Visitare l’Abbazia di Pomposa: isola di fede medievale

Per visitare la magnifica Abbazia di Pomposa non bisogna essere essere lettori appassionati del “Nome della Rosa”, anche se questa Abbazia, per la sua collocazione davvero particolare in una zona d’Italia un tempo acquitrinosa e malsana, un po’ fa venire in mente le ambientazioni in cui Umberto Eco ha scelto di far svolgere la trama del suo romanzo.

Certo, l’Abbazia di Adso da Melk era in montagna mentre l’Abbazia di Pomposa è in una zona totalmente pianeggiante (siamo non lontani dal territorio del Delta del Po) ma è simile la funzione di baluardo della cultura in un’epoca in cui solo il lavoro degli scriptores dei centri monastici consentiva alla letteratura religiosa e classica ed alla produzione letteraria più antica di attraversare indenne la notte del Medioevo.

Visitare l'Abbazia di Pomposa - vista del campanile dal Chiostro

Visitare l’Abbazia di Pomposa – vista del campanile dal Chiostro

Un po’ di storia (ma proprio poca!)

Il primo nucleo di quella che diverrà l’Abbazia di Pomposa viene fondato nel VI- VII secolo dai monaci di San Colombano di Bobbio ma è nell’ IX secolo che si parla in un documento ufficiale. Diviene ben presto una delle più potenti abbazie del Nord Italia: fino al XIV secolo numerosi sono i suoi possedimenti, tra cui saline (il sale era l’ “oro bianco”) ma era conosciuta soprattutto come luogo di cultura. Nella sicurezza delle mura abbaziali, nello scriptorium, l’attività dei monaci amanuensi ferveva quotidianamente per copiare incunaboli.

Posta su uno dei pochi terreni asciutti della zona  (l’insula Pomposiana), il complesso abbaziale  era una tappa ed un rifugio per i pellegrini che percorrevano la via Romea Germanica.

Doveva essere un luogo in cui vivere era comunque complicato per via dei terreni paludosi circostanti, degli acquitrini, per la piaga delle zanzare e della diffusa malaria, non ultima la difficoltà nei collegamenti e la scarsità di vicini centri abitati (l’unico che poteva fregiarsi di questo nome era Comacchio, che era anche centro dei commerci).

La storia dell’Abbazia di Pomposa ha una brusca frenata a partire dal 1400, quando avviene un importante impaludamento dei territori circostanti (l’Abbazia era pressoché circondata da paludi formate dai diversi rami del Po – Po di Goro, Po di Volano –  e dal mare, che nei secoli scorsi aveva la linea di costa arretrata e diversa rispetto a quella attuale) con la perdita di potere e di mezzi di sostentamento, fino ad arrivare alla sua soppressione per volere di Papa Innocenzo X nel 1653.

Da allora l’Abbazia ha alterne vicende: nel 1802 viene acquistata da una famiglia Ravennate per poi passare nel patrimonio del neo costituito Stato italiano a fine XIX secolo. Dal 1965 i vescovi di Comacchio (e poi gli arcivescovi di Comacchio e Ferrara) assumono anche il titolo di Abati di Comacchio.  Il complesso abbaziale è oggi gestito per la parte storico-culturale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – MIBAC (Polo Museale dell’Emilia Romagna).

Quando (e come) visitare l’Abbazia di Pomposa

Noi abbiamo scelto di visitare l’Abbazia di Pomposa in giugno, partendo da San Marino dove avevamo fatto base in un albergo accogliente e con prezzi convenienti, il Grand Hotel Primavera. Abbiamo percorso tutta la via Romea Nord attraversando Ravenna. L’itinerario è paesaggisticamente molto bello, in alcuni tratti quasi selvaggio, e costeggia pinete, saline e laghi salmastri dove non è raro vedere aironi, folaghe e perfino daini.

Una volta superate le Valli di Comacchio, ancora una ventina di chilometri e da lontano si inizia a intravedere l’alto campanile dell’Abbazia: alto ben  48 metri, venne edificato dallo scalpellino Deusdedit nel 1063: è letteralmente un faro che guida i pellegrini in un territorio altrimenti piatto.

Caratteristica la tecnica utilizzata per alleggerire il corpo di fabbrica in un manufatto così alto: man mano che si sale vengono aumentate le grandezze delle finestre: dalle monofore dei primi piani si arriva ad una finestra a quadrifora nell’ultimo livello.

Resta ancora molto degli spazi originari dell’Abbazia di Pomposa: la Basilica dedicata a Santa Maria Assunta, le sale un tempo adibite a dormitorio e refettorio dei dei monaci, la Sala del Capitolo.

Il Chiostro è solo intuibile (mancano del tutto le coperture e le colonne che le sostenevano) e nell’ex dormitorio è stato ricavato il Museo Pomposiano, che raccoglie  e sistematizza reperti, manufatti e una collezione di marmi e materiali del Monastero.

Ingresso al Museo Pomponiano

Ingresso al Museo Pomponiano

Al di fuori di quello che era il recinto abbaziale, si trova il Palazzo della Ragione, dove gli abati di Pomposa si occupavano della giustizia e delle questioni amministrative dei loro possedimenti. Oggi ospita la biglietteria ed il bookshop.

Normalmente in estate e nei fine settimana l’Abbazia è molto frequentata dai turisti, che approfittano anche del bel parco con un piccolo laghetto ed alcune sculture in legno zoomorfe nonché dei ristoranti per trascorrere una giornata all’aria aperta. Inoltre, in estate durante il giorno può essere molto caldo ed è sempre bene portare con sé un repellente antizanzare.

Il Palazzo della Ragione - Abbazia di Pomposa

Il Palazzo della Ragione – Abbazia di Pomposa

La Basilica di Santa Maria Assunta

Costruita in mattoni di cotto così come il campanile ed il resto dell’Abbazia, la Basilica di Santa Maria Assunta è particolarmente bella – forse se ne intuisce la potenza artistica dalla foto – e si viene introdotti nell’aula a tre navate attraverso un nartece, a sua volta con tre arcate. Il muro esterno dove si trova la porta di accesso alla Basilica è arricchito da fregi ugualmente con valore simbolico (ci sono anche ‘alberi della vita’) e da scodelle in maiolica decorative che provengono da paesi del Mediterraneo e del Nord Africa, segno degli scambi commerciali che avvenivano all’epoca

Visitare l'Abbazia di Pomposa - Basilica di Santa Maria Assunta

Visitare l’Abbazia di Pomposa – Basilica di Santa Maria Assunta

L’interno della Chiesa è una commistione di stile bizantino e romanico e sicuramente è degno di nota il pavimento in marmo a mosaico con intarsi, decorato con animali fantastici, simboli vegetali ed elementi geometrici.

Le pareti sono arricchite da splendidi affreschi a tema biblico, evangelico e simbolico del XIV secolo (pieno di pathos è il Giudizio Universale), in una raffigurazione che a tratti diviene quasi esoterica ed in cui trovano spazio angeli, santi, demoni, uomini pii ed evangelisti. Nell’insieme, le decorazioni e la partitura degli spazi richiamano, sia pure in dimensioni minori e con minor sfarzo, le chiese bizantine di Ravenna.

Sopra l’altare, a cui si accede da una doppia rampa di scale, l’ affresco di Vitale da Bologna raffigura il Cristo benedicente inserito all’interno di un simbolo a forma di mandorla (simbolo della nascita e della resurrezione), circondato da angeli e beati.

Gli spazi monastici

Uscendo dalla Basilica, dirigetevi verso gli spazi un tempo occupati dal chiostro per entrare nella Sala del Capitolo e nella Sala del Refettorio, locali che conservano affreschi del XIV secolo in ottimo stato di conservazione.

Particolarmente interessante nella Sala del Capitolo è l’affresco con la Crocefissione, che ricorda alcuni stilemi giotteschi mentre nella Sala del Refettorio, tra gli altri,  c’è una raffigurazione dell’Ultima Cena ed il Miracolo di San Guido (che richiama il miracolo delle nozze di Cana) in cui è raffigurato il veneratissimo santo, già abate di Pomposa attorno all’anno Mille.

Affreschi nel Refettorio - Abbazia di Pomposa

Affreschi nel Refettorio – Abbazia di Pomposa

Il Museo Pomponiano

Nel lato del chiostro opposto alla Basilica c’è l’ingresso al Museo Pomponiano, che occupa gli spazi un tempo occupati dalle celle dei monaci. E’ un museo eclettico, nel quale sono esposti marmi e materiali lapidei, ceramiche, affreschi, ritrovamenti di campagne di scavo ed oggetti liturgici.

Un museo che aiuta a comprendere l’importanza di questa Abbazia, famosa anche per essere stata la culla della musica moderna. E’ infatti a Pomposa, attorno all’anno Mille, che il monaco Guido d’Arezzo definì i nomi delle note ed il modo di trascriverle, attribuendo a ciascuna delle 6 note (sono diventate sette solo in seguito) il nome della prima sillaba dei versi dell’inno gregoriano dedicato a San Giovanni Battista composto da Paolo Diacono.

Museo Pomponiano

Museo Pomponiano

Maggiori informazioni per visitare l’Abbazia di Pomposa:

  • L’Abbazia fa parte del Comune di Codigoro ed è aperta e visitabile dalle 8.30 alle 19.30, dal martedì alla domenica, mentre il lunedì si può visitare solo la Basilica.
  • I biglietti si acquistano negli spazi del Palazzo della Ragione.
  • Il costo del biglietto è 5€ nei giorni infrasettimanali mentre e nei giorni festivi il costo è di 3€; l’accesso alla Basilica la domenica ed i festivi è gratuito; sono previste riduzioni e biglietti che includono la guida cartacea.
  • La domenica nella Basilica si svolge la Messa alle 11.00 (vietata la visita turistica durante la liturgia).

  • I parcheggi sono due, (gratuiti quando ci siamo stati noi) uno più piccolo solo per auto/moto ed uno più grande. Si trovano prima di arrivare all’abbazia (a piedi ci si arriva in 5-10 minuti in base a quale dei due parcheggi) e nel parcheggio grande ci sono spazi anche per la sosta camper.
  • Vicino all’Abbazia ci sono un paio di ristoranti (piuttosto affollati e non propriamente economici) mentre i bagni sono vicino al parcheggio più grande.
  • Un consiglio per un pranzo informale e veloce? Noi ci siamo spostati in zona Lido delle Nazioni, dove abbiamo pranzato in un ‘baracchino’ (Ciliegina Fish – Viale delle Nazoni Unite, hanno solo un account Facebook) con tavoli all’aperto e piccolo spazio giochi per i bambini,  spedendo davvero poco e mangiando piuttosto bene.

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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