Nara, la città dei cervi

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Un giovane esemplare di cervo a Nara

Uno dei (tanti!) motivi che ci hanno spinto a tornare per la seconda volta in Giappone è stata la curiosità di visitare Nara, la città dei cervi. Veri cervi domestici, con corna e tutto il resto, che vagano indisturbati nel parco, viziati e coccolati come vere star. L’escursione da Kyoto a Nara è stata quindi pianificata meticolosamente: sveglia puntata alle 7.0o del mattino, colazione, rapida doccia, abbigliamento comodo ed a prova di animali e poi via verso la stazione centrale, dove abbiamo preso il treno JR Nara Line Local delle 7.51. Per inciso: i treni per Nara non partono dai binari degli Shinkansen ma dai binari delle linee locali, a cui si accede dall’ingresso con cancello che si trova all’incirca a metà del grande atrio della stazione. Il viaggio scorre tranquillo e a dir la verità per i primi 45 minuti è anche piuttosto monotono: il treno passa accanto ad una fila infinita di abitazioni, zone industriali, e poi di nuovo abitazioni. Noioso ed anche un po’ opprimente. Decisamente, il Giappone è una Nazione cementificata, quanto meno nella zona tra Tokyo e Kyoto.

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Gli orari ferroviari Kyoto-Nara (utile il sito di Hyperdia per trovare gli orari dei mezzi di trasporto)

Nell’ultima parte del tragitto, l’urbanizzazione intensiva lascia spazio a fazzoletti di  verde, templi che appaiono in mezzo ai boschi ma è un’illusione che dura poco: già appaiono le case di Nara ed è tempo di scendere in quella che è, a mio parere, una delle più belle stazioni giapponesi che ho visto: non la solita stazione gigantesca, dove è facile perdersi tra binari, negozi e ristoranti (se siete stati a Tokyo e a Kyoto, sapete perfettamente di cosa sto parlando; se non ci siete stati, immaginate una città sotterranea in cui piccoli negozi si susseguono uno dietro l’altro, in una caotica macedonia di scritte, proposte, offerte, profumi, odori, sorrisi!) ma un edificio elegante, reso aggraziato dal tipico tetto a pagoda con le punte all’insù e da un portico classicheggiante.

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La stazione di Nara

Per prima cosa, una volta scesi dal treno è essenziale andare all’ufficio turistico (uscendo dalla stazione, è a destra) per prendere una cartina della città e della zona del parco,che è poi quella che ci interessa visitare (e che interessa a tutti i turisti, ocidentali ed orientali quelli che arrivano a Nara). In ogni caso, può esservi utile studiarvi in anticipo il depliant turistico in inglese con tutte le indicazioni pratiche.

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devozione al Nanendo

L’itinerario fino alla zona dei templi  passa lungo Sanjo Dori, nel bel mezzo della zona commerciale della città, per cui non ci si accorge nemmeno della distanza da percorrere (all’incirca un chilometro e mezzo) se non quando, dopo un piccolo tratto in salita, sulla collinetta alla vostra sinistra vedrete il Nanendo, tempio che è la “porta d’accesso” al parco di Nara, la zona della città dove sono ospitati i cervi che vivono in semi libertà.

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Si, a Nara ci sono davvero i cervi! Però era la fine dell’inverno e – mezza delusione! – i palchi di corna delle bestiole ancora non erano ricresciuti. Insomma, più che cervi mi sono sembrate affettuose caprette! Vabbé, come mio solito esagero. In ogni caso ci sono tanti cervi, cerbiatti e cerbiatte, assolutamente privi di ogni timore ed anzi, piuttosto intraprendenti tanto da venirvi a sfrugugliare nelle tasche alla ricerca di un buon bocconcino da sgranocchiare, possibilmente un biscotto di farina di riso e cereali, che a quanto pare è il top per ogni cervo gourmet che si rispetti!

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Chissà se sta comprando qualcosa per noi?

Venditori di biscotti ne troverete un bel po’: con circa 200 yen ne potete acquistare un pacchetto e divertirvi a nutrire i cervi. Attenzione: non appena i cervi si accorgono che state acquistando biscotti per loro, inizieranno a seguirvi a frotte e non vi daranno tregua, cercando di strappare il tanto sospirato “dolcetto”, diventando perfino molesti e pericolosi con la loro irruenza (i cervi di Nara sanno benissimo di essere le star della città e non temono l’uomo, che trattano da pari a pari!).

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uno a me, un’altro a me… mmmh buoni!

E, di certo, un solo pacchetto di biscotti non sarà sufficiente! A proposito: ai cervi piaceranno pure tanto, ma i biscotti sono piuttosto insapori e “farinosi“. Come faccio a saperlo? Semplice, non ho resistito e ne ho assaggiato un pezzettino anche io, prima che una cerbiatta dispettosa me lo strappasse dalle mani!

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Okkio al cervo!

Lungo i sentieri i cartelli avvisano di fare attenzione: i cervi di Nara saranno carini, divertenti, morbidi (oh, si, come sono morbidi!). messaggeri divini secondo la religione Shinto ma sempre animali selvatici sono. E talvolta tirano fuori tutta la loro selvaticità attaccando le persone o spingendole (secondo me, si arrabbiano con chi non gli offre nemmeno un biscottino!).

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Entrate nel parco e proseguite costeggiando la pagoda con i cinque tetti, quindi proseguite in direzione del Museo Nazionale di Nara (è un edificio basso, lineare, in quello che io erroneamente definisco stile “Kenzo Tange” ma che in realtà è una struttura del periodo Meiji, con corpi aggiunti nel 1973 da Junzo Yoshimura). Se avete tempo (e voglia), potete visitarlo: vi sono conservate opere antiche di arte buddista o comunque devozionale ma se avete poco tempo conservatelo per dopo: il meglio deve ancora arrivare! Continuate a camminare fino all’incrocio e girate a sinistra.

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Il Museo Nazionale di Nara

Prendete la strada costeggiata a destra dal parco ed a sinistra da una serie di negozi turistici oltre agli immancabili venditori di biscotti per cervi: a proposito, fatene ancora scorta che questa è la zona con la più alta concentrazione si animali e se volete divertirvi ancora a dar loro da mangiare, è l’occasione migliore. Sullo sfondo, appare il grande portale del Nandai-Mon, che immette nel viale d’accesso al Todai-ji. Tante le scolaresche in gita, impegnatissime a prendere appunti e… a scattare selfie con le dita che mimano la V!

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 Il Todai-ji è imponente, quasi inquietante per le sue dimensioni e per l’aspetto austero. A proposito, non sembra anche a voi che la facciata del Todai-ji ricordi la maschera di un samurai? Edificato all’inizio del VIII secolo, il Todai-ji è un concentrato di primati: è l’edificio in legno più grande del mondo (misure? 48,6 x 57,3 x 50) ed al suo interno ospita la statua del Budda (Daibutsu, in giapponese) più grande del mondo, ben 16 metri e più di altezza bronzea. Un monolite, più che una statua. Ed è anche Patrimonio Mondiale dell’Unesco, proprio per non farci mancare nulla! Insomma, se andate a Nara, oltre a vedere i cervi, visitate il Todai-ji: ne vale proprio la pena!

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Il Todai-ji

Una delle curiosità che si trovano all’interno del grande tempio è una delle colonne di legno portanti della volta, che ha un pertugio alla base. Non stupitevi troppo se vedrete uomini, donne ma soprattutto bambini provare a passarci dentro: la tradizione vuole che le dimensioni del passaggio siano come quelle delle narici della statua del Budda e chi riesce a passarci dentro potrà avere l’illuminazione. In ogni caso, è così piccolo che qualche temerario un po’ in carne è rimasto incastrato a metà e lo hanno dovuto tirare indietro prendendolo per i piedi!

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Il grande tempio è in perenne ristrutturazione e una delle opere in corso è il rifacimento del tetto: i devoti possono contribuire acquistando per poche migliaia di yen (una tegola e i monaci, per ringraziare, consentono di scriverci sopra, con pennello ed inchiostro di china, il proprio nome che verrà  Sappiatelo: da qualche parte, sul tetto del Todai-ji, c’è anche una tegola con scritto Claudia& Francesco, viaggiatori :).

Uscendo dal Todai-ji (a proposito, l’ingresso si paga 500 yen, meno di 4€) ci siamo fatti una bella passeggiata lungo i sentieri del Parco di Nara per poi continuare fino alle pendici del Monte Wakakusa, dove ci sono ancora altri templi: noi abbiamo visitato il Todaiji Nigatsu-do, caratterizzato da grandi lampade e dal cui balcone si ha una bella vista su tutto il circondario.

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Finita la visita dei templi, siamo rientrati in città costeggiando il parco di Nara fino ad arrivare all’ingresso posteriore del mercato in Yasuragi-No-Michi, dove abbiamo mangiato seduti al bancone del Kaiten-sushi mentre uno stuolo di chef in giacca bianca e cravatta rossa preparava il pesche davanti a noi. Come sempre in Giappone, freschissimo, ottimo e assolutamente non costoso. A Nara tutto ruota attorno ai cervi: in città tanti i negozi di souvenir “cornuti” (ehm!) e perfino la mascotte della città, un pupazzo che rappresenta un monaco cicciotello dallo sguardo birichino, non è da meno. Avete visto che faccia perplessa ha il Franz? 😛

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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