L’Albufera di Valencia

Alle porte della città di Valencia, il Parco naturale dell’ Albufera è l’area lacustre più estesa della Spagna. Ed è proprio grazie alle sue acque se in questa zona della Spagna ha avuto avvio la coltivazione del riso ed è stata inventata la Paella, pietanza oramai internazionale che solo a Valencia si può assaggiare nella ricetta originale.

Il Parco Naturale dell’Albufera si raggiunge agevolmente con l’autobus di linea Herca che ferma ad Avenida Germanìas, non distante dalla Stazione centrale oppure, come abbiamo fatto noi, con uno scooter a noleggio. I più eroici possono perfino provare a raggiungere la zona in bicicletta, il percorso non è impossibile, sono poco più di 12 chilometri.Uscendo dalla città ed andando verso sud, dopo aver lasciato i palazzoni di periferia e le grandi superstrade che portano verso Madrid e Alicante, vi troverete in breve tempo lontano dalla frenetica Valencia per ritrovarvi in un ambiente dove la natura è ancora incontaminata.

Grazie ad un attenta gestione del territorio, preservato nella sua interezza proprio grazie al Parco, l’Albufera è il luogo prediletto dall’avifauna migratoria che sosta sulle coste del mediterraneo prima di riprendere il volo verso l’Africa. Il bacino lacustre ospita numerosi fauna ittica e i canneti che si estendono sulle coste sono ambito rifugio di folaghe, anatre, fenicotteri e altre decine e decine di uccelli che io non sono riuscita ad identificare ma che mi son sembrati molto contenti di nidificare proprio in questa zona.

A circa metà del settore protetto, superato l’agglomerato di case di Pobles del Sud, prendete Carrer de Vicente Baldovì e poco dopo vi troverete al centro informativo ed espositivo, ad ingresso gratuito (controllate gli orari perché a febbraio era aperto solo fino alle 14.00). Allo sportello vi verrà data una mappa della zona, ugualmente gratuita, e sarete liberi di percorrere un sentiero che porta fino al punto di osservazione sullo stagno.

E’ un breve percorso didattico, percorribile anche con passeggini o dai disabili, che attraversa la macchia mediterranea. Mentre si passeggia si ripassano le scienze botaniche perché ogni albero, ogni arbusto ha il suo bravo cartellino con il nome scientifico e senza nemmeno accorgersene si arriva al capanno di legno che si confonde con la vegetazione. Dotata di ampie vetrate e panche su cui sedersi “in contemplazione”, la struttura è protesa sullo stagno dove hanno stabilito la propria dimora uccelli e volatili di ogni colore.

Attorno a voi decine (centinaia? migliaia? dipende dal periodo e dalla stagione) di volatili. L’ideale sarebbe avere un binocolo per osservarli nei dettagli, ma anche una macchina fotografica con un buon teleobiettivo può svolgere la medesima funzione. Solo una raccomandazione: cercate di non fare rumore (purtroppo quando ci siamo stati noi c’era una allegra famigliola con mamma e papà che si beavano dei propri tre pargoli che urlavano e saltavano sul pavimento di legno per infastidire gli uccelli e farli alzare in volo).

Terminata la visita naturalistica, proseguite sulla medesima strada fino a raggiungere El Palmar, paese con un porto-canale dove sostano barche in attesa di turisti pronti ad imbarcarsi per visitare il lago. Sempre ad El Palmar una vecchia fattoria è stata riutilizzata come centro espositivo di oggetti e suppellettili antiche.
Sempre nella zona dell’Albufera cresce il Cipero, la pianta che produce i tubercoli che, opportunamente trattati sono la materia prima dell’Orchata, la bevanda locale dolce da bere inzuppando dentro i fartons, sorta di grossi grissini dolci spugnosi.
Vicino al Parco dell’Albufera il mare e le spiagge sono splendide e se avete ancora un po’ di tempo prima di rientrare in città non perdete l’occasione di fare una passeggiata sulla battigia a El Saler, tra dune di sabbia e mare incontaminato.
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

0 Comments

No comments!

There are no comments yet, but you can be first to comment this article.

Leave reply

<