Visitare Borgo San Rocco di Sora per scoprire i vecchi mestieri

In provincia di Frosinone c’è un esempio interessante (e oserei dire anche ben riuscito) di come una narrazione diffusa che fa leva sui ricordi può attrarre turisti e rendere la visita di un vecchio nucleo abitato molto piacevole. Siamo a Sora, cittadina ciociara costeggiata dal fiume Liri e il luogo in questione è Borgo San Rocco, uno dei quartieri a ridosso del corso cittadino dove ci sono edifici popolari dignitosi e ben tenuti che affacciano su vie strette e vicoli. Visitando Borgo San Rocco di Sora si scoprono persone, antichi mestieri, episodi divertenti e talvolta maliziosi, quasi un viaggio a ritroso nella memoria. Ma perché Borgo San Rocco è così speciale?

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Da qualche finestra penzolano panni stesi, vasi di piante che sanno di casa e di cure affettuose ingentiliscono le piazzette mentre negli slarghi sedie un po’ vissute aspettano l’imbrunire e il chiacchiericcio delle comari pronte ad arricchire il diario di giornate apparentemente sempre uguali eppure diverse. Sì, vero, alcuni edifici sono desolatamente vuoti e molte delle botteghe dove un tempo le attività commerciali fervevano  operose sono chiuse ma basta poco per restituire vita e sostanza a questo borghetto così delizioso!

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In una sorta di storia partecipata, grazie all’iniziativa C’èra na uòta na bettéga, alcune piccole targhe di pietra, accompagnate da descrizioni minuziose di fatti ed caratteristiche, ricordano i nomi – ed i curiosi soprannomi – dei vecchi proprietari dei negozi: visitare Borgo San Rocco di Sora negozio dopo negozio, casa dopo casa è un piacere ed ecco che pian piano il piccolo agglomerato sembra tornare a rivivere insieme a Tresina Stangòna, che di mestiere era frutteuéndola (fruttivendola), che ti immagini avere le sembianze di una gran bella ragazza ciociara, dai capelli neri ed alta ben più di tanti suoi spasimanti. Più avanti il furne a légna (forno a legna) della fornaia Pascuccia la cecata, era ritrovo delle comari che chiacchieravano allegramente mentre aspettavano che il pane e le ciammelle si cuocessero sotto il vigile occhio dell’accorta fornaia, regina delle fascine di legna e del fuoco che ardeva fin dalle prime ore del giorno per creare la brace necessaria alla cottura. Nel negozio di Onofrie, barbére i cauajénte si offriva un duplice servizio alla comunità: tra un taglio di capelli ed una barba, il buon Onofrie continuava l’antica arte del cavadenti in un’epoca in cui di dentisti e odontoiatri se ne potevano servire solo i più abbienti.

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Visitare Borgo San Rocco di Sora è un percorso nelle abitudini semplici, un tuffo piacevole in storie ed aneddoti che fortunatamente sono stati salvati dall’oblio grazie alle targhe commemorative: di persone, ancor prima che dei mestieri. Ed è con piacere che si legge la storia di Nicóla la naschetta, proprietario del Saltabacche (tabaccheria), così detto per gli occhiali a pince-nez che teneva agganciati sul naso: per sua natura benefattore, quando ancora il sale veniva venduto a peso, aggiustava la bilancia a favore del cliente e in tempo di Natale allestiva cesti pieni di squisitezze locali che cedeva in cambio di pochi soldi  – e anche a rate – ai meno abbienti. Visitare Borgo San Rocco di Sora è anche questo, scoprire tanti piccoli dettagli, storie di uomini e donne qualunque eppure speciali nella loro singolarità.

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Nel breve percorso urbano che si compie per visitare Borgo San Rocco, le sorprese non sono ancora finite: il regista ed attore Vittorio De Sica, colui che ha inventato il neorealismo cinematografico (ricordate? E’ l’autore di film di culto come Sciuscià, Ladri di Biciclette, La Ciociara, Pane Amore e Fantasia), è nato nel 1901 a Sora proprio nella casa che si trova davanti alla Chiesa di San Giovanni. Oggi, sulla facciata della casa, una targa sobria ricorda  l’attore e regista, per ben tre volte premio Oscar, che qui trascorse anche la sua infanzia prima di trasferirsi con la famiglia a Napoli prima e a Firenze e Roma poi.

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, celebrato anche nel vicino Museo della Media Valle del Liri (si trova in Piazza Mayer Ross, ricavato in quello che era il Convento dei Frati Minori Conventuali, collegato alla vicina chiesa di San Francesco) dove è stata allestita una sezione dedicata con foto tratte dai suoi film ed una piccola cineteca. Al piano terreno della casa natale di De Sica oggi è stato aperto un piccolo ufficio di informazioni turistiche, peccato che quando ci siamo stati noi fosse chiuso perché mi sarebbe saputo saperne di più su questo itinerario fatto di ricordi e, se disponibile, acquistare una guida dettagliata.

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E chissà se proprio a Vittorio De Sica ed alla sua indimenticabile interpretazione del Maresciallo in Pane Amore e Fantasia, in cui il ferreo milite si innamorava di una conturbante e assai scapigliata Gina Lollobrigida, è dedicato il nome della trattoria che si trova in Via Giovanni Branca, le cui insegne – due carabinieri con tanto di pennacchio, messi ai due lati dell’ingresso – anziché inquietare per il timore di una eventuale punizione, invitano ad entrare. Sempre in via Branca, tra i pochi negozi ancora aperti, va segnalata la Bottega del Colore dove si vendono articoli per belle arti e prodotti di artigianato etnico e locale.

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La natura popolare e caratteristica di Borgo San Rocco e dei suoi immediati dintorni si ritrova nel tipico mercatino di produttori e allevatori della zona che si tiene nella Piazza Cesare Baronio, sul Lungoliri, dove accanto a venditori di ortaggi e formaggi può capitare di imbattersi in galletti in gabbia, pronti per (ahimè) essere trasformati in polli arrosto.

Per ulteriori informazioni:

Comune di Sora (a destra trovate alcune informazioni turistiche, ma purtroppo non c’è nulla sul progetto C’èra na uòta na bettéga: anzi, se ne sapete di più, vi prego di farmelo sapere qui nei commenti. )

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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