Support your Hero Indesit: considerazioni e conclusioni (per ora…)

E’ oramai passata più di una settimana da quando siamo tornati a casa dopo il sogno milanese immaginato, creato e realizzato da Indesit. Abbiamo degnamente supportato i nostri eroi durante e dopo la battaglia. Li abbiamo osannati, coccolati, viziati. Tornate a casa, ci siamo inventate P.R. raccontando a tutti quanto sia stato bello ed entusiasmante vivere due giorni da campioni e con i campioni. Abbiamo svuotato le valigie riponendo negli armadi gli scarpini, gli striscioni, le bandiere, le magliette (nonché le scarpe e le borse!). Abbiamo archiviato nel cassetto dei ricordi più cari ogni attimo vissuto fin troppo velocemente tra Westin Palace, Milanello, Via Montenapoleone, S. Siro, Terrazza Martini e, per finire, abbiamo chiuso l’album delle foto con le immagini della serata al Just Cavalli.
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Non lo sapevate? Ebbene sì, il marketing Indesit ha pensato di chiudere l’evento Support your Hero deliziandoci con “fuochi d’artificio ed effetti speciali”, invitandoci al Just Cavalli, il risto-discoteca fluorescente e un tantino (ma solo un tantino?!?) sopra le righe immerso nel verde del Parco Sempione, proprio sotto la Torre Branca, che di notte fa la sua figura tutta illuminata da luci colorate.

Entrare nel ristorante vestiti con con gli abiti migliori che avevamo a disposizione (via tenute sportive, questa sera tutti tacco 12 e trucco d’effetto!), accolti da reverenti camerieri che avevano l’input di far sentire ogni cliente un piccolo principe, è stato un salto in un altro mondo. Ora, a dir la verità, (ma io e Francesco, oltre ad essere “agée”, siamo piuttosto “ruspanti” e forse non abbiamo apprezzato quanto avremmo dovuto) il locale mi è sembrato davvero kitsch e anche il menù della serata, per quanto curato e ben presentato, non è stato migliore di quello che avremmo potuto assaggiare in una buona osteria di quartiere.
Però: però volete mettere vedere tutti, ma proprio tutti – perfino i ragazzi inglesi che fino a poche ore prima andavano in giro in bermuda ed infradito – vestiti di tutto punto con giacca e cravatta? Completamente trasformati: da gladiatori dell’arena di San Siro ad invitati al ballo delle debuttanti! Anche Francesco, vestito scuro e cravatta seria, faceva la sua figura, lo ammetto!
Tornata alla (dura) realtà, come molti di voi che state leggendo ho fatto una valutazione sull’enorme budget che deve essere stato stanziato per creare un evento stellare come questo di Support your Hero: migliaia e migliaia di euro, strutture e team di persone dedicate solo al nostro benessere, omaggi e cura del particolare, nulla lasciato al caso. Non nascondo che in alcuni momenti mi sono sentita profondamente in imbarazzo: consapevole dell’impegno economico sostenuto per organizzare al top questa manifestazione, spesso ho pensato che – forse- lo stesso il budget poteva essere tramutato in posti di lavoro negli stabilimenti Indesit.
E’ vero tuttavia che se non ci fossero eventi come questo – che attraverso canali inusuali fanno da cassa di risonanza al brand aziendale e rafforzano la posizione sul mercato internazionale, estremamente aggressivo –  probabilmente i posti di lavoro rischierebbero di diminuire anziché aumentare. E non per nulla tra gli Heroes convocati c’erano diversi rappresentanti di Paesi emergenti dell’est Europa come Russia, Romania, Slovacchia, Turchia. Quindi, se Indesit riuscirà a rafforzare a livello internazionale la sua immagine di azienda che produce elettrodomestici di qualità e “made in Italy“, i sensi i colpa che di tanto in tanto mi hanno fatto compagnia, non avranno avuto ragione di esistere.
Cosa resta alla fine di “Support your Hero”, al di là dell’esperienza in sé? L’opportunità di aver visto una delle facce di Milano che senza Indesit difficilmente avrei avuto modo di scoprire. La gioia di aver conosciuto persone che provenivano da ogni parte d’Europa. La possibilità di scambiare due chiacchiere utili e professionalmente interessanti con le responsabili dell’evento. E, non ultimo, aver scoperto che i giocatori di football di serie A (quantomeno quelli intervenuti al torneo) sono semplici e cordiali. Ma più di tutto, sono stata felice per la felicità di Francesco, che ha coronato il suo sogno di ragazzo che correva a perdifiato dietro ad un pallone sui campetti di calcio di periferia.
Claudia Boccini

Curiosa di novità e di tendenze sociali e culturali, il mio karma è il viaggio

2 Comments

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    Antonella Piemonte Maggio 30, 2013

    ^_^ Che bel sogno abbiamo vissuto… noi galline ruspanti alle volte ci tramutiamo in vezzosi cigni… per poi tornar a razzolare nella nostra aia, tra cibo bio e tanta praticità (e vuoiii mettere???)

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  2. Avatar
    silvia ceriegi Maggio 30, 2013

    è bello l’amore che hai per il tuo Grande Amore, Claudia… è davvero il tuo eroe e si meritava/vi meritavate tutto ciò…
    … e non si può sempre pensare alla fame nel mondo…
    comunque… il tovagliolo tigrato avrebbe turbato anche me 😉

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