Piacenza, tra salumi e storia

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Piacenza – da sinistra in senso orario: i salumi piacentini, Piazza dei Cavalli, statua equestre del Mochi, biblioteca del Collegio Alberoni, Via XX Settembre

Per prima cosa, c’è da dire che ne’ io ne’ Francesc0 conoscevamo Piacenza. Conosciamo Bologna, Parma, Modena, Reggio Emilia, perfino Ravenna e Ferrara e pure Forlì, ma Piacenza proprio no. Tanto meno ne avevamo mai visitato la provincia, che era un qualcosa di non ben definito, associato immancabilmente alla pianura padana ed alla fila infinita di campi coltivati a pomodoro che si vedono percorrendo l’autostrada che porta a Milano.

Insomma, una provincia italiana segnata sulle carte geografiche e con cui io avevo avuto qualche contatto per questioni di lavoro ma che –  anche con le più buone intenzioni – non riuscivo a collegare con nulla, assolutamente nulla, di particolarmente interessante che giustificasse un viaggio, un week end o anche solo una sosta. Tanto per dire, il cartello turistico autostradale dedicato a Piacenza non rappresenta palazzi, musei o chiese ma… salumi! Come se l’equazione coppa piacentina e pancetta fosse l’unica proposta valida che Piacenza può offrire al visitatore. Una città di provincia che è Emilia ma che nemmeno lo è, certamente più vicina a Milano che non a Bologna e che di questa distanza, forse, ne soffre le conseguenze in termini di immagine e notorietà.

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Piacenza – Palazzo Farnese

Di certo, la Piacenza turistica è poco valorizzata, il suo centro storico misconosciuto alla gran parte dei visitatori italiani (per non parlare di chi arriva dall’estero) e ancor meno conosciute, almeno da chi vive nel centro-sud d’Italia, sono le sue valli punteggiate da tanti castelli medievali ben conservati e da mille paesini abbarbicati sulle creste delle colline, circondati da boschi e vigneti che si estendono a perdita d’occhio.

Perché nonostante il cartello sull’autostrada, Piacenza non è solo terra di coppa, pancetta e salame piacentino, peraltro tutti salumi buonissimi, come lo è  la gastronomia locale: ho adorato i pisarei e fasò, i tortelli con la coda (curiosi di sapere cosa sono? a breve un post specifico sul blog) e mi sono letteralmente abbuffata di giardinera di verdure (sono a dieta e le verdure sono consentite…. 🙂 ). Piacenza è anche terra di vigne e di viticoltori che producono vini di eccellenza, anche questi poco noti a livello nazionale e difficili da trovare al di fuori di poche regioni del nord Italia. Qualcuno di voi ha mai sentito parlare di Gutturnio? E l’Ortrugo, chi lo conosce? Eppure sono vini antichi, piacevoli al palato, fermi o delicatamente frizzanti. Vini diversi dai classici Chianti, Barolo, Vermentino, così facili da reperire sugli scaffali delle enoteche e pure dei supermercati. Addirittura l’Ortrugo, che è un vitigno autoctono, sembra che fosse coltivato sui colli piacentini già in epoca romana.

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Palazzo Gotico, in piazza del Cavalli

Piacenza – che ad onor del vero abbiamo visitato fin troppo velocemente – è garbata e piacevole come solo una colta e ricca cittadina di provincia può essere. Un centro cittadino piccolo, caratterizzato dalla presenza di palazzi nobili e chiese che abbracciano nella loro architettura diversi secoli di storia: dall’imponente Palazzo Farnese – opera cinquecentesca edificata su progetto del Vignola e sede dei musei civici cittadini – al romanico Duomo di Piacenza ci sono poche centinaia di metri. Nel mezzo la piazza dei Cavalli con le statue equestri opera di Francesco Mochi, scultore toscano di Montevarchi, dedicate ad Alessandro e Ranuccio Farnese, è dominata dalle linee austere del Palazzo Gotico, mentre la medievale chiesa di San Francesco (in stile gotico lombardo,) e la  via XX Settembre, cuore della movida cittadina e dello shopping sono poco distanti. Passeggiare per le vie di Piacenza è immergersi in un libro di storia: nelle sue vie e piazze vi sono rappresentati praticamente tutte le maggiori correnti architettoniche italiane, inclusi alcuni esempi di edifici razionalisti.

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Piacenza – la chiesa di Ssan Francesco vista da Piazza dei Cavalli

Nel medioevo Piacenza fu città guelfa, importante snodo commerciale e culturale (l’Abbazia di Chiaravalle, fondata da San Bernardo e fulcro nevralgico per la diffusione delle conoscenze religiose ma anche letterarie e scientifiche, è nel territorio piacentino) e fu anche importante punto di sosta dei pellegrini che percorrevano la via Francigena. Una città importante, che accolse artisti famosi e importanti uomini di Stato (uno tra tutti? Il Cardinal Alberoni, uomo di Chiesa ma anche politico astuto che arrivò addirittura a ricoprire il ruolo di primo ministro della Corte di Spagna).

Per conoscere Piacenza ci vogliono almeno un paio di giornate, molto più tempo è necessario dedicare ai suoi dintorni: castelli e borghi medievali, sentieri per il trekking o il cicloturismo, laghi e fiumi dove pescare si trovano disseminati lungo le vicine Valli piacentine (Val D’Arda, Val Nure, Val TrebbiaVal Tidone). Durante i tre giorni in cui abbiamo soggiornato presso l’agriturismo Podere Casale a Vicobarone di Ziano Piacentino,  siamo andati alla scoperta della provincia di Piacenza – dei Colli Piacentini e della Val Tidone in particolare – e ne siamo rimasti entusiasti e “carichi”, tanto che nel viaggio di rientro non abbiamo nemmeno sentito la stanchezza dei tanti chilometri.

Una cortesia: non venitemi più a dire che Piacenza è (solo) la terra dei salumi!

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Piacenza – Piazza Duomo

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

6 Comments

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    Bongio Aprile 24, 2015

    Purtroppo, come hai giustamente scritto, a Piacenza non siamo in grado di valorizzare il nostro territorio presentando in modo completo ed esaustivo quello di buono che abbiamo da offrire. Purtroppo capita spesso che chi si avvicina a Piacenza, anche grazie ai vari B&B, una volta sul posto faccia fatica a trovare materiale che lo guidi attraverso il territorio; Impensabile pianificare una visita dal computer di casa propria. Pensa che poche settimane fa Forbes ha scritto che l’Emilia è la regione dove si mangia meglio AL MONDO!!! Secondo te qualcuno ha usato questo da traino per portare turismo ad un mese da Expo??? Qualcosa adesso si stà muovendo ma purtroppo paghiamo la nostra mentalità molto chiusa ed un ritardo terribile. Grazie per le belle parole. se vuoi info contattami pure

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      Claudia Boccini Aprile 24, 2015

      Grazie a te per il commento, è interessante comprendere come – anche per chi vive a Piacenza – sia “fastidiosa” questa assenza di comunicazione coordinata ed integrata del territorio. Purtroppo io sono solo una blogger, una che viaggia con e per passione e più che aiutare a far conoscere i territori meritevoli, altro non può fare. Però noto molte persone che ho incontrato in questa tre giorni piacentina abbiano voglia di cambiare e chissà, a forza di fare rete, dalle parole si riuscirà a passare ai fatti e ad una diversa immagine condivisa di Piacenza e del suo territorio. Da parte mia, potete contare sul mio supporto per quanto possibile.

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    Stefano Aprile 23, 2015

    Una sola semplice parola, ma pensata e scritta con tutto il cuore: GRAZIE!

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    Cinzia Aprile 23, 2015

    Che dire…… grazie per la splendida immagine che sei riuscita a dare di Piacenza.

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      Claudia Boccini Aprile 23, 2015

      Non dovete ringraziare me… ma la stessa vostra bella città ed i suoi meravigliosi dintorni! Peccato, davvero peccato, averla visitata così velocemente ed ancor più mi spiace che difficilmente viene inserita nei circuiti turistici nazionali ed internazionali. Era tanto che non rientravamo a casa così carichi e contenti dopo un fine settimana di scoperte. Ed allora: grazie, Piacenza!

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