Visitare le Saline di Cervia: sale dolce e oro bianco
Visitare le saline di Cervia: alla scoperta dell’oro bianco della Romagna
In questo blog ho scritto diversi post in cui le saline sono protagoniste (*), d’altra parte fin dall’antichità il sale è stato considerato l’oro bianco, essenziale per conservare cibi e addirittura utilizzato come moneta di scambio.
Le saline – ed il lavoro dei salinari – mi affascinano oltre ogni immaginazione, perché nonostante la tanta tecnologia e industrializzazione, la coltivazione del sale segue ancora in parte processi, gesti e ritmi antichissimi.
Ed ecco spiegato il motivo per cui, se c’è una salina vicino a dove mi trovo, non posso fare a meno di visitarla! E’ successo così anche in Romagna, dove si possono visitare le Saline di Cervia, antichissime e davvero affascinanti.
Cervia è conosciuta oggi soprattutto come località balneare, dove trascorrere delle splendide vacanze estive all’insegna della calorosa ospitalità romagnola, ma le sue saline ancora sono uno dei luoghi di richiamo che attraggono visitatori e scolaresche, in tutte le stagioni dell’anno. E i suoi bacini ospitano fenicotteri e numerosi specie aviarie (tra cui avocette, aironi, cavalieri d’Italia), un vero paradiso per i bird-watchers!
Insomma, di motivi per visitare le Saline di Cervia ce ne sono parecchi!
Le saline si trovano a un paio di chilometri dal centro abitato, sulla sinistra andando in direzione di Ravenna. In parte sono ancora attive e la più famosa è la Salina Camillone, che è un insediamento ‘protetto’ in quanto è parte del Museo del Sale, il MUSA.
La Salina Camillone è l’unica rimasta in cui il sale viene estratto e lavorato ancora a mano durante i mesi estivi, seguendo il metodo tradizionale della ‘raccolta multipla’ (si preleva il sale man mano che affiora sulla superficie), con una produzione piuttosto limitata (tra i 500 e i 2000 quintali di sale) ma di alta qualità, tanto da essere inserito tra i presidi Slow Food.
Cervia ed il suo territorio sono legati alle saline profondamente: probabilmente impiantate dai Romani nel III secolo nel territorio dell’antico borgo di Ficocle, erano a circa un chilometro più a sud delle attuali.
Solo dopo il X secolo si inizia a citare Cervia come insediamento di salinari, anche se la sua posizione era diversa da quella attuale vicino al mare. Molto probabilmente l’insediamento (piuttosto piccolo) si trovava su quella sorta di terra emersa al centro delle saline, quasi un polder, dove oggi c’è la vecchia Chiesa della Madonna della Neve e l’hotel Ficocle.
Certo non era un insediamento salubre e la malaria era di casa. Bisognerà aspettare il 1698 e Papa Innocenzo XII (la Romagna faceva parte dello Stato Pontificio) perché l’insediamento abitato di Cervia venga definitivamente spostato dove si trova ora, vicino al mare e con il canale a fare da tramite con le saline.
Ma, appunto, torniamo alle saline di Cervia, che abbiamo in parte visitato durante il nostro viaggio ‘romagnolo – marchigiano’ che ci ha portato anche a conoscere anche l’Abbazia di Pomposa, Gradara, l’entroterra romagnolo e il Parco Naturale di Monte San Bartolo.
Le attuali saline, più ridotte di quel che erano un tempo, si estendono oggi per 827 ettari e sono inserite in una riserva naturale parte del Parco del Delta del Po, con apposito centro visite. I bacini saliniferi sono più di 50 (un tempo si arrivava all’incredibile numero di 150!) e sono serviti da un canale immissario collegato con il mare.
Tramite una fitta rete di sotto canali, i bacini saliniferi possono essere facilmente allagati, dando avvio al processo che grazie all’azione del sole porterà all’evaporazione dell’acqua e da ultimo a produrre i cristalli di sale che verranno raccolti in modo artigianale seppur con l’ausilio di macchine, introdotte nelle saline di Cervia a partire dal 1959.
Lungo il porto canale di Cervia, che per tanto tempo è stato utilizzato dai salinari come via d’acqua per trasportare il sale ai magazzini utilizzando le tipiche imbarcazioni a fondo piatto, ci sono alcuni edifici del XVII secolo che narrano la ricchezza che il sale portava con sé e la necessità di poterlo conservare in sicurezza: i magazzini del sale dove veniva stivato l’oro bianco (ce ne sono due, sui lati contrapposti del canale) e l’alta torre di San Michele, costruita a presidio dei corsari e dei predoni. Un tempo, quando ancora il turismo non esisteva o era riservato a pochi facoltosi, tutto a Cervia girava attorno al sale
Ma perché Cervia si chiama così? Non c’è nulla di sicuro ma alcune tesi vogliono che abbia preso il nome dagli acervi, ovvero i grandi cumuli di sale dalla forma piramidale che si vedono nelle saline. Quello che invece è certo è che a Cervia si sono inventati dei buonissimi biscotti dolci con un pizzico di sale locale, che prendono proprio il nome di Acervi e li richiamano nella forma!
Il sale di Cervia ha la particolarità di essere un sale marino integrale ‘dolce’, perché composto da cloruro di sodio puro, con scarsa presenza di cloruri ‘amari, come il solfato di magnesio o di potassio.
Nella nostra breve visita alle Saline di Cervia abbiamo fatto tappa presso il Centro visite delle Saline di Cervia (da cui partono le visite guidate – unico modo per visitare le saline). Presso il Centro visite c’è anche un bel bar con terrazza esterna e, in stagione, una rivendita di piadine.
Ci siamo poi spostati con la macchina seguendo la strada provinciale 254, che costeggia diversi bacini saliniferi. In un odi questi, abbiamo visto (finalmente!) i fenicotteri, ancora bianchi (diventano rosa alimentandosi con un gamberetto, l’Artemia salina, dal caratteristico colore).
Vederli è sempre una grande sorpresa, così buffi fermi su una zampa sola e con il lungo collo arcuato!
Ulteriori informazioni
- Per visite guidate: Centro Visite Salina di Cervia
- Per saper ne di più, utile il sito del Museo del Sale di Cervia
(*) altri post sulle saline (in Italia e all’Estero) sono:
- Saline di Tarquinia
- Saline di Portorose – Sicciole (Slovenia)
- Saline di Aigues Mortes (Camargue, Francia)
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