E’ possibile visitare Londra in 36 ore e noi l’abbiamo fatto

Non è stata una fuga romantica, ancor meno posso definirlo un ‘viaggio’, semmai le nostre 36 ore a Londra possono essere agevolmente archiviate come una piccola gita per spezzare l’attesa tra un viaggio e l’altro e l’occasione per immergerci nell’atmosfera di Natale che a Londra diventa incredibilmente potente fin dalla metà di novembre. Il mini viaggio è stato anche l’occasione per partecipare al ‘battesimo‘ delle nuove divise del personale di terra e di volo della compagnia aerea Alitalia, che ha scelto lo stile raffinato e senza tempo dell’Alta Moda di Alberta Ferretti per rinnovare la sua immagine e per garantire un abbigliamento realmente confortevole al suo personale (per saperne di più e vedere le nuove divise, potete leggere il post sulle nuove divise Alitalia). Comunque, Londra è sempre Londra (io l’adoro!) ed anche con poche ore a disposizione vale sempre la pena di raggiungerla! Ma come si può visitare Londra in 36 ore? Cosa si può vedere, scoprire, approfondire in un lasso di tempo così breve? Seguitemi, leggete e… cominciate a prenotare un volo!

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Innanzitutto, non fatevi prendere dalla fretta e dall’entusiasmo di fare tutto e subito (così facendo c’è il rischio reale di non riuscire a fare nulla come si deve!) e sedetevi al tavolino delineando, come in una strategia militare, tappe ed itinerari per visitare Londra in 36 ore. Sarà ovviamente impossibile riuscire a vedere tutta la città, tuttavia ci sono alcuni consigli essenziali per guadagnare tempo prezioso:

  1. cercate di atterrare ad Heathrow per raggiungere  velocemente il centro in metropolitana;
  2. munitevi di tessera Oystercard per usare la metro e tutti i mezzi pubblici della città senza perdere tempo a fare biglietti (tra l’altro, utilizzandola molto, si risparmia);
  3. se già non l’avete, recuperate una mappa della città (in genere riporta anche quella della metropolitana). Arrivando a Londra la trovate comunque all’ufficio informazioni turistiche dell’aeroporto;
  4. focalizzate l’attenzione su due – massimo tre zone della città per non disperdere le poche ore che avete a disposizione in trasferimenti.

Se  è in assoluto la prima volta che visitate la città, non fidatevi troppo delle distanze apparentemente ravvicinate della mappa, in realtà Londra è enorme e tra un punto A ed un punto B possono esserci chilometri di distanza. Molto meglio salire a bordo di uno dei bus turistici che toccano i luoghi più famosi consentendo di salire e scendere a piacimento e godersi tutto il viaggio: vi aiuterà a prendere confidenza con la città, vi scarrozzerà accanto a luoghi simbolo della capitale britannica (Westminister, il Big Ben, il London Eye, Harrods, Buckingam Palace, la Torre di Londra, St. Paul giusto per rammentarne qualcuno) e avrete anche un’audio guida che vi aiuterà a districarvi nell’itinerario.

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Una volta terminato il tour, decidete quali luoghi da visitare (non più di 2-3, anche perché non riuscireste a fare altro per una questione di tempo): io vi consiglio di visitare un luogo simbolo come Westminister Abbey (o, in alternativa, la Torre di Londra, ma comprate i biglietti prima), di entrare in un Museo famoso visitandolo almeno parzialmente (il British Museum con le sue collezioni merita sempre e la Great Court, la corte centrale coperta progettata da Sir Norman Foster è assolutamente un gran bel vedere, ma anche la National Gallery, in Trafalgar Square, è un tempio dell’arte moderna mentre la Tate lo è per l’arte contemporanea); se il tempo è buono, vi invito a compiere una breve passeggiata in uno dei parchi della città (Hyde Park, St. James Park, Green Park, Holland Park) che sono sempre una gioia per gli occhi e per i polmoni, perché il traffico di Londra, in alcune ore della giornata può essere piuttosto congestionato. Ricordatevi che nelle ore di punta – dette anche rush hour – salire a bordo di metro e bus può essere complicato (grosso modo sono tra le 7 e le 9.30 del mattino e le 17.oo e le 19.00 del pomeriggio).

Infine, dopo aver surfato tra i negozi delle grandi vie commerciali del centro (Oxford Street e Regent Street sono una miniera di ispirazioni classiche, Camden Market è decisamente molto più rock mentre nella zona di Covent Garden e di Soho si trovano piccoli negozi e boutique indipendenti più o meno interessanti (ehi! ricordatevi che a Londra bisogna arrivare con la valigia vuota perché regolarmente si riparte con una strapiena!) e se di sera vi avanza ancora un po’ di tempo (e di forze) impiegatelo per salire sul London Eye (si trova al di là del Tamigi, nella zona di Waterloo), sull’altissimo grattacielo The Shard o fare un giro serale in battello sul Tamigi. Per tutte e tre, si trovano i biglietti on-line.

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Se invece siete degli habitué della capitale britannica, la conoscete piuttosto bene e sapete muovervi alla perfezione tra le vie della città e le linee della metropolitana, organizzate un itinerario definendo un tema o una zona della città di cui approfondire la conoscenza. Può essere la Londra di  Sherlock Holmes, quella dei Beatles, la Londra del potere politico o del teatro: la città è un organismo in movimento, come tale muta rapidamente e difficilmente non troverete qualcosa di nuovo da visitare. Con Francesco siamo stati a Londra più volte (ed io per qualche mese da ragazza ci ho proprio vissuto) e quindi per le nostre 36 ore a Londra abbiamo scelto di puntare sul quartiere di Bloomsbury e sulla zona del Covent Garden che a metà novembre è già tutta addobbata per Natale (e come vi dicevo sopra ci sono tantissimi negozietti carini) allungando poi l’itinerario fino a raggiungere la Cattedrale di St. Paul, mentre il giorno successivo, prima di partire di nuovo per l’Italia sempre con un volo Alitalia, abbiamo fatto una lunga passeggiata nel ricco quartiere di Kensigton e visitato l’interessante Design Museum.  Nonostante il tempo grigio e piovigginoso delle prime 24 ore, i ritardi imprevisti della metropolitana – che nel viaggio di trasferimento da Heathrow si è bloccata per un paio di ore in mezzo alla campagna per non ben definiti problemi a Westminister – siamo riusciti a dare un senso compiuto alla nostra mini esperienza di viaggio anche con poco tempo a disposizione.

Per visitare Londra in 36 ore abbiamo fatto base al The Hand & Flower, una residenza alberghiera collegata ad un pub che si trova esattamente davanti al centro fieristico di Olympia, zona South Kensigton, una delle proprietà caratteristiche del birrificio Fuller’s (se ne trovano diverse sparse nel sud dell’Inghilterra). Uno dei tanti vantaggi: la colazione ‘full breakfast’ all’inglese era ottima e la birra eccellente – sì, ne abbiamo provate alcune pinte 🙂

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Ed ora, a voi alcune informazioni minime, pratiche ed utili, per visitare Londra in 36 ore e organizzare il vostro “giorno e mezzo” a Londra:

Il modo migliore per arrivare a Londra:

Ovviamente, in aereo. Ma Londra ha diversi aeroporti (Heathrow, London City, Gatwick, Luton, Stansted) e le distanze dei singoli scali dal centro cittadino variano notevolmente, così come variano i mezzi di trasporto che bisogna prender per arrivare, finalmente, a salutare l’Eros di Piccadilly Circus. Il più comodo in termini di distanza è sicuramente Heathrow, dove atterrano le principali compagnie di linea Alitalia inclusa, perché è collegato dalla metropolitana della linea Piccadilly Line, che in pratica attraversa tutta Londra con numerose fermate e interconnessioni con altre linee. Altrettanto comodo ma decisamente più piccolo e quindi meno utilizzato è l’aeroporto cittadino London City Airport, che si trova nella zona di Woolwich, non distante dal Tamigi, ed è collegato con la ferrovia leggera DLR alla zona della Torre di Londra (le linee della metro District e Circle sono poco distanti). Gli altri tre aeroporti sono collegati a Londra tramite treno o autobus.

Ovunque voi arriviate, acquistate la Oyster Card (potete anche ordinarla per posta, ma calcolate il tempo necessario per la spedizione) e caricatela alle apposite macchinette automatiche (l’uso è molto intuitivo) con almeno una ventina di sterline: la storia che i trasporti pubblici londinesi sono costosi purtroppo non è una leggenda metropolitana e rammentate che il sistema tariffario dei mezzi urbani londinesi si differenzia tra bus e metro: i primi si utilizzano con un biglietto a costo fisso di 1,50£ mentre per la metro il costo varia in base alle fasce di percorrenza; per fortuna, il centro turistico della città è racchiuso nelle fasce 1 e 2 che costituiscono, in termini tariffari, un unico nucleo.

Altro dettaglio da non dimenticare: in metropolitana si passa la tessera Oyster Card sia all’entrata che all’uscita (e in questa fase viene scalato l’importo dovuto); se dimenticate di farlo all’uscita, vi verrà applicata in automatico la tariffa più alta e costosa. Sul bus invece si passa la tessera sul lettore solo al momento di salire: una volta si saliva solo davanti dopo essere stati in perfetta fila alla fermata, ma ho visto che di recente questa bella abitudine inglese è meno praticata ed oggi si può salire a bordo sia davanti che al centro o dietro, purché si passi la tessera sul lettore

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Il costo della vita a Londra

Decisamente più elevato che in Italia, una sterlina (pound) alla data del 20 novembre 2018 era quotata a 1,12€. In assoluto in un viaggio a Londra la spesa maggiore sarà per l’alloggio e gli spostamenti urbani, mentre per mangiare si riesce a cavarsela con una spesa simile a quella di un ristorante decente in Italia. Una possibilità validissima per cenare bene senza spendere un’occhio della testa è fermarsi nei pub, che hanno quasi tutti un servizio di cucina: ottime le zuppe, buona la carne, gli hamburger e il pesce sempre accompagnati da un profluvio di patatine fritte. La birra al banco in compenso non è tanto economica come si potrebbe immaginare – dalle 4 alle 7 sterline, dipende dalla tipologia di birra – ed anche l’acqua in bottiglia ha un costo importante a meno di non acquistarla al supermercato. Per pranzo, invece, se siete nella zona di Oxford Street puntate senza indugio sui grandi centri commerciali, che hanno tutti una caffetteria-ristorante. Noi abbiamo pranzato decentemente al self service all’ultimo piano dello store John Lewis spendendo in due circa 38 sterline (zuppa del giorno all’indonesiana, un tortino di carne con piselli e patate, pane e un coca cola ciascuno).

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Gli ‘essenziali’ per visitare Londra in 36 ore:

  • le prese elettriche sono totalmente diverse da quelle europee quindi ricordatevi di portare un adattatore (se non lo trovate, lo potete acquistare sicuramente in aeroporto o su Amazon)
  • le carte di credito sono accettate ovunque ma è sempre avere un po’ di moneta contante: prelevate al bancomat per avere un tasso di cambio migliore;
  • come in tutte le grandi città, state attenti ai vostri averi sui mezzi pubblici (non mettete a vista portafogli e oggetti di valore ma nemmeno il passaporto);
  • ad oggi – e in attesa di capire meglio cosa succederà a seguito dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea – i documenti riconosciuti sono il passaporto e la carta di identità;
  • portate con voi la tessera sanitaria e, se l’avete, anche i documenti dell’assicurazione sanitaria di viaggio;
  • per quanto riguarda il telefono e le comunicazioni: il wi-fi è diffusissimo, anche quello gratuito e – finché Londra sarà parte dell’Unione Europea – non vengono applicate tariffe per il roaming internazionale;
  • l’acqua è potabile ma è preferibile acquistare acqua in bottiglia (i supermercati sono ovunque, i più diffusi sono Tesco e  Sainsbury);
  • i supermercati vendono anche medicinali da banco ad un costo molto basso e hanno un vasto assortimento di pietanze già pronte, giusto da scaldare al microonde;
  • se l’avete compresa nel costo della camera, provate senza indugio, almeno per una volta, una vera full english breakfast a base di uova, pomodori stufati, funghi trifolati, sanguinaccio, fagioli al pomodoro, pane tostato e marmellata di arancia (burp!)
  • il caffè negli ultimi anni è notevolmente migliorato, forse merito delle cialde Nespresso (diventate di uso comune) e delle caffetterie Starbucks, Nero o Costa molto diffuse.

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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