Viaggio in Normandia Bretagna e Valle della Loira in auto

Un bellissimo viaggio in Normandia Bretagna e Valle della Loira in auto

Siamo tornati a casa – non senza un bel po’ di malinconia – dopo aver completato il nostro viaggio in Normandia Bretagna e Valle della Loira con auto a noleggio ed ora,  seduta al pc nella tranquillità della mia casina, cerco di mettere nero su bianco il percorso, le tappe, i consigli e, non ultimi, i costi di questa vacanza di coppia alla ricerca di  atmosfere in cui la meraviglia è sempre dietro l’angolo,  in cui ci hanno accompagnato il rumore dell’Oceano, l’odore intenso dei boschi e dei fiori e il profumo dei campi di grano dorato, ancora da mietere.

Il Giardino di Monet a Giverny

Il Giardino di Monet a Giverny

Il nostro viaggio in Normandia Bretagna e Valle della Loira ha avuto una durata complessiva di 12 giorni; l’itinerario lo abbiamo percorso con una macchina a noleggio (presa all’Aeroporto di Parigi Charles De Gaulle) ed è stato strutturato ad anello in modo da tornare a Parigi solo l’ultimo giorno, giusto in tempo per prendere l’ultimo aereo Air France della sera diretto a Roma. No, non abbiamo fatto tappa a Parigi, in compenso al ritorno per un piccolo problema al navigatore abbiamo avuto una visione inaspettata (e non cercata) della città con tanto di Tour Eiffel vicinissima.

Le tipiche case a graticcio di Rennes

Rennes, case a graticcio

Sommario degli argomenti del post

Un bellissimo viaggio in Normandia Bretagna e Valle della Loira in auto

  1. Niente autostrade, per favore!
  2. Quanta strada però, quanta strada!
  3. Dove abbiamo dormito nell’itinerario in auto in Francia
  4. La spesa complessiva per realizzare il viaggio in Normandia Bretagna e Valle della Loira
    1. La spesa totale
    2. I costi di trasporto – l’aereo
    3. I costi di trasporto – la macchina a noleggio
    4. I costi di trasporto – la benzina
  5. Piccoli inconvenienti di viaggio
  6. Tipicità gastronomiche Bretagna e Normandia
  7. Il meteo clemente
  8. Organizza il viaggio!
  9. La meraviglia incredibile.
  10. Con il senno del poi, ovvero come riorganizzerei l’itinerario
  11. L’itinerario, le tappe e i chilometri percorsi nel dettaglio!
Il lavatoio coperto di Honfleur

Il lavatoio coperto di Honfleur

1. Niente autostrade, per favore!

Una caratteristica di questo viaggio è che abbiamo sempre evitato le autostrade – tranne in due eccezioni pressoché obbligate, i cui motivi li chiarisco più avanti – privilegiando le veloci strade nazionali (quelle che sulla mappa sono indicate con la lettera N + un numero) e le locali strade dipartimentali (quelle che noi chiameremmo provinciali e che vengono indicate con la lettera D + un numero di riferimento).

La scelta di utilizzare le strade minori non è stata dettata, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, dalla volontà di risparmiare bensì da quella di evitare una strada veloce ma impersonale: in questo modo abbiamo scoperto mille piccoli borghi, paesi, frazioni che punteggiano la Francia, ci siamo fermati nei bistrot locali per un caffè insieme ai vecchietti del posto che affollano i tavolini e siamo entrati nelle boulangerie, i panifici che sfornano anche ottimi dolci, per acquistare croissant e baguette facendo la fila con le signore locali.

Per visitare Etretat c'è anche il trenino

Per visitare Etretat c’è anche il trenino

Spesso ci siamo fermati per pranzo in ristorantini affacciati sulla piazza principale dei paesi, insieme a lavoratori del posto che consumavano il loro pasto – incredibilmente sempre gustoso e ben presentato – prima di rientrare al lavoro. Ed è sempre stato un buon mangiare, in cui le chiavi dell’accoglienza sono sempre state il garbo e la gentilezza.

2. Quanta strada però, quanta strada!

In totale nell’itinerario in auto in Francia abbiamo percorso oltre 2.200 chilometri con una Renault Clio a noleggio, che ha guidato esclusivamente Francesco (di giorno in giorno sempre più entusiasta per l’ottimo stato di manutenzione delle strade di Francia!) nonostante avessimo messo anche il mio nome come co-conducente. Il vantaggio della scelta di non percorrere autostrade ci ha permesso di fermarci quando ne avevamo voglia, di trovare piuttosto facilmente distributori di benzina, di immergerci in paesaggi verdi e agresti in alcuni tratti, marittimi (anzi, oceanici!) in altri.

Il meteo è stato sempre favorevole, cieli blu, tanto sole e il clima caldo, in alcuni casi molto caldo considerato che eravamo nel nord-ovest del Paese. Addirittura ad Amboise, nella Valle della Loira, abbiamo raggiunto un pomeriggio i 39 gradi, resi sopportabili dalla forte escursione termica che c’è di sera. E’ stata un’estate calda per mezza Europa!

Attenzione ai limiti di velocità ed agli autovelox: lungo le strade di Francia i cartelli avvertono della loro presenza ma non sempre sono molto visibili.

Granville in festa

Granville in festa

3. Dove abbiamo dormito nell’itinerario in auto in Francia

Per quanto riguarda gli hotel in cui abbiamo soggiornato, abbiamo scelto strutture di grande fascino come la Club House del Golf di Vaudreil, alcuni hotel Ibis e Ibis Style (che saranno pure tutti uguali o quasi, ma garantiscono pulizia, un letto comodo ed una buona colazione a prezzi decenti).

C’è poi stato un pernottamento in un super spartano e super economico Brit Hotel (camera microscopica, quasi più piccola delle camere degli hotel business del Giappone, ma pulito e confortevole!) che è stato funzionale per dormire giusto qualche ora prima di andare a visitare al mattino presto l’Abbazia di Mont-Saint-Michel.

Abbiamo poi alloggiato nel bellissimo Manoir de Penn Lann, edificio seicentesco che si trova nella immediata periferia di Paimpol: ottimamente ristrutturato e trasformato in Maison d’Hôtes, si trova in un contesto bucolico ed ha una gran bella piscina coperta e riscaldata, circondata da parco e bosco. 

Le Manoir de Penn Lann a Paimpol

Le Manoir de Penn Lann a Paimpol

Abbiamo poi pernottato in un hotel pratico e contemporaneo della catena Odalys a Rennes, tagliato a misura della clientela d’affari, con angolo di cottura ed estremamente funzionale nonché vicinissimo al centro città (molto consigliato se dovete visitare il capoluogo della Bretagna).

Infine un piccolo cottage con soggiorno/cucina e camera da letto in un residence ad Amboise (Villa Bellagio) è stato in assoluto quello che – per la cura complessiva, la distanza eccessiva dal centro cittadino, dai servizi e dai negozi e per la poca assistenza all’arrivo – ci ha entusiasmato di meno.

La spesa per gli hotel, come potete vedere nella tabella qui sotto, è stata estremamente varia. Sul costo molto incide la notorietà della località ad esempio, ad Honfleur e a Saint-Malò è stato difficile trovare qualcosa a minor costo (ed ecco uno dei motivi per cui la nostra scelta alla fine è caduta sulla catena Ibis).

Di sicuro il pernottamento nella Club House (Grand Slam) di Le Vaudreil ci ha catapultato in un mondo, quello del golf, affascinante ed esclusivo.

La spesa per gli hotel, tutti i prezzi sono per 2 persone

4. La spesa complessiva per realizzare il viaggio in Normandia Bretagna e Valle della Loira

4.1- La spesa totale

Per 12 giorni, in 2 persone e tutto compreso (ma proprio tutto, anche mezzi di trasporto, benzina, visite, escursioni, ecc.) abbiamo speso in totale 3.890 euro e qualche spiccio, in pratica 162 euro a testa al giorno per ciascuno. Mi rendo conto che non è poco e che sicuramente avremmo potuto risparmiare, ma avremmo anche rinunciato a piccoli agi e probabilmente avremmo avuto una qualità inferiore. Ho incluso nei costi totali anche la spesa per il parcheggio per 12 giorni a Roma Fiumicino (come sempre, ci siamo avvalsi di Parking Go).

4.2 – I costi di trasporto – l’aereo

Una parte non indifferente del costo totale del nostro itinerario in auto in Francia è stata assorbita dal costo legato al trasporto, a partire da quello aereo. Anziché scegliere una compagnia low-cost abbiamo infatti scelto di volare con Air France, per di più in business class all’andata (è stato possibile fare un upgrade all’ultimo minuto, ad un costo molto conveniente). Altrettanto valida sarebbe stata l’opzione Ryanair, in quanto atterra allo scalo di Beauvais, sicuramente più vicino a Giverny che non l’aeroporto di Parigi (e ci avrebbe evitato il traffico della città).

4.3 – I costi di trasporto – la macchina a noleggio

Per noleggiare l’auto la scelta è caduta – come sempre accade da un po’ di viaggi – sulla Hertz, che è affidabile ed ha ottime auto ma non è quasi mai la compagnia più economica in assoluto (e aver scelto la tranquillità assoluta in caso di incidenti e/o furti stipulando l’assicurazione kasko, ha contribuito a far salire il costo di noleggio). La macchina scelta – Clio Renault – è poco più di una utilitaria ma ha il pregio di consumare poco, di essere ben accessoriata, ha il sensore di parcheggio e non ultimo nel bagagliaio ci entrano comodamente due valigie medie (messe di fianco) e c’è ancora spazio per uno zaino, un borsone, un fardello da 6 bottiglie di acqua e varie buste di acquisti. 

Una delle due falesie di Etretat

Una delle due falesie di Etretat

4.4 I costi di trasporto – la benzina

Ciò che invece ha inciso poco in termini generali è l’importo speso per il carburante. Il costo della benzina alle pompe delle compagnie petrolifere internazionali è simile a quello praticato in Italia, tuttavia acquistando il carburante presso le pompe dei supermercati dei centri commerciali (se ne trovano in tutte le città, grandi e piccole, e nei paesi di riferimento per la collettività nelle zone agricole) si arriva a risparmiare anche 20-30 centesimi per litro. Al massimo, abbiamo speso 1,54€ per litro.

5. Piccoli inconvenienti di viaggio

La macchina che abbiamo preso a noleggio all’aeroporto di Parigi – pur avendo meno di un anno di vita – probabilmente ha risentito del grande caldo e al terzo giorno di viaggio ad Honfleur abbiamo trovato la batteria dell’auto completamente scarica (non si aprivano nemmeno le portiere!), tanto che siamo stati costretti a contattare il soccorso stradale della Hertz che, dopo tre ore e mezza di attesa, ci ha inviato il carro del depannage: giusto il tempo di collegare i cavi alla batteria, mettere in moto e in pochi minuti il problema è stato risolto e la macchina è ripartita. Peccato per il pomeriggio buttato e per la cena in una fattoria del Calvados, saltata.

Giardino di Monet a Giveny, il ponte giapponese

Giardino di Monet a Giveny, il ponte giapponese

A parte il problema della batteria tutto ok, quindi? Non proprio: abbiamo scoperto a nostre spese che quando una vettura viene fatta ripartire con l’aiuto dei cavi, è necessario reinserire un PIN per fare il reset completo del sistema di navigazione (radio, navigatore, bluetooth, ecc.) e riattivarlo ma… noi non avevamo questo benedetto PIN, non era scritto in nessun documento consegnatoci dalla Hertz ne’ è stato possibile contattare l’autonoleggio presso l’aeroporto Charles de Gaulle che avrebbe dovuto averlo perché cadeva in continuazione la linea telefonica! 

Per il resto del viaggio, quindi, non potendo contare sul navigatore, ci siamo quindi arrangiati con la mappa cartacea della Francia di Guide Marco Polo acquistata per scaramanzia (ho fatto proprio bene!),  con Google Maps quando c’era campo e con l’App per telefono Waze che, tranne rarissimi casi (vedi: il rientro all’aeroporto a Parigi, dove ci siamo trovati nostro malgrado nel gran traffico del pomeriggio della Periferica della capitale francese che invece avremmo voluto evitare), è stata di grande aiuto.

Consiglio spicciolo: quando noleggiate la macchina, chiedete che vi diano il Pin per il reset, a scanso di problemi.

6. Tipicità gastronomiche Bretagna e Normandia

Impossibile affrontare un viaggio in Normandia e Bretagna senza dedicare almeno un po’ di tempo ad assaggiare le bontà alimentari che vi vengono prodotte e pazienza per la dieta, si recupera al rientro!

Ciò che unisce le due Regioni è la presenza dell’Oceano ed in entrambe è possibile degustare crostacei freschissimi,  tipiche ed economiche le moules con frites (cozze e patatine, insomma!), che risolvono da sole un pranzo o una cena e possono essere preparate anche con l’aggiunta di panna e formaggi (sì, le cozze con formaggio, aglio ed erbe aromatiche sono proprio buone!) ma anche un plateau con una dozzina di ostriche appena aperte non vi impegnerà il portafoglio oltre i 10-15€.

Incredibilmente buono da bere il sidro, spesso prodotto in modo artigianale nelle diverse fattorie, da bere freddo ma non gelato. Attenzione però, perché è alcolico quanto una birra e si beve fin troppo volentieri! Piacevolmente aromatico il Calvados, il liquore tipico ottenuto dalla distillazione delle mele, è più alcolico di quanto pensassi.

Molto buoni i fromages locali, la charcuterie paesana, il latte, il burro demi-sel da spalmare sul pane appena sfornato. Eccellente la frutta, non solo le mele per cui la Normandia è nota e squisita la carne, che proviene dagli allevamenti locali. Altrettanto golosa la crema di caramello al burro salato, mentre una specialità che qui in Italia si trova con difficoltà e la composta di rabarbaro.

Ostriche di Canacale con salsa ai sapori esotici

Ostriche di Cancale con salsa ai sapori esotici preparate per noi dallo chef del Manor de Penn Lann

7. Il meteo clemente

Il viaggio in Normandia, Bretagna e Loira ci ha regalato un meteo clemente (è stato tra la fine di giugno e la prima metà di luglio) e abbiamo trovato tempo bello ad eccezione del giorno che abbiamo visitato le spiagge del D-Day, in cui il cielo era velato ed ha anche piovuto un po’ mentre eravamo all’interno del Memorial di Caen.

Abbiamo invece trovato temperature torride a Giverny perché l’abbiamo visitata in uno dei giorni più caldi dell’estate francese, clima assolutamente piacevole in Normandia e Bretagna, con una forte escursione termica che di notte invitava all’uso di una copertina.

Considerate che soprattutto nelle zone interne, per via del clima continentale, sono possibili temperature elevate ed un alto tasso di umidità, così come piogge e tempo coperto. Di nuovo molto caldo ad Amboise e a Rennes, qui per fortuna in hotel c’era l’aria condizionata e comunque la sera le temperature collassano di parecchi gradi.

Per l’abbigliamento, privilegiate capi estivi aggiungendo una felpa o due per la sera e per le escursioni in mare, sandali aperti per il giorno e scarpe comode la sera.

Rennes, canale navigabile accanto ai Mail Mitterand

Rennes, canale navigabile accanto ai Mail Mitterand

8. Organizza il viaggio!

Per organizzare il viaggio in auto in Bretagna, Normandia e Loira ho utilizzato diverse guide turistiche:

  • Guida verde del Touring Club “Normandia e Bretagna’ gentilmente prestata da un collega di ufficio
  • Guida Lonely Planet “Francia settentrionale e centrale” che già avevo (mi era servita per Parigi)
  • Guida “Bretagna” di Guide Marco Polo

sono inoltre stati utilissimi la carta stradale della Francia, sempre di Guide Marco Polo ed una Guida Michelin dettagliata per la Bretagna e la Normandia, comprata sul posto.

Ho poi trovato molte informazioni sul sito internet ufficiale del turismo francese www.France.fr e sui siti specifici delle diverse località. Fondamentale è stato Google Maps per orientarmi e calcolare i chilometri da percorrere. 

Panorama sulla Baia di Mont-Saint-Michel dall'Abbazia

Panorama sulla Baia di Mont-Saint-Michel dall’Abbazia

9. La meraviglia incredibile.

Tutto il viaggio è stato un continuo susseguirsi di scoperte e di visite, tuttavia ci sono 10 momenti o tappe del viaggio che più di altri hanno lasciato il segno, in termini di meraviglia e di sorpresa, e non sempre si tratta di luoghi conosciuti e famosi:

  1. il giardino di Monet a Giverny
  2. il ponte di Normandia a Le Havre
  3. il Memorial a Caen
  4. il concerto polifonico nella chiesa di Notre Dame du Cap Lihou a Granville
  5. il gioco delle maree a Saint-Malo
  6. i libri ed i librai di Bécherel
  7. l’isola di Bréhat
  8. il giardino di Clos Lucé ad Amboise
  9. il castello reale di Blois
  10. l’immensità infinita dei campi di grano, ancora da mietere, che si trovano lungo la strada che da Blois porta fino alla Foresta di Fontainbleau. Non mi ero mai resa conto di quanto nel cuore del suo territorio la Francia fosse agricola!
La costa vicino a Cap Frehél

La costa vicino a Cap Frehél

10. Con il senno del poi, ovvero come riorganizzerei l’itinerario

E’ stato un viaggio piuttosto intenso, forse troppo considerati i pochi giorni a disposizione ed i tanti chilometri da percorrere. Un gran bel viaggio ed una gran bella esperienza, tuttavia con il senno del poi aggiungerei almeno un paio di giorni da spendere in Bretagna, un giorno in più nella Loira ed eliminerei la tappa di Rennes.

No, non perché non valga la pena di visitare Rennes, esattamente il contrario! La città è molto interessante e piena di cose da vedere e proprio per questo motivo non ha senso fermarsi solo per una manciata di ore. Si resta con l’appetito, senza possibilità di mangiare nulla o quasi.

Altra cosa che modificherei, il pernottamento nella Loira. Muovendomi per tempo, cercherei di soggiornare in una tipica Maison d’Hôtes o in un hotel di charme in un tipico paesino e non in un insipida casa in un residence circondato dal nulla.

Saint-Malo, l'interno della città intra-muros e artisti di strada

Saint-Malo, l’interno della città intra-muros e artisti di strada

11. L’itinerario, le tappe e i chilometri percorsi!

Passiamo ora ad analizzare nel dettaglio l’itinerario del viaggio in auto in Francia. Vi invito anche a leggere i post con gli approfondimenti, che ho già iniziato a scrivere e che troverete, comunque, indicati anche in questo articolo.

  • Giorno 1: Roma – Parigi CDG (aereo) – Parigi CDG- Giverny – Le Vaudreil (140 km.)
  • Giorno 2: Le Vaudreil – Rouen – Dieppe – Étretat – Le Havre – Honfleur (230 km.)
  • Giorno 3: Honfleur
  • Giorno 4: Honfleur – Caen – Arromanches-les-Bains – Saint-Lô – Granville (215 km.)
  • Giorno 5: Granville – Mont Saint-Michel – Le Vivier-sur Mer – Cancale – Saint-Malo (124 km.)
  • Giorno 6: Saint-Malo – Bécherel – Dol de Bretagne – Cancale – Saint-Malo (135 km.)
  • Giorno 7: Saint-Malo – Plévenon – Cap Fréhel –  Abbazia di Beauport – Paimpol (139 km.)
  • Giorno 8 – Paimpol – Île de Bréhat – Perros-Guirec – Lannion – Paimpol (100 km.)
  • Giorno 9 – Paimpol – Paimpont/Broceliande – Rennes (170 km.)
  • Giorno 10 – Rennes – Angers – Saumur – Chinon – Amboise (300 km.)
  • Giorno 11 – Amboise – Blois – Amboise  (70 km.)
  • Giorno 12 – Amboise – Blois – Orgères-en-Beauce – Parigi – Parigi aeroporto Charles de Gaulle (265 km.)
Amboise, il centro città

Amboise, il centro città

Giorno 1: Roma – Parigi CDG (aereo) – Giverny – Le Vaudreil (140 km.)

L’aereo Air France è partito da Roma in orario, volo tranquillo e senza turbolenze. All’arrivo a Paris-Charles de Gaulle, dopo aver recuperato le valigie, ci siamo diretti immediatamente all’ufficio Hertz per sbrigare tutte le formalità e prendere l’auto a noleggio. Peccato che siamo arrivati in anticipo e abbiamo dovuto aspettare quasi un’ora per avere le chiavi della vettura!

Comunque: caricate le valigie e fatta amicizia con la macchina (ogni volta c’è qualcosa di diverso, quindi meglio prendersi sempre quei 5 minuti di tempo per studiare leve, pulsanti, display), siamo usciti dall’enorme complesso aeroportuale parigino ed abbiamo subito puntato in direzione Fontenay-en-Parisis, per toglierci dal traffico della zona.

Da qui abbiamo proseguito fino a Pontoise, attraversando cittadine e campagne verdissime e seguendo le strade dipartimentali che costeggiano la Senna  (Vaux-sur-Seine, Mantes-la-Jolie, Rosny-sur-Seine) fino ad arrivare a Giverny seguendo la D201.

Paesaggi dell'Isola di Bréhat

Paesaggi dell’Isola di Bréhat

Giverny, l’ispirazione di Monet

Giverny è stata la prima, vera meta di questo viaggio in Normandia Bretagna e Valle della Loira in auto; qui ci siamo fermati per qualche ora per visitare i luoghi di Monet, il museo e per fare una passeggiata nel piccolo borgo (ci vivono circa 500 abitanti) che ha come cifra caratteristica l’abbondanza di fiori che lo ingentiliscono, non solo all’interno della proprietà dove si trova la casa ed il giardino di Monet.

Per informazione: nei pressi della casa di Monet ci sono alcuni parcheggi molto grandi, gratuiti. 

Giverny era una delle mete top del viaggio, anche perché era davvero tanto tempo che volevamo visitarlo, forse ancor prima di visitare il Museo d’Orsay a Parigi, dove sono esposte le opere più belle dei pittori impressionisti francesi. Di Giverny vi parlerò in un post a parte, perché tanto c’è da scrivere e da far vedere: abbiamo scattato tante foto a questo giardino  letteralmente colmo di fiori e vegetazione,quanto un vero e proprio Parco botanico, che è suddiviso in due settori: uno con la casa ed il giardino fiorito, l’altro con il boschetto ed il  famoso stagno che l’artista ha reso immortale attraverso i suoi dipinti.

Il laghetto con le ninfee al giardino di Monet a Giverny

Il laghetto con le ninfee al giardino di Monet a Giverny

Quel che posso anticiparvi è che i luoghi dove ha vissuto Monet sono ancor più belli di quanto si possa immaginare e vedere la casa rosa, il giardino curatissimo e traboccante di fiori di ogni foggia e colore, passeggiare attorno al famoso stagno da cui traeva ispirazione per i suoi quadri con le ninfee, fa intuire quanto questo luogo fosse di continua ispirazione per l’artista. E nonostante il caldo davvero torrido – forse il giorno più bollente e umido dell’intero viaggio –  e il poco tempo a disposizione, non riuscivano a staccarci da questo angolo di vero Paradiso!

Il consiglio che ci sentiamo di condividere con voi è di cercare di visitare i luoghi di Monet  la mattina presto non appena apre il sito oppure nel pomeriggio, un paio di ore prima della chiusura, sia per vederlo nella sua luce migliore che per evitare i gruppi di croceristi (le navi attraccano a Le Havre) che vengono portati in escursione a conoscere la casa ed il giardino di Monet.

Per organizzare la visita a Giverny, ti invitiamo a leggere il post “Tante informazioni per visitare Giverny e la casa di Monet“.

La casa di Monet a Giverny

La casa di Monet a Giverny

Piccolo inciso sul tema fiori: in Francia (non mi pare che ci sia nulla di così strutturato in Italia) ho visto spesso che all’ingresso di alcune città e villaggi è affissa una targa che li classifica quali  “Villes et Villages Fleuris“, un riconoscimento che certifica l’impegno delle comunità a rendere migliore la qualità della vita e la loro attrattività attraverso il verde, i fiori e la cura del paesaggio (liberamente tradotto dal sito http://www.villes-et-villages-fleuris.com) . Anche Giverny è uno dei Villages Fleuris di Francia.

Golf di Le Vaudreil: dormire nella Club House e fare colazione a due passi dal green

Lasciata con grande dispiacere la bellissima Giverny, abbiamo proseguito – sempre seguendo le vie minori – alla volta di Vernon (notevole la Cattedrale ed il nucleo storico), una cittadina sulla Senna,che può essere una buona base per pernottare e raggiungere Giverny anche con una bici a noleggio (circa 5 km.).

Golf Club Le Vaudreil - edificio del Grand Slam

Golf Club Le Vaudreil – edificio del Grand Slam

Da Vernon abbiamo preso la D6015 proseguendo per circa 30 km. fino ad arrivare all’esclusivo Circolo del Golf di Le Vaudreil, dove avevamo prenotato una camera nella Club House Grand Slam, un palazzetto elegante ristrutturato con solo 8 stanze, ciascuna dedicata ad un giocatore di golf famoso, tutte nuovissime ed arredate con grandissima cura ed elementi di design.

Al piano terreno, un soggiorno comune con televisione e libreria dove ci si può ritrovare per bere un caffè, una bevanda o un succo di frutta fresco, assaggiare qualche biscotto o sgranocchiare patatine (tutto generosamente messo a disposizione degli ospiti ).

Posso dirlo? E’ un luogo magnifico! La sera si sentono i rumori del bosco e la mattina il risveglio avviene al suono del cinguettio degli uccellini!

Per vedere le foto degli interni, delle macchinette elettriche e per scoprire meglio questo luogo speciale dove soggiornare a due passi dai campi da golf, puoi leggere il post  “Dormire nella Club House del Golf di Le Vaudreuil”

Giorno 2: Le Vaudreil – Rouen – Dieppe – Étretat – Le Havre – Honfleur (230 km.)

Colazione sul green

Ma le sorprese del circolo del golf di Le Vaudreil non erano ancora finite: per andare a fare colazione (al ristorante del circolo, lontano circa 500 metri dagli alloggi), ci hanno messo a disposizione un kart, la tipica macchinetta elettrica che si usa per spostarsi sui campi di gioco.

Quasi inutile sottolineare che sia io che Francesco ci siamo divertiti parecchio a guidarla e dopo aver assaggiato le oeufs bénédictins, le brioches, il pain au chocolat e le ottime marmellate spalmate su croccanti baguettes appena sfornate (e, sì, abbiamo bevuto anche un buon caffè!),  anziché limitarci al piccolo tragitto per tornare verso il Grand Slam abbiamo finito per fare il giro di tutto il complesso del golf!

Golf Club Le Vaudreil - i campi da gioco

Golf Club Le Vaudreil – i campi da gioco

Alla scoperta di Rouen

Dopo aver preso una lezione di golf sul curatissimo green di Le Vaudreil (e nel mio caso aver – come al solito – lanciato zolle d’erba più che palline!) siamo ripartiti alla volta di Rouen, la città gotica capoluogo della Normandia e città portuale (il porto è fluviale, sulla Senna, che sfocia nell’Atlantico all’altezza di Honfleur e Le Havre).

Rouen è conosciuta per la sua bella cattedrale di Notre-Dame dall’altissima guglia che si vede da chilometri di distanza e per essere stata la città dove la pulzella d’Orleans, Giovanna d’Arco, è stata messa al rogo sulla piazza del Mercato. Dove ci fu il rogo, dal 1979 è stata eretta la moderna Chiesa progettata da Louis Arretche dedicata alla martire.

Cattedrale di Rouen

Cattedrale di Rouen

A Rouen abbiamo anche visto, per la prima volta in un contesto urbano cittadino così grande, le famose ‘case a graticcio‘ (in francese, maison à colombage o à pans de bois), edifici di epoca medievale costruite con travi di legno disposte orizzontalmente, verticalmente e in parte obliquamente, ben visibili anche nella facciata esterna.

La città di Rouen, come molte altre in Francia, ha subito duramente i bombardamenti della II^ Guerra mondiale, pur tuttavia la ricostruzione l’ha riportata allo splendore del passato. Considerate le poche ore a disposizione (ci siamo stati solo la mattina), davanti alla Cattedrale abbiamo preferito salire a bordo di un sobbalzante trenino turistico (8€ a persona) che in 45 minuti ci ha fatto fare il giro della città passando anche in zone più distanti dove probabilmente non saremmo arrivati. Non esaustivo, ma ci ha permesso di capire meglio cosa vedere e dove focalizzare l’attenzione.

Rouen le case a graticcio

Rouen le case a graticcio

Informazioni utili: per parcheggiare a Rouen, consigliamo il parking in Place de la Haute Vieille Tour, a breve distanza dalla Cattedrale, dall’Ufficio del Turismo (che è propri o davanti alla Cattedrale e dal centro storico in genere (costo della sosta per 1 ora 2,60€, 2 ore 4,60€, 3 ore 6,10€, giornata intera 15€).

Vista oceano con ciotola di moules

Da Rouen proseguiamo, in un’unica tirata, fino a Dieppe utilizzando la N27. Dieppe la saltiamo, è già piuttosto tardi e dobbiamo fare ancora tanta strada e vedere tante località della costa, piccole e grandi.

E’ quasi passata l’ora di pranzo ma io non resisto più e voglio vedere l’oceano, vederlo da vicino, sentirne il profumo, il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli. Chiedo a Francesco di fare una deviazione a caso, di prendere una stradina che vediamo andare in direzione della costa, passa in mezzo ai campi di grano e a mandrie di mucche placide. Una spiaggia battuta dal vento salmastro ci accoglie. E’ proprio così che mi aspettavo il mare di Normandia ed io sono felice, come non mai.

Quiberville

Quiberville

Scopriamo che siamo sulla spiaggia di Sainte-Marguerite-sur-Mer, in realtà più vicina al paese di Quiberville e un invitante chioschetto ci invita a fermarci per assaggiare i frutti di mare. Come possiamo dire di no ad una grandissima ciotola di moules (cozze) con il roquefort o semplicemente à la marinière? Ed è proprio in questo chioschetto (La Cabane de la Plage il nome) che assaggiamo il nostro primo bicchiere di fresco e frizzante sidro normanno, che sarà seguito da parecchi altri nel corso del viaggio.

Le falesie di Étretat.

Il viaggio prosegue seguendo la linea di costa sulle vie provinciali, i nomi dei paesi che attraversiamo – Saint-Valery-en-Caux, Saint-Pierre-en-Port, Fécamp – scorrono velocemente. Arriviamo finalmente ad  Étretat, località balneare conosciutissima per essere inserita in un piccolo golfo chiuso da due falesie che si gettano nel mare. Qui la natura, il vento e l’oceano hanno creato meraviglie!

Falesie monumentali ad Etretat

Falesie monumentali ad Etretat

Su entrambe le falesie ci si può salire seguendo i sentieri e le scalinate, nulla di complicato giusto un pizzico di impegno (non servono nemmeno scarpe da trekking, ma evitate le scarpe con i tacchi o con la suola in cuoio) e una volta arrivati in cima la vista  dall’alto delle falesie ripaga qualsiasi fatica! Sulle falesie si sale solo a piedi, quanto meno nel periodo estivo (non so se la faccenda è diversa in bassa stagione). Ad Étretat dedicherò un piccolo post, quindi cercate di avere pazienza!

Per saperne di più sulle falesie e su cosa vedere ad Étretat, puoi leggere il post “Visitare le falesie di Étretat, un dono della natura

Le Havre, città modernista

Il nostro viaggio in Normandia Bretagna e Valle della Loira in auto prosegue fino ad arrivare a Le Havre, dove ci concediamo un breve giro per la città per vedere i suoi edifici e le installazioni più famose,  La Passerelle, la Chiesa di San Giuseppe (purtroppo chiusa, siamo arrivati tardi), il curioso e grande Volcan di Oscar Nyermeier, la colorata installazione con i container di Vincent Ganivet sulle banchine del porto urbano.

Le Havre - Il Volcan e il campanile della chiesa di San Giuseppe

Le Havre è una delle città d’Europa più offese durante la Seconda Guerra Mondiale, i bombardamenti subiti a causa del suo porto importante l’avevano resa, ahimè, un obiettivo strategico. E quindi, come troppo spesso accade per fare terra bruciata agli invasori, le bombe alleate l’avevano rasa al suolo.

Tuttavia per Le Havre è stata fatta una scelta diversa rispetto, che so, a quella fatta per Rouen: anziché ricostruirla come era in precedenza qui la scelta è stata coraggiosa e controcorrente. La ricostruzione del centro storico è stata affidata all’architetto Auguste Perret che l’ha sviluppata seguendo i concetti della scuola del classicismo strutturale e del modernismo con accenti di Bauhaus.

Le Havre La Passerelle

Le Havre La Passerelle

A Le Havre non vedrete chiese gotiche, palazzi barocchi e case borghesi del XIX secolo, ma la purezza delle linee, il piano ortogonale delle vie e le trame geometriche disegnate con il cemento, opere urbane che vengono elevate ad opere d’arte (e a Le Havre questa sua particolare propensione alla contemporaneità si ritrova nei numerosi elementi di arte astratta e contemporanea che decorano vie e piazze). Per queste sue specificità urbanistiche, dal 2005 Le Havre è inscritta nel patrimonio UNESCO.

Le Havre merita sicuramente una visita approfondita ma se hai poco tempo, puoi trovare gli ‘imperdibili’ nel post 

Cosa visitare a Le Havre (oltre al porto)?

Lasciamo Le Havre per raggiungere Honfleur esattamente dall’altra parte del fiume, passando attraverso l’enorme zona portuale che si snoda lungo l’estuario della Senna – quello che è a mio parere il ponte più bello di Francia e, forse, dell’intera Europa: il Ponte di Normandia, che collega le due rive della Senna.

E’ il ponte strallato più lungo d’Europa, la carreggiata è tenuta su da sottili funi di acciaio in tensione che si annodano al vertice di due piloni a forma di A. Fantastico il gioco delle funi contro il cielo, grandiosa la vista sull’estuario della Senna: ingegneria e architettura per unire due rive.Un ponte di tale grandezza e con una struttura simile ha bisogno di continua manutenzione ed infatti sotto la campata c’era agganciato un ‘carro-ponte’ in servizio.

Informazione utile: per attraversare il Ponte di Normandia si paga un pedaggio (€5,40 assolutamente ben spesi!).

Il Ponte di Normandia

Il Ponte di Normandia

 Il colorato porto di Honfleur

Arriviamo finalmente ad Honfleur, cittadina deliziosa con un piccolo porto racchiuso su tre lati da case alte e colorate, pieno di vecchi velieri perfettamente restaurati e con una atmosfera tangibile di felicità nell’aria. Giusto il tempo di fare una passeggiata al porto, cenare con baguette ancora calde ripiene di paté e due calici di sidro (ancora!) guardando il tramonto – che in Normandia e nel nord della Francia in genere a fine giugno non avviene prima delle 22.30-23.00 – ed è tempo di andare a dormire. Resteremo ad Honfleur per un giorno intero, per visitarlo con calma e assaporare la sua atmosfera così speciale.

Il Porto Vecchio di Honfleur

Il Porto Vecchio di Honfleur

Giorno 3: Honfleur

La deliziosa Honfleur

Ora, capiamoci subito bene, Honfleur è abbastanza turistico ma per fortuna non lo è del tutto. C’è tanta eleganza mai ostentata, tanti fiori, tanti negozi deliziosi, un giostra che sembra uscita da un libro di favole,  tanto da vedere e ancor più da fare.

Iniziamo la nostra giornata ad Honfleur con una passeggiata lungo il molo del porto canale, dove del tutto casualmente ci imbattiamo in una casamatta che risale alla seconda guerra mondiale dove un’associazione locale ha raccolto cimeli, divise, documenti e fotografie dell’epoca, ricreando perfino ambientazioni.

Honfleur la casamatta della Seconda Guerra Mondiale

Honfleur la casamatta della Seconda Guerra Mondiale

Ci fermiamo incuriositi e Francesco decide di visitarlo (ingresso 4€), mentre io resto a guardare il custode che si occupa dell’alzabandiera, al centro la bandiera nazionale e poi le bandiere dei Paesi i cui soldati hanno combattuto per la libertà della Francia: Inghilterra, Stati Uniti, Canada e Belgio. Un rito da rispettare, e sempre un evento commovente, per me.

Proseguiamo con la visita generale della cittadina,c’è fermento perché il sabato è giorno di mercato e le bancarelle – alcune di brocantage – riempiono le strade e in parte il porto vecchio. Perfino l’edifici della Lieutenance, posto a controllo e salvaguardia del porto, sembra un po’ soffocare per tanta allegra confusione.

Honfleur porto vecchio ed edificio de La Lieutenance

Honfleur porto vecchio ed edificio de La Lieutenance

Una confusione piacevole, che però ci invita ad arrivare al Belvedere sulla Senna e a fare una passeggiata fino ai Giardini Pubblici (con una architettura del verde piuttosto formale) ed al Jardin des Personnalités, che racchiude uno stagno con i cigni, un canneto, zone agricole, un boschetto e un grande prato verde. Accanto al Jardin des Personnalités inizia la Plage du Butin, la zona balneare di Honfleur affacciata sull’estuario della Senna, con ampie spiagge.

Honfleur parchi verdi

Honfleur parchi verdi

Honfleur è una tappa da godere tutta, passeggiando lentamente per le strade piene di vita ed i suoi bellissimi giardini. Per chi invece ha voglia di cultura, si possono visitare i suoi 4 musei. Dopo un pranzo veloce nella piazza del mercato, è tempo di imbarcarci su un battellino (11€ a persona) che ci porterà a costeggiare i grandi impianti portuali di Le Havre, fare il giro dell’estuario della Senna e delle riserve naturali, vedere dal basso il Ponte di Normandia fino ad arrivare proprio nel punto in cui l’acqua del fiume incontra quella dell’oceano.

Tipica casa a graticcio ad Honfleur, sul retro la chiesa di Santa Caterina

Tipica casa a graticcio ad Honfleur, sul retro la chiesa di Santa Caterina

Al rientro, parte del pomeriggio lo dedichiamo a visitare la casa-museo dell’artista Satie e a risolvere il ‘piccolo’ problema con la batteria dell’auto di cui già vi ho accennato. Tre ore e mezza perse e soprattutto perso l’aperitivo a base di sidro in fattoria che avremmo voluto fare.

Altre informazioni su Honfleur le trovi nel post “Andiamo a visitare Honfleur, città normanna sulla Senna

Giorno 4: Honfleur – Caen – Arromanches-les-Bains – Saint-Lô – Granville (215 km.)

Questo sarà soprattutto un giorno di trasferimento, ma con un paio di tappe fondamentali nel corso per l’itinerario. Da Honfleur seguiamo la costa verso Deauville-Trouville (città balneari separate da un ponte) e all’altezza di Ouistreham tagliamo verso l’interno per raggiungere Caen e il suo grandioso Memorial del D-Day.

Le spiagge del D Day e dello sbarco in Normandia

Le spiagge del D Day e dello sbarco in Normandia

Un pellegrinaggio laico ai luoghi del D-Day e il Memorial di Caen

Settantacinque anni fa è avvenuto il D-Day, il Journe J, il Tag X (*). 75 anni fa centinaia di migliaia di uomini inglesi, americani, canadesi, spinti dagli ideali di libertà, fratellanza, dalla volontà di lottare contro l’oppressione nazista sbarcavano in massa sulle coste della Normandia, e un numero impressionante di loro non è mai più tornato a casa. Il Memorial è da visitare assolutamente se programmate un viaggio in Normandia: non solo è un percorso museale ben organizzato, interattivo e partecipativo, ha anche una impostazione storiografica che precede e va oltre il momento del DDay e narra in modo comprensibile la situazione politica e sociale dell’Europa degli inizi del XX°, le vicende che sono state alla base del conflitto della II^ Guerra Mondiale e lo status quo attuale.

Il Memoriale di Caen

Il Memoriale di Caen

Abbiamo dedicato questo giorno ad un pellegrinaggio laico della memoria, visitando il Memorial de Caen: la guerra è sempre portatrice di morte ed è difficile riuscire a trattare un argomento tanto difficile, tuttavia in questo museo-memoriale sono riusciti a mantenere il difficile equilibrio tra storia e divulgazione multimediale. Abbiate pazienza anche qui, ma il Memorial di Caen merita un post tutto per sè!

Il Memoriale di Caen e lo sbarco in Normandia

Dopo aver visitato il memoriale di Caen (e, nel mio caso, aver versato calde lacrime di commozione) abbiamo raggiunto le spiagge dello sbarco delle truppe alleate in Normandia  (ve le ricordo: Sword Beach, Juno Beach, Gold Beach, Omaha Beach, Utah Beach) dove immersi nell’oceano ci sono ancora vecchi cassoni e scafi che risalgono all’epoca del D-Day. Abbiamo anche fatto una breve sosta a Colleville-sur-Mer, per visitare l’enorme cimitero militare americano (oltre 70 ettari, inutile qualsiasi parola o commento).

Dalla zona dello sbarco in Normandia – di cui nel 2019 ricorrono i 75  anni – abbiamo proseguito abbastanza velocemente fermandoci per un pranzo in un orario ormai tardo in un bistrot appena fuori Saint-Lô e quindi di corsa in direzione di Coutance e di Granville, la nostra tappa serale e luogo strategico per riuscire ad arrivare presto, la mattina successiva, ai parcheggi di La Caserne per poi visitare l’isola di Mont-Saint-Michel.

Ancora spiagge dello sbarco in Normandia

Ancora spiagge dello sbarco in Normandia

L’allegra Granville, la città di Christian Dior

Granville ci ha accolti con una festa paesana, con musica e mercatini: dopo aver visitato la cittadella sulla collina, ci siamo fermati nella chiesa di Notre Dame du Cap Lihou, la bella chiesa fondata nel medioevo per ascoltare un concerto polifonico della corale locale. Una curiosità: in questa chiesa è stato battezzato lo stilista Christian Dior, che di Granville era originario.

(*) il nome del giorno dello sbarco in Normandia cambia a seconda di chi ne parla: D-day per gli anglofoni, Journe J per i francofoni e Tag X per i tedeschi.

Porta di accesso alla Cittadelle di Granville

Porta di accesso alla Cittadelle di Granville

Giorno 5: Granville – Mont Saint-Michel – Le Vivier-sur Mer – Cancale – Saint-Malo (124 km.)

Mont-Saint-Michel, abbazia-fortezza

Visitare  Mont-Saint-Michel è l’obiettivo principale della giornata e per arrivarci da Granville ci vuole all’incirca un’ora di macchina (50 km.). Fondamentale, per poter visitare con tutta calma la famosa abbazia ed evitare le torme di turisti, è arrivare la mattina presto, molto presto. Il che ha significato poche ore di sonno, la sveglia puntata alle cinque del mattino e la scelta a Granville di un hotel economico e senza alcuna pretesa se non la pulizia e la presenza di un bagno con doccia (il Brit Hotel ha soddisfatto pienamente alla necessità).

Mont-Saint-Michel

Mont-Saint-Michel

Visitare Mont-Saint-Michel, patrimonio Unesco e isola soggetta al gioco delle correnti, è stata la realizzazione di un grande desiderio che avevo da tempo, una visita affascinante e coinvolgente.

Pian piano che dalla strada in mezzo ai campi lo vedevo sempre più vicino mi sentivo emozionata come una bambina. Mont-Saint-Michel è uno di quei luoghi da visitare almeno una volta nella vita, di quelli che lasciano il segno e che resteranno tra i tuoi ricordi più vividi.

Abbiamo fatto bene a sacrificare un po’ di sonno: dopo aver parcheggiato l’auto siamo stati tra i primi a prendere la navetta che attraversa il lungo ponte di legno costruito sulle sabbie soggette alle maree e ad entrare nella porta che immette nel complesso abbaziale. Sul piazzale antistante l’isola c’erano solo i camion che portano i rifornimenti ai ristoranti ed ai pochissimi hotel che ci sono sulla via medievale (l’unica!), che bisogna percorrere per arrivare fino al portone di ingresso del sito monastico vero e proprio.

San Michele sulla guglia dell'Abbazia di Mont-Saint-Michel

San Michele sulla guglia dell’Abbazia di Mont-Saint-Michel

Una strada in ripida in salita affiancata da vecchie case e decine di negozietti (ah, che belle le scatole di biscotti di La Mère Poulard!) poi tante, tante scale da salire e scendere in continuazione, quasi a voler tracciare un percorso mistico, protetto dalla spada sguainata della statua di San Michele che dall’alto tutto vede e tutto conosce.

Il complesso abbaziale è un insieme di piani che si sovrappongono, di pietre che sostengono altre pietre, di sale monumentali che sono fondamenta di chiostri, sagrati, cappelle. Sbalordita da tanta capacità costruttiva, da tanta bellezza, Mont Saint-Michel è mistico e concreto, reale ed irreale allo stesso tempo.

La Baia di Mont-Saint-Michel durante la bassa marea

La Baia di Mont-Saint-Michel durante la bassa marea

Per approfondire il nostro itinerario di visita di Mont-Saint-Michel, con le informazioni utili e dettagliate su dove parcheggiare, i costi e le dritte utili, vi invito a leggere il post specificoVisitare Mont-Saint-Michel, un desiderio realizzato“.

Cancale, il regno delle ostriche

Dopo Mont-Saint-Michel, abbiamo costeggiato la baia e le zone di produzione delle ostriche seguendo la provinciale D797 (o Route de la Baie, troverete cartelli anche con questo nome). In questa zona – dove le maree sono molto ampie e garantiscono una grande ossigenazione dei molluschi,  l’ostricoltura è molto sviluppata ed è anche possibile partecipare a visite guidate degli allevamenti a bordo di barche (in caso di alta marea) o di trattori (quando c’è la bassa marea, in cui chilometri di fondale restano all’asciutto).

Allevamento di ostriche a Cancale

Allevamento di ostriche a Cancale

Con le visite guidate si conosce tutto il procedimento di allevamento dei molluschi e si impara ad aprirle nel modo corretto; alla fine c’è anche una piccola degustazione!

In questa zona è quasi impossibile non fermarsi in uno dei baracchini per fare una pausa gourmande con un piatto di ostriche di Cancale appena preparate, cosa che abbiamo fatto anche noi fermandoci da Tonneau, un ristorantino con vista sugli allevamenti di ostriche a Le-Vivier-sur-le-Mer.

Porto di Cancale durante la bassa marea

Porto di Cancale durante la bassa marea

Saint-Malo, città corsara

Da qui abbiamo continuato fino a Saint-Malo, la città corsara racchiusa da poderose fortificazioni in granito, dove avevamo prenotato l’hotel per due notti. La città – perché di città si tratta – ha un nucleo storico magnifico, definito intra-muros, davvero magnifico e completamente racchiuso da mura, un tempo circondato dal mare ed oggi collegato con ponti e insabbiamenti che un po’ ne snaturano l’aspetto originario di fortezza.

Saint-Malo - bastioni di difesa lato Oceano

Saint-Malo – bastioni di difesa lato Oceano

La cosa che più colpisce è la diversità dello stile architettonico, sicuramente meno bretone e assai più parigino, con edifici alti dai tetti di piombo, le strade di acciottolato, le piazze ariose che si aprono inaspettate. Lo sviluppo di Saint-Malo come base navale e di commercio risale a tempi remoti tuttavia è con il 1600 che diventa una città ricca e prosperosa, ovvero quando i corsari (pirati autorizzati dal Re di Francia) ottengono il controllo dei mari. Da Saint-Malo partivano anche gli esploratori diretti nel Québec.

Saint-Malo - la città corsara

Saint-Malo – la città corsara

Nella città vecchia (detta intra-muros) si accede da alcune, porte, la più importante la La Grand Porte con due bastioni circolari (le altre, in senso orario: la Porta di Tolosa, la Porta di Dinan, la Porta di Saint-Pierre, la Porta di Bes, la Porta dei Champs Vauverts, la Porta di Saint -Thomas, la Porta di Saint-Vincent, alcune di queste aperte direttamente sul mare).

Molto apprezzata la possibilità di visitare gratuitamente le fortificazioni che circondano la città (i Remparts) e passeggiare con vista sull’Oceano e sulle isolette fortificare, ancor più in una giornata di sole luminoso e di venti intensi, come solo la Bretagna sa regalare. Per accedere ai bastioni, si salgono le scale di pietra che si incontrano di tanto in tanto.

Saint-Malo - i forti di difesa esterni

Saint-Malo – i forti di difesa esterni

Anche Saint-Malo ha subito le ingiurie dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e molto di quanto si vede è frutto di una ricostruzione molto attenta. E’ città vivace, con tantissimi ristoranti, negozi, attività, dove è impressionante assistere al fenomeno delle maree. Nello spazio di meno di mezz’ora, le spiagge accanto alle fortificazioni, frequentate da decine e decine di bagnanti si svuotano per poi essere completamente ricoperte dal mare che torna ad essere padrone del territorio e a schiaffeggiare le mura. In generale, una città che bisogna assolutamente visitare in un viaggio in Bretagna e, possibilmente, non solo una volta. Davvero consigliata come meta!

L'atmosfera di Saint-Malo

L’atmosfera di Saint-Malo

A Saint-Malo abbiamo dormito in un Ibis Style appena fuori dalla città intra-muros, che ci ha garantito la possibilità di parcheggio interno (in strada non è molto economico), una posizione comoda per le nostre visite e gite, ed in più con una ottima colazione per iniziare la giornata.

La bellezza delle grandi maree di Saint-Malo

Giorno 6: Saint-Malo – Bécherel – Dol de Bretagne – Cancale – Saint-Malo (135 km.)

La città del libro di Bécherel

La mattina del secondo giorno a Saint-Malo l’abbiamo utilizzata per andare a fare una piccola escursione nell’entroterra, fino a raggiungere il delizioso paesino campagnolo di Bécherel, la cui caratteristica principale è quella di essere il paese del libro, sia antico che usato.

In realtà Bécherel non era in programma, ma i programmi sono fatti per essere stravolti e quando accade spesso è una fortuna (altrimenti, che gusto c’è nella vita e ancor più in viaggio?): abbiamo trovato una cittadina completamente dedicata ai libri, con librerie, bouquiniste, negozi a tema, mercati del libro. Il teatro della letteratura. E poi artisti, gallerie d’arte, poesie che decorano muri e luoghi. Il tutto in un’atmosfera senza tempo che fa apprezzare ancor più questa estensione di viaggio in Bretagna.

Becherel la casa del tintore

Becherel la casa del tintore

Una piccola città di carattere, case bretoni con infissi dai colori polverosi, la chiesa Notre-Dame de Bécherel ben poderosa con un grande campanile, alcune case a graticcio e dove più che bar o negozi di alimentari ci sono librerie e bouquiniste, rilegatori, calligrafi. C’è anche una accogliente Casa del Libro e del Turismo, con mostre temporanee interessanti.

Il momento migliore per visitare Bécherel sarebbe nel fine settimana di Pasqua, quando si tiene l’annuale  Fête du livre (Festa del Libro) o durante il mese di ottobre, quando si svolge La Fureur de lire (la smania di leggere), giornate nazionali del libro.

Per conoscere meglio Bécherel e la sua incredibile storia di città di libri e di librai, ti invito a leggere il post Andiamo a visitare Bécherel, la città bretone del libro.

Becherel il paese del libro

Becherel il paese del libro

Castelli, menhir e di nuovo ostriche!

Da Bécherel siamo tornati indietro passando per Coumbourg (grande centro urbano visto solo di sfuggita, c’è il lago, un gran bel castello ed un centro cittadino che meriterebbero una visita più approfondita) per poi raggiungere Dol-de-Bretagne, dove si può visitare gratuitamente il Menhir di Champ-Dolent, il più alto monumento megalitico della Bretagna, ben nove metri e mezzo di granito rosa!

Per sapere come arrivare al menhir, perché si trova proprio in questo posto ed alcune curiosità, ti invito a leggere “Alla scoperta del menhir di Dol de Bretagne

Menhir di Champ-Dolent

Menhir di Champ-Dolent

Da Dol-de-Bretagne, prima di tornare a Saint-Malo e proseguire il nostro itinerario di visita, abbiamo nuovamente deviato verso Cancale per un bis di ostriche, questa volta approfittando dei chioschetti sul porto. Anche a Cancale, il gioco delle maree è molto evidente e il porticciolo turistico era completamente all’asciutto, con decine e decine di barche curiosamente in bilico sulla chiglia.

Chioschetti di venditori di ostriche a Cancale

Chioschetti di venditori di ostriche a Cancale

Vuoi saperne di più sulle ostriche di Cancale? Temi che il loro costo sia eccessivo? Togliti tutti i dubbi e leggi Dove assaggiare le ostriche di Cancale

Giorno 7: Saint-Malo – Plévenon – Cap Fréhel –  Abbazia di Beauport – Paimpol (139 km.)

Fari sull’Oceano: Cap Fréhel

Lasciata con un po’ di rimpianto Saint-Malo (sarebbe stato opportuno programmare un giorno in più), abbiamo seguito la strada costiera per raggiungere Plévenon e quindi proseguire alla volta di Cap Fréhel. E’ un angolo di Bretagna meraviglioso, in cui il verde si confonde con il blu dell’Oceano, percorso da sentieri per escursionisti e ciclisti che attraversano boschi e campi battuti dal vento. Un paesaggio più selvaggio e autentico ma comunque dotato di ottime strutture turistiche ed alberghiere. Una zona meno battuta dal turismo mordi e fuggi, rifugio prezioso di chi vuol entrare in sintonia con la natura ed i ritmi naturali.

Il Faro di Cap Frehél

Il Faro di Cap Fréhel

Prima di arrivare a  Cap Fréhel ci siamo fermati a prendere un caffè all’Hotel Le Trécelin, una struttura molto carina ed in ottima posizione per visitare questa zona di Bretagna (e Saint-Malò non è poi così lontano, solo 35 km.).  Non solo: a disposizione degli ospiti c’è anche la piscina riscaldata e per chi vuole essere autonomo ci sono delle Gîtes costruite di recente, ovvero casette attrezzate che affittano. Vi consiglio di tenerne conto se cercate un hotel in zona. Ah, a proposito: il caffè che abbiamo bevuto era particolarmente buono, ma c’è il trucco: i gestori sono di lontane origini italiane!

Per descrivere il Faro di Cap Fréhel temo di non riuscire a rendere con le parole la sua bellezza: immaginate un faro di pietra altissimo, con accanto i resti di un torre di segnalazione medievale, messo su uno sperone di roccia protesa nell’oceano e completamente circondato da un tappeto verde di eriche in fioritura, milioni di boccioli gialli e viola che creano un contrasto pittorico con il blu del cielo. Per visitare il Faro di Cap Fréhel bisogna lasciare la macchina in un parcheggio a pagamento (3€ a vettura, per tutto il giorno) mentre per salire fino alla lanterna del faro il costo è di 4€ a persona.

Sempre a Cap Fréhel è possibile visitare La Roche Goyon -Fort la Latte, monumento storico privato (costo del biglietto 6,30€ a persona, previste riduzioni). Il Forte, il cui promontorio si vede bene dal Foro, si raggiunge con un breve percorso su una strada costiera asfaltata.

Ti invito a scoprire di più su questo sito naturalistico leggendo il post “Visitare Cap Fréhel in Bretagna

Spiagge e golf vista mare

Da Cap Frehél la strada torna indietro passando per zone di villeggiature, paesini indaffarati, belle spiagge e campi da golf vista oceano. Ad aver avuto un po’ di tempo in più, mi sarebbe piaciuto fermarmi più a lungo sulla lunga spiaggia di Caroual o quella di Plenéuf-Val-André, ma il percorso era ancora lungo prima di arrivare a Paimpol e soprattutto non volevamo arrivare troppo tardi per visitare la cittadina bretone.

Superate Yffiniac e Saint-Brieuc (da sapere: anche la Riserva Naturale della Baia di Saint-Brieuc è soggetta all’incredibile fenomeno delle maree), con la D786 siamo arrivati a Saint-Quay-Portrieux, dove ci siamo fermati al ristorante-buffet Le Plaisancieres (27,60€ in due il menù formule, acqua di fonte inclusa).  Geograficamente siamo nella Côtes d’Armor, uno dei luoghi di Bretagna che vi invito a visitare per la bellezza della natura e il calore dell’accoglienza.

Paimpol - l'Abbazia di Beauport

Paimpol – l’Abbazia di Beauport

L’Abbazia di Beauport

Alcuni chilometri prima di approdare a Paimpol, una sosta nella frazione di Kérity ci ha permesso di visitare la suggestiva Abbazia di Beauport, dove ci siamo ritrovati catapultati nel XIII° secolo davanti a quel che resta di un complesso abbaziale premostratense, tra l’altro l’unica fondata da questo ordine in Bretagna.

Ve ne parlerò meglio in un post a parte, ma sappiate che una volta entrati nella vecchia Abbazia, oltre a visitare i diversi spazi un tempo abitati dai canonici (molto è crollato, tuttavia questo suo essere testimone del tempo e allo stesso tempo al di fuori del tempo, la rende un luogo mistico dove si trova serenità) vi troverete all’interno di una chiesa che ricorda tanto San Galgano a Siena, il pavimento di erba verde e il tetto fatto di cielo e di stelle. Aggiungo solo che l’Abbazia di Beauport, come il suo nome fa intuire,  si trova a ridosso dell’oceano ed all’interno di una tenuta agricola e naturalistica di oltre 120 ettari. (Il biglietto per visitare l’Abbazia di Beauport costa  6€).

Per approfondire la visita dell’Abbazia di Beauport, potete leggere il post “Perché visitare l’abbazia di Beauport in Bretagna“.

Paimpol - l'Abbazia di Beauport, il refettorio

Paimpol – l’Abbazia di Beauport, il refettorio

Un Manoir per dormire 

Ci siamo quindi diretti subito al Manoir de Penn Lann dove avremmo pernottato per due notti:  un bellissimo maniero nobile vicinissimo a Paimpol, ristrutturato con tantissima cura, immerso nel verde e con una grande piscina riscaldata a disposizione.

Paimpol, porticciolo e animazione

Per visitare Paimpol, vi consiglio di lasciare la macchina nel parcheggio accanto alla stazione, gratuito e a 5 minuti a piedi dal centro. Paimpol è famosa soprattutto per il suo port de plaisance, ovvero per il suo porticciolo turistico, che ospita spesso imbarcazioni a vela impegnate in regate nella Manica. Le vetrine di tanti negozi deliziosi si affacciano sulle vie attorno al porto, molto animato e vero punto di attrazione della cittadina. 

Paimpol - il porto turistico

Paimpol – il porto turistico

Per cena ci siamo fermati presso la Crêperie Morel Ty Krampouz in Place du Martray, che non fa solo crêpe (noi abbiamo preso le immancabili moules avec frites,  insalata di mare con frutti tropicali, una crêpe ed un gelato, con due birre, spendendo poco più di 39€.

Giorno 8 – Paimpol – Île de Bréhat – Perros-Guirec – Lannion – Paimpol (100 km.)

Dopo una ricchissima colazione al Manoir de Penn Lann – mai mangiata omelette più cremosa e buona! – ci siamo diretti in auto verso il porticciolo di L’Arcouest (da Paimpol, 10 km.) il punto di partenza dei traghetti che in 10 minuti portano fino all’Isola di Bréhat 

L'Arcouest, molo di bassa marea

L’Arcouest, molo di bassa marea

L’idilliaca Isola di Bréhat, ecologica e fiorita

Parcheggiata la macchina nel parcheggio a pagamento (Parking de l’embarcadère, 6,50€ per tutto il giorno) e presi i biglietti a/r per il passaggio in mare con le Vedette de Bréhat (tariffa di a/r 8.80), abbiamo aspettato sul molo schiaffeggiato dal vento l’arrivo dell’imbarcazione che, in poco più di 10 minuti, ci ha portato al molo di alta marea dell’Isola.

Consiglio: ricordatevi di portare con voi una felpa o una giacca impermeabile, serve assolutamente perché c’è tanto vento!

Avremmo scoperto al ritorno che le maree sono talmente intense e repentine che gran parte del canale che separa Bréhat dalla terra ferma va all’asciutto e per garantire la navigazione delle imbarcazioni sono stati predisposti più moli: c’è quindi quello di alta e bassa marea, ma c’è anche un molo intermedio che viene utilizzato quando l’acqua del mare non è ne’ alta ne’ bassa.

Isola di Bréhat, panorami

Isola di Bréhat, panorami

Se all’andata siamo saliti immediatamente sul traghetto, quasi sulla banchina del porticciolo di L’Arcouest (la mattina c’è alta marea), al ritorno nel primo pomeriggio ci siamo dovuti fare quasi un chilometro a piedi sul molo sospeso su un mare di sabbia. Ricordatevi di calcolare il tempo necessario per percorrerlo, se non volete perdere il traghetto!

Due parole su Bréhat: in realtà sono due piccole isole separate da pochi metri di mare ed unite da un ponticello, dove le macchine non sono ammesse (ci sono solo biciclette, trattori per l’agricoltura e vetture elettriche). Di dimensioni ridotte, si gira bene a piedi ma se volete proprio vedere tutto in una giornata vi conviene noleggiare la bicicletta, normale o elettrica (ci sono piccoli saliscendi e può essere comoda).

Isola di Bréhat, piccole baie

Isola di Bréhat, piccole baie

Bréhat è un rifugio speciale per coloro che sono alla ricerca del bello, della semplicità e della serenità: il borgo principale con la piazza, la chiesa, i negozi, il supermercato e poi campi coltivati, mucche al pascolo, piccoli boschi. Ed è ben collegata con la terra ferma, i traghetti si susseguono ed ho perfino visto signore di Bréhat munite di carrello della spesa tornare a casa dopo aver fatto acquisti al mercato di Paimpol (dal porto c’è un autobus che la raggiunge in poco tempo).

Lungo i sentieri che attraversano l’isola si incontrano fattorie, ville bretoni con piccoli giardini botanici (il clima di Bréhat è particolarmente mite), palme e pini marittimi e alcuni fari che ci ricordano quanto questo lembo di terra paradisiaco sia parte di un sistema complesso di isolotti e scogli affioranti pericolosi per la navigazione.

Isola di Bréhat, il faro

Isola di Bréhat, il faro

In alta stagione i turisti sciamano per Bréhat, che tuttavia non riesce ad essere caotica, quasi che l’atmosfera idilliaca che vi si respira abbia un effetto rilassante su chiunque metta piede sull’isola. Credo che in bassa stagione (maggio, giugno, settembre) sia ancora più godibile e comunque, vi avviso: se improvvisamente non mi trovate più, è perché sono fuggita a Bréhat!

Come andare in gita all’isola di Bréhat

Un giro fino a Perros-Guirec e ritorno

Ancora non sazi di Bretagna, dopo l’isola di Bréhat abbiamo fatto un giro in auto fino a Perros-Guirec, altra località balneare a circa 40 chilometri da Paimpol. Anche qui panorami mozzafiato, grande spazio per le attività nautiche, due grandi spiagge riparate.

Perros-Guirec - spiagge

Perros-Guirec – spiagge

La sera al Manoir de Penn Lann abbiamo scelto di provare la Table d’Hôtes, ovvero i proprietari di quello che è un B&B a tutti gli effetti organizzano anche la cena – con costo extra rispetto al soggiorno – per chi soggiorna nella struttura. Abbiamo assaggiato delle squisite ostriche ai profumi esotici, carne danese cotta al barbeque, insalata con mandorle ed una mousse al cioccolato scomposta con mirtilli e pasta frolla preparata davanti a noi. Da bere, un fresco vino bianco AOC (DOC).

Se segui il link trovi la ricetta delle ostriche ai sapori esotici del Manoir de Penn Lann.

Giorno 9 – Paimpol – Paimpont/Broceliande – Rennes (170 km.)

Una giornata di trasferimento, dalle coste bretoni alla città capoluogo della Bretagna, Rennes. Siamo partiti tardi da Paimpol e abbiamo fatto una deviazione perché volevo passare attraverso la Foresta di Paimpont, che è legata alle leggende arturiane e a Broceliande, e pare che ospiterebbe la tomba di Merlino. Giusto il tempo di fare una passeggiata, prendere un caffè e siamo ripartiti però posso dirvi che è un luogo affascinante e se avete un po’ di tempo merita una sosta più lunga, meglio un pernottamento, per vedere con calma i luoghi della leggenda e fare escursioni guidate (occhio, la foresta è grande, non avventuratevi da soli!).

Nell’immediata periferia di Rennes ci siamo fermati per un pranzo veloce al Bistrot de Condate, ristorante pieno di impiegati e lavoratori con costi economici (27,20€ in due per un menù formule) e abbiamo quindi raggiunto l’hotel Odalys City Rennes, sul Mail François Mitterrand e a 15 minuti di passeggiata dal centro storico.

Rennes - case a graticcio e birrerie

Rennes – case a graticcio e birrerie

La visita di Rennes, fin troppo veloce, ci ha portato ad entrare nella Cattedrale Saint-Pierre de Rennes e a vedere, dall’esterno, il Municipio della città, l’Opéra, il Palazzo del Parlamento di Bretagna, la chiesa di Saint-Germain, il Convento dei Giacobini ora trasformato in centro congressi, la Basilica di Notre-Dame-de-Bonne-Nouvelle (in corso di restauro) e a fare una passeggiata lungo Rue Saint-Malo, dove stavano organizzando una festa popolare per la sera.

Rennes - il Parlamento di Bretagna

Rennes – il Parlamento di Bretagna

Il centro di Rennes è pieno di case a graticcio (se non ricordo male, ce ne sono circa 300), di ragazzi (è città universitaria) e di bar che vendono birra a costi competitivi. Una città piena di vita, creativa e pure un po’ freak, piena di librerie e negozi divertenti. Palazzi da vedere, musei da visitare, giardini in cui camminare.Come dicevo all’inizio di questo post chilometrico, con Rennes ci è venuto appetito ma non siamo riusciti a toglierci la fame: servono almeno un paio di giorni per visitarla come si deve (e come merita!).

Puoi scoprire qualcosa di più su Rennes nel post “Visitare Rennes con poche ore di tempo

Rennes - fortificazioni

Rennes – fortificazioni

Giorno 10 – Rennes – Angers – Saumur – Chinon – Amboise (300 km.)

Mancano pochi giorni alla fine del nostro viaggio in auto in Francia tra Normandia, Bretagna e Valle della Loira ed è tempo di spostarsi nella Valle della Loira, la zona fiabesca dei castelli: ce ne sono tantissimi, oltre 300, dal Clos di dimensioni più simili ad una grande villa a veri e propri manieri turriti. Non fai quasi in tempo a vederne uno lungo la strada che poco dopo ne compare un altro ed il nastro che li lega, fatto di acqua, si chiama fiume Loira.

Sempre seguendo le nostre amate strade dipartimentali e nazionali, da Rennes abbiamo raggiunto prima Angers quindi Saumur, la città fortezza di Chinon e finalmente siamo arrivati ad Amboise (abbiamo saltato la città di Tours per evitarci il traffico e in ogni caso non avremmo avuto tempo per visitarla). Un tratto di strada tra i più lunghi dell’itinerario,  che ci ha portato via quasi 6 ore di viaggio.

Ad Amboise come prima cosa siamo andati a visitare Clos Lucé, il piccolo maniero messogli a disposizione di Leonardo da Vinci da Re Francesco I di Francia dove l’artista toscano ha vissuto gli ultimi due anni di vita. Le sale del Clos sono state arredate in modo da ricostituire gli ambienti di vita di Leonardo, sono stati ricreati i suoi laboratori e lo studio. Il costo del biglietto di ingresso, 16€, comprende anche la visita del giardino e del parco.

Il maniero di Clos-Lucé, la casa di Leonardo da Vinci

Il maniero di Clos-Lucé, la casa di Leonardo da Vinci

Ed è proprio il parco che, ancor più degli interni, ci è piaciuto tantissimo: tra gli alberi sono state installate le riproduzioni (quasi a grandezza naturale) delle famose ‘macchine leonardiane‘. In mezzo al bosco, accanto al ruscello o al laghetto, si incontrano macchine da guerra ed opere di ingegneria idraulica, progetti di macchine volanti e barche inaffondabili.

Informazioni utili: i parcheggi di Amboise sono tutti a pagamento o a disco orario. Parcheggi gratuiti si trovano su l’Ile d’Or, l’isola in mezzo alla Senna collegata con un ponte alla zona di Amboise proprio sotto il Castello reale (10 minuti a piedi). Per saperne di più sul Maniwero di Leonardo da Vinci:

Il Maniero di Clos Lucé: la casa di Leonardo in Francia

Giorno 11 – Amboise – Blois – Amboise  (70 km.)

Da bambina adoravo le storie di principi e principesse, li immaginavo nei loro castelli turriti o al galoppo sui loro cavalli bianchi che attraversavano foreste fitte ed intricate. Il mondo reale nella Valle della Loira è ancor più fiabesco: i castelli e i manieri sono parte integrante del paesaggio ed aspettano solo di essere visitati, ciascuno di loro con una sua specificità che lo rende unico.

Amboise - veduta del fiume Loira dal castello

Amboise – veduta del fiume Loira dal castello

Attorno ai Castelli è sorta una rete di piccoli borghi mentre il fiume Loira (enorme, non credevo fosse tanto grande) segna il passo con la sua lunga linea d’acqua.

Il penultimo giorno in Francia lo spendiamo per visitare due grandi castelli reali: il mattino lo dedichiamo allo Château Royal d’Amboise, uno dei castelli più belli e ricchi di storia della Valle della Loira, residenza dei re e delle regine di Francia durante il Rinascimento e dove, nella piccola Cappella di Sant’Uberto, si trova la presunta tomba di Leonardo da Vinci.

Il Castello reale di Amboise

Il Castello reale di Amboise

Il pomeriggio ci dirigiamo invece allo Château Royal di Blois, altrettanto meraviglioso. E se avete bambini o siete curiosi di scoprire macchine e automi, non dimenticate di visitare  la casa della magia con i suoi draghi meccanici alle finestre.

Blois, la casa della magia con alle finestre automi a forma di draghi

Blois, la casa della magia con alle finestre automi a forma di draghi

Per Amboise suggeriamo di visitare il Castello non appena apre la biglietteria (comunque non oltre le 9.30) in quanto è uno dei castelli incluso negli itinerari delle gite organizzate. A Blois abbiamo invece trovato meno visitatori, forse perché era domenica pomeriggio.

Cattedrale di Blois

Cattedrale di Blois

Biglietti di ingresso: Amboise € 12,80; Blois €12. In entrambi i casi con il prezzo del biglietto di ingresso è incluso l’Histopad, un tablet che consente la visita in modalità realtà aumentata (funziona benissimo e rende la visita interattiva).

Anche per i Castelli, la cui visita non è possibile esaurire in poche righe, è previsto un post a sé stante.

Come e quando visitare il Castello reale di Amboise

Giorno 12 – Amboise – Blois – Orgères-en-Beauce – Parigi – Parigi aeroporto Charles de Gaulle (265 km.)

L’ultimo giorno in Francia  è dedicato al viaggio di ritorno a Parigi. Vogliamo seguire la strada dipartimentale che da Blois arriva quasi a Fontain Bleu ma ben presto ci rendiamo conto che abbiamo sottovalutato la lunghezza del percorso e l’assenza del navigatore crea un problema di orientamento non da poco (vi ricordate? Da quando abbiamo avuto il contrattempo con la batteria dell’auto ad Honfleur , stiamo viaggiando ‘a naso’ con l’aiuto di una carta stradale e di Google Map).

Ci ritroviamo a fare i 265 km. che ci separano dall’aeroporto Charles de Gaulle attraversando campagne senza fine gialle di grano maturo e con strade che si intersecano senza troppi punti di riferimento: paesaggio struggente e infinito, da apprezzare con calma se non fosse che ci aspetta il volo di rientro e dobbiamo riconsegnare l’auto a noleggio!

Francia agricola: infinite distese di grano maturo

Francia agricola: infinite distese di grano maturo

Dopo un pranzo frugale a Janville-en-Beauce, uno dei paeselli che spezzano la vastità della campagna, decidiamo di venire meno al nostro proposito di viaggio totalmente lento ed imbocchiamo l’autostrada che però, a differenza di quanto avevo previsto con la strada dipartimentale, ci fa arrivare direttamente nella banlieu di Parigi e per di più in orario di uscita dagli uffici. 

Troviamo tantissimo traffico, strade che si mescolano, un susseguirsi di tunnel e la Tour Eiffel che ci si para davanti a qualche chilometro di distanza. Credo che mai come questa volta abbiamo ignorato del tutto la bella signora di ferro, tutti presi a cercare la strada più rapida per raggiungere l’aeroporto Charles De Gaulle di Roissy.

In qualche modo riusciamo a trovare la giusta direzione e ad approdare all’aeroporto per restituire l’auto e fare velocemente le procedure di imbarco. Il nostro viaggio in Normandia Bretagna e Valle della Loira con auto a noleggio è giunto alla fine, lasciandoci una grande voglia di ritornare per approfondire la conoscenza di luoghi che dire spettacolari è poco.

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

8 Comments

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    luigi.azzarone Maggio 14, 2021

    Bellissimo. Una domanda: in 4-5 giorni al massimo cosa si potrebbe fare viaggiando in auto?
    Grazie

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      Claudia Boccini Maggio 15, 2021

      Ciao Luigi! Innanzitutto, grazie per il tuo commento 🙂
      Immagino che tu voglia dire 4-5 giorni in auto presupponendo di arrivare in Francia con l’aereo (e quindi senza includere il viaggio dall’Italia) o, comunque, dedicando 4-5 giorni alle visite escluedo il viaggio in auto di avvicinamento.
      Ipotesi 1: puoi focalizzarti solo su una parte della Normandia e visitare Caen (per i luoghi dello sbarco) e Mont Saint-Michel. Se poi avanza tempo, al ritorno potesti fermarti a Giverny.
      Ipotesi 2: vedere un pezzettino di Bretagna + Mont Saint-Michel: dovresti arrivare in aereo a Nantes, visitare Rennes, Saint Malo, Cancale e dirigerti all’Abbazia (non lontanissima). Purtroppo con pochi giorni è gioco forza necessario fare delle scelte.
      Se decidi di andare fammi sapere cosa hai scelto!

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    Emanuela Settembre 03, 2019

    Non è troppo lungo, è perfetto pieno di dettagli per organizzare un viaggio. Grazie

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      Claudia Boccini Settembre 03, 2019

      Grazie mille a te per aver avuto la pazienza di leggerlo! <3

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    Anna Luglio 26, 2019

    Salve, mi ha fatto piacere leggere il tuo reportage perché abbiamo fatto lo stesso viaggio dal 4 al 27 giugno , condivido : sono luoghi splendidi, purtroppo la prima settimana abbiamo avuto tempo brutto e non abbiamo goduto a pieno delle bellezze .

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      Claudia Boccini Luglio 27, 2019

      Si sono splendidi davvero! Peccato per il tempo brutto (noi fin troppo caldo, invece!). Ho visto la data della vostra partenza: in pratica ci siamo dati il cambio!

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    Ripalta Mastropietro Luglio 25, 2019

    Ho letto tutto attentamente, itinerari e consigli validissimi qualora decidessimo di ripercorrere le vostre orme.
    Grazie per il tempo dedicato a questa dettagliata recensione del vostro viaggio.

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      Claudia Boccini Luglio 26, 2019

      Grazi mille per aver letto tutto (mi rendo conto che forse è un po’ troppo lungo). Ti auguro di riuscire a visitare questa zona splendida di Francia, io ci tornerei domani stesso!

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