Come visitare il tempio Doi Suthep a Chiang Mai

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Perché visitare il Tempio Doi Suthep di Chiang Mai

Non si può andare a Chiang Mai e non andare a visitare il Tempio Doi Suthep (modo comune per indicare il Wat Phra That Doi Suthep), no davvero, perché non dedicare a questo tempio che guarda la città, sarebbe davvero un peccato e renederebbe non completa la vostra visita del Nord della Thailandia!

Il tempio è – tra le altre cose – uno dei più importanti e venerati della Thailandia e si trova a poco meno di 16 chilometri dal centro della città, quasi arroccato su una delle montagne che costituiscono il comprensorio del Parco Nazionale Doi Suthep-Pui.

Noi lo abbiamo visitato dedicandogli circa tre ore e se dovessi tornare a Chiang Mai, di sicuro ci torneremmo, perché è stata una visita che ha unito arte, cultura ed una buona dose di spiritualità che male non fa mai, nemmeno in viaggio!

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Il tempio del Doi Suthep nasce nel 13° secolo – secondo la leggenda, il luogo dove è stato costruito venne indicato da un sacro elefante bianco che trasportava un reliquia del Buddha – e diviene ben presto un centro di venerazione popolare. Oggi è la ‘casa’ di una vasta comunità monastica ed ospita una famosa scuola di meditazione, Doi Suthep Vipassana Meditation Center (*) aperta a tutti coloro che sono interessati ad approfondirne le tecniche secondo i principi buddisti, senza preclusioni per gli stranieri.

Come già detto, il tempio del Doi Suthep domina dall’alto la città e, fino al 1935, l’unico modo per arrivarci era a piedi, con una marcia lunga e faticosa che seguiva i sentieri lungo la montagna. Volendo ed avendone la capacità è ancora possibile raggiungere il Doi Suthep così, ma credo che per la gran parte dei turisti, con poco tempo a disposizione, la via migliore sia la la strada asfaltata – tutta curve anche questa – a bordo di uno dei taxi rossi collettivi detti Songthaew (**): gli autisti affrontano la strada con parecchia sportività, in pratica come se stessero correndo una gara di Formula Uno!

 In ogni caso, visitare il Doi Suthep ripaga da ogni mal d’auto. E ora ve lo dimostro!

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La nostra visita al Tempio Doi Suthep

Noi abbiamo raggiunto il tempio Doi Suthep in una modalità estremamente comoda, ovvero  con il taxi che avevamo noleggiato per l’intera giornata per 1.000 bath (ne parlo anche nel post generale sul  nostro itinerario di viaggio in Thailandia) e ci siamo arrivati nel primo pomeriggio, quando gran parte dei turisti che raggiungono il Tempio con i pullman delle gite organizzate erano già andati via (quindi, primo consiglio: evitate le ore centrali della mattinata).

Dal piazzale del parcheggio ci sono due modi per arrivare all’ingresso del tempio: salendo i 309 ripidi scalini della lunga scala sinuosa fiancheggiata da due muretti a forma di serpenti (i famosi Naga thailandesi) decorata con mosaici colorati e scintillanti, oppure utilizzando una piccola funicolare.

I custodi tendono ad indirizzare i turisti verso questa seconda opzione, che ovviamente ha un costo da pagare (non eccessivo in realtà: 30 bath). Considerato l’orario, che avevamo pranzato da poco e che faceva molto caldo, abbiamo accettato molto volentieri il suggerimento, riservandoci eventualmente di utilizzare la scala a forma di serpente in discesa.

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Comunque, che si salga a piedi o meccanizzati, una volta arrivati al tempio vi troverete in un complesso di costruzioni disposte a cerchi concentrici, dove nel cerchio più esterno si trovano uffici di servizio, piccoli esercizi commerciali, un paio di bar/ristoranti e, dall’altro lato rispetto alla zona di ingresso, la grande terrazza che affaccia sulla città di Chiang Mai: una vista affascinante, che permette di comprendere la reale estensione della città e di individuare con esattezza il nucleo centrale, segnalato dai viali e dal fiume che crea un quadrato perfetto.

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Sempre nel cerchio esterno del Doi Suthep, si trova il tempio dedicato al mitico elefante bianco oltre ad uno dei più grandi gong del mondo, che si può suonare (credo che abbia un valore propiziatorio). In tutto l’anello esterno del tempio è possibile indossare le scarpe mentre per visitare il sancta sanctorum, bisognerà toglierle e camminare scalzi e/o con calzettoni (ammessi per gli stranieri). In ogni caso, ricordatevi di indossate un abbigliamento consono al luogo (vedi più avanti).

Tolte le scarpe ed entrati attraverso una porta piuttosto angusta  nel secondo cerchio, preparatevi a fare un grande OHHH di meraviglia!

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Nel cuore del Tempio Doi Suthep

Oltre la porta, ovunque templi, statue di Buddha a profusione di ogni forma e misura, statue di santi eremiti, serie infinite di campane (pare che suonarle tutte garantisca salute, fortuna e prosperità), piccole cappelle rutilanti di oro, venditori di oggetti sacri (candele, incenso, fiori di loto). In posizione d’onore nel cortile centrale la guglia del grande Chedi d’oro a forma di campana che contiene la reliquia del Buddha, inserito in un recinto sacro riservato alla liturgia ed alla preghiera. Numerosi i devoti che, religiosamente in fila dietro un monaco salmodiante, percorrono incessantemente il periplo del Chedi recitando litanie ed invocando grazie.

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L’atmosfera è mistica e spirituale ed anche se non si è di religione buddista, la liturgia è molto emozionante nonostante ogni tre per due ci siano cassette per offerte e donazioni e una cassetta per le offerte c’è anche accanto al lungo drappo sui cui si possono lasciare i propri nomi (noi l’abbiamo fatto e nella foto qui sotto vedete anche i nostri nomi!)  destinato ad avvolgere la struttura del tempio in segno di rispetto).

Il ricavato delle donazioni serve a sostentare i monaci ed i novizi che abitano nel tempio o vi studiano, nonché per la manutenzione degli edifici sacri, che immagino sia continua. Inoltre, all’interno del sancta sanctorum ci sono affreschi che raccontano la vita del Buddha ed epopee mitologiche nonché una copia della statua del Buddha di smeraldo, il cui originale si trova a Bangkok all’interno del Palazzo Reale.

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Nei templi che si aprono attorno al Chedi centrale è possibile ricevere da uno dei monaci una sorta benedizione. Noi non ci siamo tirati indietro e dopo un profluvio di acqua aspersa sulle teste (molto simile alla benedizione cattolica, va detto) e 100 bath di offerta, abbiamo scoperto che il monaco parlava un po’ di italiano perché aveva studiato a Roma: davvero da non crederci ma è stato molto piacevole!

Il comportamento da tenere nel tempio Doi Suthep

  • le donne non devono mai toccare i monaci, viene considerato atto di grave offesa e irrispettoso;
  • nei templi buddisti è richiesto un atteggiamento rispettoso ed un abbigliamento sobrio, senza braccia/gambe scoperte o scollature. Perfetti pantaloni lunghi o gonne oltre il ginocchio, magliette a mezze maniche, camicie. Per le donne: se indossate un top, abbiate l’accortezza di coprirvi con una stola o una pashmina (altrimenti rischiate di non entrare nel tempio);
  • le foto si possono scattare (lo fanno tutti) ma anche qui evitate eccessi o pose sconvenienti o offensive. Per fotografare i monaci, chiedete se potete prima. E se fotografate le statue del Buddha, massimo rispetto;
  • evitate grida, urla, schiamazzi: è un luogo sacro!
  • l’altitudine (siamo a circa 1000 mt. s.l.m.)  e l’abbondante vegetazione tropicale fanno del Tempio Doi Suthep un luogo fresco in cui rifugiarsi nelle giornate più torride;
  • il Tempio è aperto dalla 6 del mattino alle 6 del pomeriggio circa
  • i monaci buddisti hanno alcuni privilegi: nei bus, nei treni, negli aerei e perfino sui mezzi pubblici hanno posti a loro riservati (e nel Palazzo reale di Bangkok ho visto che hanno perfino toilette tutte per loro!)

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Come visitare il Tempio Doi Suthep in modo autonomo

  • per arrivare in modo autonomo al Tempio del Doi Suthep potete:
  • prendere un taxi
    • prendere un tuk-tuk (le ape-car tipiche tailandesi)
    • salire a bordo di uno dei taxi rossi collettivi detti Songthaew (**); quelli diretti al Doi Suthep partono dalla Porta di  Chang Pauk (costo 100 bath a/r e il guidatore vi aspetta per un’ora e mezza).
    • noleggiare un motorino stando ben attenti al traffico ed alla guida. Prima di partire verificate l’efficienza del mezzo, perché se la salita al Doi Suthep è ripida, altrettanto lo è la discesa (ricordatevi che serve un documento di riconoscimento e la patente internazionale)
    • noleggiare una macchina (anche qui, documento di riconoscimento e  patente internazionale), forse la soluzione meno economica e meno pratica;
    • utilizzare uno dei tanti tour guidati che vengono venduti dalle mille agenzie turistiche di Chiang Mai.
  • Il costo dei trasporti e dei noleggi è variabile, conta molto la vostra capacità di contrattazione
  • Valutate se è il caso di noleggiare auto+driver per l’intera giornata ed accorpare più visite fuori città.
  • In ogni caso, il solo tragitto di andata (o di ritorno), qualsiasi mezzo si utilizzi,  non vi costerà meno di 100 bath a persona.

La distanza da Chiang Mai, il tempo necessario

  • il Tempio è a circa 16 km. (come già accennato all’inizio del post)
  • per visitare il Tempio Doi Suthep  calcolate almeno 30 minuti dal centro di Chiang Mai
  • ricordatevi che potreste trovare parecchio traffico

  Loving – kindness

cements the people of the world

(proverbio buddista)

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Note

(*) il Doi Suthep Vipassana Meditation Center è aperto – su prenotazione – a tutti coloro (uomini e donne) che vogliono apprendere le tecniche di meditazione. Chi partecipa accetta di adottare, per il tempo del corso, le abitudini dei monaci e quindi sveglia alle 5.00 del mattino e ritiro serale alle 21.00, solo due pasti vegetariani al giorno (e nulla nel pomeriggio-sera), sobrietà assoluta da alcool, droghe, piaceri carnali. Il corso minimo, per principianti, dura 4 giorni, il corso completo 21 giorni.

(**) songthaew: mini autobus collettivo – ci si siede su panche di legno – che a Chiang Mai è individuato dal colore rosso della carrozzeria

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

2 Comments

  1. Avatar
    marina ilgustoinviaggio Dicembre 31, 2017

    Ma lo sai che anche noi durante il nostro viaggio nel 2015 abbiamo incontrato un monaco che parlava italiano?Abbiamo anche scattato una bella foto!

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