In gita alle Phi Phi Islands in motoscafo partendo da Ao Nang

Come? Andate in Thailandia, a Krabi, sul mare delle Andamane? Fantastico! Da quelle parti il mare è cristallino, la vegetazione lussureggiante, le spiagge sono bianche e impalpabili, piene di conchiglie e frammenti di coralli: non potete non andare in gita alle Phi Phi Islands (si legge pi-pi), allora! Di consigli simili ce ne sono stati offerti moltissimi da chi già era stato in Thailandia – la maggior parte dei quali avevano purtroppo ricordi fermi ai gloriosi anni ’80, quando la Thailandia era una delle mete più gettonate in Italia per i viaggi di nozze –  per cui, una volta arrivati ad Ao Nang e passato il momento di smarrimento davanti alla concentrazione di bar-negozi-locali che la contraddistingue, abbiamo prenotato la gita alle Phi Phi Islands con un’agenzia locale specializzata in escursioni “mordi e fuggi”. L’altra alternativa – raggiungere la mattina presto Krabi, prendere il ferry, arrivare sull’isola di Ko Phi Phi Don quindi noleggiare una long tail boat per farci fare un giro turistico dell’isola e della più piccola isola Ko Phi Phi Lee dove si trovano i fiori all’occhiello delle Phi Phi, ovvero Maya Bay, Philee Lagoon, la Viking Cave – comportava almeno un pernottamento sulle isole e parecchio sbattimento. Lo avremmo fatto se avessimo avuto un paio di giorni in più da poter spendere nel sud della Thailandia, ma in 15 giorni non si può pretendere di più di quel che abbiamo fatto (e a mio parere non è poco!).

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Quale gita scegliere?

Innumerevoli le offerte di gite tra cui scegliere (in Thailandia è sufficiente un banchetto, un po’ di depliants, un blocco per ricevute ed ecco messa su una piccola impresa che procaccia clienti per i tour operator più grandi). In ogni caso, sebbene le escursioni siano gestite da più tour operator, alla fine sono molto simili nell’itinerario: ciò che invece può cambiare in modo notevole sono i costi, lasciati – fino ad una certa soglia – alla libera contrattazione del venditore e del cliente e il tipo di mezzo utilizzato per raggiungere le isole, motoscafi veloci o tradizionali long tail boat.

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Noi abbiamo quindi prenotato l’escursione giornaliera con Barracudas Tour e devo ammettere che si vede che hanno una grande esperienza:  sono super organizzati, efficienti, pratici. Hanno grandi motoscafi veloci (riescono a trasportare fino a 50 persone), un buon servizio a bordo con acqua fresca in bottiglia a a disposizione, frutta, spuntini-snack con succo di frutta e buffet-lunch in ristorante incluso, oltre all’attrezzatura per fare snorkeling (giubbotti di salvataggio galleggianti, maschere, boccaglio) a disposizione dei passeggeri. Una volta acquistata la gita, non dovrete preoccuparvi di nulla, nemmeno di arrivare all’imbarcadero, perché  vi verranno a prendere la mattina in hotel/guesthouse con il pulmino.

Ad Ao Nang non c’è molo e le imbarcazioni attraccano direttamente vicino alla battigia: inutile che vi vestite, mettetevi direttamente il costume, un pareo o un paio di pantaloncini e una maglietta perché dovrete entrare in acqua per poter salire sul motoscafo. Inoltre, vi verranno “sequestate” le scarpe, che verranno messe in una grande rete appesa fuori scafo e restituite solo temporaneamente al momento di andare al ristorante e quindi al rientro ad Ao Nang.

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Itinerario di visita delle Phi Phi Islands

Da Ao Nang per arrivare alle Phi Phi Islands ci si mettono all’incirca un paio di ore: nonostante le alte paratie del motoscafo non permettono di vedere granché a meno di non stare in piedi, il viaggio scorre veloce passando accanto ad isole ed isolette. La prima meta è l’isola di Phi Phi Leh, come dicevo prima quella più selvaggia ed incontaminata e la sosta iniziale – solo per scattare le foto, non ci hanno fatto scendere – è alla Viking Cave, sito naturalistico famoso per due particolarità: sulle impervie pareti a strapiombo sul mare si arrampicano su lunghe scale i raccoglitori di nidi di rondone, un ingrediente utilizzato nella cucina asiatica e sulle pareti della grotta vi sono delle pitture rupestri che riproducono barche simili ad antichi drakkar vichinghi (in realtà non c’è una data certa a cui far risalire queste pitture, ma tant’è, fa folklore…).

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Si procede poi per Pileh Bay, definita anche la laguna di smeraldo, uno specchio d’acqua verdissima incastonata trapareti a picco verticali: invidiamo cordialmente i turisti che sono arrivati fin qui con le long tail boat che fanno il bagno, mentre noi ci limitiamo a scattare foto. Cominciamo anche a comprendere che Phi Phi Leh non è un luogo poco frequentato: a Pileh Bay ci saranno almeno una trentina di barche a coda lunga ed è un via vai continuo di motoscafi veloci più o meno grandi che tolgono gran parte della poesia del luogo.

Un breve spuntino a base di merendina al cocco e succo di frutta e si riparte. Ci aspetta uno dei luoghi più famosi delle Phi Phi Island.

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L’escursione a bordo del motoscafo procede fino a quella che è “The Beach” per tutti, la bella spiaggia bianca di Maya Bay in cui  hanno girato il film con Di Caprioe dove finalmente il motoscafo getta l’ancora e possiamo scendere: abbiamo un’intera ora 🙂 a nostra disposizione per guardarci intorno, fare due passi sulla spiaggia e un bagno nella laguna. Attenzione, però… Nella foto sopra vedete Maya Bay (ho fatto un’attenta operazione di ritaglio): non c’è che dire, l’acqua è smeraldina, l’insieme esotico e se anche ci sono un po’ di motoscafi attraccati, nulla tolgono alla bellezza della natura. Ma… provate a buttare l’occhio sulla seconda foto qui sotto, sempre di Maya Bay: vi sembra ancora un paradiso indimenticabile ed incontaminato?

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Considerate poi che quando ho scattato questa la foto ancora non avevano attraccato altri 10 motoscafi con il loro carico di turisti. Ad un certo punto, abbiamo avuto problemi a ritrovare la nostra barca, tante ce ne erano.  E più che fare il bagno nell’acqua di mare,  temo di aver fatto il bagno nella nafta! La guida che ci accompagnava ci ha assicurato – quasi inorgoglita (sic!) – che Maya Bay è la destinazione più ambita dei turisti e che il sovraffollamento è la normalità, almeno nelle ore centrali del giorno. Maya Bay, così come tutte le isole Phi Phi, fanno parte di una riserva naturale – tant’è che si paga un biglietto di ingresso per le isole di 400 bath – e quindi mi sarei aspettata un maggior rispetto per l’ambiente naturale e per l’ecosistema complessivo, a costo di contingentare gli accessi, tanto più che la natura è il più grande e famoso  patrimonio della Thailandia. Peccato davvero!

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E’ ora il tempo dello snorkeling: dalla stiva del motoscafo vengono tirati fuori giubbotti di salvataggio e maschere e lo skipper ci porta fino a Lohsamah Bay prima e a Hin Klang poi per consertirci di nuotare nel mare aperto in mezzo a tanti piccoli pesciolini colorati, simili a tanti Nemo. Francesco sarà il primo a tuffarsi e l’ultimo a risalire a bordo!

Il pranzo sarà sull’isola di Ko Phi Phi Don, l’isola principale delle Phi Phi Island, l’unica ad essere stabilmente abitata: in realtà vista sulla mappa sembrerebbe formata da due isole collegate da un istmo di terra e con nel mezzo tanti resort, negozi, locali, ristoranti, strade polverose, il molo per l’attracco dei traghetti. Prima di attraccare passiamo davanti a Yong Gasem Bay, detta anche Monkey beach una spiaggia deserta con la barriera corallina dove vivono scimmiette. Il ristorante scelto dal tour operator rispetta i precetti halal (a Ko Phi Phi Dong vive una nutrita comunità di musulmani ed anche tra i passeggeri ci sono diversi turisti provenienti dal medio oriente). Il servizio è a buffet e piuttosto abbondante: zuppe, verdure, noodles, riso, pesce, pollo, frutta, anche dei dolcetti.

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fonte: Google Maps

Un’isola dove la memoria è preservata: Koh Phai (Bamboo Island)

Una passeggiata sul lungo mare, un po’ di sole, un bagnetto veloce e la nostra guida ci richiama all’ordine: è tempo di metterci di nuovo in viaggio per andare all’isola di Koh Phai, conosciuta anche come  Bamboo Island. Un’isola che – a parte il solito sovraffollamento di motoscafi veloci e relativi turisti al seguito ed il poco tempo a disposizione – mi è piaciuta tanto. Sabbia bianchissima, mare turchese, mi dicono anche barriera corallina ancora intatta (ma di questo non ho le prove), quasi un atollo selvaggio.

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Non ci sono abitazioni, costruzioni, resort a parte la sede dei guardaparco ed un baretto che vende bibite e snack. Solo alberi, mare, sabbia, sole. E tronchi sradicati, resti di gazebo sventrati dalla furia degli elementi, una sensazione di distruzione sopraffatta dal rinascere della vita. Koh Phai, così come tutte le Phi Phi Islands, è stata colpita dal devastante tsunami del 2004 che ha lasciato vittime e distruzione.

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Mentre a Ko Phi Phi Don si è cercato di riportare tutto alla normalità, edifcando nuovi resort più sicuri e restituendo ai turisti un piccolo paradiso tropicale, la scelta per Koh Phai è stata diversa, ovvero tutto è stato lasciato come era dopo lo tsunami. Una sorta di tempio naturale dove anche i turisti “take away” si trovano – volenti o nolenti – a fare i conti con l’imponderabilità degli eventi e della vita.

L’estensione di Koh Phai  è  ridotta – 600 mt. x 700 mt – e a parte fare vita di mare e visitare l’entroterra con la sua tipica vegetazione naturale e il boschetto di bambù (da cui il nome popolare), non c’è molto altro da fare, ma è quanto di più genuino ed emozionante ho trovato in questa escursione giornaliera alle Phi Phi Island.

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Dopo la gita alle Phi Phi Islands e prima di rientrare ad Ao Nang, lo skipper ci ha regalato qualche bonus: la virata malandrina davanti alla Tup Island e il periplo di Chicken Island, nome che deriva dalla particolare forma della roccia che si eleva sull’isola. La gita è terminata alle 17.30 e immediatamente siamo corsi in hotel: in acqua e sulle isole avevamo dimenticato il caldo torrido di Ao Nang!

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Qualche informazione utile ed un paio di riflessioni sulla gita alle Phi Phi Islands

  • l’arcipelago delle Phi Phi Island è composto da sei isole: Koh Phi Phi Don, Koh Phi Phi Leh, Koh Bida Nok, Koh Bida Nai, Koh Phai (detta Bamboo Island) e Koh Young (conosciuta come Mosquito Island) ed è (più o meno) a 40 chilometri dalla costa di Krabi;
  • si raggiungono sia da Krabi che da Phuket con gite giornaliere, ma sappiate da subito che avrete solo un assaggio dei luoghi, giusto il tempo per fare qualche fotografia, fare un bagno, dedicarvi allo snorkeling, mangiucchiare qualcosa e poco più!;
  • il costo della gita alle Phi Phi Islands in motoscafo veloce da Ao Nang che abbiamo fatto noi, tutto incluso, è stato di 1800 bath a persona (+ 100 bath di mancia alla guida);
  • come vi dicevo sopra, vestitevi da mare e con il costume già indossato
  • portatevi un cappello e la crema solare: nel motoscafo si è riparati dalla tende, ma quando si scende a terra il sole è intenso;
  • non portate con voi oggetti di valore o troppo denaro (lasciatelo in cassaforte in hotel/guesthouse): sono sufficienti 500-1000 baht se volete prendervi un gelato, un caffé, una bibita (non c’è molto altro da comprare!);
  • inserite macchine fotografiche e cellulari nelle sacche ermetiche da barca: ricordatevi che dal motoscafo si scende direttamente in acqua;
  • poiché le lagune, le spiagge e le calette sono decisamente in numero inferiore rispetto ai turisti-charter, difficilmente troverete nelle ore centrali della mattina spiagge frequentabili e con poco caos (dopo le 15.00 i motoscafi e le barche prendono la via del ritorno lasciando le varie Maya Bay, Lohsamah Bay e Pileh Bay in un relativo silenzio;
  • se ne avete la possibilità, programmate un paio di notti a Ko Phi Phi Dong (è piena di strutture turistiche adatte a tutte le tasche), per godervi le isole di mattina presto e nel pomeriggio, quando i turisti delle gite giornaliere soni andati via. Nel caso, mettete in conto che pagherete tutto di più rispetto alla costa, d’altra parte tutte le merci vengono importate e… il bello ha un costo!
  • non sopravvalutate troppo la località: è bellissima, ma in Thailandia ci sono altrettanti posti affascinanti e ancora non massacrati dal turismo di massa.
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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