Come è fatto il treno del Presidente della Repubblica

Grazie al FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, delegazionedi Roma, in collaborazione con la Fondazione FS Italiane, il 6 giugno sono state aperte in via esclusiva le porte del deposito speciale di Roma di Via Giolitti 168 ed è stato possibile visitare il treno del Presidente della Repubblica italiana.

I treni sono una costante della mia vita (*), tuttavia questo treno, più di altri, è entrato a far parte dei miei ricordi di bambina: ne ho sentito spesso parlare da mio padre, che ci aveva viaggiato più volte come addetto stampa al seguito del Presidente, e da mio zio Aldo, che lo aveva pilotato in occasioni ufficiali in quanto macchinista esperto di Roma smistamento (“il Maestro”, lo chiamavano, e lo era davvero).

Il treno del Re

Un treno che è parte della storia d’Italia e che durante il XX° secolo ha trasportato lungo i binari d’Italia e d’Europa le più alte cariche dello Stato. Il treno del Presidente della Repubblica, di un profondo color blu notte, molto istituzionale, nasce infatti come convoglio ferroviario di Casa Savoia e le prime tre carrozze furono prodotte dalla FIAT, che aveva vinto il Concorso nazionale per la progettazione e realizzazione di un treno reale, tra il 1928 ed il 1933.

Il debutto del treno reale fu su un percorso internazionale ed avvenne in occasione di un evento lieto, per le nozze del Principe ereditario Umberto I con la giovane Maria Josè del Belgio, assicurando alla famiglia reale ogni agio. Per costruire il treno furono arruolate le migliori maestranze italiane e gli interni, lussuosi, avevano (ed hanno tuttora) lucide boiserie di legno di radica, tendaggi e tessuti pregiati, soffitti decorati con simboli araldici o allegorici.

Successivamente il treno reale fu integrato con altre vetture ed utilizzato dai Savoia per i loro viaggi nel Paese (e fu pure utilizzato da Mussolini per raggiungere Berlino).

Il treno da monarchico diventa repubblicano

Durante gli eventi bellici della seconda guerra mondiale il treno venne danneggiato e prima ancora di tornare a correre sulle rotaie della nuova Italia repubblicana come treno del Presidente della Repubblica, fu necessario provvedere al suo recupero (Officine FS di Porta al Prato e di Voghera, anni 1947-1948) e successivamente ad una trasformazione più consona alle esigenze moderne, con migliorie nel comfort e nella funzionalità (Officine Breda, 1955).

Il treno del Presidente della Repubblica diventava, quando il Presidente lo utilizzava, una sorta di Quirinale in miniatura su ruote e nelle diverse vetture trovavano posto lo staff, l’ufficio stampa, una centrale di comunicazione telefonica, i cuochi, gli addetti di anticamera.

L’assetto completo del convoglio prevedeva una officina autosufficiente (in caso di guasto – per motivi di sicurezza e di prestigio – il treno doveva essere riparato quanto prima possibile) e vi poteva essere agganciato anche un carro pianale, su cui venivano caricate le automobili di rappresentanza.

Le vetture restaurate

Le vetture che si possono visitare al momento nel deposito di Roma sono quattro (le più antiche, che facevano parte dell’originario treno reale e poi destinate ad alloggi e sale riunioni del Presidente).

Il primo dei vagoni su cui sono salita è ‘di servizio’, con la centrale telefonica, l’ufficio stampa, un piccolo salotto per riunioni e alcuni scompartimenti letto (un po’ angusti, a dir la verità) destinati ai funzionari dello staff reale/presidenziale, ciascuno allestito con un divano trasformabile in letto a castello, un piccolo tavolino e un lavandino.

I gabinetti, molto essenziali, sono inseriti ogni due scompartimenti, che quindi lo condividono.

Un altro vagone ospita le camere da letto e di soggiorno private che un tempo erano destinate alla Regina ed oggi al Presidente della Repubblica. Cambiano gli spazi, che per quanto possa consentire un treno qui paiono meno angusti e comunque molto curati in termini di allestimenti ed arredo.

In questa vettura non ci sono cuccette ma veri letti in legno, bagni con docce e piccole vasche da bagno nonché un salotto ampio destinato ai pranzi privati o al soggiorno.

Nel successivo vagone ci sono ancora salottini, alcuni scompartimenti-letto e la lussuosa sala da pranzo dei Savoia mentre nell’ultimo l’elemento è di rilievo  una sala di stile più contemporaneo, adibita a sala riunioni.

Il treno del Presidente della Repubblica era composto, al momento del suo maggior utilizzo, da un totale di 13 vetture (quasi mai viaggiavano tutte assieme anche perché per struttura, arredi e boiserie il treno è un convoglio molto pesante). In pratica, si usavano le vetture in base al bisogno, proprio come si fa quando si assemblano i trenini giocattolo dei bambini!

Una delle carrozze del treno del Presidente della Repubblica – la Carrozza Reale S10, quasi interamente occupata da un elegantissimo salone da pranzo per ricevimenti – è stata donata dalla Presidenza della Repubblica al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa (si trova a Portici, Napoli, dove un tempo c’erano le Officine ferroviarie borboniche).

Tante carrozze ‘presidenziali’ ma nessun locomotore: il convoglio veniva trasportato da locomotori diversi, scelti in base alla potenza richiesta o alla tipologia di percorso da affrontare. Oltre al locomotore di testa, talvolta era agganciato un locomotore in coda sia per garantire una maggiore efficienza che per sostituire il principale in caso di guasto.

Quando il treno del Presidente della Repubblica veniva messo in funzione, era preceduto da un locomotore ‘staffetta’ e dovevano essere modificati temporaneamente gli orari dei treni ordinari in quanto – sempre per motivi di sicurezza, ma anche di prestigio – il treno blu doveva avere la precedenza assoluta. Insomma, era un treno ‘con marcia privilegiata’!

Una curiosità: i macchinisti che pilotavano il treno erano scelti tra i migliori in forza alle Ferrovie dello Stato e dovevano essere in grado di pilotare il treno con competenza ma ancor più dovevano essere capaci di fermarsi esattamente davanti al tappeto rosso in corrispondenza della portiera da cui sarebbe sceso il Re o il Presidente della Repubblica.

Cosa piuttosto facile oggi con treni gestiti da computer che calcolano e programmano al nanosecondo velocità e distanze, piuttosto complicata se il treno in questione è invece un bestione pesante e del tutto meccanico.

Utilizzato spesso dai Presidenti della Repubblica Giovanni Gronchi e Antonio Segni, assai meno spesso da Giuseppe Saragat e dai successivi Presidenti, l’ultimo vero viaggio ufficiale il treno del Presidente della Repubblica lo ha compiuto nel 2004 con il Presidente Carlo Azeglio Ciampi nel percorso Roma-Livorno mentre il Presidente Sergio Mattarella è salito a bordo nel 2017 per l’inaugurazione del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa.

Qualche piccolo appunto:

  • durante la visita del treno del Presidente della Repubblica sono state fatte indossare delle sovrascarpe, per non rovinare il pavimento in legno;
  • per salire sulle carrozze bisogna fare un piccolo sforzo, perché non vi sono banchine e quindi la distanza da terra al primo scalino è di circa 50 cm. Per questo motivo, e per i corridoi interni piuttosto angusti, non la visita non era possible per le persone non autosufficienti.
  • all’interno delle vetture lo spazio è abbastanza ristretto e fa caldo – nulla possono i ventilatori d’epoca appesi 🙂
  • il treno, anche se oggi riveste soprattutto una funzione storica, è ancora in grado di viaggiare

*****

(*): la mia vita è profondamente legata ai viaggi in treno. Letteralmente. Sia perché sin da piccola i miei mi trascinavano, ancora addormentata, sui convogli che nella notte da Roma raggiungevano la Toscana e sia perché se mio padre non avesse preso il treno che da Roma arrivava a Chiusi (dove avrebbe poi proseguito per Buonconvento, il suo paese di origine) non avrebbe mai conosciuto mia mamma, che invece era salita sullo stesso treno ma con destinazione Alessandria per raggiungere una sua cara amica d’infanzia. Senza considerare che con binari, treni e ferrovia hanno avuto a che fare per lavoro nonni, zii, zie e cugini. Se penso ad un mezzo di trasporto che mi fa star bene, dove mi sento quasi come a casa, non a caso è proprio il treno!

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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