Visitare Rasiglia riempie di meraviglia!

E’ tanto famoso (o, almeno, lo è diventato di recente), quanto è bello: il piccolo borgo medievale di Rasiglia, in provincia di Perugia, è veramente una meraviglia e perfino in un sabato invernale piuttosto freddo tra le sue vie e le sue casette che sembrano sorgere dall’acqua abbiamo incontrato numerosi turisti, tutti affascinati da questo suo essere intimamente legata all’acqua, che proviene da diverse fonti e che per lungo tempo è stata la forza motrice in grado di muovere telai e macine. E visitare Rasiglia vi farà scoprire non solo uno dei tanti, deliziosi luoghi di cui è ricca l’Italia: vi mostrerà come il volontariato, l’amore per la storia, la voglia di preservare una unicità senza pari riescano a fare miracoli.

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Rasiglia poteva essere uno dei tanti paesi italiani abbandonati, destinato a diventare un cumulo diroccato di edifici – qui il terremoto che ha scosso l’Umbria nel 1997 ha fatto non pochi danni – eppure grazie alla perseveranza degli uomini e delle donne dell’Associazione Amici di Rasiglia pian piano il borgo è tornato a rinascere. Sono stati recuperati edifici, è stato creato un percorso con indicazioni, sono stati allestiti locali dove vengono mostrati gli strumenti dei mestieri che avevano reso famosa Rasiglia, come i mulini specializzati nella macinatura del mais per farne polente e l’intera filiera industriale-artigianale della tessitura, che comprendeva la tosatura delle pecore, la filatura e la cardatura della lana, la tintura, la tessitura, ecc.), è stata fatta una ricerca iconografica e selezionate vecchie fotografie che ora decorano pareti di case e angoli tutti da scoprire. Sono state perfino selezionate frasi di autori celebri – il tema in comune è sempre l’acqua – che sono state appese nei punti più ‘fotografici’ del micro paesino. Già questi sono ottimi motivi per visitare Rasiglia, ma c’è dell’altro e vi assicuro che è veramente uno spettacolo!

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Rasiglia rappresenta un miracolo del volontariato: un paesino piccolo (ci vivono si e no 50 abitanti, per lo più anziani) eppure nelle giornate estive, nelle domeniche di festa, i visitatori sono migliaia. La notorietà di Rasiglia è cominciata quasi per caso con qualche servizio televisivo, alcuni articoli di giornale: da lì il passa parola ha fatto il resto e visitare la piccola Venezia umbra è diventato una esperienza da fare assolutamente.

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A Rasiglia non ci sono alberghi, c’è giusto un agriturismo, un paio di B&B, un piccolo ristorante, qualche rivendita di prodotti umbri (tra cui da segnalare il cioccolato del Museo del cioccolato di Spoleto, la birra di Montefalco del fratelli Perugini), un paio di negozi nati sull’onda del turismo (una galleria d’arte ed una rivendita di oggetti per la casa vintage) e le automobili sono  bandite nel micro centro abitato. Ma nemmeno se ne sente la mancanza: si viene a Rasiglia soprattutto per immergersi in questa atmosfera fuori dal tempo, dove ci si aspetta da un momento all’altro che gli opifici riprendano le loro attività, donne e uomini si mettano all’opera ai telai meccanici per produrre le preziose stoffe jaquard.

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La caratteristica di questo borgo speciale vicino a Foligno (sono circa 18 km. di strada poco trafficata, tra montagne e boschi in direzione delle Marche) sono, come dicevo poco prima, le sue sorgenti e il flusso costante di acqua cristallina che scorre in canali, attraversa stradine, si trasforma in cascatelle, fluisce nei lavatoi, si ferma nella grande peschiera dove un tempo venivano allevati pesci e gamberi di fiume (oggi purtroppo scomparsi) per poi fluire nel corso del fiume Menotre, che costeggia a valle il paese e che da il nome alla vallata. Un’atmosfera ridente che fa bene al cuore e che renderà felici i fotografi, che potranno andare alla ricerca degli angolini speciali dove l’acqua è sempre protagonista. Insomma, visitare Rasiglia vale davvero il viaggio!

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Noi siamo arrivati a Rasiglia partendo da Assisi, abbiamo seguito la statale 75 fino a Foligno (SS75) e quindi abbiano proseguito lungo la vecchia strada statale della Val di Chienti (occhio a non prendere la nuova variante). Arrivati al paese di Casenove ed individuato non senza difficoltà perché è seminascosto dall’incrocio e posto in basso il cartello indicatore per Rasiglia, abbiamo continuato per pochi chilometri fino a raggiungere il paese. Il parcheggio può essere un problema, soprattutto nei mesi invernali o nelle giornate piovose: i pochi posti auto disponibili nella parte bassa del paese nelle giornate di maggior afflusso sono off-limits e quello che viene indicato come parcheggio è in realtà un campo che si raggiunge con una strada sterrata che diventa estremamente fangosa in caso di pioggia. Immagino che in estate il problema si ponga di meno. Altra alternativa è il parcheggio ricavato nel campo sportivo, più distante. In ogni caso, noi abbiamo parcheggiato alla bell’e meglio in uno slargo appena fuori dal paese.

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Percorrendo via dei Ponticelli si arriva, dopo aver superato il piccolo ufficio postale (che è aperto solo un giorno a settimana!), in uno slargo: da un lato il piccolo parco giochi per bambini, affacciato sul fiume Menotre e dall’altro il “centro commerciale” del paese, con appunto le botteghe turistiche. Alla fine di via dei Ponticelli si trova la stradina, in salita, che porta nel cuore del centro abitato e poco più avanti l’acqua diventa la vera protagonista: il rumore dell’acqua che scorre veloce crea un concerto cristallino, dentro i vasconi l’acqua è talmente trasparente che le piante acquatiche che vi crescono appaiono di un verde squillante, le piccole chiuse antiche, che un tempo decidevano il corso dei torrenti in base alle necessità, restano come elementi di archeologia industriale.

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L’acqua è vita, è benessere, è nutrimento e arrivando da Assisi, dove eravamo stati a visitare la Chiesa di San Damiano, non ho potuto non pensare al Cantico delle Creature ed alla glorificazione che San Francesco fece di Sorella Acqua, così umile, preziosa e casta. Alla sommità del borgo si trova la fonte di Capovena, il cui flusso – così come tutte le sorgenti naturali – è soggetto ad oscillazioni in base alle piogge.

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Dall’alto, i ruderi del Castello dei Trinci, un tempo signori di Foligno e padroni di Rasiglia, dominano sul borgo e sulle sue vie d’acqua. Se avete voglia di fare una passeggiata potete raggiungere il torrione  seguendo la via del Bosco, che porta fino al piccolo cimitero in collina costruito sulle rovine del castello: tuttavia a ciò che resta della torre non ci si può avvicinare. Da più anni Rasiglia viene candidata come “luogo del cuore” del Fondo per l’Ambiente Italiano – FAI e nel 2018 ha ottenuto 32.120 voti classificandosi al 5° posto. Non vi sembra, anche questo, un buon motivo per visitare Rasiglia?

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Informazioni utili per visitare Rasiglia:

Clima: il clima risente dell’altitudine (oltre 600 metri) e della presenza dei boschi circostanti, il periodo migliore per visitare Rasiglia è la primavera e l’autunno, evitando accuratamente i giorni di festa quando il paese viene preso d’assalto dai visitatori.

Tempo di visita: molto dipende da quanto vi fare catturare dall’ambiente e dall’atmosfera, ma mettete in conto non meno di un paio di ore di visita tranquilla.

Dove mangiare a Rasiglia: come detto, a Rasiglia c’è solo un piccolo ristorante; nella piazzetta davanti al giardino, su un cartello, sono affissi i locali più vicini al paese. Noi abbiamo seguito le indicazioni del signor Perugini (nella cui bottega mi ero fermata ad acquistare un paio di birre artigianali, tra cui una interessantissima birra a base di miele e castagne) che ci ha indirizzato ad un ristorante a circa 6 chilometri di distanza da Rasiglia. Il Ristorante Casaletto – Casaletto di Sellano (PG), si trova in mezzo al bosco sulla strada che porta fino a Campello sul Clitumno; dall’esterno appare come una casa forestale, all’interno è invece molto accogliente e curato, con una grande sala dal tetto con travi di legno ed un bel camino. Propone cucina tradizionale umbra  e qualche piatto innovativo. Per un grande antipasto (molto, molto buono), due primi (Francesco ha avuto qualche perplessità sul tempo di cottura delle sue pappardelle al cinghiale, i miei strangozzi al tartufo nero erano buoni), un dolce e una bottiglia di vino del lago Trasimeno abbiamo speso 54 euro.

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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