La storica Gelateria Fassi di Roma

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Se c’è una cosa a cui non so resistere, è il gelato. Ancor più in estate, quando spesso lo adotto per la pausa pranzo come pasto sostitutivo, veloce da mangiare, meno impegnativo del menù primo-secondo-contorno della mensa e di sicuro più goloso! E poi, vogliamo parlare dell’immaginario simbolico legato ad un gelato? Gelato=estate=vacanze! Se non c’è di meglio, mi accontento perfino dei gelati confezionati, che per carità sono buoni e sani, anche se il sapore tende ad essere un po’ troppo tutto uguale: mangi un biscotto ripieno di crema alla stracciatella ed ha lo stesso sapore del gelato sullo stecco e di quello nel cono. Comunque se posso, di tanto in tanto – perché va bene mangiare gelati ma abusarne non mi fa certo bene –  faccio una capatina alla storica Gelateria Fassi, fondata a Roma nel 1880.

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La Gelateria Fassi si trova all’Esquilino, in Via Principe Eugenio, in uno stabile di epoca umbertina: il “Palazzo del Freddo” è a pochi passi da Piazza Vittorio ed è rimasto uno dei pochi baluardi della tradizione commerciale romana in quella che a tutti gli effetti è diventata la China Town cittadina. Nonostante ciò, è sempre la meta fissa di romani e turisti che pazientemente si mettono in fila per assaggiare uno dei gelati dai nomi inconsueti e antichi che rimandano ad un’Italia di inizio XX° secolo, spesso legati a vicende o personaggi della famiglia Fassi. Cassate, Tronchetti, Caterinette (semifreddi cremosi il cui nome si ispirate alle Caterinette, le sartine di Torino, città di origine dei Fassi), e poi Tartufoni, Gianduiotti, Sampietrini (semifreddi cubici ricoperti di cioccolato di diversi gusti,  con cuore di gelato ai gusti assortiti, che richiamano i tipici cubetti di porfido delle strade di Roma), Frulletto (frullato di gelato con panna, precursore dei milk-shakes), Ninetto (gelato  da passeggio sullo stecco), Micione (sandwich di biscotto farcito con gelato).

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Il Telegelato Giuseppina, ad esempio, onora il nome della moglie del fondatore Giovanni Fassi, già pasticcere di Casa Savoia, e fu una geniale trovata per consentire – quando la catena del freddo, i frigoriferi portatili e le stesse borse-frigo ancora non erano stati inventati o comunque non erano alla portata di tutti – di trasportare confezioni di gelato da Roma a Londra, Parigi, Vienna, Bucarest e addirittura nell’Africa delle colonie italiane grazie all’aggiunta, nella confezione esterna, di ghiaccio secco (metodo tutt’ora utilizzato per consentire al gelato di attraversare indenne la città di Roma).

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Varcato l’ingresso della Gelateria Fassi ci si trova in una grande sala rivestita di marmi bianchi e verdi piena di tavolini a disposizione dei clienti (quando ci andavo da bambina, in sala c’erano compìti camerieri con i guanti bianchi che servivano ai tavoli, portando grandi vassoi carichi di gelati e cialde croccanti oltre all’immancabile caraffa colma d’acqua ghiacciata), il laboratorio è a vista immediatamente dietro il lungo bancone dove è esposta la produzione: tanti gusti, uno più buono dell’altro! Ai gusti classici, quelli che arrivano dritti dritti dalle ricette di Giovanni Fassi (crema, zabaione al marsala, stracciatella, pistacchio siciliano, meringa, nocciola tostata, caffè espresso, cioccolato, cassata siciliana) si affiancano gusti più innovativi ed un ricco assortimento di gelati e cremolati alla frutta, tra cui i miei preferiti sono senz’altro mango, mora selvatica, mandarino, pera William. Un consiglio: provate l’abbinata pera e cioccolato, è un accostamento golosissimo!

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Il costo del gelato è sostanzialmente economico, sia per i gelati “da passeggio” che per i dessert e le torte da portare a casa: cono e coppetta partono da 1 euro e 60 centesimi, comprensivo di panna, ed arrivano fino a 3 euro (e le porzioni sono decisamente abbondanti). La Coppa Fassi (3,80€) può tranquillamente sostituire un pasto ed un semifreddo da 8 porzioni costa  12€. Alla produzione di gelati si affiancano oggi la caffetteria e la pasticceria (e se non lo avete mai fatto, assaggiate un classico delle colazioni romane, il maritozzo con la panna).

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Oltre alla sala grande, la Gelateria Fassi dispone anche di una saletta in stile liberty, a cui si accede dal piccolo patio ricavato tra i palazzi ma quello che vi invito a fare, una volta preso il vostro gelato, è di soffermare la vostra attenzione sui numerosi attestati, ritagli di giornali, manifesti, antiche macchine per la produzione del gelato che si trovano esposti all’interno della sala grande. In pratica un museo estemporaneo del gelato ed uno spaccato di storia italiana: la Gelateria Fassi fermò la produzione solo durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la mancanza di materie prime ed il tragico bombardamento di San Lorenzo imposero la chiusura dell’attività per poi venire successivamente requisita dalla Croce Rossa americana.

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Nonostante dal 2014 la proprietà sia passata ad una società coreana e punti vendita e franchising siano stati aperti all’estero, la guida della Gelateria Fassi è ancora saldamente in mano italiana con la quinta generazione dei Fassi, molto attenta alla qualità ma anche al diffondere il saper fare italiano.

Buon gelato!

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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