A Delft per scoprire l’Olanda di Vermeer

Non è stato solo il successo del libro di Tracy Chevalier a decretare la notorietà del quadro “La ragazza dall’orecchino di perla” di Johannes van der Meer – che noi conosciamo come Vermeer – perché il quadro era famoso ancor prima che venisse pubblicata la storia romanzata della giovane serva Griet e del suo rapporto privilegiato con il pittore, e il quadro era famoso e apprezzato da ben prima del 1999, anno della prima edizione del romanzo. Chiunque vada a visitare Den Haag – L’Aia (e noi non siamo stati da meno) mette tra le sue priorità turistiche la visita del  Museo Mauritshuis non solo e non tanto per ammirare la collezione di dipinti di eccezionale valore artistico (ed economico!) custoditi nel bellissimo edificio che si trova a ridosso del Binnenhof (un vero e proprio bouquet scelto di capolavori dei più famosi pittori olandesi e fiamminghi del Secolo d’Oro), quanto per vedere da vicino il ritratto di questa donna che appare un po’ spaurita, con il volto che mostra sorpresa e che Vermeer, vero esperto nell’utilizzare la luce, ritrae su un fondo scuro in modo da accentuare il contrasto con l’incarnato pallido del volto. “La ragazza con l’orecchino di perla” è una Gioconda del Nord Europa, affascinante come la donna ritratta da Leonardo da Vinci e altrettanto enigmatica, che lascia sospese domande e la cui storia è tutt’ora avvolta nel mistero. Pur tuttavia per visitare l’Olanda di Vermeer, conoscere le sue abitudini ed il contesto sociale che è stato spesso protagonista dei suoi dipinti, incluso “La Ragazza con l’Orecchino di Perla”, non è ne’ a L’Aia ne’ ad Amsterdam che bisogna andare, e più avanti capirete il perché.

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La tela con il volto pallido della ragazza con la testa avvolta da un turbante blu e giallo, con un punto di luce fantastico creato dalla perla che le adorna il lobo visibile è la superstar del Mauritshuis e chi arriva al Museo per la prima volta probabilmente immagina di trovare un quadro tanto famoso in una posizione privilegiata ed invece i curatori del museo hanno fatto una scelta intelligente che evita l’effetto Gioconda, ovvero che i visitatori una volta visto il quadro non prestino adeguata attenzione a tutti gli altri preziosi capolavori che il Museo ospita: il quadro è infatti inserito in una sala (l’ultima!) insieme ad altre opere, non è nemmeno in una posizione privilegiata e se non fosse per una sorta di balaustra di legno che contiene i visitatori, la loro curiosità ed i tentativi eccessivi di avvicinarsi troppo al quadro sarebbe uno dei tanti esposti nella sala. Il quadro in realtà si chiama “La Ragazza con il turbante” ma oramai il nome del dipinto si è appropriato del  titolo del romanzo dell’autrice statunitense che ha contribuito a far conoscere al grande pubblico il pittore Vermeer.

Tuttavia per conoscere davvero l’Olanda di Vermeer, la sua vita ed avere una visione completa delle (poche) opere  prodotte del pittore olandese bisogna andare a circa otto chilometri di distanza, nella bella città di Delft dove il pittore è nato nel 1632 e vi è morto nel 1675. Per arrivare a Delft da L’Aia avete più possibilità: potete prendere il treno, il tram n. 1 oppure, con la bella stagione, raggiungerla in bicicletta o in barca lungo i canali. Calcolate che il centro storico di Delft è raccolto e la città non è poi così grande tuttavia c’è tanto da vedere che mi verrebbe da consigliarvi di pernottarvi un paio di notti.

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A Delft ci si immerge in una atmosfera tradizionale olandese con canali costeggiati da alberi e cigni che vi nuotano beati, ponticelli, case strette protese sui canali e, nonostante numerosi incendi ed una devastante esplosione della polveriera che rase al suolo la città il 12 ottobre 1654, mantiene l’impianto urbanistico medievale con la grande piazza del mercato (tipica delle città mercantili, simile è anche quella di Gouda), le chiese dai campanili svettanti e alcuni edifici di particolare importanza storica, tra cui quello che ospitava la Compagnia delle Indie Orientali. Si ritrova, insomma, almeno in parte l’Olanda di Vermeer, quella che lo ha ispirato. Che Delft sia una gran bella città è fuor di dubbio,  tuttavia non perdiamo il filo del ragionamento – a parlare di Delft e delle sua tante bellezze torneremo con un prossimo post – e cerchiamo il luogo della città dove trovare più informazioni sulla vita di Jan Vermeer e sui suoi dipinti, di cui “La Ragazza con l’orecchino di perla” è il più noto ma – forse – non necessariamente il più bello.

Da quando Vermeer vi abitava, il centro di Delft è cambiato ma non in nodo così drastico: sebbene sulla grande piazza del Markt non si affacci più la locanda Mechelen appartenuta alla famiglia Vermeer, la torre (stortissima) della Oude Kerk è ancora ben piantata e proprio a pochi passi dalla grande piazza del Markt, nella stessa posizione dove un tempo aveva sede la Gilda di San Luca (che oggi chiameremmo associazione professionale, in questo caso si trattava di pittori a cui era associato lo stesso Vermeer),in una delle case che si affacciano sul canale Voldersgracht numerosi volontari si occupano di promuovere la figura del pittore olandese grazie a un centro espositivo ed informativo specializzato, il Vermeer Centrum. Che sia subito chiaro: in questo Centro non vi sono le opere originali dell’artista, che sono custodite nei più grandi e famosi musei del mondo (qualche nome oltre alla già citata Mauritshuis? National Gallery of Scotland ad Edimburgo, Metropolitan Museum of Art di New York, Rijksmuseum di Amsterdam, National Gallery of Art di Washington, Museo del Louvre a Parigi) ma solo riproduzioni di grande qualità; tuttavia è fondamentale visitarlo perché, tramite un percorso guidato, si entra nei dettagli della vita privata e pubblica di Vermeer, si analizzano cronologicamente tutti i quadri realizzati (sì, tutti, perché quelli attribuiti all’artista sono solo 36 più uno incerto) e si entra virtualmente nel suo studio, scoprendo le tecniche alla base della sua pittura. Insomma, si al Vermer Centrum si può scoprire l’Olanda di Vermeer!

Vermeer centro espositivo

Jan Vermeer è famoso per la luce che promana dai suoi quadri e proprio al Vermeer Centrum, tramite laboratori della luce, si apprende che non esiste un solo tipo di luce e che in base a come viene utilizzata si possono mettere in evidenza dettagli che sottendono significati altrimenti impossibili da osservare e che sono fondamentali per decifrare l’opera complessiva del pittore. Vermeer era un mago della luce e del dettaglio, riusciva a suggerire l’idea della tridimensionalità attraverso l’uso sapiente di microscopiche puntinature di pittura bianca e nella composizione complessiva vi è sempre un oggetto, uno sguardo o un’ambientazione che sono la chiave per comprendere l’opera. Anche la scelta dei pigmenti – sempre i migliori – contribuiva a rendere speciali i suoi quadri: ad esempio per ottenere il colore blu da usare nei suoi quadri (ed un grande esempio ne è il turbante della ragazza con l’orecchino di perla – utilizzava il blu oltremare, che si ottiene solo da veri lapislazzuli triturati. Vermeer utilizzava inoltre il sistema della camera oscura per fissare la plasticità della scena e definire al meglio la luce, ed effettivamente alcune sue opere ricordano uno scatto fotografico, l’attimo colto nel momento stesso in cui accade.

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Chi era Jan Vermeer? La sua vita non pare aver avuto guizzi di particolare estrosità, fondamentalmente era un valente artista che – come spesso accade – era costretto a ristrettezze e che visse tutta la sua esistenza a Delft  supportato da Maria Thins, la suocera cattolica benestante che lo accolse nella sua casa e ne rilevò i debiti al momento della morte. Pare che di quadri Vermeer ne abbia dipinti una cinquantina in totale – ben poca cosa rispetto ai ritmi di produzione di tante botteghe di pittori dell’epoca – tuttavia quelli che sono giunti fino a noi riescono a definire un percorso complesso di ritratti e ambientazioni borghesi, l’ambiente che Vermeer probabilmente ben conosceva grazie alla suocera.

Al Vermeer Centrum, oltre ad analizzare – con l’aiuto dell’audio guida – le riproduzioni dei dipinti di Vermeer in ordine cronologico, vedere un film per conoscere Delft come era al suo tempo (e cosa accadde dopo la grande esplosione della polveriera), nella sala espositiva del secondo piano si può approfondire il suo rapporto con l’amore e con l’eros. C’è infatti sempre un non so che di sensuale, nei suoi quadri, perfino in quelli della serie definita del Virginale, che diventano messaggi più o meno espliciti in opere come la Mezzana (seppur di attribuzione incerta), La Stradina di Delft, Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica.

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Dire quale quadro di Vermeer è il mio preferito, è difficile: la gara è tra La stradina di Delft, con tutti i dettagli minuti di una via borghese e la vita che si intuisce svolgersi dietro le finestre, capace di sciogliere la fantasia immaginando mille storie sempre diverse e La Lattaia, in cui vi è una gestione dello spazio pittorico che lascia libero quasi un terzo della tela, con la luce che giunge dalla finestra ad illumina il volto della fantesca, occupata a versare il latte sul pane. L’Olanda di Vermeer è intensa, un po’ misteriosa, apparentemente – ma solo apparentemente! – semplice: sono i colori, e i dettagli che vengono svelati dalla luce, a dare un senso al dipinto. Potete vedere le foto di questi due dipinti su Wikipedia: La stradina di Delft; La Lattaia, mentre per i dipinti originali dovete andare al Rijksmuseum di  Amsterdam.

Vermeer La ragazza dall'orecchino di perla

Informazioni utili:

  • Il Vermeer Centrum di Delf è un’organizzazione pubblica benefica gestita da volontari e si trova in Voldersgracht 21, proprio dove un tempo c’era la Gilda di San Luca;
  • è aperto tutti i giorni ad eccezione del 25 dicembre con orario dalle 10.00 alle 17.00 mentre orari ridotti sono previsti per il 24, il 26, il 31 dicembre ed il 1° gennaio;
  • il costo del biglietto è di 9€ (previste riduzioni) ed include l’audio guida, anche in italiano;
  • è garantita l’accessibilità (per spostarsi tra i piani c’è l’ascensore)
  • molto fornito il bookshop con oggetti a tema Vermeer e vi è anche una caffetteria (il Caffè Mechelen)
  • il venerdì e la domenica vengono proposte visite guidate gratuite in olandese (venerdì e domenica) e in inglese (domenica)

Per altre informazioni generali su Delft, nel frattempo che scrivo un post dedicato, potete leggere il diario dettagliato con l‘itinerario del viaggio in Olanda di dicembre 2018, tra L’Aia, Rotterdam e Delft

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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