Itinerario nel quartiere della Mouraria di Lisbona

Pronti per continuare l’itinerario a Lisbona? Vi avverto, in questo post non sarò così estremamente dettagliata come nella prima parte, per due motivi molto validi: il primo è che voglio scrivere un post specifico sulle botteghe di design o di artigiani che abbiamo visitato e la seconda è… che il quartiere della Mouraria, la zona di Lisbona in cui Lilly, la nostra guida, ci ha portato, ha un sistema viario talmente complesso, un vero labirinto, che non sono riuscita a ritrovare tutto il percorso sulla mappa. Ma tanto, in questa seconda parte, parlerà il cuore, l’emozione, più che la toponomastica!

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Escadinhas de São Cristovão

La seconda parte della nostra visita guidata con Liliana comincia esattamente dove ci siamo lasciati nel post precedente, ovvero al ristorate Cruze Credo (molto grazioso, con buona cucina e a due passi dalla Cattedrale di Lisbona, la Sè), dove ci siamo riposati dopo la lunga scarpinata tra le vie di Lisbona. Da qui, con la calma che contraddistingue un itinerario giustamente rilassato, entriamo nell’Alfama per visitare l’atelier creativo di Teresa Pavão, geniale creativa che trasforma stoffe preziose o vintage in piccole opere d’arte da indossare e modella al tornio ceramiche dalla forma innovativa e classica allo stesso tempo, con dettagli sorprendenti.  Lo ammetto: mi sono pentita tantissimo di non aver acquistato una sciarpa elegante e raffinata, un macramé complicato fatto di fili avvolti e ritorti,  esaltato da sete croccanti e dalle linee asciutte ed essenziali del design unico!

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vicoli e scale del quartiere Mouraria di Lisbona

Ci aspetta ora uno dei quartieri più affascinanti di Lisbona, la Mouraria, a cui si accede da Rua Pedras Negras, a pochi passi dalla Sè. La zona della Mouraria è stata una delle poche a non essere totalmente devastata dal terremoto e dallo tsunami del 1755 ed è un quartiere verace, in cui Lisbona torna ad essere città popolare e non è difficile imbattersi – lungo vie strette e tortuose che si arrotolano sulle curve della collina del Castelo di São Jorge – in case con le facciate completamente coperte da azulejos, panni stesi ad asciugare alla brezza del Tago, crocchi di donne che parlano mentre gli uomini si rifugiano, per ore o solo per un saluto, in una delle tante tasca che ci sono in zona, osterie che svolgono la funzione di punto di ritrovo, scambio di informazioni, circolo sociale.

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street-art nel quartiere Mouraria di Lisbona

 L’atmosfera del quartiere della Mouraria non è (ancora) totalmente stravolta dal turismo, non ci sono i mille alberghi che stanno prendendo il posto delle abitazioni giù in Baixa e grazie all’illuminata intuizione  del sindaco di Lisbona, che qui ha trasferito per alcuni anni i suoi uffici, non è più centro malfamato da cui tenersi ben lontani, soprattutto di sera, il ghetto dove relegare i poveri, gli extracomunitari, gli ultimi.

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D’altra parte, la Mouraria ha anche nel nome la sua destinazione di quartiere destinato ai mori, agli africani, a coloro che in qualche modo arrivavano dalle colonie o dalle sponde dell’Africa. Insomma, a tutti gli effetti, un ghetto dove risuonavano lingue diverse ed in cui le abitudini avevano il sapore di luoghi lontani. Per di più un ghetto brutto e malmesso dove – a differenza del resto della città – il sole arrivava con difficoltà e di certo le case addossate l’una all’altra, le stradine anguste e le scale ripide, non lo rendevano un quartiere appetito ai ricchi ed ai borghesi.

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panni stesi, scale, facciate maltrattate dal sole e dal vento: il quartiere Mouraria di Lisbona è (ancora) popolare

Che poi, in realtà, quasi sempre dalle mescolanze di idiomi, di storie, di suoni, nasce qualcosa di speciale, di bello. E’ proprio alla Mouraria infatti che si dice sia nato il Fado, da questi vicoli hanno preso la strada del successo la grande Amalia Rodriguez e la nuova regina della canzone lisboneta, Mariza. Il quartiere della Mouraria da zona di case scrostate ed abbandonate a se stesse, in cui il malaffare era normalità e quotidianità, è diventata centro di attrazione per artisti, creativi, giovani coppie che vanno a popolare con voci di bambini case altrimenti disabitate.

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Un quartiere in fermento, dove i centri e le associazioni culturali lavorano assieme agli abitanti per creare nuova qualità della vita. In cui i progetti nascono dalla strada. Come il progetto della fotografa inglese Camilla Watson –  che vive a Lisbona dal 2007 e che ha il proprio atelier in Mouraria –  che ha ritratto, fissandoli nelle attività di tutti i giorni, gli abitanti più anziani della Mouraria, appendendo poi le foto accanto ai luoghi in cui abitano o sono stati fotografati.

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una delle foto su tavola di Camilla Watson, esposta nei vicoli del quartiere Mouraria

Scampoli di vita reale, resa ancora più intensa dall’uso del bianco e nero, che trasformano le vie del quartiere in una galleria d’arte. E a proposito: non finirò mai di ringraziare Lilly per averci regalato un’esperienza speciale – no, non vi dico qual’è per non rovinarvi la sorpresa, ma se andate a Lisbona contattatela e chiedetele di ripetere la passeggiata di Claudia e Francesco in Mouraria –  in cui i sensi dell’udito, dell’olfatto e della vista si sono fusi creando una chiave immateriale che ci ha fatto attraversare la porta del tempo e della memoria facendoci sentire – anche noi – parte della Mouraria.

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vista sui tetti di Lisbona dal quartiere Mouraria di Lisbona

Nel quartiere abbiamo visitato un paio di laboratori d’arte interessanti, spiato di nascosto il lavoro di artigiani, sorriso davanti a ristoranti dai nomi improbabili (in ogni caso sembra che la Cantina Baldracca, con la sua cucina italiana, sia piuttosto famosa), visto  – peccato, solo da fuori perché era ancora chiusa! – la libreria più piccola di Lisbona, talmente piccola che pare che i clienti debbano restare fuori dalla porta; ammirato coloratissimi ed ironici murales (la street-art a Lisbona è molto apprezzata quale  forma di manifestazione artistica).

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Lisbona – Livraria Simão

I rari panorami che si riescono ad intravedere tra un vicolo e l’altro , restituiscono i colori di Lisbona: il rosso delle tegole dei tetti, i colori delle facciate, l’azzurro del cielo. Ed un albero, il cui tronco è avvolto da un lavoro a crochet, quasi un abbraccio caldo, è il simbolo che io ho scelto per raccontare la “mia” Mouraria e so già che – se e quando tornerò a Lisbona – vorrò nuovamente tornare in questa zona così viva della città.

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Liliana ci fa proseguire lungo i vicoli del quartiere, incontrando vecchie fabbriche e ristoranti spartani ma dove pare si mangi benissimo (quasi impossibile trovarci posto, tra l’altro) per poi uscire in Praça Martin Moniz, una delle piazze più grandi di Lisbona dove il tram n. 28 ha il suo capolinea. Ogni giorno nella piazza si tiene il Mercado de Fusão, mercato multietnico con chioschi che offrono alimenti e cucina di ogni parte del mondo.

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Praça Martin Moniz

Con pochi passi torniamo a Praça de Figueira (il centro cittadino di Lisbona non è grandissimo) e ci dirigiamo alla Chiesa di Saõ Domingo, che la mattina non avevamo potuto visitare perchè era in corso la funzione religiosa. La storia della Chiesa è molto particolare: dopo un disastroso incendio nel 1959 l’edificio è rimasto abbandonato per parecchi decenni ed è stato restituito al culto solo nel 1994, decidendo di lasciare i segni dell’incendio.

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Chiesa di Saõ Domingo

Per cui entrando nella chiesa non vi aspettate affreschi, statue, arazzi e paramenti preziosi: ma c’è più fede e mistero in questo edificio, dalle colonne annerite di fumo, la pietra messa a nudo, che in tante cattedrali rutilanti di oro e opere d’arte (lo ammetto: sono restata a bocca aperta appena varcata la porta di ingresso e così anche Francesco). Non so se dalle foto si riesce a percepire l’atmosfera unica di questo luogo, io comunque ve la mostro.

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Un altra chicca che ci regala Liliana, sempre in zona (è in Rua das Portas de Santo Antão, poco distante dal nostro hotel) è l’ingresso alla Casa do Alentejo, luogio di ritrovo per coloro che venivano nella capitale dalla regione agricola, famosa per i suoi vini robusti e capaci di appassionare. L’edificio, che all’esterno appare assolutamente insignificante,all’interno ha lo stile ed i colori di un riad moresco. Sorprendente!

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Le sue grandi sale affrescate sono utilizzate per balli ed eventi e ci sono salette dedicate alla lettura dei giornali o al gioco delle carte. L’atmosfera è quella formale del secolo scorso con camerieri in giacca bianca (è possibile pranzare o cenare al ristorante anche per chi non è socio). Da un momento all’altro mi aspettavo di veder comparire qualche militare in pensione in uniforme o qualche signora agée agghindata per il ballo!

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Con Liliana ci salutiamo brindando con un bicchierino di Ginjinha, che prendiamo al micro locale Ginjinha Sem Rival, di fianco al Teatro Dona Maria II. Rigorosamente com (*). Finisce così, con un brindisi, la nostra giornata alla scoperta di Lisbona insieme a Liliana Navarra, guida professionista della città di Lisbona.

E’ stato un bellissimo itinerario, ma noi non siamo ancora stanchi: il tempo di tornare in hotel per una doccia e via, questa volta da soli, lungo le vie di Lisbona, oramai amiche.

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(*) la Ginjinha è il liquore portoghese a base di amarene (tipo ratafià) che ha origine ad Óbidos, cittadina ad un centinaio di chilometri dalla capitale. A Lisbona si vende al banco al costo di €1,40 in alcuni micro esercizi commerciali, come appunto il Ginjinha Sem Rival (Rua das Portas de Santo Antão, 7), il Ginjinha do Carmo (Calçada do Carmo), il Ginjinha in  Largo de Saõ Domingo. Al momento dell’ordine bisogna specificare se la si vuole “com” (ovvero, con qualche amarena oltre al liquore) oppure “sem” (solo liquore). Comunque sia, preparatevi a impiastricciarvi le mani: i bicchierini sono minuscoli, in genere abbastanza colmi e bisogna necessariamente berla per strada perché i locali sono davvero piccini!

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

6 Comments

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    Roberta Giugno 27, 2018

    Ciao Claudia,

    la Tua descrizione del quartiere è molto appassionate. Presto sarò a Lisbona e non vorrò perdermi ogni angolo e colore di questa “speciale” città.

    Nomini Camilla Watson.
    Ho cercato il suo sito e il suo contatto. Avrei piacere di fare un piccolo tour come hai descritto. Ti chiedo suggerimento di cosa chiederle nello specifico e quale costo richiede.
    Ti ringrazio in anticipo.

    E ancora complimenti!

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      Claudia Boccini Giugno 27, 2018

      Ciao Roberta, il tour della Mouraria l’ho fatto insieme a Liliana Navarra, guida professionista italiana che opera a Lisbona. E’ con lei che sono andata a visitare loi studio di Camilla Watson. Puoi provare a contattarla tramite il suo sito web https://lillyslifestyle.com/scopri-lisbona-con-lilly/
      (Lilly è molto brava e capace di farti amare Lisbona fino alla follia! 🙂 )

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    Claudia Landoni Marzo 15, 2016

    non ho visto questa zona… ecco un altro ottimo motivo per tornare a Lisbona 🙂

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      Claudia Boccini Marzo 15, 2016

      Claudia, questo quartiere di Lisbona vale assolutamente il viaggio! E’ qualcosa che è al di fuori degli itinerari più turistici, ci sono bettoline dove per davvero tutti si conoscono e ci vanno a bere un bicchiere di vino gli anziani che abitano nella zona, ci sono profumi di cucina, panni stesi sui fili ma nello stesso tempo atelier d’arte, botteghe dove lavorano artisti e fotgrafi, il tutto in un’atmosfera che riporta agli anni ’50. Un vero patrimonio per Lisbona, per fortuna recuperato dopo anni di abbandono, trascuratezza e – va detto – insicurezza.

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        valentina Febbraio 06, 2017

        Ciao Claudia, siccome ho prenotato una casa proprio in questo quartiere, me lo consigli? Perché in effetti, il proprietario di casa mi ha scritto nell’email: “It’s typical, it’s historical, multi cultural and pittoresque. If you want a different experience, to live like a local and feel the ‘fado’ of Lisbon, you choosed very well! We don’t accept racists, homophobes nor sexists. We are all equal and bigger than that! ” Non ne capivo il motivo… Poi ho letto un po’ di recensioni su internet. Alcuni scrivono che non ci starebbero, altri sì. Quindi ho avuto un momento di perplessità.

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          Claudia Boccini Febbraio 07, 2017

          Ciao Valentina, buon giorno!
          Premesso che a me il quartiere è piaciuto moltissimo ma non ci ho pernottato, la bellezza della Mouraria è di essere un quartiere multiculturale – il che si significa aperto a tutti, di qualsiasi colore sia la pelle e senza badare ad inclinazioni personali; immagino che il tuo host abbia proprio voluto rimarcare soprattutto questo – e piuttosto frequentato sia di notte che di giorno per via dei localini e de ristoranti. Per me che vivo a Roma, non mi è sembrato più ‘complicato’, pericoloso o malfamato di San Lorenzo, quartiere romano abitualmente frequentato da giovani e creativi. Poi, ovviamente, dipende dal tuo ‘sentire’ e dalla tua voglia di conoscere un luogo ancora non eccessivamente turistico (ma lo sta diventando sempre di più).

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