In Olanda vai a visitare Urk, l’isola che non c’è più

La voglia di visitare Urk c’era ancor prima di definire il programma ed i dettagli del viaggio in Olanda e per un motivo ben specifico: il Flevoland è una provincia olandese giovane dove la maggior parte delle città e dei centri urbani sono moderni e sorti nel corso del XX° secolo grazie al progetto Afsluitdijk che ha consentito il prosciugamento di ampie porzioni di mare e la successiva valorizzazione dei polder, le terre situate a livelli inferiori a quelli del mare. E’ così per Almere, per Lelystad, per la più piccola Dronten e per chissà quante altre realtà olandesi che non  ho avuto modo di visitare.

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Eppure anche nelle nuove terre del Flevoland ci sono cittadine con una storia secolare perché in precedenza erano… isole! E’ appunto il caso dell’ (ex) isola di Urk, che si trovava nel mezzo a quello che una volta era lo Zuiderzee. Per lungo tempo l’isola di Urk è rimasta piuttosto isolata e con pochi contatti con la terra ferma, almeno fino a quando dopo le bonifiche è diventata parte del Noordoostpolder: alcune caratteristiche della cittadina sono davvero uniche perché la comunità era abbastanza chiusa ed ha preservato nel tempo tradizioni, storie e caratteristiche. Noi abbiamo deciso di visitare Urk il primo giorno del nostro tour in Olanda, accolti da un sole luminoso dopo una mattinata di pioggia noiosa (in Olanda il meteo varia rapidamente) e da una graziosa cittadina in cui tutto ricorda il tempo passato.

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Urk era la classica isoletta, con un bel faro bianco e rosso costruito nella zona più alta per illuminare la notte e garantire il rientro a casa dei marinai e un bel porticciolo da cui i pescherecci partivano sfidando i freddi e spesso tempestosi venti del Nord per andare a gettare le reti nell’Atlantico. Ancora oggi gli abitanti di Urk basano la loro economia sulla pesca, sulle anguille e sulla coltivazione dei frutti di mare – sebbene tutto sia più complicato di una volta perché ora le imbarcazioni più grandi fanno base direttamente nei porti del mare del nord ed il pesce pescato viene trasportato ad Urk via terra; alla tradizionale economia basata sulla pesca e sulla cantieristica, si è oggi aggiunto il turismo locale ed internazionale, attratto da questa cittadina davvero interessante.

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Ad Urk ci sono poi molte chiese e congregazioni religiose, rigorosamente ed unicamente di credo protestante: pare che ad oggi ce ne siano 19 per circa 20.000 abitanti e che in progetto ce ne siano altre da edificare. Gli abitanti di Urk sono molto religiosi, piuttosto conservatori, con un proprio dialetto: effetto questo dovuto, come già accennavo, in parte proprio all’isolamento in cui l’isola è stata relegata per lungo tempo ed alla scarsità di contatti con le grandi città della cultura. Addirittura, fino a poco tempo fa, era mal visto il possesso e la visione della televisione e di domenica gli abitanti vestivano rigorosamente abiti scuri. In ogni caso, sebbene pian piano Urk si stia aprendo al mondo contemporaneo, resta una forte religiosità collettiva e la partecipazione alla vita della comunità è molto sentita. Il consiglio è di evitare di visitare Urk la domenica o nei giorni di festa religiosa, perché trovereste una città desolatamente chiusa (ma questo vale un po’ per tutti i paesini dell’Olanda del nord).

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D’altra parte, ancora oggi ad Urk non ci arrivano treni e raggiungere la cittadina con i mezzi pubblici presuppone un viaggio se non complicato almeno scomodo, perché da Amsterdam bisogna raggiungere la stazione ferroviaria di Lelystad e da qui prendere autobus di linea. In compenso, Urk è relativamente vicina all’autostrada A6, quella che noi abbiamo percorso in auto per raggiungere Urk dopo aver visitato Lelystad: con l’auto ci si mette davvero poco.

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Per visitare Urk abbiamo lasciato l’auto nella piazza commerciale accanto al porto, proprio davanti ad un libreria (Boekhandel Koster) specializzata, tra l’altro, in editoria religiosa. Da qui abbiamo percorso la via principale del paese, Wijk 2 (le Wijik sono le zone tradizionali in cui è suddivisa Urk), una vietta che da una corre in mezzo ad una lunga fila di case tradizionali e caratteristiche, ciascuna con la grande finestra del soggiorno utilizzata come vetrina degli oggetti più belli o particolari posseduti dalla famiglia. Il porticciolo è a due passi e spesso dalla strada si intravedono gli alberi maestri delle barche a vela o gli scafi dei pescherecci.

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Le abitazioni del centro storico sono per lo più in legno e mattoncini rossi, il tetto spiovente coperto da tegole e spesso anticipate da piccoli cortiletti privati circondati da sobrie cancellate. Molte delle abitazioni sono state trasformate in Bed & Breakfast, in ristoranti o negozi curiosi tuttavia non pensate assolutamente ad Urk come ad una località solo ed esclusivamente ‘per turisti’. Ha una sua identità ben definita, e ne è orgogliosa. Lungo la strada si incontra prima il piccolo Museo, ospitato nel vecchio Municipio e ben riconoscibile perché ha davanti una grossa boa rossa da segnalazione marittima. La biglietteria del museo svolge anche le funzioni di ufficio del turismo locale ed è aperta da aprile a ottobre dal lunedì al venerdì con orario 10-17 mentre il sabato la chiusura anticipa alle 16.00. Da novembre a marzo, invece, chiude sempre alle 16.00. L’ingresso al museo costa 4,75€ e sono previste riduzioni. Visitare il Museo è utile per capire – grazie a foto e disegni – anche l’evoluzione di Urk da isola a terraferma.

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Proseguendo ancora avanti si incontra il grande edificio della Bethelkerk, una delle chiese di Urk e successivamente, seguendo Wijk 3, si arriva alla bella Chiesa sul Mare (Kerkje aan de Zee) del 1786: dietro c’è il cimitero, davanti una piazzetta con un monumento ai marinai e pescatori vittime del mare da cui lo sguardo si allarga sulla piccola spiaggetta di sabbia sottostante e sulla selva di pale eoliche che cattura il vento impetuoso per trasformarlo in energia. E di vento in questa parte di Urk ce n’è davvero, freddo e forte, tanto da non poter resistere più di 5 minuti senza un abbigliamento adeguato. Scendendo lungo la stradina in discesa che porta fino all’IJsselmer si arriva poi a quello che è diventato il simbolo di Urk, il grande faro del 1837 che svetta sulla collinetta.

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Il circuito di visita prosegue seguendo la strada che passa accanto al bacino di carenaggio dove sono ospitate alcune imbarcazioni storiche per poi continuare lungo il vivace porto, con locali e bar dove fermarsi per un aperitivo e uno spuntino. Risalendo poi verso la via principale di Urk si torna velocemente al parcheggio ed alla zona commerciale. In totale vanno calcolate almeno un paio di ore per visitare la parte più antica di Urk, museo incluso.

Cosa vedere in Olanda 7 Urk

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

2 Comments

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    Francesco Della santa Gennaio 09, 2021

    sono stato ad Urk due volte nella mia vita nel lontano 2007 con la mia fidanzata ,oggi moglie e questa estate con tutta la famiglia. io mia moglie Sabrina e i miei figli Davide e Jacopo e il nostro trezo figlio Guido un piccolo barboncino. Nel 2007 fummo colpiti dall’enorme senzo di pace e serenità che trasmetteva questo ridente villaggio del Flevoland lontano dalle carovane turistimo. abbiamo deciso di tornarci e siamo stati molto bene anche stavolta. piacevolissima la tua descrizione e il tuo racconto . un saluto Francesco Della Santa

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      Claudia Boccini Gennaio 09, 2021

      Grazie mille per il commento! Sì, Urk è davvero un bel posticino, da tenere presente anche come base per poi visitare i dintorni.

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