Palermo indimenticabile: la visita di Palazzo Branciforte

La visita di Palazzo Branciforte è stato une dei momenti più piacevoli e affascinanti che Palermo ci ha regalato nel corso del tour di dicembre 2017, organizzato in collaborazione con Visit Palermo. Sia chiaro: non che il Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas e la Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, che ugualmente abbiamo visitato, siano da meno – e infatti anche loro verranno presentati in uno dei prossimi post – ma nel caso di Palazzo Branciforte quello che più attrae il visitatore non sono soltanto le collezioni museali quanto l’insieme architettonico e la storia stessa dell’edificio, uno dei più antichi di Palermo, che nel corso dei secoli ha svolto diverse funzioni fino a diventare la sede della Fondazione Sicilia (già Fondazione Banco di Sicilia) e a trasformarsi in una struttura multi-funzionale di grandissimo impatto.

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Ve lo dico subito: se andate a Palermo – e il 2018 è proprio l’anno adatto, perché il capoluogo siciliano sarà la Capitale della Cultura, con tantissime manifestazioni ed eventi – dopo aver visitato il percorso arabo-normanno entrato di diritto nei beni patrimonio Unesco (e quindi il Palazzo dei Normanni con la Cappella Palatina, le chiese di San Giovanni degli Eremiti e della Martorana, il Palazzo della Zisa e la Chiesa di San Cataldo, la Cattedrale di Santa Maria Vergine Assunta con le tombe reali dei sovrani normanni tra cui quella Federico II, sovrano illuminato che venne denominato puer Apuliae e Stupor Mundi, deceduto nel 1250 e che ebbe un ruolo enorme nella storia dell’Italia medievale promuovendo le lettere, le arti e l’incontro di culture differenti,insomma, ancor prima di andare alla scoperta dei caratteristici, colorati e chiassosi mercati di Palermo (della Vucciria già ve ne ho parlato in quanto galleria a cielo aperto di opere di street-art) cercate assolutamente di programmare una visita a Palazzo Branciforte, tra l’altro a breve distanza dal già citato Museo Archeologico Regionale.

La visita di Palazzo Branciforte è importante perché qui non stiamo parlando soltanto di un museo, ma di un edificio nobile che racchiude al suo interno diverse funzioni, quasi un gioco di spazi espositivi connessi l’uno all’altro, con più utilizzi e possibilità di fruizione. All’interno di Palazzo Branciforte è assolutamente di pregio ed interessante la sezione archeologica, vi è poi una raccolta filatelica e numismatica, una conservatoria di statue bronzee, una scenografica biblioteca, una raccolta di ceramiche da farmacia, una sezione che raccoglie volumi legati al Grand Tour, la collezione di pupi siciliani di Giacomo Cuticchio. Ancora: vi è un auditorium, un ristorante ed una scuola di cucina legata alla Città del Gusto e a Gambero Rosso,  un bookshop e ambienti perfettamente preservati che un tempo appartenevano al Monte di Pietà, che già da soli varrebbero la visita.

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Curiosa la struttura di Palazzo Branciforte, che probabilmente era già abitato nel XVI° secolo e che divenne, nel XVII secolo, il  palazzo di famiglia del Conte Nicolò Placido Branciforte Lanza di Raccuja e successivamente venne ampliato inglobando l’edificio accanto, da cui era separato da una strada, che venne destinato alla funzione di Cavallerizza (scuderie). Anche la strada fu inglobata nel Palazzo e ancora oggi, entrando da Via Bara all’Olivella n. 2, ci si trova in una sorta di corridoio acciottolato a cielo aperto ai cui lati vi sono le due ali del Palazzo, collegate tra loro tramite passaggi coperti al primo piano. Proseguendo sulla piccola stradina interna, si esce dall’altro lato dell’edificio, in via Seminario Italo – Albanese.

Nel 1801 i proprietari affittarono l’edificio (nel frattempo si erano trasferiti in un altra residenza) e da palazzo nobile Palazzo Branciforte inizia una nuova vita e si trasforma nella sede del Monte di Pietà per la Pignorazione di Santa Rosalia, conosciuto familiarmente dai palermitani come il Monte dei Panni Vecchi, perché qui non venivano portati in pegno oro e gioielli ma solo le povere cose del popolo, per lo più biancheria e abiti, che per problemi economici erano spesso destinate a non esser più riscattate. Palazzo Branciforte, durante la Rivoluzione siciliana del 1848, fu oggetto di un bombardamento che incendiò e distrusse parte degli spazi adibiti a deposito del Monte di Pietà e proprio per la natura altamente infiammabile dei beni che vi erano conservati, il danno fu ingente e i lavori di ricostruzione modificarono sostanzialmente la struttura dei depositi stessi ed anche i bombardamenti inferti durante la Seconda Guerra mondiale infersero non pochi danni. Palazzo Branciforte continuò ad operare come sede del Monte dei Pegni fino ad entrare nel patrimonio del Banco di Sicilia e quindi trasferito nel 1991 prima alla Fondazione Banco di Sicilia e poi alla Fondazione Sicilia, fondazione bancaria che opera per la promozione culturale, sociale ed economica della Sicilia.

Dopo un attento e accurato restauro, Palazzo Branciforte viene riaperto al pubblico nel maggio 2012 e deve la sua attuale impostazione museale a Gae Aulenti, una dei più grandi architetti italiani del XX° secolo, che nel suo progetto ha cercato di dare uniformità di stile a contenuti tanto diversi: a differenza di quel che si potrebbe immaginare per un Palazzo palermitano, qui domina il bianco e la linearità e la stessa Cavallerizza è stata ristrutturata mettendo in evidenza le volte a crociera, le colonne in marmo grigio ma a cui sono affiancati modernissimi pilastri di acciaio lucido – ed inserendo la formidabile collezione di arte antica all’interno di una teca ‘ad esposizione continua’ che corre attorno alle pareti della Cavallerizza per 440 metri, dove sono conservati 4751 reperti, tra cui quelli dati in deposito dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici, i corredi funerari frutto delle campagne di scavo finanziate dal Banco di Sicilia a Selinunte, Terravecchia di Cuti, Himera e Solunto e gli acquisti effettuati dalla Fondazione per evitare che i reperti dei siti archeologici siciliani venissero dispersi.

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La visita di Palazzo Branciforte è regolamentata: le sale superiori, a cui si accede tramite ascensore, possono essere visitate unicamente tramite visita guidata accompagnata (in una delle ali del Palazzo vi sono gli uffici e la sede della Fondazione Sicilia), mentre nella sala al piano terra, la Cavallerizza appunto, è possibile soffermarsi più a lungo così come nella saletta dedicata alle ceramiche.

La visita di Palazzo Branciforte:

Una volta acquistato il biglietto, dovrete attendere l’orario della visita guidata: potete aspettare su una delle panchine che si trovano nella stradina interna del Palazzo oppure nella caffetteria che si trova proprio davanti alla biglietteria e  che utilizza spazi antichi della struttura, quasi un giardino interno in cui è stato ricavato il ristorante Branciforte. La visita di Palazzo Branciforte inizia proprio nella Cavallerizza, dove vengono illustrati gli aspetti salienti e le particolari vicende del Palazzo e  viene velocemente illustrata la raccolta di arte artica che vi è conservata (alla fine della visita accompagnata, noi abbiamo avuto del tempo a disposizione per completare la visita della collezione). Successivamente, si viene scortati fino all’entrata dell’ala del palazzo dove si trovano gli uffici e le collezioni museali più piccole (ma non per questo meno importanti!).

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La prima stanza conserva antichi volumi illustrati, stampe e disegni, alcuni per me molto interessanti perché sono i diari di viaggio con gli itinerari del Grand Tour, il viaggio iniziatico che i viaggiatori del nord Europa usavano compiere in Italia alla ricerca di vestigia antiche e per completare la propria formazione culturale; la stanza successiva è dedicata alla numismatica ed alla filatelia: la storia della Sicilia viene raccontata anche attraverso i francobolli. Ce ne sono alcuni di particolare valore, altri interessanti per il periodo storico in cui si collocano in più vi sono custoditi rari documenti postali affrancati con le prime emissioni di francobolli del Regno delle Due Sicilie. Nella sezione numismatica mi ha incuriosito la moneta siciliana chiamata ‘pìcciolo’, il nome diverrà poi do comune uso per indicare le monetine metalliche, gli ‘spìccioli’ appunto.

Si passa poi a visitare la Sala dei Bronzi, in cui è raccolta una interessante raccolta di sculture e bronzi di artisti non necessariamente siciliani (tra le tante opere si segnalano statue di Giacomo Manzù,  Pasquale e Benedetto Civiletti, Edouard Drouot, Lucio Fontana, Emilio Greco, Igor Mitoraj) e di sicuro le due statue che raffigurano un uomo ed una donna, contrapposti e speculari, richiamano l’interesse di tutti i visitatori!

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L’itinerario prosegue alla volta della grande Biblioteca (veramente da lasciare senza parole!) in cui sono conservati oltre 50.000 volumi: lo spazio è a doppia altezza, le pareti sono letteralmente tappezzate di volumi e ballatoi perimetrali permettono di accedere ai libri. In più, per renderla ancor più scenografica, il soffitto è stato affrescato con un’opera astratta di Ignazio Moncada di Paternò, figlio di Giovanna Lanza Branciforte.

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La visita di Palazzo Branciforte a questo punto cambia repentinamente atmosfera e dalle luci chiare e patinate che contraddistinguono il restauro di Gae Aulenti si entra nella storia degli esclusi, in quello che era il vecchio deposito del Monte dei Pegni, forse il luogo più affascinante ed emozionante di tutto Palazzo Branciforte. Non so se riesco a rendere con le parole quanto abbiamo visto una volta varcata la porticina di metallo bugnato, immaginate di passare dalla luce del sole al buio denso e un po’ opprimente di una successione di stanze e locali alti due piani, completamente rivestiti da scaffali di legno numerati a cui si accede con scale ripide, le carrucole ed i paranchi per portare in alto le povere masserizie impegnate in cambio di poco denaro nel corso del tempo da migliaia di palermitani non abbienti. Un ambiente incredibile, capace di mettere a dura prova la propria percezione del benessere economico, in cui il legno lucido racconta storie fatte di sacrifici, pianti e dolore. Il vecchio deposito dei panni vecchi non finisce però di stupire il visitatore: sugli scaffali è esposta una raccolta davvero unica e speciale, la collezione di pupi di Giacomo Cuticchio, ben 109 Pupi ottimamente conservati che sembrano pronti a prendere vita ad un battito di mani.

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Accanto ai Pupi dagli splendidi abiti e armature sono esposti i i teatrini smontabili entro cui venivano fatti muovere, gli organetti a cilindro, gli scenari ed i variopinti cartelloni con i singoli episodi che venivano utilizzati dai cantastorie per tenere il filo della rappresentazione (semplificando parecchio l’Opera dei Pupi narrava le gesta di Orlando e Rolando, di Bradamante e Angelica con una struttura ad episodi, ne’ più e ne’ meno come oggi accade con le serie televisive!). Non pensate che la tradizione dei Pupi sia però molto vecchia: risale al XIX secolo ed in qualche modo è riuscita a superare anche i momenti di crisi tant’è che nella stessa via del Palazzo Branciforte (ma nel lato che finisce su Piazza Giuseppe Verdi, dov’è il Teatro Massimo) c’è ancora il Teatro dei Pupi portato avanti da uno degli eredi Cuticchio, Mimmo, che ha anche curato il progetto espositivo di Palazzo Branciforte.

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La visita di Palazzo Branciforte ci ha regalato innumerevoli storie, racchiuse una dentro l’altra, difficile alla fine dire quale fosse la più bella. E’ tempo di abbandonare le suggestioni che ci ha regalato: ora ci aspetta la città di Palermo, così affascinante e decadente, così piena di forza e così meravigliosa. Ci prendiamo ancora qualche manciata di minuti per una visita più approfondita della Cavallerizza, per qualche foto alla collezione di  ceramiche (Caltagirone ma non solo, ci sono anche vasi e vassoi da pompa di altre Regioni d’Italia) e il tempo per qualche acquisto nel bookshop: Palazzo Branciforre è bellissimo e se andate a Palermo visitatetelo;  noi, di certo, ci torneremo ancora.

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Informazioni utili:

  • Palazzo Branciforte – Via Bara all’Olivella, 2 – Palermo. Tel. 091.8887767 – 091.7657621 (biglietteria)
  • il biglietti di ingresso costa 7€, previste riduzioni
  • visite accompagnate in partenza ogni ora
  • è aperto dalle 9.30 alle 19.30 (da marzo a ottobre); dalle 9.30 alle 14.30 (da novembre a febbraio). E sempre  chiuso il lunedì.
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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