Una sosta a Venzone, tra pietre salvate e mummie

Se passate per il Friuli-Venezia Giulia per raggiungere Tarvisio, uscite dall’autostrada A23 a Udine e imboccate la vecchia, bellissima strada statale Pontebbana: allungherete il tempo di percorrenza di un’oretta (che potrà essere assai di più se – come è capitato a noi – non resisterete a fermarvi nei tanti paesini e borghi che si incontrano lungo il percorso) ma ne beneficerà il vostro spirito e la conoscenza di una zona d’Italia, la Carnia, dove i ritmi sono ancora quelli imposti dalla natura, in cui i campi di granturco sembrano lambire le Alpi dal cucuzzolo imbiancato di neve e da un momento all’altro, nei tratti meno urbanizzati, dietro una curva della strada può sbucare un cerbiatto timoroso. Soprattutto, la Carnia è un territorio eroico: se oggi si passa vicino a Gemona, Tarcento, Venzone, Buja, Majano non ci si accorge quasi di nulla, sono tutti borghi curati e piacevoli, semmai qualche dubbio può nascere sono se si osservano con attenzione le case, tutte o quasi insolitamente ‘nuove’, con l’intonaco esterno recente. Perché la realtà non è esattamente quel che appare e ciò che oggi vediamo sono paesi ricostruiti, quasi integralmente: nel 1976, nel periodo tra maggio e settembre, questa zona d’Italia venne sconvolta da una serie violentissima di scosse di terremoto di magnitudo compresa tra 5.3 e 6.5 della scala Richter (per capire quanto il sisma fu potente, pensate che il terremoto di Amatrice ha raggiunto “solo” la magnitudo 5.9). Distruzione, desolazione, morte (in totale quasi 1.000 morti e più di 100.000 sfollati, una vera ecatombe), un’intera comunità prostrata ma non abbattuta e con tanta voglia di ricostruire: d’altronde l’operosità dei friulani è quasi leggenda e le donne di queste parti non sono mai state da meno  degli uomini nel rimboccarsi le maniche. Scusate, sto divagando troppo, ma forse conoscere un pochino la storia di questo lembo d’Italia che è compresso tra Austria e Slovenia, orgoglioso delle sue tradizioni rurali e per lungo tempo destinazione temuta da intere generazioni di giovani italiani che vi venivano spediti per lunghi mesi per adempiere al servizio di leva (tante le caserme che si incontrano lungo il percorso, la gran parte vuote) vi farà capire il mio stato d’animo quando abbiamo fatto una sosta a Venzone, che già dal 1965 è Monumento nazionale, a ragione è stato inserito tra i borghi più belli d’Italia e dopo il terremoto è stato insignito della medaglia d’oro al merito civile della Repubblica, per un motivo che poco più avanti scopriremo.

Venzone 2

Per Venzone c’è un prima e un dopo, e lo spartiacque è proprio il terremoto: prima era un borgo medievale completamente circondato da mura, che aveva visto scorrere tra le sue vie la storia tra alterne vicende legate ai potenti di turno – tedeschi, veneziani, francesi, austriaci – mentre dopo diventa il simbolo della ricostruzione e del recupero delle radici per volere della comunità locale, che volontariamente e caparbiamente mise in sicurezza le opere d’arte, puntellò il puntellabile e si oppose alla rimozione indiscriminata delle macerie E’ stato grazie agli abitanti di Venzone ed ai tanti volontari – che si impegnarono  a catalogare con attenzione le singole pietre tramite schede descrittive e fotografie – che sono stati rimessi insieme i pezzi di quello che ad un certo momento deve essere sembrato come un gigantesco puzzle fatto di pietre numerate, colonne, bifore, conci da ricollocare nella loro posizione originaria. Il motto comune fu “Venzone dove era e come era” e solo dopo 8 anni già il primo pezzettino  del centro storico di Venzone era tornato rinascere: la medaglia d’oro al merito civile, meritatissima, ha appunto celebrato la “dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile (…)” degli abitanti di Venzone.

Venzone 4

Una sosta a Venzone la consiglio a tutti: dalla Pontebbana, che gli passa accanto, la prima cosa che si nota è la perfetta cerchia di mura eretta con pietre chiare (le pietre che non sono quelle originali sono ancora più chiare e come ‘graffiate’) e il campanile del Duomo di Sant’Andrea Apostolo che svetta tra i tetti del borgo, anche questo un mirabile esempio di ricostruzione. Noi abbiamo parcheggiato la macchina accanto ad una delle attuali porte cittadine (Porta di Sotto) e potete immaginare la nostra sorpresa quando dopo pochi passi abbiamo visto il rudere ben conservato della chiesa gotica (XIV secolo) dedicata a San Giovanni Battista. Guardando lo scheletro della chiesa, le pietre crollate lasciate appositamente nel mezzo di quella che era la navata centrale, si comprende che il terremoto, sebbene siano passati più di 40 anni, è sempre volutamente ben presente nella memoria della città e dei suoi abitanti.

Venzone 3

Nella sosta a Venzone – molto breve, a dir la verità, giusto un paio di ore – abbiamo girato per le vie del centro storico, osservando i mille dettagli che rendono particolare il borgo – i fiori alle finestre, le finestre a trifora di Palazzo Radiussi collocate esattamente sopra l’entrata del Caffè “Alla Vecchia Concordia”, la fontana al centro della piazza davanti al Municipio, un palazzetto gotico del 1400 che espone sulla facciata stemmi nobili delle famiglie di Venzone.

Venzone 5

La sosta a Venzone ci ha portati anche ad ammirare la particolare struttura della Porta di San Genesio, ricavata da una torre di guardia trecentesca e a camminare per le vie silenziose del borgo, percorse – vista l’ora mattutina della domenica- solo da anziane che si recavano in Cattedrale per la funzione. Seguendole, abbiamo raggiunto il Duomo di S. Andrea Apostolo, di stile romanico-gotico e risalente al 1300, anche questo seriamente danneggiato dal terremoto e ricostruito. Nel piazzale antistante il Duomo vi è la ricostruita Cappella di San Michele (1200), edificio circolare, quasi una piccola torre, al cui interno sono conservate le cosiddette Mummie di Venzone, oltre 40 corpi sepolti nel cimitero che si trovava attorno al Duomo mummificati naturalmente grazie alla presenza di una muffa.

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Le vie di Venzone sono affiancate da case antiche, ricoperte di intonaci recenti; sono case con una storia, anzi con una storia ‘prima e dopo’, alcune con tanti secoli sulle spalle (la più antica casa di Venzone è la Casa Marcurele, che risale al XI secolo). Per chi ha più tempo a disposizione di quanto non ne avessimo noi, il Palazzo Orgnani Martina, è la sede dei principali musei venzonesi (Museo della terra, sull’ecosistema delle foreste; Tiere Motus, la mostra permanente sul terremoto del 1976).

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Quel che è certo, è che un ‘prima e dopo’ segna anche chi visita il borgo di Venzone, soprattutto un dopo fatto di sensazioni provate davanti allo sforzo caparbio e vincente dei venzonesi per non perdere storia e radici.

(Per maggiori informazioni, consultate il sito dedicato a Venzone sul portale dei Borghi più belli d’Italia)

Venzone 9

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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