Scanno cuore verde d’Abruzzo

Un sabato qualunque d’estate, una giornata calda ma non eccessivamente, la voglia di ritrovarsi “famiglia” e di andare, insieme, alla scoperta di una nicchia d’Abruzzo.
Comincia così, come un trailer cinematografico, la nostra escursione al Lago di Scanno, in pieno Parco Nazionale d’Abruzzo. Qui già eravamo stati in inverno, la neve che ammantava le montagne e il freddo tagliente che poco invitava a girare per le strade del borgo antico.
 Ma andiamo con ordine…

Vi presento i protagonisti: Laura,  figlia in “libera uscita” dagli impegni di lavoro; Francesco, padre della suddetta figlia e “giovane esploratore” di paesetti incantevoli.

E poi il “primo attore”, lui, il Lago di Scanno, una macchia di colore che vira dal verde smeraldo all’azzurro con il cambiare della luce, incastonato in una valle all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Arrivare a Scanno da Roma è veloce e rapido: 140 km di autostrada fino all’uscita di Cocullo (si, proprio il paese dove i serpenti il 1° maggio diventano i protagonisti della festa in onore di San Domenico) in totale poco meno di 2 ore di tempo.
Ci si immette nella strada statale 479, che costeggia le scenografiche Gole del Sagittario, un canyon scavato dalla lenta erosione creata dal torrente omonimo. La strada è stretta, segue le curve della montagna e potrà capitare di fermarsi – con qualche difficoltà – per dare il passo ad un bus che procede in senso contrario. La voglia di scattare foto è fortissima, ma non ci sono punti di sosta comodi e quindi… go on!
Poco prima di arrivare al laghetto alpino di San Domenico, la sorpresa: sotto il ponte nuovo, restano le tracce dell’antico ponte che collegava l’eremo di San Domenico: noi siamo riusciti solo ad intravederlo (vedi foto) ma durante la stagione di secca le arcate del vecchio ponte diventano ben evidenti.
Sul lago di San Domenico la pesca è regolamentata (il permesso presso il Comune di Villalago, nel cui territorio comunale è inserito) mentre non sembrerebbe essere consentita la balneazione (ci sono comunque delle piazzole dove potersi fermare per prendere il sole o fare un pic-nic). Lasciamo il Lago di San Domenico e dopo qualche chilometro ci appare nella sua estensione il Lago di Scanno, sulle cui rive si trovano alberghi, camping, aree di sosta per camper. Il Lago è grande, sovrastato dalla corona di monti che si rispecchiano nelle sue acque.
L’arrivo a Scanno paese ci mostra una città completamente diversa da come la ricordavamo: se allora era fredda, grigia, buia, questa volta le pietre antiche risplendono nel sole, le mille scale che la caratterizzano sono piene di fiori coloratissimi, l’aria profuma di fieno e di biscotti appena sfornati.
A Scanno c’è infatti una buona tradizione dolciaria (è di qui il Pane dell’Orso) ed è impossibile resistere alla voglia di assaggiare qualche specialità: ottimi i biscotti al cioccolato ed i mostaccioli, che noi prendiamo alla biscotteria artigianale Rosati, in centro. Così come è ben radicata la tradizione casearia: lungo il corso e le vie più trafficate troverete numerose botteghine dove acquistare mozzarelle, caciotte, cacicavalli, spesso prodotti con latte di capra che, in questa zona, trova habitat ideale.

Camminiamo lungi i tanti vicoli che formano il centro storico del comune abruzzese: ovunque pietra scolpita, mascheroni, fregi, portali imponenti. Si potrebbe riempire un album solo scattando foto alle porte che si aprono sulle vie: rustiche, nobili, imponenti, aggraziate, eleganti.
Non a caso Scanno è anche definita la “Città dei fotografi”: le sue vie ed i suoi abitanti sono stati immortalati da nomi del calibro di Henry Cartier-Bresson, Mario Giacomelli, Gianni Berengo Gardin e tanti altri. Anche durante la nostra passeggiata abbiamo visto alcuni turisti – presumibilmente stranieri – armati di telecamere, cavalletti e mille obiettivi.
Scanno ha infiniti angoli piacevoli dove fermarsi, strade che si arrampicano per poi ridiscendere fino alla Chiesa di Santa Maria della Valle, che affaccia sulla piccola piazzetta, crocevia e cuore pulsante della città. Nel borgo numerose le chiese, segno della grande devozione degli abitanti e della florida economia che contraddistingueva la città nei secoli passati: grazie al commercio della lana, Scanno era uno dei centri più ricchi dell’Abruzzo.
Con Laura ci divertiamo a scoprire i vicoli caratteristici, gli archi che immettono in piccoli cortili privati, le insegne curiose, mentre Francesco continua a scattare foto su foto: l’aria di Scanno deve davvero avere un qualcosa in più che rende estremamente produttivi i fotografi!
In una giornata così slow & family non possono mancare soste dedicate allo shopping: qui si vende il buon miele prodotto nel Parco Nazionale d’Abruzzo, lontano da inquinamento e pesticidi e Laura ne approfitta per farne scorta. Io colgo invece l’occasione per mostrare a Laura, che non li conosceva, i “ferri” da cui si ricavano le ferratelle, cialde croccanti da mangiare così o ricoperte di miele, marmellata o cioccolato (“Un po’ come i waffles“, sintetizza con praticità Laura).
Continuiamo a camminare lungo le vie di Scamnun (in latino “sgabello”) il nome antico della città. Ci incantiamo ad osservare, ancora una volta, i balconi fioriti, le volute del ferro battuto, le vetrine delle oreficerie che espongono filigrane, preziosi gioielli la cui trama ricorda un merletto. Noto ancora una volta in vetrina la “Presentosa“, gioiello tipico abruzzese, anelli eleganti, ciondoli delicati. Come sempre, vorrei comprare tutto… per fortuna Francesco mi trascina via, con la scusa che dobbiamo ancora visitare la città.
La passeggiata prosegue lenta, ma è proprio questo il bello di Scanno: non mette fretta, non ha effetti speciali, non è vanitosa. Regala i suoi tesori passo dopo passo, ad ogni curva, in ogni portone una sorpresa.
Bisogna guardare continuamente: qui una pietra antica compare improvvisa, avanti incisioni curiose richiamano l’attenzione, più oltre nicchie insolite sembrano chiedere: “ma tu sai a cosa servo”?
La giornata prosegue veloce, fortunatamente il tempo speso per il pranzo in un gradevole ristorante si dilata e nel pomeriggio ci attende la visita del lago: passeggiate nel verde, noleggi di barche e pedalò, colori intensi che scardinano le nostre abitudini – e certezze – di uomini e donne di città.
Non contenti, seguiamo la strada che porta a Frattura, curva dopo curva arriviamo nella piccola frazione da cui si domina la vallata: da qui la vista del Lago di Scanno è globale, appare nella sua estensione e davvero, visto da qui, ha la forma irregolare di un cuore turchese. Dire che il Lago di Scanno è il cuore d’Abruzzo non solo è quindi solo uno slogan!
Prima di riprendere la strada (anzi, l’autostrada!) che ci riporterà a casa, ciascuno di noi si ritrova immerso nei propri pensieri: e chissà, oltre il lago, oltre le montagne, oltre l’oggi…
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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