Il Chao Phraya è il fiume di Bangkok

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Il Chao Phraya è il fiume di Bangkok

Il Chao Phraya è il fiume di Bangkok  e qualsiasi turista che arriva in città, quello che – proprio come Claudia e Francesco – vorrebbe visitare la capitale Thailandese quanto più possibile, con la consapevolezza che è tuttavia impossibile sperare di conoscere Bangkok avendo solo pochi giorni a disposizione, dovrebbe iniziare la sua esplorazione della città proprio da questo enorme corso d’acqua. Per imbarcarsi si scende alla fermata della metropolitana di superficie (vero nome MRT, Mass Rapid Transit, assai più nota come Sky Train) di Saphan Taksin:  in corrispondenza della fermata dello Sky Train si trova infatti il Sathorn Pier, l’imbarcadero centrale dei battelli pubblici che, incessantemente, percorrono il fiume.

Il Chao Phraya è il fiume di Bangkok e come la città è “esageratamente affollato”: è percorso da un numero incalcolabile di Long tail booats (le tipiche barche “a coda lunga”, così chiamate perché hanno l’elica del motore agganciata ad una specie di giunto cardanico proteso verso l’esterno), di chiatte, di motoscafi e di navette dei grandi hotel iperstellati che appaiono simili a sampan, quasi fossero usciti dritti dritti dalle pagine di uno dei libri di Salgari.

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Il Chao Phraya è il fiume di Bangkok e non ha acque trasparenti e azzurre dove specchiarsi ma, come tutti i grandi fiumi che sono collettori di ricchezze e miserie delle città,  è un grande maleodorante fiume di un inquietante color marrone torbido, che svolge la funzione di via di collegamento e vera e propria spina dorsale della città, garantendo raccordo e connessione tra le diverse zone che costituiscono Bangkok. Ed è proprio per questo che è il luogo migliore dove avere il primo vero incontro con la capitale della Thailandia.

Alla stazione del ferry di Saphan Taksin fate attenzione a non cadere nel nostro errore: evitate di acquistare il biglietto turistico giornaliero per i battelli, perché la singola corsa, non importa la distanza percorsa, costa 14 bath mentre il giornaliero viene ben 150 bath e difficilmente riuscirete a utilizzarlo tanto da ammortizzarne la spesa!

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I biglietti del battello si possono fare sia a terra che a bordo: riconoscerete l’addetto alla riscossione perché avrà un cilindro di metallo che scuoterà in continuazione: il cilindro ha la duplice funzione di erogatore di biglietti (totalmente manuale: l’addetto lo apre e ne trae un rotolo da cui stacca il vostro biglietto) e di vidimatore: i biglietti vengono annullati inserendone un angolo in una fessura del cilindro e strappati.

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Il ferry compie numerose fermate lungo il Chao Phraya, sia in direzione nord che sud, ma fate attenzione perché le soste sono velocissime e se non ci sono passeggeri da imbarcare o prenotazioni per la discesa nemmeno si ferma: per cui abbiate cura di prepararvi per tempo! Nelle ore di punta (la mattina verso le 9.30 e il pomeriggio dopo le 17.00) i battelli spesso sono al limite della capacità di carico e vi potrà capitare di viaggiare aggrappati ai sostegni con l’acqua del fiume che scorre a poche decine di centimetri. Gli addetti all’imbarco sono agilissimi e si muovono lungo le paratie con la sicurezza acquisita in un lungo esercizio del mestiere ma poiché noi turisti occidentali tendiamo ad essere goffi e poco attenti, è preferibile cercare un posto meno pericoloso!

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Prima ancora di dedicarvi alle visite turistico-culturali del Palazzo Reale e dei diversi templi che costeggiano il fiume, vi consiglio di “spendere” una parte del vostro tempo seguendo l’itinerario del traghetto fino a raggiungere uno degli ultimi sbarchi (mi raccomando, sedetevi non proprio accosto alle paratie perché in caso di movimenti bruschi del battello il rischio doccia è molto più che una mera ipotesi e considerato lo stato dell’acqua forse non è proprio il massimo). In totale sono 21 i chilometri che vengono percorsi dal River Express, sistema differenziato di battelli individuati dal diverso colore della bandiere che vengono esposte. Ad esempio la linea turistica, la più costosa,  ha la bandiera blu mentre le linee locali, le più economiche che fermano ad ogni “pier”, ovvero ad ogni pontili, proprio non hanno vessilli.

Con le dovute differenziazioni, le diverse linee operano tra le 6.00 del mattino e le 18.30-20.00 della sera, hanno costi che oscillano tra i 14 ed i 40 bath e collegano i pontili numerati da S1 (Wat Rajsingkorn) fino a Nonthaburi (N30). La S o la N che precede il numero indica se si tratta a sud o a nord rispetto al Sathorn Central Pier di Saphan Taksim, che si può considerare come la “stazione centrale” dei ferry.

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Sul fiume le zone urbane si susseguono senza soluzione di continuità: hotel iperstellati accanto a palazzi eleganti e subito dopo slum e case semi diroccate, inframezzate di tanto in tanto da giardini ed isole verdi, mentre i tetti appuntiti dei templi sbucano poco discosti. Tenete la macchina fotografica a portata di mano perché la “gita” sul Chao Phraya vi permetterà di vedere la città da una prospettiva diversa e globale e scattare parecchie foto interessanti.

Il Chao Phraya è il fiume di Bangkok, è testimone della sua storia: sulle sue sponde si vedono vecchie costruzioni coloniali di inizio XIX° secolo, quando il mercato commerciale si è aperto ai commerci con le grandi imprese e Compagnie estere: va menzionata la sede in stile eclettico veneziano della East Asiatic Company, compagnia fondata dal danese Andersen che promosse lo sviluppo dei commerci tra la Thailandia e l’Europa, che è ancora visibile, seppur in cattivo stato di conservazione, accanto all’hotel Mandarin Oriental.

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Sul Chao Phraya, il fiume di Bangkok, scorre la vita in tutte le sue forme: si intravedono case con panni stesi ad asciugare sulle immancabili stampelle (credo che con l’elevato tasso di umidità dell’aria sia l’unico sistema per farlo), piccoli moli che hanno visto tempi migliori, ruderi divenuti rifugi per poveri e senza fissa dimora mentre estensioni di invadenti gigli d’acqua invadono i canali che sul fiume sfociano.

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Il percorso in battello è anche un’ottima occasione per dedicarsi all’analisi sociologica: sul ferry salgono anziani con le buste della spesa (non stupitevi se molto spesso hanno con loro sacchetti pieni di cibo già cotto: complici le elevate temperature, è comune in Thailandia acquistare street food da consumare poi a casa), giovani donne truccate ed eleganti che raggiungono uno dei tanti centri commerciali in stile “europeo” che si affacciano sul fiume), ragazzi in divisa che vanno o tornano dalla scuola o dall’università (a Bangkopk – ma immagino in tutta la Thailandia –  si va in divisa perfino all’Università). Ricordatevi che se in attesa del battello ci sono monaci, hanno la priorità di accesso ed hanno anche dei sedili a loro riservati.

Il traffico delle barche è incessante, così come il rumore, gli odori sono forti, quasi esasperati: il Chao Phraya è il biglietto da visita della Bangkok turistica e se avete poco tempo, lungo il corso d’acqua troverete le maggiori attrazioni della città. Ogni fermata è individuata da un nome – sia in tai che in inglese – e da un numero: impossibile scendere alla fermata sbagliata anche se non si legge la lingua tailandese!

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Le fermate più turistiche, quelle dove si deve assolutamente scendere per visitare i “must to do” della città, sono (quando trovate scritto Wat, sappiate che si parla di un tempio):

  • N5 – Rachawongs per andare a scoprire la Chinatown di Bangkok incluso il tempio Wat Mangkon Kamalawat, che esprime il sincretismo religioso tra buddismo, taoiste e confucianesimo;
  • N6 – Memorial Bridge per il mercato notturno di Saphan Phut, per il mercato di frutta e verdura di Pak Klong Talad, aperto 24 ore al giorno e per il quartiere indiano di Pahurat Road;
  • N7 – Rajinee: da qui si arriva al Wat Pho (il tempio dove si trova l’enorme Buddha sdraiato nonché la scuola di massaggio thailandese), ancora al Pak Klong Talad, al Museo del Siam e, traghettando dall’altra sponda del fiume, alla vecchia chiesa cattolica della Santa Croce, costruita dai portoghesi;
  • N8 – Tha Tien: assolutamente da non mancare, da qui si traghetta con 3 bath a testa per visitare, sull’altra riva del Chao Phraya, il tempio del Wat Arun. Anche da questa fermata si arriva, in pochi passi al Wat Pho;
  • N9 – Tha Chang: all’uscita dal molo trovate decine e decine di venditori di amuleti, andando a destra a 100 metri trovate il Palazzo reale (detto anche Grand Palace, dove c’è il tempio del Buddha di smeraldo) e il Museo delle arti tessili thailandesi, voluto dalla Regina Sirikit. Sempre in zona il Museo Nazionale;
  • N15 – Thewet alla fermata vedrete un’infinità di pesci gatto, che vengono nutriti con pane perché pare che porti bene; poco più avanti sulla sinistra trovate il mercato alimentare sul canale e proseguendo verso Rachawiti Road tutto il complesso governativo di Dusit, con il Palazzo dell’Assemblea nazionale, il Palazzo reale, lo Zoo, la Vimanmek Mansion, la bellissima dimora in legno di tek dorato.

Se il ferry è comodo per navigare lungo il Chao Phraya, per visitare i canali interni  ed in particolare il lungo Khlong Saen Saeb (che in 18 km. attraversa le zone di Phayathai, Pratunam, Chitlom) dovrete utilizzare necessariamente una delle long tail boat, ma state attenti a non incappare in barcaioli spenna turisti: utilizzate invece i “canal boat taxi” che passano all’incirca ogni 5-20 minuti ed hanno un costo minimo che oscilla tra i 10 ed i 20 bath in base al percorso.

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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