro per tutti gli itinerari è sempre presso l’ufficio del turismo del Palazzo del Governo di Tokyo, lo stesso dove potrete salire gratuitamente fino al 45° piano per avere una meravigliosa vista di Tokyo dall’alto!

Attenzione: la compilazione del modulo di richiesta NON assicura automaticamente  che venga individuata una guida (potrebbero esserci troppe richieste, nessuna guida che parla la lingua prescelta, ecc.) ma insomma… provateci!

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Omotesando

Insieme al signor Matsui ed alla signora Mineko, le nostre specialissime guide volontarie, abbiamo seguito un itinerario che ci ha portato lungo le caotiche vie di Harajuku, piene di negozi e negozietti ideali per uno shopping elegante o divertente: abbiamo passeggiato lungo la bizzarra Takeshita Dori, amatissima dai ragazzi e specializzata in abbigliamento stravagante e moderno  e lungo Omotesando, la via più “europea” di Tokyo, con negozi di grandi brand ed una elegante alberatura che costeggia la carreggiata per circa un chilometro.

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L’edificio Omotesando Hills, fiore all’occhiello dello stile architettonico giapponese, è stato progettato da Tadao Ando in uno stile che richiama linee occidentali; si sviluppa su 6 piani, in alto gli appartamenti, a livello strada i negozi, mentre i  tre piani sotterranei sono utilizzati per centri commerciali e stazioni della metropolitana.

Da qui, passando lungo Neko Street (la “via dei gatti”) siamo tornati indietro fino alla caratteristica stazione di Harajuku (che ricorda nelle linee un cottage inglese) per poi entrare in… un bosco in città!

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la stazione di Harajuku

A poche decine di metri dal caos di Harajuku, infatti, Tokyo svela uno dei suoi luoghi più fantastici: il parco Yoyogi, al cui interno è edificato il Santuario Meiji Jingu, il santuario shintoista  dedicato all’imperatore Mutsuhito ed all’imperatrice Shoken, della dinastia Meiji, uno dei luoghi  importanti della città (ed, aggiungo io, uno dei più affascinanti che abbiamo visto a Tokyo).

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Immaginate di addentravi in un bosco di alberi possenti seguendo una strada che improvvisa abbandona l’asfalto per ritrovare il piacevole fruscio della breccia: qui gli alberi sono oltre 100.000, di tante specie quanti sono i giorni dell’anno. Ogni albero ha dentro di se la dedizione e la devozione di uomini e donne giapponesi: gli alberi furono infatti donati dal popolo giapponese. Il parco è suddiviso in Naien e in Gaien, il primo riservato agli edifici sacri, il secondo al grande parco, dove si trova anche lo stadio nazionale e gli impianti sportivi.

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In questo parco di 700.000 mq., lungo questi sentieri, l’imperatore Meiji, lo stesso che ha dato grande slancio alla modernizzazione del Giappone,  veniva a recuperare il contatto con la natura. Lo stesso fanno ancora gli abitanti di Tokyo: forse non esiste alcun altro posto altrettanto amato e rispettato nella capitale nipponica. Nel periodo di Capodanno, quando la ritualità beneaugurante prevede che si inizi il nuovo periodo temporale porgendo un saluto al Santuario Meiji, si stima che i visitatori raggiungano la consistente cifra di quasi 3 milioni. Sempre in questo Tempio, vengono celebrati matrimoni con il rito shintoista: non meravigliatevi se qui troverete sposine e sposini vestiti con gli splendidi e ricchi kimono, in attesa di celebrare le loro nozze!

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Si entra nel parco e nella zona dei templi attraversando dei giganteschi portali Tori: simbolo tangibile della demarcazione tra ciò che è profano, ordinario e ciò che è sacro. Gli edifici attuali del Santuario Meiji (il principale santuario Honden, il Noritoden dove si recita la liturgia Shinto, il Naihaiden ovvero la sala interiore del Santuario, il tempio esterno Gehaiden e poi lo Shinko con i suoi tesori e l’importante Shinsenjo, la cucina consacrata per la preparazione del cibo da offrire alle divinità) risalgono al 1958, in quanto  durante la II^ guerra mondiale il santuario venne raso a zero durante i bombardamenti che coinvolsero la città di Tokyo.

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i barili di saké

Lungo la via che conduce al Santuario troverete due bizzarre collezioni di barili: per il saké e per il vino. Non stupitevi: in un santuario shintoista esporre i barili di saké (kazaridaru) ha un significato altamente simbolico, così come lo ha lo stesso saké, vino di riso utilizzato del corso delle cerimonie religiose. La collezione di barili di sakè del Santuario Meiji è imponente, scenografica ed anche esteticamente piacevole!

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Sarà difficile, molto, lasciare la pace e la tranquillità del Santuario Meiji e del parco che lo circonda. Una volta tornati nella allegra confusione di Harajuku, potrete sempre consolavi con qualche divertente acquisto da  Daiso (l’equivalente dei nostri store “tutto ad un euro”, molto più economico e vero paradiso per tutti coloro che adorano dedicarsi a lavoretti creativi) ed un bicchierino di saké!

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Grazie mille all’Ente del Turismo di Tokyo, a Mitsui-san e a Mineko-san per la loro cortesia e pazienza. Grazie a voi, Tokyo è diventata un pochino anche la “nostra” città!

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

4 Comments

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    CarlaC Marzo 10, 2015

    Wow! Voglio perdermi anch’io nelle luci di Tokyo. Questo articolo è da rileggere prima del mio viaggio 😉

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      Claudia Boccini Marzo 11, 2015

      Vedrai Carla, appena le vedrai per la prima volta resterai senza parole, attonita e… fondamentalmente felice!

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    Patrick Marzo 04, 2015

    e’ vero anche io la prima volta che da Harajuku sono entrato nel parco del Meiji Jingu (e poi nel vicino parco di Yoyogi) sono rimasto a bocca aperta. E’ strano, incredibile trovare una foresta simile in mezzo a quartieri così affollati…

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      Claudia Boccini Marzo 04, 2015

      ciò che più è incredibile è il silenzio… quasi irreale!

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