Tokyo: mille volti della città

E’ quasi incredibile come a Tokyo sia sufficiente prendere la metropolitana per poche fermate, spostarsi da un quartiere all’altro (anche se io continuo a sostenere che il termine “quartieri” applicato a questa megalopoli non è corretto, perché si tratta di tante città – e di tante anime – collegate l’una all’altra) per trovarsi catapultati in mondi ed ambienti totalmente diversi, connotati da impianti urbanistici singolari: dal grattacielo in stile New York alle piccole case addossate le une alle altre con i cavi della corrente lasciati liberi di allungarsi tra le vie come fili per stendere i panni.
Dalla tradizionale Asakusa, dove noi avevamo fatto base, emotivamente coinvolgente con i suoi templi, la folla che riempie i mercati ed il profumo dell’incenso che si mescola all’odore dei mille ristorantini annidati nelle viuzze laterali, con la Ginza line (caratterizzata sulla mappa dal colore arancio) si arriva in meno di 10 minuti di tragitto a Ueno. A pochi passi dalla stazione della metropolitana si apre lo Ueno Onshi Park, una delle (poche) grandi aree verdi della città: qui è ubicato lo zoo e alcuni musei (Tokyo metropolitan art museum, The national nuseum of western art, Ueno Royal Museum) che se avete tempo è interessante visitare.
Da Ueno si lascia la Ginza line per prendere la Hibiya Line (indicata con il colore grigio) e con altre due fermate si arriva ad Akihabara, dove si è catapultati nel regno dell’elettronica, delle novità tecnologiche, dei Manga e dei Supereroi: palazzi ricoperti di insegne colorate, musica sparata a tutto volume, maxi schermi che pubblicizzano improbabili dolci dalle forme più curiose ripieni di marmellata di fagioli azuki, pupazzi e animaletti che fanno a gara a mettersi in mostra insieme all’onnipresente Hello Kitty (tutti molto kawai!, ovvero esteticamente deliziosi). Per ragazzi, ma non solo.
Quasi tutte le vetrine sono stracolme di gadget (per lo più oggetti totalmente inutili ma incredibilmente divertenti) che richiamano ragazzi vestiti come eroi dei fumetti e sono molto divertenti i negozi completamente invasi da box trasparenti pieni di ogni genere di merce, dal pupazzetto di plastica alla borsa di Gucci.
Ho capito solo dopo che i cubi si possono “affittare” per mettere in vendita oggetti personali, una sorta di negozio nel negozio. Ad Akihabara vi potete perdere all’interno di interi grattacieli dedicati alla vendita di prodotti di elettronica: ogni piano un genere merceologico. E nonostante i prezzi non siano sempre così convenienti come si potrebbe credere, non sarà difficile farsi prendere dall’impulso ed acquistare prodotti difficilmente reperibili in Italia.
Tornate indietro di una fermata, scendete a Ueno-hirokoji e riprendete la Ginza Line per proseguire fino a Ginza: il regno del lusso, dei brand di moda internazionali, dell’eleganza e della raffinatezza: non ci sono vie di mezzo, qui si prova o infinito amore o odio senza limiti. Io ne sono rimasta stordita, infatuata, eccezionalmente innamorata. Altro che 5th Avenue di New York, altro che Champs Elisée di Parigi o Regent Street di Londra, men che meno Via Condotti di Roma o Via Montenapoleone di Milano: tantissime luci, grande atmosfera e charme a profusione!
Qui la raffinatezza orientale si coniuga al gusto occidentale, che viene esaltato fino a raggiungere livelli inimmaginabili: vetrine sontuose e pasticcerie dove verrebbe voglia di acquistare un cioccolatino solo per entrare in possesso della confezione deliziosa in cui vengono avvolti (splendido il Parlour di Shiseido che qui non è solo cosmetica, ma anche un palazzo di rilassanti lounge, superbi ristoranti e rivendita di raffinatissimi biscottini e macarons).
Ovunque commessi cerimoniosi e reverenti (saluto con inchino e sorriso all’ingresso, saluto con inchino nel negozio, saluto con inchino al momento di pagare, saluto con inchino anche quando avete già varcato la porta del negozio e ve ne siete andati!), gli store megagalattici che si espandono in verticale, con “strati” di negozi. Perfino il rumore del traffico è ovattato e le file di taxi con i sedili ricoperti di pizzo e le portiere che si aprono/chiudono automaticamente, attendono ordinati l’arrivo dei clienti. Ginza piena di luci e di moderni palazzi opera di archistar internazionali (memorabile lo shop Bulgari con il grande serpente che richiama i bracciali di pietre preziose della Maison e il cielo stellato della tower di Swaroski) ma anche di negozi tradizionali che vendono costosissime stoffe da kimono o carta washi per fare origami.
Non abbiamo ancora finito di utilizzare la Ginza Line: in sette fermate arriviamo al suo capolinea, Shibuya. Altra zona commerciale frequentatissima, ma qui oltre ai brand di moda si trovano anche piacevoli negozietti dove acquistare piccoli souvenir. Tuttavia uno dei motivi per cui un turista va a Shibuya è fondamentalmente legato ad una curiosità: solo qui, fermandosi qualche tempo nella vetrata dello Starbucks proprio dirimpetto all’uscita della metro Hachiko, che prende il nome del cagnolino diventato famoso perché per anni ha atteso il suo padrone anche quando questo era morto, è possibile osservare dall’osservatorio privilegiato della vetrata dello Starbucks centinaia di migliaia di giapponesi che come laboriosissime formichine e senza mai urtarsi, attraversano velocemente il mega incrocio le cui strisce pedonali sono tracciate in ogni direzione.
E come sempre, tra una foto e l’altra, l’espresso di Starbucks è una salvezza per noi poveri italiani in astinenza da caffeina!
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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