The Art of the Brick: l’evoluzione dei Lego

La mostra The art of the brick  l’avevo segnalata nel post con una selezione di mostre ed eventi artistici romani da non perdere nei mesi di gennaio e febbraio 2016 ma solo sabato scorso con Francesco siamo riusciti ad andare a vederla, spronati da tante positive recensioni ed anche dalla curiosità di comprendere come, partendo da un materiale considerato dai più ludico ed infantile, si può riuscire a dar vita delle vere e proprie opere d’arte.

Nathan Sawaya, l’artista che ha dato vita alle sculture di mattoncini (a Roma ne sono esposte solo una parte, se vi fate un giro sul sito nathansawaya ne potete ammirare anche altre) ha una storia singolare: giovane avvocato del Foro di New York, nel 2002 scopre le grandi potenzialità artistiche racchiuse in un mattoncino Lego, che lui tratta come supporto materico per le sue sculture, svincolando (o rafforzando?) le costruzioni dall’aspetto ludico di cui sono connotate da sempre e nel 2007 debutta con la sua prima mostra in una dimensione nuova che trae linfa dalla Pop Art e dal Surrealismo ma che si nutre voracemente di mattoncini Lego, di sapiente gioco della luce, di prospettive ardite.

Trasformare una passione in una vera e propria carriera artistica non è da tutti, ma Nathan c’è riuscito: per l’emittente televisiva americana CNN, l’esposizione “The Art of the Brick” rientra tra quelle mostre che vanno assolutamente viste e l’apprezzamento del pubblico lo conferma giorno dopo giorno.

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Yellow – Nathan Sawaya, The Art of the Brick

Ma veniamo alla nostra visita: lo Spazio Tirso, dove sono esposte le opere create con centinaia di migliaia di mattoncini di plastica colorata – pare che in totale Nathan Sawaya, l’artista, ne abbia utilizzati più di un milione per dare corpo e struttura alle sue installazione –  è uno spazio moderno di 1200 mq, con una serie di locali che si susseguono e che risultano particolarmente adatti a contenere e dare il giusto risalto alle diverse sezioni delle opere esposte. Noi ci siamo stati di sabato mattina, poco dopo l’apertura, ed oltre a noi c’erano un paio di famiglie con bambini e alcuni visitatori, ma immagino che di pomeriggio l’afflusso aumenti.

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Una volta acquistato il (caro) biglietto, si entra in un ambiente buio, in cui faretti illuminano le diverse opere esposte: alcune “semplici” – un mappamondo, una mela, alcune sfere – altre decisamente più complesse, in un crescendo di abilità e di realismo che lascia senza parole: il violoncello, ad esempio, è talmente “vero” che vien voglia di toglierlo dal suo supporto per provare a suonarlo (no, non si fa!).  Sempre in questa sala, lo “spazio selfie” con un pensieroso uomo di mattoncini pronto ad accogliere i visitatori per una simpatica foto ricordo.

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Si passa poi ad altre sale, intervallate da spazi dove vengono proiettati filmati sull’autore e sul suo metodo di costruzione delle sculture artistiche: i mattoncini sono assemblati con una particolare tecnica che vede i singoli elementi disposti in modo contrapposto, per rafforzare la tenuta e la stabilità e, in ogni caso, c’è sempre un velo di colla a fissare il tutto.

The Art of the Brik

Nathan Sawaya – Everlasting – The Art of the Brik

Le opere di mattoncini di Nathan Sawaya seguono alcuni filoni ben delineati: alcune sono riproduzioni di opere d’arte famose (e quindi troviamo il Discobolo di Mirone, la Venere di Milo, la Nike di Samotracia, il David di Michelangelo, il Pensatore di Rodin), altre sono sue creazioni che affrontano, attraverso la tridimensionalità delle costruzioni, sentimenti come l’introspezione, la paura, il dolore, l’amore, la sorpresa. Se le prime sono interessanti per il materiale utilizzato, queste ultime hanno in più il pregio di far riflettere sulla condizione umana. Nelle foto, vedete solo alcune delle opere esposte (sono oltre 85).

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La mostra attrae grandi e piccoli e si può fruire su piani diversi: se per i bambini è fonte di meraviglia e di ispirazione creativa, gli adulti si trovano davanti a concetti importanti, resi leggeri attraverso un materiale associato ai giochi ed alla spensieratezza. In assoluto, a me sono piaciuti più di tutti Everlasting (un uomo ed una donna con i corpi provati dal tempo che si tengono per mano) e My Boy, un uomo disperato con il corpo del figlio deceduto tra le braccia.

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My Boy – Nathan Sawaya – The Art of the Brick

Una sezione dell’esposizione è dedicata alla pittura attraverso i Lego, ovvero tele famose sono state riprodotte utilizzando piccoli mattoncini come tela e colore: pittori fiamminghi, rinascimentali, contemporanei e pop. Nella foto trovate quelle che – per un motivo e per l’altro – ci sono sembrate le più intense: una riproduzione di Warhol, il Bacio di Klimt, la Grande Onda di Kanagawa del pittore giapponese Hokusai.

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Su alcuni monitor scorrono alcune citazioni del Sawaya-pensiero, concetti semplici che invitano all’azione, ad esplorare gli infiniti spazi dell’arte ed a trovare la propria strada:

  • Crea ciò che vedi, crea ciò che senti, crea ciò che non hai mai visto. Semplicemente crea! 
  • Nuota controcorrente! Segui la tua strada! Trova il coraggio dentro di te!

E’ lo stesso Sawaya che racconta come e dove nascono le ispirazioni per le sue opere di mattoncini Lego:

Ovunque vada, ho sempre un blocco da disegno con me. Molte mie opere esplorano il fenomeno dell’intreccio fra vita quotidiana, persone ed emozioni pure. Traggo ispiraziome dalle mie esperienze personali, dai viaggi che intraprendo e dalle persone che incontro“.

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Niente a che vedere con le casette di mattoncini che facevo io da piccola, ma di certo più vicina all’uso tradizionale dei mattoncini Lego è la riproduzione in dimensioni ragguardevoli del Partenone! Nell’ultima sala, prima di arrivare allo spazio dedicato all’interazione ed al bookshop, c’è una grande (grandissima!) sorpresa: lo scheletro di un cattivissimo dinosauro, ovviamente tutto fatto in mattoncini!

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Dedicati soprattutto ai più piccoli (ma non solo), alla fine della mostra The Art of the Brick ci sono tre tavoli colmi di costruzioni per mettere alla prova le proprie abilità di artista e alcune postazioni con videogames con soggetto Lego. Come resistere? 🙂

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Informazioni utili:

The Art of The Brick è a Roma presso lo Spazio Tirso, in Via Tirso 1 (vi conviene arrivarci da via Salaria, se non volete imbattervi in una infinita serie di sensi unici che vi porteranno a fare giri complicati nel quartiere), il biglietto standard d’ingresso costa 17,50€ (più di quanto costi visitare i Musei Vaticani con Cappella Sistina inclusa, a mio avviso davvero troppo, anche se ci sono biglietti per famiglie, studenti e senior) ed all’interno è possibile scattare fotografie.

La mostra è aperta fino al 14 febbraio 2016, tutta la settimana dalle 10.00 alle 20.00 (venerdì e sabato chiude alle 23.oo, domenica alle 21.00)

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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