In gita da Roma: Varco Sabino ed i territori reatini

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Come già ben sapete, i territori  della provincia di Rieti spesso sono le mete delle nostre escursioni in scooter. Conosciamo abbastanza bene la Sabina, il cui paesaggio è caratterizzato da infinite coltivazioni di uliveti i cui colori, amplificati soprattutto dalla luce dell’alba, conferiscono al panorama una sfumatura argentea particolare e romantica, amata dai fotografi e… dagli innamorati! Tuttavia la provincia di Rieti, che confina con le Marche, l’Abruzzo e pure con l’Umbria, non è solo Sabina. Seguendo uno degli eventi organizzati nell’ambito della manifestazione Territori capaci di futuro, abbiamo avuto la possibilità di fare la conoscenza con realtà urbane distanti dal flusso di turismo che in estate o nei fine settimana da Roma si riversa nella provincia di Rieti per fuggire dall’afa cittadina. Piccoli paesi, poco frequentati e talvolta del tutto sconosciuti, che hanno come fulcro il verde e pescoso Lago del Salto.

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La nostra destinazione è stata Varco Sabino e per raggiungerlo, come troppo spesso ci accade seguendo le indicazioni del navigatore (Garmin, Tom Tom o Pioneer che sia, alla fine decidono sempre di fare di testa loro, sgrunt!) abbiamo seguito un itinerario complicato e disagevole: da Roma abbiamo preso l’autostrada A24, uscendo al casello di Carsoli e quindi abbiamo proseguito verso il lago del Turano. Da qui, ci siamo inerpicati su una strada sconnessa e in parte franata (!) che attraverso curve e tornanti ci ha portato in alta quota dove le valli e gli alpeggi dei Monti Carseolani assumono sembianze alpine.  La strada è orribile, vero  – solo poi abbiamo scoperto che la strada migliore per arrivare a Varco era un’altra, che passa per Borgorose – ma a posteriori posso dire che ne è valsa la pena percorrerla perché si entra in una dimensione agreste assolutamente unica, dove la natura è incontaminata e selvaggia (lambiente è davvero fantastico, ci torniamo per un pic-nic estivo, deciso!), preservata grazie alla Riserva Naturale del Monte Navegna e del Monte Cervia, di relativamente recente istituzione.

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Superata la piccola frazione di Vallecupa, si continua lungo una strada in discesa immersa nel verde delle montagne: il paese di Varco Sabino, che dista circa 30 chilometri da Rieti e all’incirca 90 da Roma, sia che si segua l’Autostrada A24 o la consolare Salaria, rimane arroccato e nascosto rispetto alla strada principale: se non si è più che accorti, si rischia di non vedere la strada che porta al centro del piccolo paese. D’inverno a Varco Sabino abitano stabilmente 40-50 persone mentre il massimo di affollamento si raggiunge in estate quando il centro urbano, che può godere di un clima particolarmente favorevole – siamo a 750 metri, ed il fresco è assicurato – si popola di villeggianti che fanno base nei diversi agriturismi di zona e di varchesi “di ritorno”, emigrati a Roma e a Rieti alla ricerca di migliori opportunità.

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In occasione di Territori capaci di futuro, le vie principali e la piazza di Varco Sabino erano state allestite con decorazioni, striscioni e stand di prodotti caratteristici locali (il raro “fagiolo pisello”, le marmellate prodotte artigianalmente, dolci e biscotti) e, considerato che il tema principale era il formaggio – una produzione consolidata di Varco, portata avanti per lo più a livello familiare – nel programma c’erano degustazioni di pecorini, di ricotte ed anche un laboratorio per mostrare come da latte di pecora, attraverso sapienti passaggi, si arriva a produrre una forma di cacio.

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Molti i ragazzi della zona, chiamati a collaborare come volontari per il buon andamento della manifestazione e molto fieri di indossare le magliette di Expo2015: a loro il compito di assistere con informazioni i partecipanti e di accompagnarli a visitare i tesori di Varco Sabino.

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Il nucleo più antico del paese risale al XV° secolo ed è sorto a seguito di un terremoto che aveva completamente abbattuto il vicino nucleo abitato di Mirandella; strategica nei secoli la posizione del paese, quasi a ridosso del valico che permetteva il passaggio di merci e viandanti tra le valli dell’Abruzzo e del Lazio. Del medesimo periodo è anche la chiesa parrocchiale di San Giacomo, ora in forme baroccheggianti e non troppo distante dall’abitato merita di essere visto il ponte di epoca romana, ancora ben conservato.

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Nelle viscere della falesia di roccia che sovrasta il paese – particolarmente amata dai praticanti di arrampicata sportiva per il quale è stato predisposto anche un percorso chiodato –  si nasconde la Grotta di San Michele Arcangelo, piccolo tempio cristiano dedicato al Santo che riprende, in piccolo, le più sontuose forme della grotta dedicata a San Michele Arcangelo che si trova nel Gargano. Il culto del Santo, alla cui protezione spesso vengono affidate le fonti di acqua potabile, è particolarmente sentito dagli abitanti di Varco Sabino, che gli dedicano festeggiamenti molto sentiti,  e che  e probabilmente è giunto in queste terre al seguito dei pastori che dalla Puglia transumavano verso le fertili pianure abruzzesi e reatine.

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A pochi chilometri di distanza da Varco Sabino si trova il Lago del Salto, il più grande lago artificiale d’Italia creato attraverso lo sbarramento con dighe del corso dell’omonimo fiume negli anni ’40 del secolo scorso,  per alimentare la centrale idroelettrica di Cotilia. Il lago è uno specchio turchese su cui si riflettono le montagne e le nuvole che veloci attraversano il cielo e per rendere ancora più interessante la nostra escursione, a metà giornata siamo scesi fino al lago per partecipare ad una divertente e piacevolissima  mini crociera di circa un’ora, che ci ha permesso di scoprire un aspetto nuovo dei territori reatini: non solo terra di olivi e di monasteri, di Cammini che seguono le orme dei Santi Francesco e Benedetto ma anche provincia lacustre, una risorsa turistica senz’altro da valorizzare e promuovere per attrarre turismo e dare slancio all’economia locale.

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Per focalizzare meglio dove si trova Varco Sabino, può esservi utile lo stralcio della mappa, tratta da Google Maps:

Varco Sabino

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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