Louisiana Museum Copenaghen: l’arte abbraccia la natura

Uno dei motivi per cui quest’anno abbiamo scelto Copenaghen quale meta del nostro oramai classico viaggio di dicembre, oltre alla voglia di scoprire per la prima volta la città scandinava – per me fin da piccola sinonimo di fiabe che raccontano di sirenette, di brutti anatroccoli, di soldatini di stagno e di piccole fiammiferaie – è la grande attenzione che la capitale danese riserva agli artisti contemporanei ed ai famosi archistar che hanno reso il design scandinavo famoso nel mondo.
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A trentacinque chilometri dalla capitale danese assolutamente da non perdere è il Louisiana Museum of Modern Art, il museo di arte moderna e contemporanea con una raccolta di oltre 3.000 opere che vanno dal 1945 ad oggi, che sorge ad Humlebaeck. Per raggiungerlo si deve prendere dalla stazione centrale di Copenaghen il comodo treno (uno ogni 20 minuti circa) diretto ad Helsingør, dove sorge il castello in cui Shakespeare ha ambientato l’Amleto. Se avete optato per la Copenaghen Card per i vostri spostamenti, il costo del biglietto del treno è incluso e quindi non dovete nemmeno preoccuparvi di fare la fila in biglietteria. Nel caso non abbiate la Card, potete acquistare il biglietto del treno anche alle macchinette automatiche, che accettano sia contanti che carte di credito/debito. Piccolo inciso: a Copenaghen credo di aver pagato in contanti solo 20 corone per le toilette pubbliche (ehm, capita…) per il resto ho sempre utilizzato la carta per qualsiasi spesa, anche la più esigua. Che meraviglia!
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Il treno da Copenaghen impiega per arrivare alla piccola stazione di Humlebaeck circa 40 minuti. Da qui dovete attraversare la grande piazza e dirigervi verso sinistra (ma troverete tante indicazioni, il Museo è famoso in tutto il mondo!). Dalla stazione al Museo ci sono circa 500 metri: se, come noi, andate in inverno state molto attenti perché il ghiaccio sul marciapiedi potrebbe giocarvi brutti scherzi per cui calzate scarponcini da neve o comunque anti sdrucciolo (succede, succede: ancora ricordo la durezza del terreno!).
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Pian piano che vi allontanate dal paese le piccole abitazioni residenziali lasciano spazio al silenzio ed al bosco in cui è immerso il Louisiana Museum. Che è atipico rispetto a quelli che siamo abituati a visitare qui in Italia. Non ci sono sale impersonali, esposizioni ingessate o polverose, lunghi corridoi poco illuminati: qui l’arte e la cultura non sono “calate dall’alto”. Al Louisiana Museum si ha la sensazione netta e assoluta di essere parte attiva dell’istituzione, l’interazione tra le diverse forme espressive è la normalità, il percorso di visita è un itinerario piacevole dove l’arte è fruibile e dinamica grazie all’interscambio con il panorama esterno che entra nel museo attraverso le grandi vetrate, ai percorsi in saliscendi che movimentano le collezioni, alla possibilità unica di passeggiare nel giardino delle sculture che sono parte integrante della collezione permanente (ed è piacevole farlo perfino durante la stagione più fredda!) mentre poco distante il mare dell’Øresund avvolge l’aria con il suo gradevole odore salmastro e gli alberi del bosco ondeggiano nel vento.
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Strutturato in un percorso di visita circolare, nell’ala nord ed in quella sud del Louisiana Museum si tengono le esposizioni temporanee mentre la collezione permanente (dove è possibile scattare foto) è invece ospitata nell’ala est, sotterranea, dove sono esposte, tra le altre, opere di Picasso, di Giacometti, di Warhol, di Rauschenberg. Nel giardino trova la migliore delle collocazioni possibili la collezione di sculture di Henry Moore, di Miro, di Ernst nonché i mobiles di Calder (che immaginavo piccolini ed invece questi qui sono giganti!).
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Attenta alla divulgazione “popolare” della cultura, il Louisiana rivolge la sua attenzione anche ai bambini, cui è dedicata una’ala del museo dove vengono organizzate attività ludiche e creative per scoprire l’arte attraverso l’uso dei sensi e dell’immaginazione. Quando ci siamo stati noi erano in corso due esibizioni temporanee: “Arctic: dream, destiny, adventure, beauty” (che proseguirà fino al 2 febbraio 2014), una grandiosa mostra dove i miti, i drammi, l’ambiente naturale e la vita dura degli esploratori che hanno consentito la conquista dell’artico sono saminati a 360° e “Jorn & Pollock, a meeting of giants” (fino al 23 febbraio 2014), che crea un parallelismo tra le opere dell’artista americano Jason Pollock e quelle del danese Asger Jorn,vera icona artistica per la Danimarca.
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Mentre per Arctic ci siamo entusiasmati (oltre ad un’ampia raccolta di opere pittoriche tematiche, ci sono modellini, giochi interattivi, effetti speciali, filmati, addirittura una sala dove si può sentire il rumore del ghiaccio artico che si stacca e precipita, un gigantesco – no, inquietante! – orso bianco impagliato, mappe e filmati di spedizioni più o meno fortunate, installazioni artistiche che hanno come soggetto l’Artico), per Jorn & Pollock, temo di dover ammettere la nostra ignoranza, tuttavia non siamo riusciti a capirci molto se non che c’erano delle tele piene di colori!
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Ciò che soprattutto rende speciale il Louisiana Museum è il contesto in cui è collocato: ho già detto del panorama mozzafiato, della leggerezza dei percorsi che si snodano lungo corridoi vetrati, del bosco che sembra entrare nel museo e diventare esso stesso opera d’arte, del piacevole stile scandinavo (molto anni ’50-60) dell’edificio.
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Comprendo bene perché in tanti affermano che il Louisiana è uno dei più bei musei del mondo!
Del complesso museale fa parte anche la caffetteria-ristorante dove viene proposta la “nuova cucina nordica”, ovvero ricette della tradizione in parte rivisitate e alleggerite. Ovviamente, come in molti spazi pubblici in Danimarca, anche presso il Louisiana Cafè le sedie a disposizione degli ospiti sono… opere d’arte (prendere un the seduti su una Ant chair o una Serie 7 di Arne Jacobsen non è cosa di tutti i giorni)!
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Se poi il design scandinavo – e danese soprattutto – vi fa riempire gli occhi di stelline al solo vederlo, al Louisiana Museum troverete di che dar fondo alla carta di credito: una museum-boutique dove c’è di che perdere la testa (e svuotare la carta di credito!) con tanti oggetti bellissimi, tessili dai grafismi raffinati, libri fotografici e manuali per approfondire (ci sono anche in inglese, tranquilli, non solo in danese!), merchandising di ottima fattura. Il Louisiana, a differenza di quasi tutti i musei di Copenaghen che aprono alle 11.00 e chiudono alle 17.00, ha un orario prolungato: dalle 11.00 alle 22.00 dal martedì al venerdì mentre il week end la chiusura è anticipata alle 18.00. L’ingresso al museo costa 110 corone (ma è gratis per chi ha la Copenaghen Card e i ragazzi fino a 18 anni).
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Curiosità:
sapete perché il Louisiana si chiama così? Lo Stato americano non c’entra nulla, semplicemente è il nome della villa che ospita il Museo il cui primo proprietario (Alexander Brun) era stato sposato (per ben tre volte!) sempre con donne di nome Louise.
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

3 Comments

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    Paola F Gennaio 08, 2014

    Che bello!!!!
    Devo segnarmelo per quando “sarò su”!
    Grazie del suggerimento 🙂

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    Claudia Dicembre 16, 2013

    ah, dimenticavo, Calder giganti si trovano anche sulla piazza antistante l’arco della Défense a Parigi

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    Claudia Dicembre 16, 2013

    Wow Claudia, questa volta mi hai proprio emozionato in modo incredibile… Il museo è piaciuto da matti anche a me, se poi consideri che io da ragazza (parliamo degli anni ’70) avevo appeso sopra il letto un coloratissimo quadro di Asger Jorn che allora nessuno si filava, soprattutto in Italia, ma forse anche in Danimarca quarant’anni fa… ma mio padre e di conseguenza noi figli abbiamo sempre amato follemente i quadri astratti, soprattutto se coloratissimi, a scapito dei figurativi che ci piacciono solo nei musei… puoi capire dunque come mi sia piaciuto questo Luisiana e come mi sia goduta questo tuo post… Per la cronaca il Jorn è partito per altri lidi, perciò se voglio vederne uno devo tornare in Danimarca…

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