Attentato a Bangkok

Avrei voluto riprendere a scrivere sulla Bussola e il Diario con un post leggero, adatto al mese di agosto ed  alle vacanze  ed invece… ed invece la notizia dell’attentato a Bangkok, la bomba esplosa e le altre due che sono state ritrovate – fortunatamente – inesplose, mi ha fatto stravolgere la programmazione. Per chi non conosce i fatti (ancora parziali): nel tardo pomeriggio del 17 agosto – erano le 19 in Thailandia, corrispondenti alle 14 in Italia –  un ordigno è esploso davanti al tempio indu Erawan, in una zona molto frequentata da devoti e da turisti perché vicina ai centri commerciali. I primi terribili bilanci parlano di 16 morti ed 80 feriti (fonte Ansa).

Ancora non è ben chiara la dinamica dei fatti dell’attentato a Bangkok e, ad ora, nessuno ha rivendicato l’azione. Quel che è certo è che la strategia del terrore e dell’odio ha alzato il suo livello di aggressione anche in Thailandia, nella frenetica Bangkok, crocevia di tutti i turisti che arrivano da ogni parte del mondo per regalarsi un soggiorno in quella che è – da tutti – definita “terra del sorriso” per la pacificità dei suoi abitanti, di qualsiasi etnia siano o religione essi professino (per Wikipedia: la maggioranza è buddista (95%), la musulmana è minoritaria (4,6%), tutte le altre – cattolica/cristiana inclusa – hanno numeri ininfluenti).

La morte è sempre atroce, ma quando colpisce i turisti sembra ancor più terribile e subdola ed il terrore che ne deriva si insinua in profondità, dove indossa i veli sottili dell’angoscia e della paura. Perché il terrore colpisce il turismo? Perché il turismo è storia, è economia, è arte, è futuro, è la cartolina colorata e intrigante che rappresenta un’intera Nazione e che richiama uomini e donne da ogni parte del mondo. Portare morte e distruzione in mezzo a chi non vuole altro che regalarsi un pizzico di felicità, un sogno lungo qualche giorno di vacanza,  fa di sicuro audience internazionale. In Thailandia nel 2013 l’industria del turismo contribuiva direttamente al PIL per il 9% e quasi il 20% se si considera l’indotto (fonte Wikipedia), Bangkok è una delle città più visitate al mondo e nel 2014 i visitatori della Thailandia erano oltre 24 milioni per anno.

D’altra parte colpire i siti turistici è facile perché il terrore arriva inatteso e può operare con rapidità con risultati spaventosi – lo abbiamo visto con il Museo del Bardo e l’eccidio della spiaggia di Sousse, in Tunisia – ed in qualsiasi parte del mondo è pressoché impossibile mettere sotto stretta sorveglianza tutti i punti di attrazione: nei siti minori e di minor richiamo i controlli tendono ad essere più blandi – se poi effettivamente ci sono. Cosa dovremmo fare, allora, dopo l’attentato a Bangkok? Forse smettere di andare in Thailandia o – meglio ancora – smettere di viaggiare e rinchiuderci tra quattro mura (o quattro frontiere) sicure? Davvero siamo così certi che anche il nostro piccolo orto sia così tranquillo? E poi, scegliere di non viaggiare o viaggiare solo in luoghi ipoteticamente sicuri,  non sarà  una resa a prescindere e a priori? Non faremo il gioco di chi – con il terrore – vuole imporre idee violente e cariche di odio?

Non dobbiamo cedere alla paura, semmai dobbiamo imparare sempre più a conviverci: essere sempre vigili, avere il controllo della situazione, applicare alla lettera i consigli che ci vengono forniti dal Ministero degli esteri e dalle autorità competenti dei Paesi che visitiamo, far diventare prassi l’iscrizione al sito “Dove siamo nel Mondo” per comunicare la nostra destinazione in caso di emergenze ogni volta che lasciamo l’Italia (sì, anche per mete facili come quelle europee: vi siete dimenticati gli attentati che negli anni scorsi hanno scosso capitali europee come Madrid, Parigi, Londra?). Dobbiamo sviluppare il fiuto per individuare destinazioni realmente pericolose e a rischio, abituarci ad avere quel pizzico di sano sospetto che ci obbliga a segnalare immediatamente bagagli lasciati abbandonati,  pacchi insoliti, automobili parcheggiate dove non dovrebbero, evitare zone definite a rischio o situazioni potenzialmente ambigue.

Non è un bel vivere, lo ammetto, ma è il minimo che possiamo fare per continuare – nonostante la paura e il terrore che vogliono imporci –  a viaggiare per questo Mondo sempre più piccolo, affollato ed anche disperatamente folle.

A proposito: noi a novembre andiamo in Thailandia.

Aggiornamento bilancio delle vittime: 22 morti (di cui 8 stranieri: 5 cinesi, 2 malesi e un filippino) e 123 feriti.

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

1 Comment

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    Elisa Agosto 18, 2015

    Ho avuto la pelle d’oca quando sentito ieri la notizia… è sconcertante.
    Non riesco nemmeno ad immaginare quanto possa essere cattivo l’uomo in certi casi.
    Io comunque tra meno di un mese sarò lì ed ho ancora più voglia di visitarla questa città!

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