Gli incredibili templi di Chiang Rai

Torniamo a parlare del nostro viaggio nel nord della Thailandia ed in particolare di come si può visitare, partendo da Chiang Mai, il Tempio Bianco di Chiang Rai, famoso per lo stile eclettico, follemente innovativo e per le incredibili decorazioni che rivestono le pareti. La scelta di fare in base a Chiang Mai è stata una scelta meditata: la posizione è ottimale per spostarsi nei dintorni, ci sono tantissimi alberghi  di diverso livello (stellati, guest house o ostelli) tra cui scegliere, i costi della vita sono piuttosto bassi e la città vecchia, racchiusa tra le mura di mattoni e con tanti sacri templi, è molto interessante da visitare. Nei dintorni imperdibili sono il tempio del Doi Suthep o la valle del Mae-Sa con la sua natura rigogliosa. Non ultimo, da Chiang Mai si raggiunge Chiang Rai in giornata, con un viaggio di qualche ora.

Sta a voi scegliere se utilizzare una visita guidata organizzata giornaliera, noleggiare un taxi privato con conducente per l’intera giornata – contrattate, contrattate!, non dovrebbe costarvi più di 1.000-1500 bath più la benzina – oppure utilizzare uno dei (lenti) autobus di linea. In quest’ultimo caso, meglio prevedere anche un pernottamento una volta giunti a destinazione e calcolare nella spesa complessiva il costo dei trasporti locali necessari per raggiungere il Wat Rong Khun, il Tempio Bianco, che è abbastanza decentrato rispetto al centro della città.

Noi abbiamo optato per la prima soluzione, cioè una visita guidata organizzata, acquistando il pacchetto nell’agenzia turistica davanti al nostro hotel, una delle tante agenzie che si trovano a Chiang Mai, con prezzi pressoché equivalenti tra loro. Nel costo di 600 bath a persona era incluso il trasporto, la visita al Tempio Bianco ed al Baandam Museum (spesso definito, in una sorta di contrapposizione, il Tempio Nero), qualche sosta ed il pranzo in una trattoria locale.

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Thawan Duchanee, artista e creatore del Baan Dam Museum di Chiang Rai

La partenza è alle 7.30 del mattino: ci viene a prendere un pulmino da 9 posti che farà il giro dei diversi hotel e guest house di Chiang Mai per raccogliere i passeggeri. Ovviamente noi siamo i primi e ci sciroppiamo mezzi assonnati il giro della città: solo quando il mezzo sarà del tutto pieno, imboccherà finalmente la Strada 118 che passa tra colline, risaie e foreste verdissime (siamo nella zona dei Parchi Nazionali, Si Lanna e Doi Phu Nang), verso Chiang Rai.

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La strada è ottima, il pulmino viaggia veloce e la guida che ci accompagna di tanto in tanto ci regala qualche informazione minima sui luoghi che stiamo attraversando. Siamo parecchio incuriositi dal panorama che vediamo scorrere, alberi tropicali, piccoli villaggi, zone rurali. Tutto è molto sereno, ordinato, diverso dal caos di Bangkok e dalla confusione vivace di Chiang Mai. La prima sosta è Roong Aroon Hot Spring, dove intorno ad alcune sorgenti di acqua bollente (bollente per davvero, come scopriremo ci si possono cuocere le uova!) hanno costruito un mercato di paccottiglia e di chioschi per street food a misura di turista. Se fossimo stati con un’auto privata, avremmo evitato la sosta ma, visto che dovevamo, ne abbiamo approfittato per fare una sosta pipì nei bagni pubblici a pagamento e ci siamo sgranchiti le gambe. Curiosi i cestini pieni di uova di ogni sorte – gallina, quaglia, papera, bho! – che anziane donne offrono ai turisti per far provare loro l’ebrezza dell’uovo cotto direttamente nell’acqua delle sorgenti bollenti.

Ripartiamo, il viaggio è ancora lungo prima di arrivare a Chiang Rai e solo alle 11.30 riusciamo, finalmente, ad arrivare in vista del Tempio Bianco. Non vi dico nulla, guardate le foto che parlano da sole:

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Sembra il progetto di un architetto in preda a fervore religioso mescolato a visioni  psichedeliche : ovunque pinnacoli, volute, specchietti, mosaici, statue, inquietanti mani che si levano dal fossato verso l’alto protese verso una ciotola di riso, ed ancora simbologie di serpenti Naga, guerrieri. Un mix incredibile, ci vorrebbe una giornata intera per vedere ogni più piccolo particolare e soprattutto bisognerebbe vederlo la mattina all’alba o la sera quando le centinaia di migliaia di fedeli e turisti che affollano il complesso se ne sono andate. Perché di un vero e proprio monastero si tratta, con diversi edifici (lo stile è sempre estremamente bizzarro) e luoghi di culto, sebbene molto, molto (troppo!) contemporaneo. Inoltre, il Tempio Bianco è un “work in progress”: la costruzione è iniziata nel 1997 ma ancora non è ben chiaro quanto tempo sarà necessario per completarlo.

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Per entrare nel tempio vero e proprio si percorre una passerella sospesa con le balaustre che ricordano i tipici serpenti Naga  quindi, come d’uso, si tolgono le scarpe e si entra nel tempio vero e proprio, una grande sala bianca piuttosto spoglia, con una statua di Buddha sullo sfondo. Fanno strabuzzare gli occhi i disegni che decorano le pareti: immagini di monaci, di divinità ma anche i Minions, Superman, Kung Fu Panda (all’interno del Tempio non si può fotografare, anche se qualcuno di soppiatto lo fa!). Forse il Tempio Bianco è un grande guazzabuglio che fa sorridere, ma vale comunque la pena di fare oltre 3 ore e mezzo di strada per vederlo!

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Una volta usciti dal recinto del Tempio Bianco, ci attardiamo nel giardino  che presenta inquietanti alberi con teste demoniache appese e più tranquilli luoghi di culto, sempre con decori scintillanti, come è nello stile del Tempio. Nulla è come sembra, soffermarsi su tutti i singoli dettagli è pressoché impossibile. Facciamo ancora un giro nei negozi del piccoli centro commerciale vicino al Tempio: ci sono molti oggetti turistici e dozzinali  ma in un paio di negozi la produzione sembra decisamente artigianale e ben rifinita.

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Ancora il tempo per qualche foto e Franz non si fa scappare l’alieno arrivato dallo spazio, sorta di Goldrake in salsa Thai. Ci aspetta ora il ristorante locale in un capannone attrezzato,  pulito e “giovevole” dove pranziamo nelle tipiche stoviglie di melanina colorata (un must per i ristoranti familiari thailandesi) con pietanze a base di pollo, pesce, riso, tanti tipi di verdure, piccoli e succosissimi ananas.

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Informazioni:

il nome tailandese del Tempio Bianco è Wat Rong Khun ed il suo ideatore è il pittore e artista Chalermchai Kositpipat,  che ha privilegiato l’uso del bianco assoluto, esaltato dall’infinità di specchietti incastonati nelle struttura che riflettono la luce del sole e dall’abbondanza di decorazioni in stucco e gesso. Un tempio totalmente diverso da quelli tradizionali: qui accanto alle divinità buddiste ed induiste compaiono demoni, immagini di eroi dei fumetto, alieni vestiti di cristalli. Il Tempio Bianco di Chiang Rai si trova a circa 13 chilometri dalla città. L’ingresso è gratuito (dicembre 2015).

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Saliamo di nuovo sul pulmino: a qualche chilometro di distanza ci aspetta il curioso ed inquietante Baan Dam Museum e sì, devo dirlo, a differenza del tempio bianco – che un bel po’ di perplessità comunque me le ha lasciate – questo sito mi è piaciuto sia per l’atmosfera che per le bizzarre esposizioni.

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Cominciamo a dire cosa NON è il Baan Dam Museum: non è un tempio, non è un vero museo, non è un cimitero. E’ semmai la realizzazione del sogni di un artista eclettico, che ha lavorato ed esposto in numerosi Paesi occidentali, creando installazioni visive e concettuali, che utilizzano come materia prima ossa di animali, teschi di bufalo, pelli di serpenti, animali impagliati trasformati in elementi artistici.

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Un po’ inquietante il Baan Dam Museum, a dirla tutta, lo è: migliaia le ossa di animali trasformate in sedie, tavoli, sculture e molte le curiosità conservate nel complesso. Quasi una Wunderkammer a cielo aperto, con antiche case Thai sparse per il parco, edifici futuristici, collezioni di tamburi, pelli di alligatori, serpenti infiniti, gabbie con animali – tra cui una voliera ed un paio di enormi pitoni che aspettano beati il loro pranzo quotidiano a base di polli vivi.

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Tutto intorno, il contrasto dell’atmosfera idilliaca di un parco curatissimo, con alberi ombrosi e sentieri nel prato verde. Difficile darne una definizione, le emozioni si sovrappongono e lo stupore aumenta man mano che si visitano i diversi settori: l’unico modo per capire il Baan Dam Museum è visitarlo con calma, senza fretta.

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Informazioni:

Il Baan Dam Museum è stato creato dall’artista  thailandese Thawan Duchanee, uomo poliedricoche dopo aver frequentato la Facoltà di pittura, scultura ed arti grafiche dell’Università Silpakorn di Bangkok, ha completato la sua formazione artistica in Olanda, ad Amsterdam, città che sarà sede di alcune sue performance. Thawan Duchanee ha viaggiato per tutto il Mondo, ha scalato l’Everest (come dice lui, “in cerca di yak e yeti”), più volte premiato ed insignito di onorificenze. Inizia a immaginare il Baan Dam nel 1987  e ad oggi l’esposizione comprende l’edificio principale, nero ed essenziale, con travi a vista ed un grande parco in cui sono state collocate abitazioni tipiche (a loro volta contenitori di oggetti e artworks).

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All’interno del “Tempio nero”, edificio con travi a vista che ricordano la chiglia rovesciata di una nave, su un tavolo è esposta la pelle di un lunghissimo serpente! Completano il Baan Dam Museum  40 piccole abitazioni in stile Balinese e Burmese oppure futuristico, costruite in diversi materiali ed utilizzate per preservare l’immensa collezione di oggetti, sculture e resti animali messi insieme dall’artista nel corso di decenni.

Il Baan Dam è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 13.00 alle 17.00. L’ingresso è gratuito.

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Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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