Visitare Arita per scoprire la porcellana giapponese

Durante l’ultimo viaggio in Giappone  abbiamo scelto di visitare Arita partendo da a Fukuoka, che considero città comoda per visitare parte del Kyushu. Quando racconto di questa scelta, la prima espressione che ricevo in cambio è uno sguardo di perplessità, subito dopo seguito da una serie di domande mirate: Dove diamine è Arita? Che posto è? E, soprattutto, cosa c’è di tanto particolare da dedicargli una (preziosa) giornata di viaggio?.

Non è infatti una delle mete nipponiche più conosciute dal turismo europeo e a mio parere bisogna proprio essere appassionati di Giappone e di produzioni artigianali giapponesi per conoscere questa cittadina, quindi non è proprio usuale che si scelga di visitare Arita nel corso di un viaggio che, per forza di cose, è relativamente breve. Eppure Arita ha un ruolo importante nella storia commerciale e artistica del Paese nonché nell’evoluzione dell’arte ceramica (anche occidentale), in quanto è proprio ad Arita, grazie alla presenza di giacimenti di caolino nella zona – è il minerale fondamentale per la produzione dei ‘cocci’ –  che più di 400 anni fa sono state impiantate per la prima volta nella storia del Giappone fabbriche e forni per la produzione della porcellana, dando vita ad una vera e proprio scuola estetica che nel tempo ha raggiunto la perfezione dei decori divenendo apprezzatissima in occidente.

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Un po’ di storia: l’arte e le capacità trasformare il caolino in porcellana furono importate dalla vicina Korea all’incirca 400 anni fa insieme ad un gruppo di maestranze esperte guidate dal maestro Lee Cham-Pyung, conosciuto anche come Ri Sanpei (Maestro Ri) e gli oggetti prodotti furono realizzati seguendo uno stile ben preciso, in cui i particolari ed i dettagli sono sempre estremamente curati. Una produzione preziosa, costosa, ambita: i metodi della produzione ceramica di Arita erano tra i segreti meglio custoditi dal Clan Nabeshima, i locali signori, che ne avevano il controllo.

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L’abilità degli artigiani ed il valore ben presto riconosciuto alla produzione di Arita fecero crescere a dismisura il numero dei forni presenti nella cittadina, che vendeva la sua raffinata produzione per abbellire le residenze degli Shogun, le corti reali e i palazzi nobili europei anche tramite i canali commerciali della Compagnia Olandese delle Indie Orientali che aveva una sua base privilegiata presso l’isola di Dejima a Nagasaki, uno dei due soli porti aperti agli occidentali durante il periodo di auto-isolamento del Giappone, e tramite il porto di Imari, che divenne ben presto uno degli hub più importanti per la spedizione delle preziose ceramiche. La porcellana prodotta ad Arita è infatti conosciuta anche con il nome di porcellana di Imari.

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Se anche voi siete appassionati di porcellane – nella località giapponese si producono e si vendono non solo raffinati oggetti per la casa, ma anche vere proprie sculture ed opere d’arte – e volete visitare Arita, calcolate almeno una giornata di tempo. L’ideale, è arrivare con il treno da Fukuoka o da Nagasaki, dove vi consiglio di fare base in quanto da quel che ho visto Arita non ha una grande offerta alberghiera;  ci sono alcuni Ryokan e B&B, comunque.

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Per orizzontarvi una volta scesi dal treno, tenete sempre come riferimento la stazione di Arita: uscendo dalla stazione e proseguendo dritti sulla strada che avete davanti a voi si arriva fino al Museo Ceramico del Kyushu, anticipato da un cavalcavia azzurrino da cui si sale fino al Museo, che è proprio sulla collina dall’altro lato della stazione. Il Museo Ceramico è ad ingresso gratuito, aperto dalle 9.00 alle 17.00 tranne il lunedì e dal 29 al 31 dicembre e vi sono conservati pregevoli manufatti di porcellana prodotti nel Kyushu in generale.

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Questa è la prima tappa che consiglio di fare, in modo da approfondire la conoscenza della storia della porcellana e di come questa sia approdata ad Arita. Troverete, comunque, informazioni generali sulla produzione ceramica in tutto il Kyushu e avrete un esempio tangibile di come questa produzione sia attualissima: perfino le toilette del Museo hanno lavabi e accessori realizzati con porcellana decorata!

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La porcellana tradizionale di Arita è bianca con decori rosso vermiglio o comunque con colori molto brillanti e vivaci, ed i manufatti dedicati all’esportazione in Europa già nel XVII° secolo venivano realizzati con uno stile più adatto ai gusti occidentali, spesso utilizzando come colori il blu e l’azzurro e sviluppando decorazioni con fiori, uccelli, piante. Nel percorso lungo le diverse sale del Museo si possono apprendere i processi di produzione, approfondire i diversi stili e ammirare collezioni e oggetti.

Nel Museo vengono allestite mostre temporanee (quando ci siano stati noi l’esposizione era dedicata alla porcellana cinese) e oltre ad esserci una piccola caffetteria e un bookshop, nella sala di ingresso del Museo c’è un delizioso orologio a carillon che suona ogni 30 minuti con statuette di bambini che rappresentano le diverse attività che si svolgono durante l’anno; le statuette vengono sostituite in base alle stagioni o alle ricorrenze.

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Una volta visitato il Museo, per raggiungere e visitare Arita nella parte più commerciale e produttiva, dove insomma ci sono i forni ed i negozi, dovete invece tornare indietro fino all’incrocio prima della stazione e da qui – con il Museo alle spalle – andare verso destra per circa un paio di chilometri.  L’alternativa è noleggiare una bici presso l’Ufficio del turismo, prendere un taxi o uno dei bus (non frequenti) che passano sulla via ma vi assicuro che anche a piedi è una passeggiata molto piacevole e in piano.

Oggi Arita è una tranquilla cittadina di circa 20.000 abitanti collocata in mezzo alle montagne e circondata da boschi e risaie – una vera rarità trovare così tanta natura nell’iper urbanizzato Giappone, ma nel Kiushu è ancora facile imbattersi in panorami che ricordano il Giappone antico, non cementizzato – senza un vero e proprio centro in quanto le abitazioni, i negozi ed i numerosissimi forni ceramici sono collocati lungo una strada principale che corre parallela ad un torrente (l’acqua è essenziale per lavorare la ceramica). Come vi dicevo, c’è un ufficio turistico efficiente dove oltre a noleggiare una bicicletta potete chiedere informazioni e una mappa; si trova sulla strada della stazione ed è riconoscibilissimo per il curioso edificio rosso che lo ospita: ricorda un container oppure una condotta industriale. All’interno trovate anche una caffetteria e bagni.

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La città di Arita è un continuo serpentone di case basse, piccoli templi e decine e decine di negozi che vendono oggetti di porcellana, più o meno artigianale, più o meno costosa. Alcune delle fabbriche più grandi hanno gli edifici in stile occidentale e spesso nelle viuzze secondarie ci si imbatte in muri (i Tombai) con frammenti di porcellane inglobati nei mattoni: le mura  venivano edificate dai maestri ceramisti per evitare che i propri concorrenti scoprissero i loro segreti!

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Per quanto riguarda gli acquisti, l’unico consiglio che mi sento di darvi – considerato che siete arrivati in Giappone in aereo ed avete una franchigia di peso da rispettare – è di non farvi prendere subito dall’entusiasmo e fermarvi in più negozi prima di decidere cosa riportare a casa, anche perché per tornare alla stazione dovrete ripercorrere la stessa strada: meglio acquistare un oggetto solo ma di grande qualità, anche se quasi tutti gli show-room hanno la possibilità di spedire tramite corriere, imballando con la consueta cura giapponese.

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Ove possibile, cercate i negozi che vendono la produzione propria o che hanno una spiccata propensione al design: io ho molto apprezzato la produzione dell’ Arita Porcelain Lab, che ha anche una esclusiva (e costosa!) caffetteria. Per trovarlo, il riferimento è Arita PorcelainLab Co. Ltd. 3037-8 Kuromutahei Arita cho Nishimatuura gun Saga, Japan, ma per farla breve si trova sulla destra lungo la strada principale, dopo aver superato la piazza con il municipio, il centro di informazioni turistiche e il Museo di Arita (diverso dal Museo Ceramico, attenzione!). Non solo ceramica tradizionale, quindi, ma evoluzione dello stile nell’ottica del XXI° secolo, con consistenze materiche eccezionali e uso di colori attuali, quasi scandinavi oserei dire.

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Io mi sono innamorata di un grande bento in ceramica a forma di sfera, ogni sezione si trasforma in un piatto o in un contenitore ed è un capolavoro di equilibrio e di stile, ma nel dubbio di non riuscire ad imbarcarlo in aereo come bagaglio a mano alla fine ho ripiegato su due tazze da tè decorate a mano (sto ancora piangendo, il bento-sfera era bellissimo e raffinato ed ho anche visto che uno simile nella forma e nel concept l’ha realizzato una ditta italiana famosa per oggetti d’arredo, sebbene non sia in ceramica ma in materiale plastico).

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Dalla stazione di Hakata – che è poi la stazione di Fukuoka –  il treno impiega all’incirca un’ora e mezza per raggiungere la stazione di Arita. Per visitare Arita calcolate almeno 6 ore, tra Museo del Kyushu e passeggiata lungo la via dei forni ceramici; un treno comodo parte alle 9.31 ed arriva alle 10.57 e se volete assaggiare del buon sushi fatto al momento, poco dopo aver superato il passaggio a livello, sulla destra (vi metto la foto dell’ingresso, faccio prima!), trovate una Izakaia a gestione familiare con costi onesti – circa 15€ un pranzo completo.

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Noi abbiamo visitato Arita  in un dei giorni dedicati ai festeggiamenti del Capodanno ed abbiamo trovato una cittadina piuttosto sonnacchiosa e con tanti negozi chiusi. Non ci siamo azzardati ad andare a visitare il Parco tematico sulla porcellana (Arita Porcelain Park, si trova ad alcuni chilometri da Arita e ci si arriva dalla stazione con il taxi) per il timore di trovarlo chiuso; al suo interno c’è una ricostruzione a grandezza naturale del Palazzo Zwinger di Dresda: l’accesso al Parco è gratuito ma il museo della ceramica ospitato nel Palazzo Zwinger è a pagamento, 500 yen (circa 4 €).

Occasioni particolari per visitare Arita? Ce ne sono davvero tante, quindi se vi interessa la porcellana ed il suo mondo, fate in modo di organizzare il vostro viaggio in Giappone in queste date (gli eventi sono ricorrenti):

  • Tousa-Sai: la festa in onore di Ri Sanpei, colui che ha ‘inventato’ la porcellana di Arita. Si svolge presso il Tempio Touzan ogni 4 maggio;
  • Juuhachi – Ya (la notte del 18 agosto): nel distretto di Oogi viene messa in scena una disputa (che risale al periodo Edo, in cui Arita soffrì di una grave siccità), che termina con grandi fuochi di artificio;
  • Gara tra vetrine: ogni estate – generalmente tra fine luglio e fine agosto, nel distretto di Uchiyama viene lanciata una gara per la migliore decorazione delle vetrine dei negozi che vendono la porcellana di Arita, a cui prendono parte gli studenti delle scuole superiori;
  • Festival dei fuochi di artificio: si svolge in estate, verificate sul sito la data esatta (in basso trovate il link al portale informativo, cercate la sezione Arita’s events, c’è un box a destra);
  • Esposizione internazionale della porcellana di Arita:  tra fine aprile ed i primi di maggio, in genere in contemporanea con la Fiera;
  • Fiera delle porcellane di Arita, forse il più grande mercato di ceramiche di tutto il Giappone a cui prendono parte oltre un milione di visitatori: si tiene tutti gli anni dal 29 aprile al 5 maggio e coinvolge tutta la città nel percorso che si dipana tra le due stazioni ferroviarie della cittadina, quella di Arita e quella di Kami-Arita, con oltre 500 stands.
  • Arita Hina Matsuri: tra febbraio e marzo, è la festa delle bambole ed annuncia anche l’arrivo della primavera. Le tradizionali bambole sono esposte in diversi luoghi della città.

Seguendo il link trovate il sito del turismo di Arita (tradotto in inglese) con maggiori informazioni per visitare Arita.

Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

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