Cagliari, città amata nel cuore del Mediterraneo

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La Sardegna è isola vera, così distante dal continente che raggiungerla – oggi come allora – significa programmare, prenotare, impegnare ore in attesa di navi e di aerei che fanno un viaggio reale, non un semplice trasferimento. Non come la Sicilia, ad esempio, che basta prendere un traghetto disponibile a tutte le ore, mezz’ora di navigazione e oplà, liberi di spostarsi ovunque! In Sardegna non si può prendere un treno, un autobus o salire in auto e decidere di raggiungere altre città italiane in qualsiasi momento se ne abbia voglia: c’è da fare i conti con traghetti carissimi, voli spesso completi e con quei tanti chilometri di mare, che circonda, protegge ma anche costringe.

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Prima di conoscerla davvero, Cagliari l’ho amata attraverso le parole, seguendo racconti entusiasti fatti di ricordi belli, di momenti intensi e sereni, popolati di persone dal cuore grande. In genere quando si lasciano terre conosciute, affetti ed amicizie per andare in cerca di fortuna o per inseguire un lavoro lontano, la direzione che si segue e’ quasi sempre verso città dalla tecnologia avanzata, megalopoli urbane dove il terziario offre opportunità maggiori o, anche, verso i distretti industriali che a macchia di leopardo caratterizzano il nostro Paese. È difficile che da una città grande come Roma, riempiti gli scatoloni di sogni e di speranze, si scelga di andare in Sardegna; semmai è spesso il contrario. Andare a lavorare in Sardegna, a Cagliari per l’esattezza, per chi non c’è nato e’ un gesto pieno di fiducia e di grande speranza. Tutto inizia più di trentacinque anni fa, quando un ragazzo viene assunto da quella che all’epoca si chiamava Azienda di Stato per i Servizi Telefonici, un ente che non esiste più e che aveva il compito di gestire gran parte del traffico telefonico nazionale e internazionale. Nel momento di decidere la destinazione, tra le tante disponibili sceglie Cagliari, che lo accoglie come un figlio. Lui, in cambio, ne apprende i ritmi e le abitudini, ne condivide i riti, ne scopre i tesori. Adora la spiaggia cittadina del Poetto, le vie che dal porto si inerpicano fin sull’acropoli, il profumo del mirto e del lentisco che nelle giornate di maestrale arriva dall’entroterra, la grande onestà e la schiettezza dei suoi abitanti, la cucina pastorale.

Cagliari diventa pian piano la “sua” città, ancor più di quella che gli ha dato i natali o di quella che lo ha visto crescere, la base da cui proiettarsi nel futuro e, chissà, invecchiare. E cosa c’è di più vicino alla realizzazione di una speranza che non un figlio, una casa, una famiglia? Questo succedeva una vita fa, o forse due o tre. Poi, come purtroppo spesso succede, al risveglio i sogni svaniscono e le fantasie devono fare i conti con le necessità reali. Ciao Cagliari, arrivederci o, chissà, addio…

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Facile immaginare lo stato d’animo con  cui siamo atterrati a Cagliari dopo quasi trenta anni che Francesco – forse avrete immaginato che è lui il protagonista della storia – mancava dalla città che più di tante altre e’ stata la sua. Commozione tanta (si, ti ho visto Francesco, anche se hai fatto finta di nulla: quando sei sceso dalla scaletta dell’aereo, ti si è bloccato il fiato ed hai smesso di parlare, con la gola serrata dal magone), mescolata a timore di distruggere ricordi, paura di veder stravolte vie, strade, case. Di non trovare più volti amici.

Come un essere umano, anche una città cresce, evolve, talvolta invecchia o muore. Ma a differenza di un uomo, ha la possibilità di ritrovare nuova giovinezza. In trenta anni una città cambia, sebbene i palazzi, le chiese, i bastioni siano sempre al solito posto. Una città può diventare meno curata, oppure più bella. Ed è questo che è successo a Cagliari: e’ città moderna, organizzata, efficiente, in rapida crescita:  il treno collega  l’aeroporto  con il centro città, il centro storico è un cantiere in evoluzione, giardini e parchi sono  stati creati dove una volta c’erano solo sterrati, le strade sono state riorganizzate per rendere fluido e scorrevole il traffico cittadino. Nuovi palazzi ed edifici, tantissime migliorie, lo spirito di città europea, elegante, colta e vivace si percepisce passeggiando per le vie dove i negozi sono una calamita per gli shopping-addicted. Una città in fermento che lascia spazio ai giovani e promuove innovazione digitale. Candidata ad essere Città della Cultura per l’anno 2019, Cagliari ne esce scofitta, ma a testa alta: sarebbe stata una ambasciatrice ideale del nostro Paese.

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Cagliari combatte la sua lontananza dal continente creando cultura, preservando la tradizione, scegliendo di dare risalto alla sua unicità. Cagliari è stata una rivelazione, una città diversa da tutte le altre che ho visitato: in genere in ogni città si ritrovano tratti, immagini, panorami che ricordano luoghi già conosciuti. E’ successo perfino in Canada o in Giappone: “ma quella collina non ti ricorda un paesaggio che abbiamo visto a…? E quella casa, dalle finestre così particolari, non è come quella che abbiamo visitato con…?”.  A Cagliari, no. Dalla città alta si percepisce la particolarità della sua posizione: è al centro del golfo, circondata dal mare cristallino che si mescola all’orizzonte con il cielo di un azzurro talmente inteso da sembrare innaturale e che rischia di commuovere quando – improvvisi – i fenicotteri lo solcano nella loro migrazione pomeridiana da uno stagno all’altro. Cagliari è una città da cui raggiungere l’infinito – e la felicità – sembra cosa possibile.

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L’atterraggio a Cagliari (da Roma sono poco meno di 50 minuti di volo), va provato almeno una volta nella vita: la pista arriva fin quasi dentro uno degli stagni che circondano la città e sembra quindi di atterrare sull’acqua. In lontananza si vedono centinaia e centinaia di fenicotteri rosa, che hanno trovato nelle lagune salate e negli stagni il loro habitat preferito. Su tutto, il sole illumina le facciate chiare delle case, che di notte diventano un presepe luminoso.

Facile da visitare a piedi, con circa 150.000 abitanti Cagliari è una città medio piccola (e quindi ne guadagna la qualità della vita),  suddivisa nei quattro quartieri storici di Castello, Stampace, Marina e Villanova mentre le periferie spesso si innestano nei  Comuni limitrofi: Quartu ed Elmas, ad esempio, sono così attaccati a Cagliari che non si riesce a capire dove inizia l’uno e finisca l’altro.  Via Roma con i suoi palazzi porticati è il salotto buono della città e si affaccia sul mare, sul Golfo degli Angeli:  il bianco Palazzo Civico, con elementi liberty e neogotici, è il miglior biglietto da visita che Cagliari possa offrire a chi arriva in nave dopo un viaggio lungo e noioso. Lungo le vie del centro, in primavera gli alberi di Jacaranda, tipici delle zone tropicali e che a Cagliari hanno trovato il loro habitat ideale, ombreggiano le strade principali con la loro incredibile chioma blu pervinca (passare lungo Via Dante in primavera è fantastico: sembra di avere un manto di velluto blu sulla testa!).

Terra di conquista dei fenici, dei romani, dei pisani, degli aragonesi e degli spagnoli, di ciascuno Cagliari conserva tracce: ad esempio, le due torri (torre dell’elefante e torre di San Pancrazio) e la Cattedrale di Santa Maria sono opera dei pisani (ed il pulpito di Maestro Guglielmo arriva dritto dritto dal Duomo della città toscana). Castello e’ invece il quartiere nobile della città, dove si trovano il museo archeologico, il palazzo di Città, il bastione di Saint Remy e di Santa Croce. Chi è affamato di cultura, può sfamarsi al Museo archeologico, con reperti di epoca romana, nuragica e neolitica; alla Pinacoteca Nazionale , alla Galleria Comunale d’arte e perfino al Museo di arte siamese, con collezioni di arte orientale.

Per gli amanti della natura, invece, basta allontanarsi  pochi chilometri dalla città per raggiungere gli stagni della laguna di Santa Gilla e di Molentargius che ospitano numerose specie di avifauna mentre non troppo distante la Riserva Naturale di Monte Arcosu offre rifugio alla fauna endemica sarda tra cui il cervo, in un ambiente incontaminato e realmente selvaggio.

Vi parlerò ancora, di Cagliari. Perché se Francesco si è commosso a ritrovarla, io sono impaziente di tornarci!

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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