Dove trovare la felicità: impariamo dai Danesi

Che cosa è la felicità? Dove trovare la felicità o – almeno – qualcosa che le assomigli? Ed io, poi, sono felice? E poi la  domanda delle domande: la felicità è una sensazione effimera e mutevole o un concreto  stato della mente?

La riflessione nasce da un comunicato stampa dell’Ente del Turismo Danese che celebra il 20 marzo, la giornata mondiale della felicità. Perché i danesi di felicità sono dei veri esperti, non per nulla è in vetta alla classifica dei Paesi più felici  del Mondo e due città – Aarhus e Copenaghen – sono nella classifica delle cinque città più felici del mondo.

La felicità è uno stato mentale, ancor prima di una oggettiva situazione di benessere che ci riguarda. Ma è davvero difficile dare una definizione della felicità, che è fatta di mille sfumature, di situazioni che variano da persona a persona, perché ciò che a me rende felice potrebbe non avere il medesimo effetto su di te.

Raramente la felicità vera va a braccetto con il benessere economico e, come dice il proverbio, i soldi non fanno la felicità. Di sicuro aiutano ad essere sereni, ad avere meno angustie per il futuro ma la felicità è altra cosa.

Sono felice per un ottimo risultato sul lavoro o a scuola, sono felice perché mi sento amata, sono felice perché le margherite nel prato preannunciano la primavera. Sono felice di assaggiare un dolce goloso, di ricevere un dono o una lettera. Provo felicità nel condividere momenti sereni con amici e conoscenti. Sono felice di bagnarmi sotto la pioggia mentre le nuvole corrono veloci nel cielo e già si vede l’arcobaleno.

La felicità è fatta di piccoli attimi, di piccole gioie, di momenti semplici che diventano indimenticabili e assumono un valore che va oltre il presente o l’attesa. Felicità è stare con gli altri ed anche con se stessi. Difficile, davvero difficile definire un concetto generale di felicità. Felicità come joie de vivre e di bearsi di ogni attimo, direbbero forse i francesi.

Ma torniamo di nuovo ai danesi ed al loro rapporto con la felicità, studiato approfonditamente da Meik Wiking, il direttore dell’Istituto di ricerca sulla felicità di Copenaghen ed esperto di fama internazionale sul tema della felicità.

Secondo Wiking, la felicità dei danesi ha un legame molto stretto con la fiducia nei confronti del prossimo, nel cogliere il bello nelle piccole cose gustandole con consapevolezza e nel separare il benessere personale da quello economico:

(…) La Danimarca si posiziona sempre ai livelli più alti della classifica dei paesi più felici al mondo per una serie di ragioni. Tra queste, la capacità di separare il benessere personale da quello economico: in Danimarca la felicità non ha un prezzo, qui la qualità della tua vita può comunque essere di alto livello”. 

“(…) Ne sono testimone in prima persona. Una delle cose che amo fare di più a Copenaghen è nuotare nelle acque limpide e pulite del porto. Mi piace trovarmi con qualche amico dopo il lavoro, fare una nuotata e poi bere una birra insieme. Che io sia ricco o povero, è una cosa che so di poter fare sempre, e questo mi rende felice.”

“(…) La Danimarca è nota per l’alto tasso di fiducia dei suoi abitanti – per esempio, una delle cose che stupisce di più i turisti è l’abitudine dei locali di lasciare i bambini nel passeggino fuori dai locali mentre bevono un caffè all’interno. Mi sembra che la recente pandemia abbia reso ancora più evidente il legame tra il grado di fiducia e quello di benessere.”

Felicità = benessere personale. Ed una definizione di felicità, forse, l’abbiamo trovata. Peccato che anche il ‘benessere personale’ sia una categoria talmente ampia che è difficile ricondurlo ad una formula standard da mettere in pratica per essere felici. E ci ritroviamo di punto e a capo.

Parlare di formula per la felicità è però sbagliato: non si può costruire la felicità, semmai si può lavorare su se stessi, sull’ambiente in cui viviamo, per acquisire benessere, serenità, gioia. E non servono, quasi mai, grandi spese o enormi imprese. La felicità non è fatta di possesso, di orgoglio, di ‘roba’ pirandelliana.

Ci vuole tempo, costanza, pazienza: la felicità va coltivata come una piantina verde poco appariscente, che poi all’improvviso esplode come una scintilla, è la luce che si crea improvvisa e illumina il rapporto con gli altri (o con se stessi), un innesco che rende leggera la mente e accogliente lo spirito, spesso in un confronto sereno e rilassato con l’ambiente naturale.

The-Infinite-Bridge_Photo-Dennis-Borup-Jakobsen

Se la felicità non è categorizzabile e se non può esistere una formula sperimentata per ottenerla, possiamo però imitare i danesi e la loro riconosciuta felicità.

Ben tre i suggerimenti per portare un po’ della felicità dei danesi nella nostra vita quotidiana:

Suggerimento n. 1: immergersi nella natura con qualsiasi tempo (la filosofia scandinava della vita all’aria aperta è definita da una parola che pare uno scioglilingua, la ‘friluftsliv’), in modo da staccare la spina e godere del benessere di una passeggiata nel verde, una nuotata al mare, un giro in bicicletta. La luce solare stimola la vitamina D,  allontana lo stress, l’ansia ed ha una positiva funzione psicologica. E se il sole non c’è, fare movimento mette comunque in circolo endorfine.

Prendiamo ad esempio la Danimarca, dove lo spazio per lo sport si ricava ovunque: le Konditaget Lüders, ad esempio, sono aree gioco per bambini ed adulti nate su un tetto del nuovo quartiere Nordhavn di Copenaghen, con vista sull’oceano mentre nei dintorni di Aarhus hanno costruito The infinite bridge, un ponte circolare sul mare dove camminare e fare il pieno di aria fresca e salmastra.

Suggerimento n. 2: dare spazio alla Hygge, il concetto tutto danese della felicità nelle piccole cose, oramai famoso anche alle latitudini mediterranee. E’ una felicità ‘a portata di mano’ e di ogni tasca, i piccoli gesti che ci regaliamo con un pizzico di indulgenza e che ci fanno stare bene, non importa che sia un caffè bevuto in compagnia, con calma, magari insieme ad uno dei buonissimi dolcetti danesi (e la danish pastry è maestra nel rendere felici tutti al primo assaggio!), oppure un libro da leggere in santa pace, il brillìo di una candela accesa sul tavolo per illuminare la notte, una mezz’ora tutta per noi per meditare e rilassarsi, la condivisione di pensieri ed attimi preziosi con coloro a cui vogliamo bene.

Dolcetti danesi

Wienerbrod_24317_©-Maria-Nielsen-

Suggerimento n. 3: fare rete con la comunità in cui si vive per creare un clima di fiducia. Forse questo è un suggerimento non sempre facile da attuare alle nostre latitudini, siamo la nazionale dei mille campanile, delle contrade e delle tifoserie. Il “divide ed impera” dei Romani ce lo abbiamo connaturato e l’idea di fare squadra, se non impossibile da concretizzare, ci resta sempre un po’ aliena.  Forse non saremo bravi come i danesi, che hanno un fortissimo senso etico e di appartenenza alla comunità – il “samfundssind” (addirittura, non è raro trovare banchetti con la merce in vendita in cui ci si serve da soli lasciando il denaro necessario in una scatoletta – simile a quanto abbiamo trovato anche in Bretagna all’Isola di Bréhat). Ma proviamoci!

Dove trovare maggiori informazioni sulla felicità

Per maggiori informazioni sulla Danimarca e la sua ‘filosofia della felicità’, potete consultare il sito ufficiale dell’Ente del Turismo Danese VisitDenmark,

Oltre a trovare numerose informazioni aggiornate sulla destinazione turistica, inserendo la parola “Hygge” nel campo delle ricerche (è quello con la lente di ingrandimento, in alto)  troverete numerosi articoli per approfondirne i diversi aspetti.

Inoltre, se volete leggere i manuali sulla felicità di Meik Wiking (ne ho letti diversi) vi consiglio soprattutto “Il piccolo libro della Hyggee il più recente “Il segreto della felicità svelato dalle persone più felici al mondo” (li trovate entrambi in edizione italiana su Amazon, anche in formato e-book per Kindle).

Ringrazio l’Ufficio stampa di VisitDenmark per le informazioni e per le foto

(Per quanto riguarda i link ad Amazon:  in qualità di Affiliato Amazon io ricevo un piccolo guadagno dagli acquisti idonei, che non comporta maggiorazioni al prezzo praticato al consumatore finale).

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

0 Comments

No comments!

There are no comments yet, but you can be first to comment this article.

Leave reply

<