Tesori di Padova: Orto botanico e Giardino della Biodiversità

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Non sono un’esperta botanica ne’ una solerte giardiniera munita di  pollice verde, anzi le piante che acquisto per rendere meno spoglio il mio balcone finiscono inevitabilmente nella pattumiera, rinsecchite e accartocciate, sia pure dopo qualche timido tentativo di crescere nonostante la mia sbadataggine. Però mi piacciono i luoghi verdi, mi riempio gli occhi quando ho la possibilità di visitare parchi curati alla perfezione ed infatti spesso qui sul blog trovate post dedicati a giardini famosi, sia in Italia che all’estero. Ed è stato quindi con grande piacere che sia io che Franz in occasione dell’evento MPI abbiamo apprezzato la possibilità di visitare l’Orto botanico di Padova, tra i primi ad essere istituito in Italia e da poco arricchito dalla ipertecnologica serra del Giardino della Biodiversità. Nonostante il caldo inclemente che ha dominato luglio 2015, noi siamo andati a vederlo e fotografarlo, lo abbiamo fatto per noi ma… anche per voi!

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L’Orto Botanico di Padova risale al 1545 e nasce come Giardino dei Semplici per la coltivazione di erbe e piante medicinali che dovevano servire ai medici ed agli studenti della vicina Università per preparare medicine e pozioni. Ancora oggi, la parte centrale dell’Orto botanico di Padova, la più antica, ha la tipica struttura da Hortus Conclusus, ed è suddivisa in sezioni e quadranti inserite all’interno di un muro circolare, edificato successivamente per evitare che venissero rubate le piante coltivate.

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La visita guidata che ci ha permesso di apprezzare l’istituzione padovana – che è anche inserita tra i beni del patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1997 in quanto rappresenta la culla della scienza botanica, dello scambio delle conoscenze scientifiche ed è punto di origine della comprensione dei rapporti che esistono tra natura e cultura – parte appunto dall’Orto Botanico: attraverso un cancello in ferro battuto si entra all’interno del muro circolare di mattoni che racchiude le numerose aiuole delimitate da riquadri, separate con regolarità da recinzioni in ferro battuto.

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Nonostante sia un luogo in cui scorre la forza e la vitalità della natura, va detto che l’aspetto dell’Orto Botanico di Padova in alcuni tratti appare un po’ creepy (cimiteriale) con le aiuole che assomigliano a tanti riquadri di un Campo Santo e, comunque, visto dall’alto la forma dell’Orto ricorda un simbolo esoterico: un cerchio suddiviso da quattro viali che formano una croce in quattro settori, che a loro volta contengono aiuole disposte in cerchi concentrici o in quadrati.

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Le diverse sezioni raccolgono le collezioni di piante, suddivise in piante insettivore; piante medicinali e velenose (il loro grado di pericolosità è indicato tramite sui cartellini esplicativi con alcune crocette: le più pericolose, perfino mortali, hanno 3 crocette); piante dei Colli Euganei e piante  rare; piante introdotte (esotiche) mentre attorno alla sezione storica dell’Orto si trova un boschetto con piante ed antiche essenze erboree di alto fusto, come un Ginko Biloba piantato nel 1750, una Magnolia Sempreverde del 1786, un Platano Orientale del 1680, un Cedro dell’Himalaya, forse il primo esemplare ad essere importato in Italia. Non mancano piante acquatiche, piante che crescono in terreni rocciosi o alpini, piante aromatiche o tipiche della macchia mediterranea, alberi da frutto, querce, eriche arboree, alberi di Giuda, cisti, dittami, cipressi calvi, piante grasse o succulente.

Nell’Orto Botanico di Padova sono oggi conservate circa 3500 specie diverse su un’estensione di 22.000 metri quadrati e non mancano alcune curiosità come la cosiddetta Palma di Goethe, una Chamaerops humilis (o palma nana) di oltre 430 anni (è stata piantata nel 1585), oramai cresciuta a dismisura e conservata in un’apposita serra ottagonale. Viene definita “di Goethe” in quanto il poeta tedesco la vide in uno dei suoi viaggi e la prese ad esempio per il suo testo sulla teoria evolutiva “Saggio sulla metamorfosi delle piante”.

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Numerose le statue e le vasche in marmo che rendono piacevole passeggiare per l’Orto (che, ricordo, fa parte dell’Università di Padova di cui è “Centro di Ateneo”). Nelle vasche le piante acquatiche, le ninfee ed i gigli d’acqua hanno trovato il loro habitat ideale e regalano ai visitatori i colori densi e vellutati delle loro corolle. Con il mutare delle stagioni, l’Orto Botanico di Padova cambia il suo aspetto: non c’è mai una visita uguale all’altra e non ci si stanca mai di tornare a vederlo. Inoltre – ma so bene che questo è un consiglio inutile perché già lo sapete – non potete prendere nulla, proprio nulla, di quando è in mostra, nemmeno una fogliolina o una talea, men che meno un fiore!

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L’Orto Botanico (ed il Giardino della Biodiversità, di cui parleremo a breve) è così vicino alla Basilica di Sant’Antonio che se andate a Padova non dovete assolutamente dimenticare di andare a visitarlo: in estate evitate però le ore più calde (e quindi il mio consiglio è di visitarlo o appena apre al mattino o comunque dopo le 16.30) perché l’umidità e l’ozono emesso dalle piante può rendere antipatico quello che altrimenti è un percorso piacevole in mezzo al verde.

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Accanto all’Orto Botanico storico è stato infatti inaugurato da poco tempo (ottobre 2014) il nuovo Giardino della Biodiversità, progettato da Giorgio Strapazzon ed evoluzione contemporanea della divulgazione botanica attraverso le raccolte sistematiche. Passare dal vecchio Orto Botanico al nuovo Giardino è un attimo, ma cambia completamente la concezione di conservazione, i colori, la luce: da una parte tutto è regolamentato, allineato, strutturato secondo un ordine immutabile, il muro circolare dell’Orto è – anche fisicamente – simbolo di separazione tra chi semplicemente osserva e fruisce dei mille volti della natura e chi invece la studia in modo approfondito, la conserva e la preserva, dall’altro lo spazio è aperto, lo sguardo può andare oltre e protendersi verso la città, limitato dalla sola sagoma della Basilica di Santa Giustina che rappresenta la quinta naturale.

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Il nuovo edificio del Giardino della Biodiversità  è lungo 100 metri per un’altezza di 18 metri e tutto è stato studiato, fin nei minimi dettagli, per ridurre l’impatto ambientale. Cemento, vetro, luce sono utilizzati per ottimizzare l’efficienza energetica della serra e all’interno trovano dimora 1300 specie, suddivise in base alle zone climatiche di provenienza che danno vita ad una serie continua di biotopi che riproducono ecosistemi omogenei.

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La tecnologia del Giardino della Biodiversità:

  • le cascate d’acqua che si vedono sulla facciata anteriore oltre ad essere decorative aiutano ad ossigenare la riserva idrica piovana;
  • una una sonda preleva a 284 metri di profondità acqua calda che viene utilizzata per riscaldare le serre tropicali o per annaffiare in caso di siccità;
  • le pareti vetrate della serra sono collegate a sensori che le fanno aprire in base alla temperatura o all’umidità per garantire un clima costante alle piante esotiche;
  • la facciata del Giardino della Biodiversità è fatta di un materiale che utilizza il sistema foto-catalitico ed aiuta ad abbattere l’inquinamento atmosferico;
  • l’energia elettrica è garantita da pannelli fotovoltaici.

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I macro ambienti presenti nella serra del Giardino della Biodiversità sono:

  • Foresta tropicale pluviale
  • Foresta tropicale subumida
  • Clima temperato e mediterraneo
  • Clima arido e desertico

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Sono inoltre presenti nel Giardino della Biodiversità alcune sezioni tematiche dedicate alle piante che sono diventate parte della vita e dei commerci degli uomi: la pianta del caffè, la pianta del cacao, le cycas. Accanto alle serre, una struttura dedicata a mostre temporanee (quando ci siamo stati noi era in corso una mostra monotematica su “Jean Dubuffet e il Teatro del Suolo”, con 324 litografie ispirate dalla natura), una grande sala per conferenze dalle allegre poltrone arancio (sono Frau!) e ampi spazi utilizzabili per manifestazioni ed eventi.

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Informazioni utili:

L’Orto Botanico di Padova ed il Giardino della Biodiversità sono poco distanti dalla Basilica di Sant’Antonio e sono aperti da aprile a fine settembre dalle 9.00 alle 19.00, ad ottobre chiudono lle 18.00 mentre da novembre fino a marzo chiudono alle 17.00. Le visite guidate ci sono di sabato e domenica, oltre ai giorni festivi, alle ore 11.00 ed alle 15.00

Il biglietto di ingresso (sia per L’Orto Botanico che per il Giardino della Biodiversità costa 12€ (previste riduzioni).

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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