La Bussola e il Diario: riflessioni a voce alta

Caro blog La Bussola e il Diario, ti amo o ti odio?

E’ la prima volta, dopo anni di blogging più o meno convinto, che sono preda di un momento di totale sconforto: chi sono, cosa voglio, dove vado con questo giocattolino luminoso e affamato che si chiama La Bussola e il Diario, bambino viziato che ha bisogno di essere nutrito con regolarità, che non si accontenta di minestre riscaldate o di zuppe precotte? Qual’è il mio rapporto con la blogosfera e con i colleghi blogger, cosa cerco, cosa mi aspetto ma soprattutto: cosa posso offrire io a chi mi legge?

Tutte domande che potevano rimanere sul piano personale, ma invece in uno dei miei (non pochi) momenti di impulsività spinta, ho abbassato il livello di controllo e m’è partito su Facebook  un post di questo tenore:

Ogni giorno che passa mi chiedo sempre più se valga ancora la pena di portare avanti il mio blog con questi ritmi. Ma chi me lo fa fare? Chi si accorgerebbe se – ad esempio – per un mese non pubblicassi nulla? E quanto scrivo per gli altri – i fantomatici lettori – e quanto invece per me stessa? Mi chiedo anche: se improvvisamente cambiassi la “materia” del blog, non più viaggi ma food, o fashion, o technology o anche pincopallo, importerebbe a qualcuno

Apriti cielo!

Nel giro di una giornata ho ricevuto numerosi messaggi, alcuni di amici di lunga data che mi conoscono bene, altri di conoscenti virtuali ma altrettanto cari, diversi anche da blogger con cui il rapporto è circoscritto a tanta cordialità sebbene scarsa frequentazione. Pure i colleghi di ufficio si sono preoccupati e molti mi han chiesto di persona cosa diamine mi stesse succedendo!

Da chi per sdrammatizzare mi suggeriva con affettuosa ironia di alleggerire il mio piano alimentare serale (Silvia C., lo avevo scritto a digiuno, sappilo! 🙂 ) a chi invece si è ritrovato nelle mie parole, comunque la gamma dei commenti è stata varia e variopinta . Ed a tutti, dal primo all’ultimo ed anche a chi si è semplicemente limitato a mettere il like allo sfogo su FB (è un incoraggiamento, giusto?) va il mio più grande ringraziamento. Mi avete aiutato a mettere i puntini sulle i dei dubbi, a vedermi “da fuori”, ad avviare un processo – sono solo all’inizio, la fine chissà quando – di analisi come blogger e soprattutto come “Claudia che fa la blogger“.

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Chi sono? Sono una donna di 50 anni, (quasi) felicemente in sovrappeso, che non ha figli piccoli a cui badare, non ha più mutui da pagare, non deve fortunatamente mettere insieme ogni giorno pane e companatico. Lo ammetto: sono una privilegiata rispetto a tante situazioni che conosco, faccio parte di una generazione in cui il posto fisso, sicuro e pure retribuito “il giusto” non era una favola senza lieto fine. Nel mio lavoro ho riconoscimenti ed apprezzamenti a livelli altissimi da oltre 20 anni e se vedo un vestito o un oggetto di design che mi piace non devo chiedermi tre volte se posso comprarlo. E – last but not least – non ho bisogno di sbattermi troppo se ho voglia di viaggiare.

Potrei essere una qualsiasi signora appagata dei risultati raggiunti nella sua carriera e nella sua vita. Ed invece no, poiché a me le cose semplici non piacciono e se lo sono me le incasino da sola: ho un blog, La Bussola e il Diario, che mi accompagna da oltre 4 anni, ormai diventato parte di me ma che lentamente mi sta stravolgendo la vita. O, meglio, non è il blog in quanto tale a stravolgerla, ma l’ansia da prestazione, la gara a chi ce l’ha più bello, più ricco, più figo (ehm, una volta questi giochini li facevano i maschietti negli spogliatoi dei campetti di calcio di periferia…). Sei un blogger professionista? Oppure sei un blogger dilettante? Quante visualizzazione mese/anno/epoca siderale ha il tuo blog? Che strategie di comunicazione integrata utilizzi per farti trovare dai motori di ricerca? La tua mail list ha il pieno controllo delle Agenzie di comunicazione? Di quale settore di interesse fa parte il tuo blog? Sei presente sui social media? E quanto? E dove? Sei un travel blogger? Oppure un food, un cultural, un destination blogger? Quanti commenti ha avuto oggi il tuo post? E quanti like sui social? Ti hanno ritwittato? Hai già avuto l’invito a partecipare al convegno sulle tecniche di analisi del fattore alfa che interseca la retta beta?

Alt! Così non mi piace più, così non mi diverto più. Mi son fatta prendere la mano, cercando traguardi che in realtà avevo già raggiunto. Succede, quando di carattere si è entusiasti e ci si butta a capofitto nelle imprese soprattutto se sono nuove ed elettrizzanti.

Immagino che anche chi mi legge (so che qualcuno c’è e lo ringrazio per la fiducia!) non approvi un blog in cui il fine ultimo non è la condivisione propositiva di conoscenza e/o sapere spicciolo, bensì il dover galleggiare ad ogni costo per poter dire “anche io ci sono!”. Quel che galleggia (anzi, che si lascia galleggiare) spesso è… cacca!

Io per prima non mi ritrovo in questo modo di essere. Rischio di annegare il bambino nell’acqua ancor prima di averlo lavato. Sono entrata in un meccanismo che non mi appartiene, dove io stessa mi accorgo di scrivere post bellissimi, quasi perfetti ma privi di passione ed  entusiasmo, sentimenti che invece ritrovo nei post di qualche anno fa – scritti male, con una grafica inesistente, spesso senza foto ma veri, vivi. Miei.

Non voglio scrivere affannosamente su La Bussola e il Diario per ottenere stelline da appuntare sulla camicia, voglio scrivere soprattutto perché mi piace, perché posso offrire la mia visione curiosa e un po’ scanzonata dei luoghi che visito con Francesco, condividere i sapori che assaggiamo, le storie di persone e di borghi, mettere a disposizione le mie (poche) capacità a chi ha bisogno di  suggerimenti per programmare i suoi viaggi  (e con questo termine intendo anche le scampagnate fuori porta!) o semplicemente vuole rilassarsi cinque minuti guardando le foto e sognando un po’.

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Che poi, a dirla tutta, io sono una travel blogger sui generis, se con questa definizione ci si riferisce a backpackers senza paura che girano per il mondo. Io sono una turista con il blog al seguito, ecco cosa sono. Una che concepisce i viaggi come un mezzo di conoscenza, non come il fine ultimo della sua vita e che – per una questione di età e di storia personale – non è più disponibile a non dormire, diventare acida e perfino sgomitare fino ad odiarsi  per un follower o un commento in più .

Di certo non posso affermare –  come pare vada molto di moda nell’ambiente dei blogger –  che La Bussola e il Diario sia una  “vetrina” di competenze. Le mie sono altre, diverse e consolidate nel tempo. Quello che so fare davvero e per cui vengo pagata non ha nulla a che vedere con il mondo del blogging. Semmai padroneggiare le tecniche di gestione e scrittura sul blog è “un di più” e se mi riesce altrettanto bene, meglio così!  Però non venite a dirmi che non sono una professionista: nei miei post c’è la stessa professionalità – anzi, forse ancor di più perché qui, su queste pagine fatte di pixel e luce, sono direttamente io a metterci la faccia –  che metto nel mio lavoro. Non si spiegano altrimenti i 5 post a settimana che da un paio di anni scrivo regolarmente rubando tempo al sonno: difficile scrivere in altri orari quando spesso e (non) volentieri si resta in ufficio dalle 8 di mattina alle 8 passate di sera…

Come sa bene chi mi segue, su La Bussola e il Diario non ci sono avventure adrenaliniche o esperienze al limite della sopravvivenza in terre poco esplorate. Ci sono resoconti, schede tecniche e link per viaggi alla portata di persone normali che, come me, come noi, si ritagliano qualche giorno di meritato stacco dal lavoro per andare in vacanza, possibilmente in strutture alberghiere confortevoli e in destinazioni piacevoli, non sempre e necessariamente a migliaia di chilometri di distanza da casa. E poi io non sono solo “una che viaggia e che scrive di viaggi”. Sono una che cucina, che legge con curiosità, che si incanta davanti ai colori del mare pensando che è proprio quella la nuance adatta per tricottare la sciarpa per l’inverno. Sono una donna con tanti vizi disdicevoli: sono curiosa, voglio essere libera di scegliere, non voglio tenere per me l’entusiasmo di fare ed è difficile che accetti senza fiatare paletti e steccati.

Voglio continuare a scrivere sul blog, ma senza ansie da prestazione e senza che un’etichetta preconfezionata mi impedisca di spaziare tra i miei tanti interessi. Difficile, ma non impossibile.

Come dice la mia amica Claudia L., “tra pubblicare dieci post all’anno e pubblicarne 150 ci può stare una via di mezzo se non è un secondo lavoro” e come conferma Silvia A.  “se entri nel trip delle regole, dei numeri, del seo ecc. perdi di vista l’obiettivo“. Mayda invece mi porge un consiglio prezioso su come impostare il blog. “Cucitelo addosso, con tempi e scadenze che ti fanno sentire più serena“. Claudia M. mi ricorda la regola base del gioco, da scrivere a caratteri grandi e incorniciare “devi farlo prima di tutto per te, non per gli altri“, così come Monica N. sottolinea “scrivi perché ti piace, perché ti va, perché vuoi condividere. Non scrivere per i numeri.”

Grazie a tutti voi che mi siete stati accanto in un momento di scoraggiamento e di visione negativa. Non è del tutto superato ma almeno, in fondo alla via, c’è un lampione acceso da tante fiammelle, che rende meno buia e solitaria la mia strada.

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

20 Comments

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    Antonella Marzo 31, 2015

    Claudia, tu lo sai quanto mi piace leggerti. Ti seguo e viaggio con te attraverso le tue parole. Non pensare ai numeri, alle regole, divertiti e viaggia e raccontaci. Questo importa. Questa sei tu. Non cambiare mai. Sii sempre spontanea e allegramente scanzonata. Noi followers cerchiamo questo da te perchè di travel blog ce ne sono tanti, ma di “viaggi con bussola e diario” ci sei solo tu…tu che racconti e cerchi di capire la rotta.

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      Claudia Boccini Aprile 01, 2015

      Antonella, è difficile non farsi prendere dal gioco ma mi sto imponendo di essere più distaccata… (e non parlo solo di blog!)

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    Enrico Marzo 31, 2015

    La vedo come te, e penso spesso a quanto scriveva il Belli:
    “Se curre a le commedie, a li festini,
    se va ppe l’ostarie, se fa l’amore,
    se trafica, s’impozzeno quadrini,
    se fa d’ogn’erba un fascio … eppoi se more!”
    Chi ce lo fa fare?

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      Claudia Boccini Marzo 31, 2015

      Caro Enrico, l’importante è averne consapevolezza. Che, di questi tempi, mi sembra già tanto…

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    Manuela Marzo 31, 2015

    Ti ho lasciato un commento.. spero sia andato a buon fine 🙁

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    Manuela Vitulli Marzo 31, 2015

    Ahhh quanto ti capisco!
    Quanta gente che fa domande “Quanti post a settimana? E quante visite? E quanti like?”
    Non si può vivere così, soprattutto quando il blog e il viaggio nascono come due passioni sincere.
    E non è bello snaturare all’ennesima potenza tutto questo, non è bello creare post solo perché vengano raggiunti dai motori di ricerca. No, io sono per il chiudere gli occhi e scrivere di pancia. Magari non sempre, ma spesso.
    E’ questo che mi tiene viva.
    Ti capisco, ma vedrai che riuscirai a maturare nuove consapevolezze dopo questo bel post! 🙂

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      Claudia Boccini Marzo 31, 2015

      Grazie Manuela. E’ bello sapere si non essere soli a porsi queste domande 🙂 E si, bisogna essere vivi, la “pancia” è l’unica metrica sincera!

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    Serena Marzo 31, 2015

    Concorrenza? Gara? Numeri? Sono cose di cui non voglio sentire parlare… non fanno parte di me, del mio modo di essere, di vivere … nel sul lavoro, ne nella vita e tantomeno nel blogging. Fare bene le cose, ricevere conferme e apprezzamenti si, ma non a scapito della serenità… che poi il blog è il primo a risentire di queste gare insensate alla ricerca di… di cosa?
    Non sapevo si vincesse qualcosa! Trovare l’equilibrio tra le proprie passioni e la ricerca di conferme, so che è difficile ma non impossibile. Forse ogni tanto bisogna fermarsi un po’ , e di questo secondo me hai sentito il bisogno, fare il punto, vedere le cose da lontano, da nuove prospettive… per partire magari ancora più carica. Tanto noi ( io sopratutto che faccio DeFonseca di cognome) siamo sempre quì e ti aspettiamo 😉

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      Claudia Boccini Marzo 31, 2015

      Come sempre, chiara e dritta al punto. Mio malgrado, sono entrata nel loop senza rendermene conto: spero però di non fare la fine del criceto…

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    Monica Marzo 31, 2015

    Sono felice che il mio messaggio ti sia rimasto impresso. Lo penso davvero, i viaggiatori viaggiano e oggi grazie alla rete, condividono senza diventare ostaggi dei numeri. Brava Claudia! 😀

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      Claudia Boccini Marzo 31, 2015

      Grazie Monica. Rispondo anche a te come alla mia amica Claudia: il tuo commento è stato essenziale per mettere insieme i tasselli del puzzle… 🙂

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    Claudia Landoni Marzo 31, 2015

    Perfetto! Sono contenta di esserti stata anch’io d’aiuto in qualche modo e adesso posso anche dirti che più volte mi sono chiesta come facessi a reggere quei ritmi, così come mi mi chiedo se certe rubriche fisse in certi altri blog non siano state create solo per riempire in modo cadenzato giornate che di per sé sarebbero vuote di idee… Buona seconda vita al tuo bellissimo blog 🙂

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      Claudia Boccini Marzo 31, 2015

      Grazie Claudia e scusami se ti ho citata senza nemmeno chiedertelo, ma il tuo commento è stato essenziale per mettere insieme i tasselli del puzzle che avevo in testa, una tessera staccata dall’altra e nessuna che volesse andare al suo posto!

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    Ezio Marzo 31, 2015

    io ti capisco tantissimo. Pensi sia sano ed intelligente farsi la tua stessa domamda. È inutile negarlo, avere questa passione toglie tempo. Bisogna capire se toglie tempo a quelle che possono essere altre passioni, altri momenti. Io dico che prendersi del tempo per riorganizzare le idee sia salutare. Per farci stare bene, solo quello che vogliamo realmente fare!
    Ezio

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      Claudia Boccini Marzo 31, 2015

      Detto da te vale doppio. Sei giovane, in gamba, capace e sei molto, molto saggio. Grazie Ezio, davvero!

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    annalisa Marzo 31, 2015

    Eccomi qui, come potevo esimermi? Almeno tu ci hai provato e ci sei riuscita a diventare una blogger “vera”. Io me ne sono tirata fuori da subito. Troppo stress, troppa concorrenza spietata, troppe cose a cui star dietro. Io ho sempre scritto per me stessa e pensa te, per mio marito. Lui era via tutta la settimana e così avrebbe letto quello che pensavo…. Adesso che da qualche mese torna a casa tutte le sere scrivo molto meno! Il resto è stato tutto in più, bellissimo e sorprendente.
    Qui da noi si dice che “le cose fate per forza ne le val ‘na scorza”…
    Bisogna scrivere quando dentro ti senti traboccare, quando hai veramente voglia di condividere il tuo pensiero: allora sì che escono i post più veri e più belli.
    Bacioni!

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      Claudia Boccini Marzo 31, 2015

      finché sei nel vortice, non hai tempo per accorgerti che c’è qualcosa che non va. Per me sono state salvifiche le due settimane in Giappone, in cui non ho scritto – le condivisioni estemporanee sui social sono altra cosa – e… finalmente mi sono goduta il viaggio! Grazie Annalisa (ora imparo a memoria come un mantra il proverbio veneto…)

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    Lallabel Marzo 30, 2015

    Claudia, ascoltavo consigli delle amiche… Rallenta, prenditi tempo, esci dal girone infernale e tornerai a scrivere per diletto. Anche il lettore sente la differenza, freghiamocene di tutto e di tutti!

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      Claudia Boccini Marzo 31, 2015

      Laura, come dico anche nel post, mi son fatta prendere la mano cercando falsi traguardi. Sono andata in overburning (se vai su wikipedia capisci perché ho scelto proprio questo termine) senza rendermi conto – grave, questo si – che li avevo raggiunti da tempo. Un po’ di distacco – non tanto dallo scrivere post quanto dal perseguire ipotetici obiettivi – non può farmi che bene.

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