Manutenzione degli scarponcini da trekking cosa fare e cosa non fare

Sapevo che l’inverno in Hokkaido è molto freddo, anzi a dir la verità avrei trovato delle temperature realmente glaciali – nell’isola giapponese in inverno nevica in quantità copiose, fa un freddo incredibile e spesso le strade sono ghiacciate – e quindi oltre all’equipaggiamento classico da viaggio avevo messo in valigia anche abbigliamento tecnico adatto alla neve ed alle basse temperature. Altrettanto avevo fatto per le calzature e quindi oltre ai consueti scarponcini da città per camminare per Tokyo avevo portato, sia per me che per Francesco, i vecchi doposci (e sì, proprio vecchi, almeno 10 anni!) e gli scarponcini da trekking. Come previsto non appena arrivati ad Hakodate ci hanno dato il benvenuto le strade invase dalla neve – che nel frattempo continuava a scendere giù a grandi fiocchi – e quindi abbiamo indossato baldanzosi i nostri doposci, pronti a superare quella che a tutti gli effetti era una piccola tormenta. Peccato che prima Francesco e poi io dopo pochi passi ci siamo ritrovati senza la suola degli stivali da neve, completamente divelta perché la colla che la saldava ai gambali si era sbriciolata! Abbiamo quindi messo gli scarponcini da trekking, forse meno adatti a camminare in 20 cm. di neve ma in teoria validi: solo in teoria perché mentre quelli di Francesco, relativamente nuovi, hanno compiuto egregiamente il loro dovere, i miei Asolo del 2011 non erano più in grado di assicurare alcuna aderenza al suolo a causa della gomma della suola diventata durissima. Non sono caduta, se volete saperlo (strano, vero? 🙂 ) ma spesso per superare tratti di strada completamente ghiacciati mi sono dovuta sostenere a Francesco e il momento in cui ho dovuto trascinare il mio trolley in mezzo alla neve è stato davvero complicato. A dir la verità, mi ero accorta già da qualche tempo che qualcosa non andava: i miei scarponcini da trekking non erano più impermeabili, la suola sembrava meno flessibile e il comfort della suoletta interna era diminuito considerevolmente, ma non mi preoccupavo più di tanto perché esteticamente erano ancora perfetti: il colore azzurro che tanto mi piace ancora vivace e la forma esterna senza ombra di cedimento. E’ anche vero che non li ho mai curati oltre il necessario e al massimo, una volta rientrata dalle vacanze in montagna, il più delle volte toglievo con una spazzola eventuali residui di terra, li pulivo con un spugna e li riponevo nell’armadio sul balcone, in attesa di essere utilizzati di nuovo (non più di due – tre volte l’anno). Tutto questo lungo preambolo per dirvi che le calzature tecniche, come tutte le cose di questo mondo, dopo un tot di anni vanno sostituite non tanto per seguire la moda quanto per garantirne la perfetta efficienza. E questo vale ancora di più per scarpe ‘fondamentali’ come gli scarponcini da trekking, da cui cui può dipendere il nostro benessere e la nostra sicurezza. E soprattutto è importantissimo garantire la manutenzione degli scarponcini da trekking, evitando abitudini dannose.

La manutenzione degli scarponcini da trekking è fondamentale per mantenerne a lungo l’efficienza e, con il senno del poi, avrei dovuto evitare di lavarli in lavatrice con il detersivo per pulirli bene (sì, lo ammetto, l’ho fatto, anche se a 30° e senza centrifuga, ma li ho comunque sottoposti ad uno stress e danneggiato l’impermeabilizzazione), li avrei dovuti far asciugare lontani da fonti di calore (e non sul termosifone per fare prima perché mi servivano il giorno dopo); avrei dovuto inserire dentro lo scarponcino da trekking, una volta rientrata a casa, dei giornali appallottolati per assorbire l’umidità e mantenere la forma. Soprattutto, avrei dovuto evitare di chiuderli quasi ermeticamente nei sacchetti di plastica e lasciarli nell’armadietto sul balcone sotto il sole estivo, causa sicura di deterioramento della gomma delle suole. In compenso – e almeno qui ho fatto una cosa giusta – ho sempre sfilato i lacci per controllare la tenuta e li ho sempre lavati e fatti asciugare all’ombra prima di rimetterli a posto!

la corretta manutenzione scarponcini da trekking

Vediamo quindi il decalogo per garantire una corretta manutenzione degli scarponcini da trekking:

  1. appena terminata l’escursione, prima ancora di rientrare a casa, pulite la suola da sassi, fango, residui di terra (portate con voi una piccola spugnetta, può essere utile per la prima pulizia);
  2. una volta terminato l’itinerario di trekking e rientrati a casa, quanto prima possibile, sfilate i lacci dagli scarponcini e lavateli con poco sapone delicato e acqua tiepida-fredda (fate asciugare all’ombra);
  3. munitevi di straccio, acqua e spazzola e pulite accuratamente la suola. Evitate l’uso di detersivi che potrebbero rovinarla;
  4. con una spazzolina morbida pulite la tomaia e passatela con uno straccio bagnato e strizzato;
  5. se lo scarponcino da trekking ha parti in cuoio, curatele con la crema per le calzature apposita;
  6.  fate asciugare all’ombra e areate la scarpa per un paio di giorni;
  7. di tanto in tanto, valutate se è il caso di spruzzare uno spray impermeabilizzante per ripristinare l’idrorepellenza;
  8. recuperate un paio di vecchi quotidiani e utilizzate i fogli di carta per riempire la calzatura;
  9. inseriteli in una scatola di cartone o in un sacchetto di stoffa;
  10. riporre gli scarponcini da trekking all’ombra, in un luogo fresco, senza umidità.

So bene che se avessi eseguito correttamente la manutenzione degli scarponcini da trekking probabilmente avrei regalato alle calzature qualche anno in più di vita, ma tant’è. Dovrò comprare gli scarponcini da trekking nuovi, non c’è scelta. Non so ancora il modello o la marca che acquisterò, ma so cosa voglio: i miei nuovi scarponcini da trekking dovranno essere idrorepellenti, leggeri e morbidi, se possibile con la suola in memory foam e soprattutto colorati! Mi piacerebbe trovare un modello pratico e comodo come la scarpa da trekking urbano  ‘Scarpa’ (sì, si chiama proprio così!) che indosso per escursioni non impegnative ed anche in città per passeggiate e intense sessioni di shopping. Mi ci trovo così bene che spesso ci vado anche in in ufficio (tanto mi vesto quasi sempre sportiva!). Tuttavia so bene che per le escursioni in montagna, quelle vere che seguono sentieri che arrampicano su petraie e guadano torrenti, è necessario un tipo di calzatura in grado di sostenere e proteggere i piede e la caviglia, una calzatura alta e con suola ‘a carrarmato’ abbastanza larga da assicurare stabilità.

Di scarponcini da trekking così ce ne sono tanti, di tante marche (anche economiche) tuttavia credo che mai come in questo caso bisogna puntare sulla qualità più che al risparmio. Un paio di scarponcini da trekking validi deve aiutarci a mantenere equilibrio su sentieri scoscesi, deve tenerci le estremità al caldo ed essere traspirante, deve impedire all’acqua di entrare, deve evitare di farci scivolare nel fango e nella neve. Non ultimo, deve essere facile da togliere e da mettere e non deve causare vesciche! Per acquistare scarponcini da trekking bisogna provarli e riprovarli, indossando sempre i calzettoni e se possibile camminare un po’ per vedere come si adattano al piede e al passo. Generalmente si prende un numero di più rispetto a quello delle scarpe normali e bisogna assicurarsi che il piede possa restare ben disteso all’interno.

Non ho programmi in montagna nell’immediato, quindi ho un po’ di tempo per selezionare gli scarponcini da trekking adatti per me: ho visto da Decathlon (www.decathlon.it), da Cisalfasport (www.cisalfasport.it), da Intersport (www.intersport.it), da Nencinisport (www.nencinisport.it) ed anche su Amazon (in basso una selezione, a sinistra c’è anche scarpa ‘Scarpa’ con cui tanto mi trovo bene), ho in mente un modello e devo capire solo se riesco a trovarlo ad un costo inferiore. Di sicuro, per il prossimo paio seguirò alla lettera il decalogo della manutenzione degli scarponcini da trekking!

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

4 Comments

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    Giorgio Novembre 12, 2018

    Questa cosa di comprarli di una taglia in più per me è sbagliata, perchè poi causerà sicuramente vesciche, certo mai corte, e allora come devono essere…??? GIUSTE 🙂 Provarle con i calzini dello spessore che poi verrà usato e considerare che un minimo con l’uso si allargano e si ammorbidiscono. E non darti pena se dopo 2 anni li devi cambiare, tanto dovresti farlo comunque anche se li hai tenuti in un scatola senza usarli mai perchè i materiali ammortizzanti della suola con il tempo decadono spontaneamente e anche se a vederle sembrano nuove la protezione per il piede non è più la stessa.

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      Claudia Boccini Novembre 12, 2018

      Grazie per gli utili consigli! E’ vero, sarebbe fondamentale provare sempre le scarpe da trekking. Ho comunque notato che in genere le scarpe tecniche – trekking, running o walking – tendono per loro natura ad avere numeri che non coincidono quasi mai per difetto con le ‘scarpe da città’, ecco perché ho suggerito il numero in più. E comunque scarpe più o meno piccole, le vesciche tendono a venire anche soltanto se si cammina a lungo e lo sfregamento piede-calza-scarpa è ripetuto, se i calzettoni sono troppo ‘ruvidi’, se si ha la pelle dei piedi delicata, ecc.
      Io ad esempio porto normalmente il 37 ma in questo momento indosso un paio di calzature modello Scarpa di tagli a 38, nella 37 era impossibile starci!

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    Raffaella Marzo 30, 2018

    Voglio seguire i tuoi consigli per evitare che le mie scarpe si trasformino in bombe tossiche di ultima generazione!!

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      Claudia Boccini Marzo 30, 2018

      Ciao Raffaella! Soprattutto, io voglio evitare di ritrovarmi in mezzo alla neve alta, al freddo e con una tormenta in corso solo con uno psudo scarponcino da sci spaccato a metà! Meno male che ero stata previdente ed avevo portato più cambi scarpe del solito! 🙂

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