Tutti a visitare il Castello di Torre Alfina!

Come visitare il Castello di Torre Alfina

Sono sicura che visitare il Castello di Torre Alfina vi piacerà, un po’ fortezza e un po’ castello delle favole!

Arrivando dalla strada in mezzo al bosco, compare improvvisa Torre Alfina: ancor più che il piccolo paese, a dare il benvenuto al turista un po’ distratto che si ritrova in questo borgo laziale dell’Alta Tuscia, a pochi chilometri dai confini regionali con Umbria e Toscana, è il glorioso e turrito castello.

Una lunga rampa di pietra porta all’arco di ingresso, chiuso da un robuste porte di ferro e poi ampi spazi, giardini che permettono l’affaccio sulle vallate circostanti, torri di guardia talmente alte che per un esercito nemico doveva essere quasi impossibile sfuggire alle vedette di sentinella.

Un castello che trasmette la sensazione di rocciosa potenza! Si tratta di un vero maniero con torri merlate posto sulla cima della collina ed attorno a cui si arrotola l’abitato, fatto di piccole case, strade strette e l’immancabile via principale su cui affacciano botteghe e punti di ristoro.

Il borgo di Torre Alfina è una frazione di Acquapendente, la città attraversata dalla via Cassia e nei tempi passati punto di sosta dei pellegrini che percorrevano la via Francigena in direzione di Roma. Ma Torre Alfina è lontana dalle vie più battute e bisogna andare a cercarla, quasi fosse schiva e si volesse far trovare solo da chi davvero ha voglia di ammirarla.

Per chi visita Torre Alfina per la prima volta – come è successo a noi che ci siamo arrivati non per caso ma perché incuriositi dall’evento “Vivi i Parchi del Lazio”, organizzato da Slow Food in collaborazione con la Regione Lazio –  è la concretizzazione di un sogno: se devo immaginare un castello abitato da principi e da principesse, con tutte le botteghe e le abitazioni intorno, me lo immagino proprio come il piccolo centro abitato viterbese!

Il Castello di Torre Alfina

La posizione del Castello è strategica e probabilmente la collina dove sorge il Castello è stata sempre utilizzata come punto di osservazione militare per tenere sotto controllo le valli Umbre (Orvieto, città particolarmente attiva nelle battaglie medievali che contendevano la supremazia di lembi di territorio, è a meno di 18 chilometri). Tuttavia notizie certe della presenza di una fortificazione si hanno solo a partire dal 1200 quando entra a far parte delle proprietà della nobile famiglia umbra – orvietana dei Monaldeschi.

Il castello dei Monaldeschi non aveva l’attuale aspetto ma indossava linee medievali e in parte rinascimentali; dopo il passaggio del maniero in eredità ai marchesi Bourbon del Monte, il Castello di Torre Alfina venne acquistato nel 1880 dalla famiglia di banchieri e costruttori di origine belga  Cahen d’Anvers (in seguito insigniti del titolo nobiliare di Marchesi di Torre Alfina), che decisero di ristrutturarlo totalmente, affidando i lavori all’architetto Giuseppe Partini.

La scelta architettonica subì gli influssi del periodo storico e tutto il Castello assunse forme neogotiche, sottolineate dall’uso della pietra grigia di Bagnoregio nel rivestimento.

I marchesi Cahen  abitarono il Castello fino al 1938, anno di promulgazione delle odiose e disumane leggi razziali che li costrinse, loro ebrei, a fuggire dall’Italia.

Dopo un periodo privo di luci in cui il Castello venne utilizzato come quartier generale per le truppe di occupazione tedesca, il Castello è tornato in mano di privati che ora in parte utilizzano i suoi ampi spazi come location per eventi e feste.

Gli interni del Castello,  che si possono in parte visitare nel fine settimana con visite guidate (costo: 5€, non serve la prenotazione) mostrano affreschi realizzati nel ‘periodo Cahen’ dall’artista Pietro Ridolfi mentre le porte sono arricchite da pannelli di ebanisteria realizzati da Tito Corsini.

Dal grande cortile quadrato racchiuso per tre lati e adorno di statue, si accede all’interno dove la visita si snoda lungo le ampie gallerie ed incontra la sala del biliardo, sale e salette concatenate arredate con mobili d’epoca e lampadari in ferro battuto ed arricchite di affreschi, una cucina ottocentesca con grande camino.

All’esterno, un giardino formale all’italiana con siepi  invita a perdersi nel panorama che, nelle belle giornate, si allarga per chilometri e chilometri.

La Chiesa ai piedi del Castello ha, anche lei, forme neo gotiche. E poteva essere altrimenti?

Il borgo di Torre Alfina: dove mangiare e dormire

Il borgo storico di Torre Alfina – classificato tra i borghi più belli d’Italia – presenta un andamento urbano che ricalca le balze del terreno sottostante al castello.

Le case sono basse, con i tetti di coppi e i fiori alle finestre. Alcuni murales ed installazioni aggiungono un pizzico di vivacità all’ambiente.

La vita scorre tranquilla tra una passeggiata, un gelato, una chiacchiera ai tavolini del bar, la piazza della chiesa e in estate, Covid permettendo,  vengono organizzate feste paesane. In generale, l’atmosfera è tranquilla e rilassante.

Non mancano bed&breakfast ed un hotel (Il Nuovo Castello) che ha la piscina ed è anche un ristorante: noi ci siamo fermati a pranzo e se il rapporto qualità prezzo è eccellente, i primi piatti (ed anche i secondi, i contorni, il dolce…) lo sono ancor di più e privilegiano i prodotti del territorio, tra tutti i famosi legumi dell’Alta Tuscia.

Torre Alfina, con i suo 600 metri di altezza, rappresenta il rifugio sicuro per chi vuole sfuggire dall’afa delle grandi città: sebbene nelle ore centrali il termometro può raggiungere punte elevate, la sera è fresca grazie alla posizione elevata ed alla vicinanza delle alture del Monte Rufeno.

Torre Alfina: Il bosco del Sasseto

Ai piedi del castello parte il sentiero che permette di accedere al Bosco monumentale del Sasseto: si può visitare con biglietto e guida obbligatoria – il percorso è ad anello ed è lungo circa 3 chilometri, servono scarpe comode meglio se da trekking.

Il bosco del Sasseto è ricco di oltre 20 specie arboree tra cui lecci e tigli ed il suo aspetto è quanto più gotico si possa immaginare con tronchi cavi, rami nodosi che si protendono sopra massi di pietra vulcanica ricoperti di muschi e felci.

Nel bosco c’è anche una piccola sorgente con cascatelle (la sorgente dell’Acquabella) ed alcuni edifici che un tempo venivano utilizzati per conservare la neve e il ghiaccio per l’estate.

Nelle stagioni umide, le nebbie fitte che avvolgono ogni cosa e ammantano il bosco di mistero, tanto che spesso il luogo è stato utilizzato per riprese cinematografiche (“Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone).

Di recente, sempre per la regia di Garrone, vi hanno girato il corto Le Mythe Dior, un film promozionale per presentare la collezione haute couture autunno/inverno 2020/2021 della Maison francese.

Comunque un po’ misterioso e inquietante il bosco lo è davvero: al centro di una radura si eleva il mausoleo funebre in stile gotico del marchese Edoardo Cahen, che alla sua morte scelse di essere seppellito in mezzo a questo bosco, che amava tantissimo.

Cosa fare a Torre Alfina

Il borgo è un buon punto di partenza e di sosta per escursioni lungo i sentieri della Riserva Naturale di Monte Rufeno, per visitare l’Alta Tuscia, per attività balneari sul Lago di Bolsena  (circa 20 chilometri) e per visitare Orvieto.

Se poi avete voglia di terme e di coccole, in 40 chilometri raggiungete le terme di Fonteverde, a San Casciano dei Bagni.

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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