Impressionisti e altre mostre al Palazzo delle Esposizioni

Ci vuole poco per farmi felice: una bella giornata di sole, un lungo week-end di relax attivo (io che sto ferma? Mai!), un trancio di pizza bianca ancora calda di forno farcita di mortadella o di prosciutto e fichi,  una bella mostra dove le opere d’arte sono proposte con cura e seguendo un percorso intelligente. E le mostre al Palazzo delle Esposizioni di Roma, in Via Nazionale, in questo periodo sono tre e tutte molto interessanti!

Approfittando di una giornata da classica ottobrata romana – cielo talmente azzurro che sembra l’abbiano dipinto con la vernice a smalto, aria che inizia a profumare delle castagne arrosto vendute agli angoli delle strade, venticello di tramontana che rende leggero il passeggio – che ha scatenato un’improvvisa, fortunatamente momentanea ma comunque incontenibile voja de lavorà sarteme addosso e famme lavorà meno che posso, sono uscita dall’ufficio prima del previsto per ritagliarmi un paio d’ore tutte per me seguendo i colori – talvolta intensi, altre sfumati, in ogni caso ricchi di passione e di mille suggestioni – di artisti del calibro di Van Gogh, Picasso, Degas, Matisse, e poi Braque, Kandinskij, Kokoschka, Modigliani, ed una buona selezione di artisti americani, come Rothko o Georgia O’ Keefe alla mostra “Impressionisti e Moderni. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington”, in esposizione al piano terreno del Palazzo delle Esposizioni.

Perché a me gli impressioni piacciono ed anche tanto, corrente apparentemente facile da comprendere, quasi popolare, paesaggi tranquilli, ritratti che paiono fatti quasi per caso, situazioni domestiche o istanti rubati al tranquillo scorrere delle ore. A Parigi non manco mai di andare al Museo d’Orsay, sebbene la struttura architettonica così importante tende a fagocitarmi l’attenzione e – almeno nel mio caso – mi distrae dalla visione delle tante opere esposte ) e se c’è qualche mostra tematica cerco sempre di non perdermela, come appunto la mostra del Palazzo delle Esposizioni di Roma, che  racchiude la summa dell’arte moderna europea ed americana, presentata attraverso sei diversi percorsi cronologici che accompagnano il visitatore a comprendere l’evoluzione dello stile e delle diverse correnti della pittura degli ultimi due secoli.

Ben 62 le opere d’arte esposte, selezionate tra le 3.500 possedute dalla Phillips Collection – a tutti gli effetti il primo museo di arte moderna degli USA istituito da Duncan Phillips nel 1921 – un’istituzione che mi piacerebbe moltissimo visitare (e potrebbe anche essere un ottimo motivo tornare negli States e visitare Washington!).

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Claude Monet, La strada per Vétheuil; Edgar Degas, Ballerine alla sbarra; Vincent Van Gogh, Casa ad Auvers. Ph. Credit

Alcune tele esposte sono così belle che sembra impossibile che ce ne possano essere anche altre, nelle ssale successive, altrettanto o ancor più coinvolgenti: le Ballerine alla sbarra di Degas diventano un fiore azzurro che si staglia sulla tela arancio, i loro gesti flessuosi e speculari che avvolgono il visitatore distraendolo dai suoi pensieri; la Camera Blu di Picasso, dai toni ombrosi e soffusi, entra nel dettaglio di gesti intimi, l’ Autunno di Kandiskij  esplode in colori intensi, spatolati con generosità mentre il campo di grano verde della Casa di Auvers di Van Gogh  incombe opprimente come la disperata, solitaria follia dell’autore.

Ho trascorso quasi due ore leggendo le didascalie e le spiegazioni che si trovano accanto ad ogni quadro – con molta difficoltà, va detto, perché i caratteri sono davvero piccoli per poter essere letti alla distanza di sicurezza richiesta per non far scattare gli allarmi e come me si sono lamentati altri visitatori, più o meno miopi, più o meno agée –  e con dispiacere, arrivata alla sesta sala espositiva,  ho realizzato che avevo terminato la visita della mostra.

Per fortuna, in contemporanea, ci sono altre due mostre al Palazzo delle Esposizioni di Roma (incluse nel biglietto di ingresso) altrettanto belle e interessanti, che in parte integrano ed ampliano il percorso visivo iniziato con  “Impressionisti e Moderni. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington”.

Al secondo piano del monumentale Palazzo delle Esposizioni è infatti ospitata la mostra “Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano. 1900-1940“, mostra cronologica di arti decorative ed arti applicate organizzata in collaborazione con il Musée d’Orsay di Parigi, che racconta, con oltre 100 esempi intriganti di quella che è erroneamente definita arte minore, l’evoluzione della sperimentazione e in quello che oggi viene definito Design.

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Dettagli: Fortunato Depero, Pupazzo Campari; Galileo Chini, Vaso a bulbo; Giò Ponti, Lampada Bilia; Umberto Bellotto, Vaso a murrine con sostegno in ferro battuto; Marcello Piacentini, Mobile e due sedie per la casa di Fiammetta Sarfatti; Vittorio Zecchin, Le Mille e una Notte. Ph. Credit.

Si comincia con il liberty (notevoli gli scrittoi e gli armadi esposti dalle eleganti volute, in cui il legno viene plasmato come materia fluida), si prosegue con il futurismo che vede gli artisti lavorare in tandem con artigiani per creare mobili, abbigliamento ed arredi d’avanguardia e si arriva fino agli anni ’50 del secolo scorso, quando la capacità artistica è spesso messa al servizio della pubblicità o della produzione industriale e Giò Ponti, con le sue tante collaborazioni con la manifattura Richard Ginori, sarà l’antesignano dei designer industriali. Accompagnano i mobili e gli oggetti di arredo alcuni quadri di artisti del periodo (Depero, Balla, Sironi e poi De Chirico, Savinio, Casorati) che rendono più comprensibile il percorso storico attraverso l’arte ed alcuni oggetti di design più contemporaneo (immancabile, in una mostra del genere, il prototipo di una macchina da scrivere Olivetti precorritrice della famosa Lettera 22).

Anche questa davvero una bella mostra, che meriterebbe di essere trasformata in collezione permanente ed inserita in un museo del design e delle arti applicate di respiro internazionale, un po’ come accade a Copenaghen con il Museo del Design di Copenaghen.

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Dettagli: Viktor I Kudelkin, Camionista della fabbrica Kamaz; Vladimir D. Nestorov, La Terra in ascolto; Georgy Nisski, En Route; Alexsadr Petrov, Semaforo; Semen A. Rotnitsky, Le impiegate della metropolitana; Alexsadr Petrov, Un giorno di sole a Bajkonur – ph. credit

Tornando al piano terreno ho visitato – ahimè troppo velocemente – la terza mostra dedicata alla “Russia on the Road” (1920-1990), in calendario solo fino al 15 dicembre 2015 ed organizzata  in collaborazione con l’Istituto dell’Arte Realista Russa di Mosca, che meriterebbe davvero molta più attenzione di quella che ho potuto dedicargli io. I quadri sono grandi, il narrato quasi fotografico, i colori intensi. I soggetti sono uomini e donne impegnati a rendere grande l’Unione Sovietica con il lavoro in fabbrica, nei porti e negli aeroporti; vengono esaltati i successi tecnologi e la conquista dello spazio; trovano spazio sulle tele aerei e mezzi di trasporto, ferrovie immense. Arte di regime, certo, ma alcuni quadri degli anni 50 e 60 sono di una contemporaneità sconvolgente, i volti e le situazioni narrate attraverso dettagli di un realismo intenso e totale.

Una volta terminata la visita alle mostre del Palazzo delle Esposizioni, ancora presto, ne ho approfittato per scendere per la vicina Via del Boschetto fino ad arrivate al Rione Monti, dove mi sono divertita a scattare parecchie foto ai tipici negozietti lungo la via: chissà che non ci scappi un altro post a tema shopping ?

Comunque un consiglio: le mostre al Palazzo delle Esposizioni hanno una durata davvero limitata: se siete di Roma, se passate qui in città diretti verso altri lidi, se state facendo i turisti nella Capitale o, ancora, se abitate a Napoli o Firenze (con il treno ad arrivare a Roma ci mettete poco più di un’ora), investite qualche euro in cultura e non perdetevi questo tris di eccellenza!

Informazioni utili:

Le mostre del Palazzo delle Esposizioni di Roma:

  • Impressionisti e Moderni. Capolavori dalla Phillips Collection di Washingtondal 16 ottobre 2015 al 14 febbraio 2016
  • Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano. 1900-1940dal 16 ottobre 2015 al 17 gennaio 2016
  • Russia on the Road” (1920-1990)dal 16 ottobre 2015 al 15 dicembre 2015

Biglietto unico di ingresso € 12,50 (previste numerose agevolazioni e convenzioni, io ad esempio ho pagato 10€ perché avevo la Feltrinelli Card). Il catalogo sulla mostra degli impressionisti costa circa 18€, quelli delle altre due mostre oltre 30€.

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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