Viaggio in Sicilia per visitare Cefalù

I binari del treno seguono sinuosi la linea di costa e dopo aver lasciato la periferia di Palermo – dove sono arrivata da Roma imbarcandomi prima a bordo di un volo Vueling estremamente puntuale e poi salendo a bordo del pullman-navetta della Prestia e Comandè, che mi ha fatto scendere proprio davanti alla Stazione centrale del Capoluogo siciliano – è un continuo stupirsi per il cielo, le spiagge, il mare di un colore blu intenso che invita a tuffarsi. Complice il workshop Travel Blogger e web-marketing, organizzato dal locale Comune ed a cui è stata invitata a partecipare l’Associazione Italiana Travel Blogger, ho finalmente la possibilità di visitare Cefalù dopo tanto averne sentito parlare. E’ un primo incontro speciale, questo mio primo appuntamento con una città che ha fatto della storia, dell’arte e del mare la sua bandiera.

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Accanto me nel vagone ferroviario del treno che ha come destinazione Messina ci sono pendolari, studenti, donne che tornano a casa dopo una mattinata passata a fare compere. Loro, che sono abituati a tanta bellezza, restano indifferenti davanti allo scorrere dei paesaggi che scorrono attraverso i finestrini del treno in corsa, quasi fotogrammi di una pellicola che si avvolge fin troppo velocemente. Si, sono paesaggi di una perfezione cinematografica, non c’è dubbio. Perfino il tratto ferroviario che costeggia Termini Imerese, con il suo mega porto testimone di un periodo di florida produttività industriale, non riesce a scalfire l’incanto del paesaggio. L’ultimo tratto del viaggio in treno fino a Cefalù è in galleria, il buio prima della luce, quasi un percorso iniziatico di rinascita che trova compiutezza all’arrivo nella città normanna, una roccaforte dell’anima fatta di mare, scogli, spiagge dorate e di racconti interessanti ed eroici che affondano in parte nella storia ed in parte nella leggenda.

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L’arrivo nella città di Cefalù – esattamente 8 ore dopo aver chiuso la porta di casa – è all’insegna della felicità pura. Mi danno il benvenuto l’odore salmastro dell’aria, il caldo intenso ma ben sopportabile, l’allegro brulicare delle vie del centro storico animate di villeggianti nonostante la controra meridiana invogli a restare pigri nell’ombra. Cefalù non ha bisogno di troppe parole, vi dico solo che possiede gioielli artistici e architettonici di incredibile valore e, non ultimo, è una ‘città Unesco’, perché grazie alla sua splendida cattedrale è entrata a far parte del sito “Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale”, riconosciuto quale Patrimonio dell’Umanità.

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Dalla stazione arrivo in poco tempo all’appartamentino che mi è stato riservato per il soggiorno a Cefalù: un antico mulino su due piani, in pietra, perfettamente restaurato e trasformato in casa vacanze: una camera da letto comoda e fresca, un soggiorno con cucinotto nei toni del blu e del bianco ed un terrazzino incantevole su cui fanno bella mostra alcuni vasi con agavi, palme e piante di fico d’india: tutto sembra voler dire mare, sole, Sicilia, felicità!

Appartamento del Mulino Cefalù

I miei amici, arrivati fin dalla mattina, nel frattempo sono già partiti per l’escursione tra i monti del Parco delle Madonie con destinazione il paese di Isnello, per visitare il Centro internazionale per le scienze astronomiche Gal Hassin. Mi è dispiaciuto tantissimo non essere arrivata in tempo per prendere parte al tour ma potete scoprire alcune informazioni sul Parco astronomico nel blog Italia con i bimbi: nel post Vacanze a Cefalù, scritto da Paolo Merlini, tra le tante informazioni c’è anche un piccolo resoconto della sua visita con tanto di foto.

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Prima di visitare Cefalù con un tour guidato, ne approfitto per perdermi tra le vie cittadine con la scusa di acquistare il necessario per la colazione (ho i risvegli complicati, io, e senza caffè non riesco proprio ad aprire gli occhi!). La passeggiata è l’occasione per entrare nello spirito della città, osservare il lento scorrere delle ore tra i riti dell’aperitivo e delle chiacchiere lievi, del giornale letto con calma sotto i dehors dei bar, sbirciare dentro i negozietti colorati e allettanti ma soprattutto rimanere incantata, per un attimo solo ma che sembra lunghissimo, davanti al quadro naturale del porticciolo vecchio di Cefalù, stretto tra mare e case di chiara origine medievale.  Capisco perfettamente perché Cefalù è stata inserita anche tra i Borghi più Belli d’Italia!

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Mentre pian piano i turisti giornalieri ed i croceristi che nella loro sosta palermitana hanno scelto di visitare la Cattedrale normanna abbandonano Cefalù, inizio il mio tour culturale insieme ad una brava e schietta guida locale, che mi fa apprezzare dettagli della città che altrimenti non avrei colto. Ho voglia di visitare la città dimenticando per un momento il suo essere rinomato luogo di mare, scordare che lì, a pochi passi, ci sono lidi che aspettano solo di offrirmi un lettino ed un ombrellone per stendermi al sole. Lo farò, ne sono certa, ma non ora. Ora voglio solo entrare nella storia di Cefalù, perché sono dell’idea che per comprendere un luogo è sempre meglio iniziare dalle sue radici.

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Un po’ di storia (giusto quanto serve, prometto!)

Cefalù ha una storia antica, che inizia fin dalla preistoria e poi si incrocia con la storia dei dominatori e dei popoli con cui nel corso dei millenni ha avuto contatti ed incontri. Cefalù fenicia (conosciuta con il nome di Ras Melkart), poi romana e greca (ed ecco che con Kephaloidion inizia a farsi avanti la radice del nome attuale), dotata di una roccaforte sulla sommità del Capo pressoché inespugnabile dai nemici che arrivavano dal mare. Ancora oggi è in parte visibile la cinta di mura megalitiche costruite proprio lungo la linea di costa che un tempo salvaguardavano la città dagli assalti via mare, interrotta nella sua struttura possente solo da quattro porte (le scomparse Porta d’Ossuna e Porta Giudecca; Porta Terra, di cui restano solo poche tracce e Porta Pescara, l’unica ancora in piedi ed utilizzata, aperta sul mare) e da postierle, piccole porte pedonali ricavate nelle mura; probabilmente all’epoca ce ne era più di una, facili da chiudere e controllare in caso di attacchi ma oggi ne resta visibile solo una,  da cui si accede direttamente alla scogliera sul mare, funzionale all’approvvigionamento di acqua dolce (Cefalù è ricca di sorgenti di acqua potabile e proprio davanti alla postierla c’è una sorgente che sgorga quasi al livello del mare).

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Ancora: Cefalù bizantina, quindi araba (con il nome di Gaf-ludi), e poi normanna, periodo a cui risalgono alcuni degli edifici più famosi della città: la Cattedrale, l’Osterio Magno, abitazione e sede commerciale della potente famiglia dei Ventimiglia (originaria dell’omonima città) e ch qualcuno si spinge a supporre che in precedenza ospitasse perfino la residenza reale di Ruggero II. Il Lavatoio pubblico è un angolo freschissimo in cui rifugiarsi, un insieme di vasche un tempo usate dalle lavandaie della città dove si concentrano grandi quantitativi l’acqua canalizzata dalle sorgenti, che poi defluisce, attraverso un pertugio aperto nella roccia, nel mare.

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Visitare Cefalù e passeggiare per le sue vie è rilassante: i due assi viari principali – Corso Ruggero e Via Vittorio Emanuele – corrono paralleli alla montagna su cui vi sono i resti della Rocca, interconnesse tra loro da vicoli e stradine decorose in cui la vita sembra essersi fermata a qualche decennio fa: panni stesi al sole, scalette ingombre di fiori e piante, botteghine semi nascoste. Entrambe le vie terminano nei pressi della Cattedrale di Cefalù: impossibile non vederla, è visibile da lontano ed è un il simbolo della città. Anzi: immaginare Cefalù senza la sua Cattedrale, è proprio impossibile.

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La Cattedrale di Cefalù

E’ proprio al re normanno Ruggero II che si deve la costruzione della Cattedrale di Cefalù: secondo la leggenda, il Re era incappato in una terribile tempesta e fece voto, al fine di aver salva la vita, di costruire una Chiesa in onore del Santissimo Salvatore. La Chiesa venne costruita, ma la sua architettura – e i due campanili possenti e squadrati, assai simili a torri di guardia – fanno immaginare che non fu casuale la costruzione della Cattedrale  in una posizione tanto strategica per il controllo del mare (all’epoca non vi erano troppi edifici alti ad impedire la vista!). La struttura della Cattedrale è tipica delle basiliche a croce latina, ha tre absidi e tre navate separate da file di colonne.

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In realtà il progetto della Cattedrale così come l’aveva immaginata Ruggero II non fu mai portato a termine e solo l’abside è stata completamente decorata in tecnica musiva dai mosaicisti bizantini, probabilmente gli stessi che che già avevano lavorato alla Cappella Palatina di Palermo. Di sicuro, una volta salita la ripida scalinata che porta al cassero della Cattedrale, è davvero emozionante aprire la porta  che immette al suo interno: si resta abbacinati dalla ricchezza dell’oro e dalla maestosità della figura del Cristo Pantocratore che domina dall’alto dell’abside. Una figura ieratica ma allo stesso tempo meno distaccata rispetto al Cristo della Basilica di San Vitale di Ravenna.

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La posizione della Cattedrale – sopraelevata rispetto alla piazza su cui affaccia anche il Municipio, che riutilizza l’ex Monastero di Santa Caterina – la rende il luogo più frequentato del centro storico e di sicuro se arrivarci partendo dalla piazzetta Garibaldi, dove un tempo si trovava la Porta di Terra percorrendo lo stretto Corso Ruggero, non potrete fare a meno di restare senza fiato: l’insieme – la Cattedrale sullo sfondo con le sue torri squadrate, le palme ai lati della piazza, il colore ambrato dei muri delle case, gli ombrelloni ed i tavolini dei bar a far da cornice – è quanto di più cinematografico si possa immaginare!

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Cefalù Città di Mare

Cefalù è legatissima al suo mare – e te ne accorgi subito, non solo per quel profumo di salmastro che ho sentito appena scesa dal treno: barche adagiate in secca nel porticciolo vecchio, case di pescatori, vie che terminano improvvisamente sulla scogliera. Le barche a remi del porto vecchio non sono messe lì per bellezza, ma sono ancor usate dagli anziani pescatori che non rinunciano a sfidare le onde per gettare le reti e le nasse che preparano loro stessi – puoi vederne di ogni dimensione appese ad un portone, nel tratto che va dal Lavatoio Medievale a Porta Pescara di via Vittorio Emanuele. Le nasse sono in vendita, costano poco, e forse sono uno dei souvenir più belli e pieni significato da riportare da Cefalù.

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Città di mare, porto sicuro dove rifugiarsi per sfuggire alle tempeste, rocca inespugnabile, città balneare e solare in cui storia scorre veloce come i refoli di vento che si insinuano tra i vicoli, fa perdere di vista l’oggi e attraversare una porta segreta in cui si annodano vicende antiche e moderne. E’ il grande privilegio che questa città possiede e che dona ai suoi ospiti: la possibilità di poter vivere una vita lenta in cui si esalta il piacere di passeggiare tra vie tranquille o – in base alle ore – incredibilmente frequentate, la convivialità dello stare a tavola in compagnia.

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Il momento migliore per visitare Cefalù? Se nei mesi estivi triplica, quadruplica il numero dei suoi abitanti e la lunga spiaggia che dal porto vecchio arriva fino a Cala Grande, dove da poco è stato aperto un Club Méditerranée, si riempie di bagnanti, nei mesi primaverili ed autunnali (con il clima costantemente mite che la contraddistingue non è escluso fare bagni in mare fin da fine aprile a tutto ottobre) ritrova il suo essere città a misura d’uomo e piacevolmente colta, come avevano ben capito i viaggiatori che la inserivano nel loro Grand Tour ed emuli dei loro progenitori normanni  si spingevano dal Nord Europa fino in Sicilia.

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Dei Normanni i cefaludesi contemporanei portano ancora i colori: tanti gli uomini e le donne con gli occhi azzurri e i capelli chiari – come d’altronde ce ne sono tanti con gli occhi di brace e i capelli d’ebano – e d’altronde Cefalù era amatissima dal re  Ruggero II, che avrebbe voluto essere sepolto per sempre nella Cattedrale di Cefalù insieme alla moglie ma i loro sarcofagi di porfido rosso furono spostati nella Cattedrale di Palermo per volere di Federico II.

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 Il Museo Mandralisca

Una volta a Cefalù ritagliatevi un paio di ore di tempo per immergervi nella cultura ottocentesca del Museo Mandralisca, nato per volontà di Enrico Pirajno, barone di Mandralisca, uomo dalla cultura eclettica ed enciclopedica, studioso, archeologo dilettante, naturalista e collezionista accanito. Nobile illuminato e benefattore della comunità, fu persino uno dei primi parlamentari italiani che nel 1861 rappresentò Cefalù al Parlamento italiano insediato a Torino. Sposato con la baronessa Maria Francesca Parisi dei baroni di San Bartolomeo di Lipari, promosse scavi archeologici sull’isola eoliana che portano al ritrovamento di vasi antichi risalenti al periodo italiota/siciliota. Il Museo Madralisca, ricavato all’interno di quella che il palazzo di famiglia, lo rappresenta appieno: un insieme di sale in cui sono esposti gli arredi originali e trovano spazio le sue infinite collezioni (numismatica, malacologica,  naturalistica, bibliotecaria). Di particolare interesse la raccolta archeologica tra cui risaltano per la loro bellezza i crateri attivi ed il vaso detto ‘del venditore di tonno’ e la pinacoteca.

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Il Museo Mandralisca appare come una wunderkammer, una camera delle meraviglie, grande quanto un palazzo, dove oggetti curiosi sono accanto a reperti di grande valore. Il più prezioso è un piccolo quadro realizzato con la tecnica ad olio: il Ritratto di Ignoto di Antonello da Messina mostra il volto di un uomo dal sorriso indecifrabile, a tratti beffardo e subito poi arguto, unico punto di luce su uno sfondo totalmente nero. Inserito in una saletta appartata del Museo, dove i visitatori possono contemplare questo capolavoro quattrocentesco acquistato dal Barone Mandralisca in una farmacia di Lipari (pare fosse stato trasformato in anta di un mobiletto), da poco è stato affiancato da un altra tavola recuperata dai depositi di Palazzo Mandralisca, il prezioso San Giovanni Battista del fiorentino Giovanni Antonio Sogliani.

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A Cefalù il bello è parte indissolubile della città, e non si mostra solo attraverso i suoi tesori monumentali: se avete buone gambe, incamminatevi sul sentiero in salita che raggiunge U Castieddu, la Rocca, da cui la vista è incomparabile oppure, se non siete grandi scalatori (proprio come me 🙂 , che della Rocca e del suo panorama ho visto solo le foto dei miei amici:) ) basterà seguire il lungomare Giuseppe Giardina fino ad arrivare da Maljik, bar – ristorante – discoteca sul mare: una passeggiata lunga meno di due chilometri che vale il premio: dalla terrazza in legno del locale la vista abbraccia tutto l’arco naturale del borgo antico di Cefalù, con la Cattedrale e la Rocca a sovrastarlo. Meraviglioso, non vi sembra?

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Visitare Cefalù: gli angoli speciali di Cefalù

Cefalù è bella tutta, difficile trovare un angolo della città vecchia che non sia perfetto, perfino i panni stesi o il caos allegro che riempie le sere piene di persone che sciamano tra le vie qui non riescono ad essere fastidiosi. Tuttavia ci sono alcuni luoghi che – per forza di cose – finiscono per attrarre i visitatori come il miele le api: l’affaccio sul mare dalle mura ciclopiche, l’ansa formata dall’arenile nel porto vecchio, il campanile-orologio di Piazza Garibaldi, la scalinata che porta al lavatoio medievale, il chiostro della cattedrale (uno splendore di capitelli binati), la facciata della chiesa del Purgatorio, barocca e inquietante con quel teschio sopra la porta di ingresso (affidata alla Confraternita dei Nigri, neri).  Tuttavia c’è un angolo di Cefalù davanti al quale immancabilmente finiscono per passare tutti i visitatori: è l’arco gotico di Porta Pescara. Un antro buio che si apre sulla spiaggia e sul mare azzurro di Cefalù. La foto è di rito, ma preparatevi a mettervi in fila!

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Il porto antico di Cefalù è anche protagonista di una festa popolare e particolare: dal 2 al 6 agosto di ogni anno viene festeggiato  il SS. Salvatore, il protettore della città. Il 6 agosto viene montato sull’estremità del molo un lungo tronco di legno, in posizione orizzontale in modo da sporgere sul mare. Viene posta una bandierina proprio sulla cima ed il tronco viene adeguatamente ingrassato ed insaponato per rendere tutto più complicato. Nel pomeriggio, dopo abbondanti libagioni, viene dato il via ad una sfida definita (con grande ironia) ‘Ntinna a mari a cui partecipano i pescatori di Cefalù, un tempo motore economico della città: giovani ed anziani si sfideranno a prendere la bandierina in una gara piena di colpi di scena e… di tuffi non voluti!

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Motivazione Unesco

La Cattedrale di Cefalù fa parte dal 2015 del sito Unesco Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale in quanto “esempio di un sincretismo socio-culturale tra le culture occidentali, islamiche e bizantine dell’isola che ha dato origine a nuovi concetti di spazio, struttura e decorazione” e come “testimonianza della convivenza feconda di persone di diverse origini e religioni (musulmani, bizantini, latini, ebrei, lombardi e francesi)”.

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Informazioni utili per visitare Cefalù:

  • Cefalù fa parte del Parco delle Madonie e si trova sulla costa settentrionale della Sicilia, tra Palermo e Messina. Palermo è distante 70 km.
  • Per arrivare a Cefalù dall’aeroporto di Palermo bisogna prendere il bus della Prestia e Comandè (uno ogni 30 minuti, biglietti a bordo, alle macchinette nella sala degli arrivi o al punto vendita della società di trasporti) e scendere al capolinea, davanti all’ingresso della stazione di Palermo Centrale. Durante la settimana ci sono diversi treni mentre di domenica le corse si riducono drasticamente. Il mio consiglio è di verificare gli orari sul sito di Trenitalia prima ancora di prenotare il volo per Palermo. Alternativa, valida soprattutto se siete un gruppo di amici, è di noleggiare un transfer con autista o raggiungere Cefalù in taxi (ma calcolate tra 100€ e 150€, in base al numero di persone a bordo):
    • Aeroporto Gesap Falcone e Borsellino (Punta Raisi) di Palermo – http://www.gesap.it/
    • Autolinee Prestia e Comandè – http://www.prestiaecomande.it/
    • Consorzio Taxi Cefalù – http://www.taxicefalu.com
  • dormire a Cefalù: l’appartamento ricavato nell’antico mulino dove ho alloggiato è gestito dalla Management Immobiliare di Vincenzo Fili, che può proporre anche altri appartamentini ben rifiniti e particolari nello stile. Non mancano hotel e B&B sia nel centro storico che nelle immediate vicinanze. Altri blogger di AITB hanno pernottato presso l’Hotel Costa Verde, villaggio vacanze a circa 7 km. dal centro di Cefalù ed alcuni a Palazzo Villelmi, B&B proprio davanti alla Cattedrale di Cefalù.
  • dove mangiare (o fare un aperitivo) a Cefalù:
    • Taverna Tinchitè: la varietà e l’abbondanza della cucina siciliana;
    • Kentia, ristorante con terrazza sul mare: il sapore della cucina di mare. Prenotate chiedendo un tavolo sulla  terrazza: vi sembrerà di essere a bordo di un vascello proteso sul mare;
    • Molo 19, davanti al porto vecchio, per aperitivi, spuntini, brindisi e caffè
    • Maljk Beach, di giorno stabilimento balneare oriental-style con piscina, di sera disco bar con lounge.
  • Museo Mandralisca: aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00 (Natale, Capodanno, Pasqua e Lunedì dell’Angelo orario  9.00-12.30  e 15.30-19.00; in agosto chiusura prolungata oltre il normale orario);  biglietto di ingresso 6€.

(Questo post è in collaborazione con Visit Cefalù e l’Associazione italiana travel blogger-AITB).

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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