Fare un’esperienza Onsen in Giappone
Fare il bagno in un Onsen in Giappone è qualcosa di assolutamente unico: a distanza di qualche mese ancora ricordo con estremo piacere l’esperienza ed i rituali che prima anticipano e poi prolungano l’esperienza. Con il termine Onsen si indicano sia le fonti termali all’aperto, in cui l’acqua sgorga naturalmente ad alte temperature dalle viscere della terra sia i più recenti bagni termali al coperto, spesso ospitati in complessi termali collegati ad hotel e strutture ricettive. In totale sono oltre 3.00o le strutture termali presenti sebbene gli Onsen più scenografici si trovano in mezzo alle montagne o in prossimità del mare. Se è un grande piacere immergersi nel Rotemburo, la grande vasca rotonda, incastonata tra pietre o circondata da boschetti con uno scenografico panorama a fare da contorno, anche tornare alla sera nel proprio hotel o Ryokan munito di Onsen più o meno grande (a volte si tratta solo di una grande vasca da bagno) e regalarsi un’ora di relax assoluto non è da sottovalutare.
Tuttavia sappiate che se andate a Tokyo, gli Onsen in città non sono così frequenti (c’è un impianto termale tradizionale sull’isola di Odaiba, l’Oedo Onsen Monogatari, abbastanza costoso ed eccessivamente “finto” nell’insieme – l’ambiente è una ricostruzione dell’architettura del periodo Edo – ma in mancanza di altro e se non avete altre possibilità, va bene anche quello) e, a meno di non prenotare un super hotel con SPA tradizionale, non ne troverete facilmente. Gli impianti termali storici più vicini a Tokyo in cui fare una vera esperienza Onsen si trovano nella zona alle pendici del Monte Hakone, che dalla stazione di Shinjuko si raggiunge in un’ora e mezza di treno utilizzando il treno Romance Car della linea ferroviaria Odakyu (si scende a Hakone Yumoto). Ad Hakone ci sono 17 siti con acque termominerali, con un flusso giornaliero di 25.000 tonnellate di acqua che sgorga dalle sorgenti. Ciascuna ha caratteristiche proprie ed anche la composizione chimica differisce da sorgente a sorgente: alcune sono solfato-calciche, altre bicarbonato-calciche, altre ancora ferrose, alcaline o a base acida. Quel che è certo, fare un’esperienza Onsen in Giappone è qualcosa di indimenticabile!
Per quanto ci riguarda, escluso Tokyo dove appunto è pressoché impossibile trovare veri Onsen, nel nostro viaggio in Giappone abbiamo fatto in modo di prenotare hotel con Onsen o centri termali interni: più o meno eleganti, più o meno attrezzati, in ogni caso è stata un’esperienza bellissima che non vedo l’ora di ripetere (tutte le scuse son buone per tornate in Giappone, eh?). La cultura dell’Onsen fa parte delle abitudini sociali giapponesi e partecipare a quello che è, a tutti gli effetti, un bagno comune, aiuta a comprendere la filosofia che ne è alla base. Gli Onsen sono frequentati da vecchi e giovani, ricchi e meno ricchi, uomini e donne (che accedono a zone separate). Interessante notare la diversità tra la nostra cultura cattolico-cristiana occidentale, che vede la nudità come qualcosa di peccaminoso da cui fuggire o comunque non mostrare ed il concetto orientale, in cui la nudità non è un ostacolo o una vergogna ma un mezzo per abbattere barriere e differenze sociali. Tant’è che c’è una definizione apposita, “comunione in nudità” (hadaka no tsukiai, la fonte è Wikipedia, spero di aver scritto giusto), per definire l’esperienza che è alla base del bagno in un Onsen.
Avete capito bene: negli Onsen si va nudi. Separati per sesso, ma nudi. Nessun costume, nessun pareo, nemmeno l’accappatoio. E’ solo consentito portare con sé un piccolo asciugamano con cui eventualmente coprirsi le “pudenda”, ma solo fuori dall’acqua. Nella vasca (o nelle vasche, talvolta ce ne sono di diversa temperatura e/o composizione chimica) si entra senza nulla addosso. Almeno all’inizio fa strano, è un andare contro la nostra cultura, tuttavia giocano a favore, soprattutto negli Onsen al coperto, gli ambienti soffusi e il fatto che nessuno, ma proprio nessuno, vi si fila.
Negli Onsen si va per aver cura del proprio benessere fisico e psichico ed il rituale che precede l’immersione nella vasca (o, appunto, nelle diverse vasche) è ben codificato: all’ingresso vi saranno dati due asciugamani di cotone, uno più grande ed uno più piccolo e quindi entrerete nello spogliatoio, dove dovrete lasciare in un armadietto i vostri vestiti, le vostre scarpe e quanto avete con voi. Dopo di ciò, accedete all’area della pulizia: vedrete numerose docce, ciascuna attrezzata con uno sgabello, una bacinella e flaconi di bagnoschiuma e shampoo (talvolta c’è anche il balsamo): sceglietene una e lavatevi accuratamente, dalla cima del capo alla punta dei piedi, utilizzando l’asciugamano piccolo come spugna per sfregarvi per bene – e se ci sono giapponesi vicino a voi, fatelo anche due volte, perché gli occidentali hanno la brutta fama di essere un po’ sudici e quindi meglio abbondare! – e quindi, ben lavati e coperti con il vostro asciugamano grande (o anche senza nulla, se avete vinto la vergogna), dirigetevi verso le vasche di acqua calda.
Lasciate da una parte il telo (nelle vasche non ci si immerge per lavarsi, ma per rilassarsi e l’acqua non deve essere contaminata da nulla, nemmeno dalla stoffa dell’asciugamano!) e pian piano – ma fate piano davvero, perché la temperatura spesso è al limite della sopportazione – scivolate lentamente nell’acqua.
Chiudete gli occhi, abbandonatevi alla meravigliosa sensazione di sentirvi avvolti dall’acqua e dal caldo, lasciate fluire via la stanchezza, rallentate i gesti ed anche i pensieri (si, lo ammetto, fare l’esperienza Onsen in Giappone è quanto di più simile c’è al ritorno nel ventre materno!). Muovetevi lentamente nella vasca, se volete scambiare due chiacchiere non è questo il posto giusto ma se proprio dovete, fatelo sottovoce: anche il silenzio, le parole soffuse, fanno parte della “terapia Onsen”.
Non restate troppo a lungo nell’acqua bollente, al massimo 15 minuti se non volete rischiare un collasso, quindi fate una bella doccia fresca e, se ci sono più vasche, provatene un’altra: in genere sono riempite con acqua dalle diverse proprietà chimiche. Ad esempio, ad Hiroshima l’Onsen dell’hotel aveva quattro vasche, una esterna con acqua ricca di anidride carbonica e bellissima vista sulla baia e tre vasche interne di cui una con acqua scura ferruginosa, una a base bicarbonato calcica ed una vasca con acqua con un alto tenore di zolfo che “pizzicava” la pelle, lasciandola poi morbidissima e purificata.
In ogni caso, non esagerate con l’immersione e non superate al massimo i 30-40 minuti complessivi. Uscite dalle vasche e fate di nuovo la doccia, questa volta più velocemente, quindi tornate nella zona spogliatoi: quasi tutti gli Onsen mettono a disposizione il phon per asciugarsi i capelli ed acqua da bere (e quelli interni agli hotel anche crema per il corpo). Rivestitevi con calma e una volta fuori dall’Onsen non riprendete subito le attività, ma rilassatevi e, se ne avete la possibilità, completate l’esperienza bevendo un buon tè verde. A proposito: mi spiace, ma non ho foto nostre degli Onsen: vietato portare macchine per riprese!
(questo post ha richiesto 3 ore di lavoro tra scrittura, elaborazione fotografica, editing, ricerca e verifica dati)
8 Comments
Avrei voluto provare l’esperienza degli onsen, ma ho preferito evitare. Mio marito è pieno di tatuaggi e temevamo che potesse essere offensivo per i locali. Allo stesso tempo, mi sembrava brutto godermi le terme mentre lui mi aspettava fuori. Peccato davvero. La tua esperienza positiva mi conferma che sarebbe stata una cosa da fare. Magari la prossima volta! 🙂
effettivamente i tatuaggi non sono molto ben visti 🙂 ho visto che vendevano, in uno di quei negozi tutto a 100 yen, dei cerotti per coprire i tatuaggi. Chissà, forse potrebbe essere una soluzione se davvero non sono tantissimi 🙂
Assolutamente d’accordo. Immergersi in un onsen è un esperienza incredibile, sia fisicamente che mentalmente. La prima volta può risultare un po’ strano per noi….immergersi completamente nudi in una vasca con tante altre persone che non conosciamo. Ma poi diventa tutto così naturale e si riesce davvero ad apprezzare questo rituale e uscire rigenerati nel corpo e nello spirito.
Credo che il mio terzo viaggio in Giappone sarà all’insegna del benessere 😉
Bell’articolo, come sempre! Molte delle cose che hai scritto mi hanno riportato all’atmosfera e all’esperienza dell’hammam. Secondo te sono paragonabili o sono cose molto diverse?
Il contesto è completamente diverso, tuttavia l’approccio con l’acqua come fonte di benessere è lo stesso. In ogni caso, io ci tornerei di corsa in Giappone anche per gli Onsen 🙂
Sotto certi aspetti, mi ricordano le antiche terme romane. Forse dove si pratica una spiritualità sincera e in linea con le regole della natura, il pudore riguarda altro, e non la nudità.
hai fatto una giusta considerazione: anche le terme romane erano un momento di condivisione sociale (più o meno paritaria, sai meglio di me che le caste non erano proprio così flessibili e fluide). Per quanto riguarda il pudore più che il giudizio altrui è difficile accettare il fatto di essere “liberi”. Ma ci si abitua presto e poi davvero agli Onsen è talmente normale che non ci fanno proprio caso (semmai stanno molto attenti sulla questione pulizia-lavaggio-igiene)