Birra giapponese: sai di cosa stiamo parlando?

Ci voleva il viaggio in Hokkaido per approfondire la conoscenza della birra giapponese, la biiru così amata dai salary men, gli impiegati che alla sera, prima di rientrare a casa, si fermano nelle locande o nei piccoli ristoranti per concludere la giornata di lavoro davanti ad un boccale di birra, spesso insieme ai colleghi o al capo dell’ufficio: quasi impossibile sfuggire da questo rito da dopolavoro, che nella teoria dovrebbe contribuire a cementare lo spirito di gruppo tra colleghi. La birra giapponese è amata anche da noi occidentali, in realtà, perché alcuni marchi – come la Sapporo e la Asahi, si trovano abbastanza facilmente in Europa e nelle Americhe.

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La birra giapponese ha le sue radici in Europa ed è di relativa recente introduzione: sebbene fosse già conosciuta da una ristretta elite al tempo della presenza olandese a Nagasaki (vi ricordate? Gli olandesi avevano un avamposto commerciale nell’isola di Dejima), il vero boom della biiru avviene nell’epoca Meiji, quando il Giappone oltre ad aprirsi alla cultura occidentale, ne introduce anche cibi e bevande. E poiché i giapponesi fanno sempre le cose per bene, per avviare la produzione di una birra made in Japan inviano tecnici a specializzarsi nei birrifici tedeschi. Un nome tra tutti va ricordato: Seibei Nakagawa, primo maestro birraio certificato in Germania, che si occupò della produzione  della birra Sapporo, industria fondata nel 1876 in un territorio che all’epoca era poco più di un avamposto di pionieri.

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Il primo incontro con l’industria della birra giapponese lo abbiamo avuto a Tokyo, nel quartiere di Ebisu, dove abbiamo visitato il piccolo museo (ad ingresso gratuito) della birra Yebisu. Arrivarci è abbastanza facile, potete prendere il treno della Yamanote Line o la metropolitana Hibiya (è quella contrassegnata dal colore grigio) e scendere alla fermata Ebisu, tra Shibuya e Meguro. Seguendo le indicazioni per il Beer Garden (e per il TOP, il Museo della Fotografia di Tokyo, che mannaggia era chiuso per allestire il festival delle arti visive), prendete il lungo corridoio con tapis roulant che termina proprio davanti alla zona del centro commerciale in cui  è inserito anche il Museo della birra giapponese Yebisu. Architettonicamente il centro commerciale, moderno, è un mix piuttosto azzardato di stili ed architetture occidentali (c’è perfino la riproduzione di un castelletto francese, che ospita un ristorante) ma in Giappone questo continuo mescolarsi di culture, stili di vita  e architetture è abbastanza consueto, quindi non sorprendetevi  troppo.

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Per raggiungere il Museo della Birra Yebisu vi conviene passare attraverso il piano terra del grande magazzino Mitsukoshi (noi abbiamo fatto un giro abbastanza tortuoso prima di capire dove fosse), e una volta dentro sarete accolti da una grande reception con cortesissime addette che vi daranno tutte le indicazioni e vi inviteranno a visitare il Museo. Volendo potreste anche fare una visita guidata con degustazione finale, ma i tour sono tutti in giapponese.

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Il Museo, a cui si arriva scendendo una scala che sembra essere stata progettata da un architetto in preda al mal di mare per qvia del mancorrente sinuoso, è davvero piccolino: ci sono oggetti, collezioni di documenti (inclusi alcuni manga, in cui compare la birra Yebisu – vedi foto), pochi macchinari, immagini pubblicitarie, foto, filmati, disposti in un percorso ad U. Non grande ma esaustivo: si comprende la storia della birra in Giappone, la sua diffusione, la differenziazione dei marchi e dei gusti. Quel che è davvero scenografico è il salone delle degustazioni mentre una sorta di balcone, con una grande immagine del Dio Yebisu – dio della fortuna e protettore della pesca – riportata su un tappeto è il luogo dove tutti, immancabilmente, sostano per una foto con il grande fermentatore in rame sullo sfondo. Mi raccomando, attenzione a non camminare sull’immagine della divinità, potrebbe essere considerato un oltraggio e portarvi sfortuna!

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Come dicevo, la sala delle degustazioni è particolarmente bella e piuttosto affollata, sia da giapponesi che turisti: qui è possibile assaggiare una selezione di birre prodotte dall’azienda, in particolare si possono degustare le birre Yebisu special beer, la Kohaku Yebisu, la Yebisu Meoster, la Yebisu Premium Black, la Yebisu Stout Creamy  e perfino un mix alcolico a base di birra e aranciata. Per assaggiare la birra, non potete pagare in contanti ma dovete acquistare dei ‘gettoni’ a delle macchine erogatrici. Con il gettone, dopo aver fatto un po’ di fila, vi dovrete recare al banco dove verrà spillata davanti a voi e servita con il giusto quantitativo di schiuma la birra scelta. Ogni birra in degustazione costa 400 yen e se volete potete provarne tre (chiara, rossa e scura) in un quantitativo leggermente ridotto, al costo di 800 yen (vi verranno dati anche dei sottaceti e piccolissimi stuzzichini). Noi per assaggiare la birra giapponese Yebisu abbiamo scelto proprio questa opzione.

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Per chi è talmente appassionato della birra giapponese da volersi portare a casa almeno un ricordo, non manca un museum shop, con gadget e magliette con il logo della birra. La produzione della birra giapponese Yebisu inizia nel 1889 seguendo il disciplinare del Reinheitsgebot (la norma emanata da Guglielmo IV di Baviera il 23 aprile 1516 per regolamentare la produzione della birra bavarese) ed oggi, con la Premium, è tra le birre giapponesi più apprezzate. La birra Yebisu è parte del gruppo commerciale internazionale di bevande Sapporo.

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A proposito di Sapporo: la birra che prende il nome della città dell’Hokkaido famosa per aver ospitato nel 1972 le Olimpiadi invernali, nasce nel 1876 tra i tanti progetti di sviluppo governativo curati dal Kaitakushi (la Commissione incaricata dal Governo giapponese di promuovere le potenzialità economiche dell’isola più a nord del Giappone) e presta grande attenzione alla qualità degli ingredienti (orzo e luppolo selezionati, in parte autoctoni dell’Hokkaido) ed oggi è possibile visitare – all’interno di uno dei caratteristici edifici che costituivano il complesso aziendale contraddistinto da una alta ciminiera con una stella rossa disegnata in cima, che si vede già arrivando in treno alla stazione centrale di Sapporo – un interessante museo (ad ingresso gratuito) che dal 1987, anno della sua apertura, ripercorre la storia della birra in Giappone e le vicende dell’industria della birra Sapporo, oggi tra le più grandi del Paese e che al suo attivo ha diversi marchi ed etichette.

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 L’edificio che ospita il Museo è stato costruito nel 1890 da ingegneri occidentali nel caratteristico stile a mattoncini rossi, lo stesso che si ritrova nell’edificio del Governatorato. Per arrivare al Museo della birra Sapporo – che è abbastanza distante dal centro cittadino – conviene prendere il bus circolare n. 88. Noi siamo saliti a bordo dell’autobus quasi davanti all’edificio storico della Clock Tower, ma passa anche ad un isolato dalla stazione JR. Il Museo si sviluppa in un open space a cui si arriva scendendo per una passerella che sembra abbracciare la grande caldaia di rame e mette in mostra una interessante raccolta fotografica d’epoca, in cui oltre a focalizzarsi sulla birra, viene mostrata l’evoluzione della città di Sapporo. Dalla collezione di oggetti e materiali conservata nel museo della birra, si capisce quanto questa fosse amata già un secolo fa. Ci sono anche alcuni elementi buffi, come le foto che immortalano una sorta di Oktoberfest in cui le cameriere giapponesi indossano i tradizionali costumi bavaresi!

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Il Museo di Sapporo ha poi una particolarità: oltre ad avere una sala di degustazione, ha anche alcuni ristoranti dove è possibile pranzare a costi tutto sommato convenienti. Il menù più apprezzato, perché conviviale e divertente, è la grigliata  ‘Gengis Khan’, anzi gengisukan in modalità mangia e bevi fin quanto vuoi. Funziona così: una volta prenotato (in genere le sale ristorante sono piuttosto affollate) si attende di essere chiamati dall’altoparlante quindi si raggiunge uno dei  ristoranti, la Kessel Hall, la Trommel Hall o il Poplar. Per prima cosa viene consegnata una grande busta di plastica dove dovrete mettere giacconi, borse, sciarpe e tutto ciò non vi occorre e quindi verrà chiusa ermeticamente: questo perché il ristorante è preda del fumo e degli odori della carne arrostita e lo stratagemma busta impedisce di impuzzolirvi oltre il necessario. Vi verrà dato anche un oshibori (la classica salviettina umidificata per detergere le mani) ed un bel bavaglione di carta, che dovrete allacciare al collo se non volete sporcarvi!

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Viene poi acceso il fornello della griglia e vi verrà portato un assortimento di carne di montone e diversi tipi di verdure (zucca buonissima, germogli di soia, cavolo, cipolla) che, con l’aiuto di grandi bacchette, siete liberi di cucinare da soli. A questo punto avete tempo 100 minuti per mangiare quanto volete, chiedendo più e più volte che vi venga portata la carne e la verdura per la grigliata. Altrettanto per la birra (o le bevande analcoliche): potete chiederle più volte. Il costo totale per questa esperienza è di circa 4.212 yen a testa, tutto incluso. Tra le birre Sapporo  che si possono assaggiare presso il Museo – centro degustazione ed il ristorante vi sono la Sapporo Premium e la Sapporo Premium Black, dal sapore deciso, che ha incontrato il favore assoluto da parte di Francesco (che ne ha chiesti ben 4 boccali da una pinta!).

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L’ultimo edificio legato alla birra che abbiamo visto (ma solo dall’esterno e poi anche da più da lontano, dalla riva del fiume Sumida lato Asakusa) è ancora a Tokyo ed è la sede della birra giapponese Asahi, riconoscibilissimo per quella specie di grande ciuffo d’oro che si trova sul tetto. Insieme alle aziende Sapporo, Suntory e Kirin, Asahi è tra le 4 grandi aziende produttrici  più grandi del Giappone (non solo birra, bevande in genere), i cui prodotti vengono venduti nei bar, nei locali, nei combini di quartiere e nelle innumerevoli macchine distributrici che si trovano in ogni angolo strada (ma gli alcolici possono essere venduti solo se le macchine distributrici sono al chiuso). Le aziende sono dei veri colossi internazionali, tant’è che facendo qualche piccola ricerca, ho scoperto che perfino un caposaldo della nostra industria, la Birra Peroni, è diventato parte dell’industria giapponese Asahi!

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Informazioni utili:

Museo della Birra Yebisu (Ebisu, Tokyo): chiuso il lunedì e le festività: orario di apertura 11:00 – 19:00. Indirizzo: Yebisu Garden Place, 4-20-1 Ebisu, Shibuya-ku, Tokyo 150-8522

Museo della Birra Sapporo (Sapporo, Hokkaido): chiuso il lunedì e le festività: orario di apertura 9:00 – 18:00. Indirizzo: 9-2-10, Kita7Jo, Higashi-ku, Sapporo, Hokkaido

Sede della Birra Asahi (Tokyo) 23-1, Azumabashi 1-chome, Sumida-ku, Tokyo 130-8602

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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